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Dotato di un talento precoce, Ferrero ottenne, a soli ventitré anni, la cattedra di insegnamento del nudo nella stessa accademia, incarico che testimonia il riconoscimento del suo valore da parte dell’ambiente accademico ginevrino.
Durante il soggiorno in Svizzera, si distinse anche come autore di importanti opere murali: tra queste, gli affreschi realizzati per la Banca di Stato di Friburgo e per il teatro Kursaal di Ginevra. Tra i suoi lavori più rappresentativi di questo periodo si annovera anche la grande tela allegorica intitolata L’omaggio dei popoli al Lago Lemano, commissionata dal Circolo degli Stranieri di Montreux.
Tornato in Italia, Ferrero proseguì con successo la propria attività artistica, partecipando alle principali esposizioni nazionali, incluse la Biennale e la Triennale di Milano. Nel 1916 presentò alla Biennale di Brera Il dramma, opera che fu poi esposta anche a Vercelli nel 1922. L’anno successivo vinse il concorso per celebrare il centenario della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde con il dipinto La Beneficenza, oggi conservato presso la sede dell’istituto a Milano.
L’opera di Ferrero si colloca in prossimità del linguaggio divisionista, sia per la tecnica che per l’impegno nei temi affrontati. I suoi dipinti trattano spesso soggetti sociali e morali, come nel caso de La guerra, Calvario della madre o Il vitello d’oro, rivelando una visione critica e partecipe della realtà contemporanea. Tale approccio lo portò ad assumere una posizione di isolamento durante il regime fascista, a causa delle sue convinzioni etiche e politiche.
Alberto Ferrero morì a Roma nel 1963. La sua produzione pittorica, articolata tra grandi composizioni allegoriche, affreschi pubblici e opere a forte contenuto sociale, resta un’importante testimonianza della pittura italiana tra Otto e Novecento.