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Su suggerimento del maestro, si recò a Roma tra il 1857 e il 1862 per approfondire lo studio delle antichità. Durante il soggiorno romano, abitò in via dei Greci e strinse amicizia con il pittore conterraneo Enrico Coghetti.
Nel 1861, Bettinelli partecipò all'Esposizione Italiana di Firenze, entrando in contatto con la scena artistica nazionale. Questo incontro influenzò la sua evoluzione stilistica, spingendolo a dedicarsi alla pittura en plein air e a rappresentare la natura con maggiore immediatezza. Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove rimase colpito dalle opere di artisti come Gustave Courbet, Jean-Baptiste Camille Corot e Théodore Rousseau. Questa esperienza rafforzò il suo interesse per la pittura naturalista e per la rappresentazione diretta della realtà.
Tra il 1870 e il 1912, le opere di Bettinelli furono esposte in diverse mostre collettive in città come Parma, Firenze, Milano, Roma, Torino, Venezia e Bologna, ottenendo riconoscimenti come la medaglia d'argento alla Mostra Italiana di Arti Belle di Parma nel 1870 e la medaglia d'oro all'Esposizione d'Arte Sacra di Roma nel 1883. Nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di una formazione accademica ufficiale, Bettinelli riuscì a ritagliarsi un posto significativo nel panorama artistico dell'epoca, influenzando le generazioni future di pittori bolognesi.
La sua arte si caratterizza per un realismo profondo e una rappresentazione autentica della natura, lontana dalle convenzioni accademiche. La sua solitudine esistenziale e la ricerca di una connessione genuina con il mondo naturale emergono chiaramente nelle sue opere, rendendolo una figura distintiva nel panorama artistico dell'Ottocento italiano.
Luigi Bettinelli è sepolto nella tomba di famiglia nella sala della Madonna delle Assi della Certosa di Bologna.