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Si avvicinò al disegno sotto la guida di Bernardino Massari e successivamente proseguì i suoi studi con Lorenzo Toncini presso l'Istituto Gazzola di Piacenza. La sua passione per la pittura lo portò a trasferirsi a Roma nel 1854, dove perfezionò la sua tecnica con il pittore Alessandro Castelli. Durante gli anni romani, entrò in contatto con numerosi artisti, tra cui Stefano Ussi e Nino Costa, e si dedicò con fervore alla pittura di paesaggi, ispirandosi alla campagna romana e al Lago di Nemi.
Nel 1863, Bruzzi si trasferì a Firenze, dove iniziò a frequentare gli esponenti del movimento macchiaiolo, come Giovanni Fattori. La sua arte si orientò verso la rappresentazione di paesaggi rurali e montani, con particolare attenzione alla vita quotidiana, che ritrasse con soggetti come pastori e animali. Questo approccio gli conferì una forte identità artistica, anche se la sua carriera iniziò a decollare solo alcuni anni dopo. Nel 1886, tornò a Piacenza, dove assunse la cattedra di Figura presso l'Istituto Gazzola, incarico che ricoprì fino alla sua morte. Grazie a questo ruolo, divenne anche direttore della scuola, contribuendo così alla formazione di nuove generazioni di artisti.
Nel 1888, il suo dipinto "Il ritorno dal mercato" gli valse il primo premio all'Esposizione di Bologna, consolidando la sua fama anche al di fuori dei confini locali. Inoltre, grazie alla sua amicizia con il pittore Arnold Böcklin, riuscì ad avvicinarsi ai mercanti d'arte svizzeri, guadagnando una visibilità internazionale. Nel 1897, partecipò alla Biennale di Venezia, dove presentò l'opera "Don Chisciotte che si slancia contro le pecore", considerata uno dei suoi capolavori.
Stefano Bruzzi morì a Piacenza il 5 gennaio 1911.