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Dopo il congedo dall’esercito intraprese la via della pittura, trasferendosi a Torino dove frequentò l’Accademia Albertina sotto la guida del pittore Antonio Fontanesi.
Pochintesta si inserì nella corrente paesaggistica della seconda metà dell’Ottocento, dedicandosi quasi esclusivamente al paesaggio e alle vedute naturalistiche. Durante un soggiorno a Parigi nel 1875-77 ampliò i suoi orizzonti: espose al Salon del 1876 e 1877, venne in contatto con gli ambienti delle avanguardie e si interessò al paesaggismo francese, in particolare a figure come Camille Corot. Pur non riscuotendo in Francia il successo sperato, tornò in Italia verso il 1880 e si stabilì nuovamente a Torino, continuando a lavorare con costanza.
Le sue opere – tra le quali “Rive del Po”, “Campagna ferrarese”, “A Issogne” – testimoniano un approccio realistico alla natura: Pochintesta predilige scenari fluviali, boschi, valli, carreggiate silenziose. La luce che pervade i suoi quadri è spesso morbida, il cielo carico di atmosfera, la scena vissuta più che idealizzata. Talvolta realizzò anche incisioni e acqueforti, pubblicate in Piemonte e Liguria, segno della sua versatilità.
Nonostante la qualità della sua pittura, Pochintesta visse gli ultimi anni in condizioni economiche sempre più precarie a causa di investimenti infelici. Il 13 gennaio 1892 morì a Torino, meno di due settimane prima del suo 52º compleanno.