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Inizialmente orientato verso la pittura di figura, dovette abbandonarla a causa di problemi alla vista, dedicandosi così esclusivamente alla pittura di paesaggio. Fu influenzato da artisti come Massimo d'Azeglio e Alexandre Calame, sviluppando uno stile che, sebbene legato a un certo manierismo, mostrava una profonda sensibilità verso la natura.
A partire dal 1843, Beccaria espose regolarmente le sue opere presso la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, partecipando alle esposizioni annuali fino al 1860 e, successivamente, con alcune interruzioni, fino al 1896. Le sue opere, come "La raccolta del fieno" (1864), "Paese d'invenzione" (1870) e "L'ora del pasto", riflettono una predilezione per le scene agresti e montane, spesso ambientate nelle vallate piemontesi e valdostane. Accanto ai dipinti ad olio, realizzò numerosi studi, disegni e incisioni, tra cui una serie di sei tavolette con vedute di campagna caratterizzate da colori tenui e una notevole freschezza espressiva.
Oltre alla sua attività artistica, Beccaria si dedicò all'insegnamento del disegno presso importanti famiglie nobili e borghesi torinesi, tra cui la famiglia reale. Fu maestro dei principi Amedeo e Oddone, nonché delle principesse Clotilde e Maria Pia. Tra i suoi allievi si annovera Giuseppe Camino. Angelo Beccaria morì a Torino il 14 gennaio 1897