Descrizione Lotto
Luigi Bertelli
Firenze 1860 - Firenze 1920
Olio su tavola cm 25x19,5 firmato in basso a sx L.Bertelli
Luigi Bertelli nacque a Caselle, frazione di San Lazzaro di Savena (Bologna) nei pressi dell’Appennino emiliano, il 19 dicembre 1833 (alcune fonti riportano il 27 dicembre 1832). Figlio di una famiglia contadina e legata al mondo della fornace, Bertelli crebbe in un ambiente semplice ma animato da una sorprendente sensibilità verso la natura e il paesaggio.Clicca per espandere
Autodidatta, in assenza di una formazione accademica - o perlomeno senza che questa fosse preponderante - sviluppò fin da giovane una passione per la pittura, soprattutto per il paesaggio: le terre emiliane, le colline, le cave di gesso e le campagne attorno a Bologna divennero per lui materia viva da osservare e tradurre in pittura.
Nel 1861 partecipò all’Esposizione italiana di Firenze, e ben presto si affacciò al panorama espositivo nazionale. Un viaggio a Parigi nel 1867, in occasione dell’Esposizione universale, si rivelò decisivo per la sua sensibilità: qui entrò in contatto con l’arte dei paesaggisti francesi, con la Scuola di Barbizon e con artisti quali Jean‑Francois Millet, Jean‑Baptiste‑Camille Corot e Gustave Courbet, trovando uno slancio – pur rielaborato – verso una pittura più autentica e meno convenzionalmente accademica. Tornato in Emilia, si dedicò con costanza a dipingere all’aperto: la campagna, i boschi, i calanchi e le cave divennero soggetti ricorrenti, nei quali emergeva una ricerca della “verità” della natura, della materia, della luce e del silenzio più che della mera descrizione.
Durante gli anni maturi la sua opera si fece riconoscere per una personale visione: la densità della materia pittorica, l’attenzione al colore e alla luce, la resa spesso meditativa e solitaria della natura sono tratti che lo distinguono. Le cosiddette “Cave di Monte Donato” rappresentano un momento significativo della sua ricerca: in quelle ambientazioni scavate, deserte e cangianti alla luce lucida dell’Appennino, Bertelli dipinse, con piglio quasi ascetico, la natura come luogo interiore. La sua pittura evitava le mode di superficie o l’effetto spettacolare a favore di un linguaggio più misurato e sincero.
Partecipò a numerose mostre: a Firenze, Torino, Parma, Milano, Roma e Bologna. Tuttavia, nonostante il suo impegno, visse spesso in condizioni economiche modeste e non sempre ottenne il riconoscimento che a posteriori la critica gli attribuì. Morì a Bologna nel 1916Luigi Bertelli nacque a Caselle, frazione di San Lazzaro di Savena (Bologna) nei pressi dell’Appennino emiliano, il 19 dicembre 1833 (alcune fonti riportano il 27 dicembre 1832). Figlio di una famiglia contadina e legata al mondo della fornace, Bertelli crebbe in un ambiente semplice ma animato da una sorprendente sensibilità verso la natura e il paesaggio. Autodidatta, in assenza di una formazione accademica - o perlomeno senza che questa fosse preponderante - sviluppò fin da giovane una passione per la pittura, soprattutto per il paesaggio: le terre emiliane, le colline, le cave di gesso e le campagne attorno a Bologna divennero per lui materia viva da osservare e tradurre in pittura.
Nel 1861 partecipò all’Esposizione italiana di Firenze, e ben presto si affacciò al panorama espositivo nazionale. Un viaggio a Parigi nel 1867, in occasione dell’Esposizione universale, si rivelò decisivo per la sua sensibilità: qui entrò in contatto con l’arte dei paesaggisti francesi, con la Scuola di Barbizon e con artisti quali Jean‑Francois Millet, Jean‑Baptiste‑Camille Corot e Gustave Courbet, trovando uno slancio – pur rielaborato – verso una pittura più autentica e meno convenzionalmente accademica. Tornato in Emilia, si dedicò con costanza a dipingere all’aperto: la campagna, i boschi, i calanchi e le cave divennero soggetti ricorrenti, nei quali emergeva una ricerca della “verità” della natura, della materia, della luce e del silenzio più che della mera descrizione.
Durante gli anni maturi la sua opera si fece riconoscere per una personale visione: la densità della materia pittorica, l’attenzione al colore e alla luce, la resa spesso meditativa e solitaria della natura sono tratti che lo distinguono. Le cosiddette “Cave di Monte Donato” rappresentano un momento significativo della sua ricerca: in quelle ambientazioni scavate, deserte e cangianti alla luce lucida dell’Appennino, Bertelli dipinse, con piglio quasi ascetico, la natura come luogo interiore. La sua pittura evitava le mode di superficie o l’effetto spettacolare a favore di un linguaggio più misurato e sincero.
Partecipò a numerose mostre: a Firenze, Torino, Parma, Milano, Roma e Bologna. Tuttavia, nonostante il suo impegno, visse spesso in condizioni economiche modeste e non sempre ottenne il riconoscimento che a posteriori la critica gli attribuì. Morì a Bologna nel 1916.