italiano
english

RICERCA LOTTI

Asta 58 - Dipinti di pregio del XIX e XX secolo

dettaglio asta
  • Lotto 1  

    Innocenza (1918)

    Ettore De Maria Bergler Ettore De Maria Bergler
    Napoli 1850 - Palermo 1938
    Olio su tavola cm 73,5x54,5 firmato in basso a dx E.Bergler

    Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica. Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1500

  • Lotto 2  

    Mergellina

    Attilio Pratella Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Tecnica mista su cartoncino cm 28,5x45 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
    Clicca per espandere

    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 800

  • Lotto 3  

    Festa di paese

    Giuseppe Chiarolanza Giuseppe Chiarolanza
    Miano (NA) 1864 - Napoli 1920
    Olio su tela cm 80x46 firmato in basso a sx G.Chiarolanza

    Giuseppe Chiarolanza (1864-1920) fu un pittore napoletano la cui opera si caratterizzò per una profonda attenzione alla rappresentazione della natura, in particolare dei paesaggi campani. Allievo di Alfonso Simonetti all'Istituto di Belle Arti di Napoli, esordì con il suo debutto alla Mostra della Società Promotrice di Napoli nel 1880, con l’opera "Bosco di Capodimonte - Studio dal vero".
    Clicca per espandere

    Già da queste prime opere, Chiarolanza dimostrò una notevole abilità nel catturare la luce e i dettagli del paesaggio, segnando un legame profondo con il verismo e la ricerca della verità visiva.
    EPF

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Giuseppe Laezza Giuseppe Laezza
    Napoli 1835-1905
    Olio su tela cm 52,5x94 firmato in basso a sx Giuseppe Laezza

    Giuseppe Laezza nacque a Napoli nel 1835 e si affermò come uno dei pittori più rappresentativi della tradizione paesaggistica napoletana dell'Ottocento. La sua formazione artistica si sviluppò nell'ambito della Scuola di Posillipo, corrente pittorica che privilegiava la rappresentazione dal vero dei paesaggi e delle vedute costiere, ispirandosi alla luce e ai colori del Golfo di Napoli.
    Clicca per espandere

    Seguendo le orme di artisti come Giacinto Gigante, Laezza adottò uno stile realistico, caratterizzato da una resa attenta dei dettagli e da una palette cromatica luminosa.
    Nel corso della sua carriera, Laezza partecipò a numerose esposizioni, sia in Italia che all'estero. Esordì nel 1877 all'Esposizione Nazionale di Napoli con opere quali Dopo il tramonto, San Germano, Cassino e Una mala pesca alla Marinella. L'anno successivo, prese parte all'Esposizione Universale di Parigi del 1878, presentando il dipinto Processione di bambini in una festa di campagna. Nel 1884 espose Un bagno pubblico a San Giovanni a Teduccio alla Mostra Nazionale di Torino. Le sue opere furono frequentemente presentate anche alle Promotrici napoletane, con titoli come Reminescenza d'autunno, Vallata del Cavone ai Ponti Rossi, Il ritorno dalla vendemmia, Casamicciola, Panorama di Pompei, Resina, Una Marina, La pioggia, Campagna di Canneto, Un cattivo tempo, Licola e Alle Paludi.
    Oltre alla pittura, Laezza si dedicò all'insegnamento: a partire dal 1880 fu docente presso l'Istituto di Belle Arti di Napoli, contribuendo alla formazione di numerosi giovani artisti. La sua produzione artistica spaziò tra paesaggi, scene di genere e nature morte, sempre mantenendo una coerenza stilistica improntata al realismo e a una profonda osservazione della realtà quotidiana.
    Nonostante il riconoscimento ottenuto in vita, Laezza morì in povertà a Napoli nel 1905, lasciando un corpus di opere che testimoniano la sua dedizione all'arte e alla rappresentazione della vita e dei paesaggi della sua terra natale.

    STIMA:
    min € 12000 - max € 14000
    Base Asta:
    € 6000

  • Lotto 5  

    La damigella

    Armando Spadini Armando Spadini
    Firenze 1883 - Roma 1925
    Olio su tela cm 50x40 firmato in alto a dx Spadini

    Armando Spadini nacque a Firenze il 29 luglio 1883, figlio di Luigi, ottico, e di Maria Rigacci, sarta originaria di Poggio a Caiano. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò, nel 1893, a lavorare come apprendista decoratore nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli.
    Clicca per espandere

    Successivamente, frequentò la scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze, dove si formò come incisore litografo e pittore sotto la guida di Giacomo Lolli, ottenendo la qualifica di pittore nel 1900.
    Tra il 1900 e il 1902, e poi nel 1910, frequentò la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conobbe artisti come Ardengo Soffici e Adolfo De Carolis. Quest'ultimo lo coinvolse in progetti decorativi e lo introdusse nel vivace ambiente culturale fiorentino, dove Spadini collaborò con xilografie e disegni alle riviste "Leonardo" di Giovanni Papini e "Hermes" di Giuseppe Antonio Borgese.
    Nel 1908 sposò Pasqualina Cervone, pittrice conosciuta presso la scuola di Giovanni Fattori e sua principale musa. Nel 1910 si trasferì a Roma, inizialmente con diffidenza, ma ben presto si integrò grazie all'amicizia con il critico Emilio Cecchi e alla frequentazione del caffè Aragno, punto di ritrovo di artisti e letterati. In questo periodo, nacquero i figli Anna, futura moglie dello scrittore Leo Longanesi, e Andrea, che divenne scultore e ceramista.
    Spadini partecipò a diverse esposizioni, tra cui le Secessioni Romane del 1913 e del 1915, riscuotendo i primi successi. Nel 1917, a causa dei primi sintomi di nefrite cronica, fu riformato dal servizio militare e si trasferì con la famiglia in una villetta nel quartiere Parioli, che divenne un luogo di incontro per amici artisti e letterati come Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico e Amerigo Bartoli.
    Nel 1918 espose alla mostra d'Arte Italiana di Zurigo e gli fu dedicata una personale presso la Casina Valadier. Nel 1920, grazie all'interessamento di Ugo Ojetti, che pubblicò una monografia a lui dedicata, fu nominato accademico di San Luca e ricevette un vitalizio da parte dello scrittore Olindo Malagodi, che alleviò le sue difficoltà economiche. Dal 1921 al 1925 fece parte del comitato per le Biennali romane.
    Wikipedia
    Nel 1921 partecipò con il gruppo "Valori Plastici" alla Fiorentina Primaverile, esponendo opere come "Ritratto di bambina", "Paese" e "Bovi nella stalla". Nel 1923 partecipò all'esposizione di arte italiana a Buenos Aires. Il culmine della sua carriera arrivò nel 1924, quando la XIV Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale con trentasette opere, consacrandolo tra gli artisti di maggiore rilievo.
    Spadini morì a Roma il 31 marzo 1925.

    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 2500

  • Federico Schianchi Federico Schianchi
    Modena 1858 - Roma 1918
    Olio su tavola cm 34x54,5 firmato in basso a dx Federico Schianchi

    Federico Schianchi nacque a Modena il 6 ottobre 1858 da Ludovico Schianchi e Matilde Baroni. La sua formazione artistica ebbe inizio nel 1878 presso l'Istituto Modenese di Belle Arti, dove fu allievo di Antonio Simonazzi, docente di disegno, e di Ferdinando Manzini, insegnante di ornamento.
    Clicca per espandere

    Nel 1887 si trasferì a Roma, città che divenne il fulcro della sua attività artistica.

    Schianchi si specializzò nella pittura di vedute, realizzate principalmente ad acquerello e olio, raffiguranti scorci di Roma e della campagna italiana. Le sue opere si distinguono per la precisione prospettica e la delicatezza cromatica, elementi che conferiscono alle sue scene un'atmosfera serena e contemplativa. Tra i soggetti più ricorrenti vi sono il Tevere con Castel Sant'Angelo, il Foro Romano, Piazza San Pietro, Villa Borghese, l'Isola Tiberina e il Tempio della Sibilla a Tivoli.
    Ponti Art
    Nel 1883 partecipò all'Esposizione Nazionale di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, presentando il dipinto Aristide che abbandona la Patria. Intorno al 1910, collaborò alla pubblicazione della Raccolta di vedute romane con le Edizioni Daneu & C. , contribuendo con una serie di vedute della città eterna.

    Le sue opere sono state esposte in numerose aste internazionali, tra cui Christie's, dove dipinti come Roma al Foro di Nerva e Capri dalla Costiera Sorrentina hanno ottenuto significativi riconoscimenti. La sua produzione artistica continua a essere apprezzata per la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati, offrendo uno sguardo intimo e poetico sull'Italia del suo tempo.
    Federico Schianchi morì a Roma il 28 dicembre 1918.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1500

  • Filippo Indoni Filippo Indoni
    Roma 1842 - 1908
    Olio su tela cm 100x75 firmato in basso a dx Indoni

    Filippo Indoni nacque a Roma nel 1842 e si affermò come uno dei più apprezzati pittori di genere della seconda metà dell'Ottocento. La sua formazione si sviluppò seguendo i modelli degli artisti coevi dell'Italia centrale e meridionale, con particolare attenzione alla tradizione napoletana.
    Clicca per espandere

    Fin dai primi anni della sua carriera, si dedicò alla rappresentazione della vita quotidiana delle classi popolari, immortalando scene di contadini, artigiani e popolani in ambientazioni rurali o urbane, spesso vestiti con costumi tradizionali.
    Indoni predilesse la tecnica dell'acquerello, ma lavorò anche con l'olio su tela, adottando uno stile realistico e meticoloso, capace di cogliere con sensibilità i dettagli della vita semplice e dei paesaggi italiani. Le sue opere, come "Il corteggiamento", "Pastorelli al pozzo" e "Le gitane", sono esempi emblematici della sua produzione, caratterizzata da una narrazione visiva che esalta la dignità e la serenità delle persone comuni.

    La sua arte fu particolarmente apprezzata dal mercato straniero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove le sue opere venivano spesso acquistate da collezionisti attratti dalla rappresentazione idealizzata e romantica dell'Italia rurale. Partecipò a numerose esposizioni, ottenendo consensi sia dalla critica che dal pubblico. Tra i suoi lavori più noti figura anche il ritratto di Alessandro Torlonia, realizzato per il Collegio Nazareno di Roma.

    Oltre alla sua attività artistica, Indoni ebbe un ruolo significativo nella formazione del giovane Umberto Coromaldi, figlio della sua seconda moglie, che divenne anch'egli un noto pittore. Filippo Indoni morì a Roma nel 1908.

    STIMA:
    min € 4500 - max € 5000
    Base Asta:
    € 2000

  • Lotto 8  

    Adele (1865)

    Federico Faruffini Federico Faruffini
    Sesto San Giovanni 1833 - Perugia 1869
    Olio su tela cm 74,5x111 firmato in basso a dx F.Faruffini

    Federico Faruffini nacque il 12 agosto 1833 a Sesto San Giovanni, allora parte del Ducato di Milano. Figlio di Paolo, farmacista, e di Giuseppa Albini, intraprese inizialmente gli studi di giurisprudenza presso l'Università di Pavia nel 1848.
    Clicca per espandere

    Parallelamente, coltivò la sua passione per l'arte frequentando la Civica Scuola di Pittura di Pavia, dove fu allievo di Cesare Ferreri e Luigi Trecourt. Durante questo periodo, entrò in contatto con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, con i quali condivise un interesse per una pittura più libera e meno accademica.

    La sua produzione iniziale si concentrò su soggetti storici e religiosi, influenzata dalla pittura antiaccademica di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Nel 1856 si trasferì a Roma, dove risiedette fino al 1858, per poi soggiornare brevemente a Venezia tra il 1859 e il 1860, studiando i maestri della pittura rinascimentale veneziana. Nel 1861 si stabilì a Milano, partecipando attivamente alla vita artistica della città.
    Faruffini espose le sue opere in diverse occasioni, tra cui l'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove presentò dipinti come "Cesare Borgia che ascolta Machiavelli" e "Morte di Ernesto Cairoli". Nel 1864 partecipò all'esposizione di Brera con opere quali "Coro della Certosa di Pavia", "Scolari di Alciato", "Annunciazione", "Sordello e Cunizza" e "Machiavelli e Borgia", ricevendo una medaglia nel 1866 per quest'ultima.
    Il suo stile combinava elementi del realismo con contorni sfumati e colori vivaci, anticipando le tematiche e le tecniche della Scapigliatura lombarda. Tra le sue opere più note si annoverano "La gondola di Tiziano" (1861), "Lettrice" (1865) e "Il sacrificio della Vergine al Nilo" (1865), conservate in importanti gallerie d'arte italiane.

    Nonostante il talento riconosciuto, Faruffini visse una vita travagliata, segnata da difficoltà economiche e personali. Nel 1869 si trasferì a Perugia, dove, sopraffatto dalle avversità, si tolse la vita il 15 dicembre dello stesso anno.

    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 3000

  • Lotto 9  

    Transumanza

    Carlo Domenici Carlo Domenici
    Livorno 1897 - Portoferraio (LI) 1981
    Olio su tavola cm 70x100 firmato in basso a sx C.Domenici

    Carlo Domenici nacque a Livorno il 18 marzo 1897, in una famiglia modesta ma culturalmente vivace: il padre Cesare era marmista e suonava nella Filarmonica cittadina, mentre la madre, Matilde, proveniva da una famiglia di artigiani. Fin da giovane, Domenici mostrò un talento naturale per il disegno, che fu incoraggiato dal poeta e giornalista Giosuè Borsi, amico di famiglia, il quale lo spinse a intraprendere un percorso artistico.
    Clicca per espandere

    A tredici anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò disegno, acquaforte e litografia, avvicinandosi allo stile dei macchiaioli.

    Nel 1913, a soli sedici anni, Domenici realizzò il suo primo dipinto, "Figura di Bambina", e lo espose alla Mostra della Secessione presso la Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1917, il celebre compositore Pietro Mascagni acquistò una sua opera intitolata "Venezia Livornese", riconoscendo il talento del giovane pittore. Nello stesso anno, Domenici si sposò con Bianca.

    Nel 1920, fu tra i fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi che si riunivano al Caffè Bardi, condividendo l'amore per la pittura en plein air e per i paesaggi toscani. Domenici partecipò attivamente alle esposizioni del gruppo e, nel 1979, alla morte di Renato Natali, ne divenne presidente, mantenendo la carica fino alla sua scomparsa.
    La sua produzione artistica si concentrò principalmente su paesaggi e scene di vita rurale, con particolare attenzione alla Maremma, all'Isola d'Elba e alle marine toscane. Le sue opere, spesso realizzate su piccole tavolette, si distinguono per l'uso di colori caldi e per la capacità di cogliere la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Tra i soggetti preferiti vi erano contadini al lavoro, buoi al pascolo e vedute di borghi e porti.

    Domenici espose le sue opere in numerose mostre, sia in Italia che all'estero, tra cui la Quadriennale d'Arte di Roma nel 1924, l'Esposizione dell'America del Sud nel 1926, la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, l'Internazionale di Tokyo e una personale a Manila. Nel 1950, partecipò alla Mostra di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Firenze e, nel 1957, all'Esposizione Nazionale al Maschio Angioino.

    Nel 1946, fondò il Gruppo Artisti Elbani e istituì il Premio Llewelyn Lloyd a Portoferraio, in memoria del pittore che visse e lavorò sull'Isola d'Elba. Domenici si interessò anche alla politica locale, ricoprendo la carica di consigliere comunale a Portoferraio. Dopo la morte della prima moglie, si unì a Plava Cioni, con la quale ebbe un figlio, Claudio, che seguì le orme paterne diventando pittore con il nome d'arte Claudio da Firenze.

    Carlo Domenici morì a Portoferraio nel 1981.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 800

  • Lotto 10  

    Ritratto femminile

    Francesco Vinea Francesco Vinea
    Forli 1845 - Firenze 1902
    Olio su tavola cm 30x5x22,5 firmato in alto a sx F.Vinea

    Francesco Vinea nacque a Forlì il 10 agosto 1845. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a trasferirsi a Firenze, dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, difficoltà economiche lo costrinsero a interrompere gli studi, affrontando un periodo di precarietà durante il quale lavorò come fotografo e illustratore per riviste. Successivamente, riuscì a riprendere la formazione artistica sotto la guida di Enrico Pollastrini, sebbene per un solo anno.

    Contrariamente alla tendenza accademica dell'epoca, che privilegiava soggetti storici o naturalistici, Vinea sviluppò uno stile personale, caratterizzato da scene di genere ambientate in epoche passate, con personaggi in costumi settecenteschi o rococò, ritratti in interni sontuosamente arredati. Le sue opere, spesso intrise di eleganza e ironia, raffigurano momenti di vita quotidiana con un tocco teatrale e decorativo.

    Il successo delle sue opere fu notevole, soprattutto in Francia e Inghilterra, dove vennero apprezzate per la raffinatezza e la vivacità cromatica. Questo gli permise di condurre una vita agiata, stabilendosi in una villa a Pracchia, località appenninica, e mantenendo uno studio a Firenze, descritto come un ambiente ricco di oggetti d'arte e arredi eclettici, che spesso comparivano nei suoi dipinti.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Baccanale di soldati", "Alla più bella", "La visita alla nonna", "Un rapimento", "Una bagnante", "Il Vescovo" e "Un appuntamento". Vinea si dedicò anche alla tecnica dell'acquerello, dimostrando versatilità e padronanza in diverse modalità espressive.

    Francesco Vinea morì a Firenze il 22 ottobre 1902.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 11  

    Nudo femminile

    Giuseppe Amisani Giuseppe Amisani
    Mede PV 1881 - Portofino GE 1941
    Olio su tavola cm 57,5x42 firmato in basso a dx Amisani

    Giuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a PortofinoGiuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti. Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a Portofino.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 800

    2 offerte pre-asta
  • Lotto 12  

    Le due suore

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a sx P. Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 13  

    Il coniglietto

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 70x100 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA:
    min € 4000 - max € 5000
    Base Asta:
    € 2200

  • Lotto 14  

    In carrozza

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a sx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 900

  • Lotto 15  

    Il pifferaio

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 800

  • Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1800

  • Lotto 17  

    Scena pompeiana (1873)

    Lodovico Raymond Lodovico Raymond
    Torino 1825 - 1898
    Olio su tela cm 46x37 firmato in basso a dx L.Raymond

    Lodovico Raymond nacque a Torino nel 1825 e morì nel 1898. Si formò all'Accademia Albertina di Torino sotto la guida di Carlo Arienti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si trasferì a Firenze, dove soggiornò per cinque anni e venne in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, un movimento artistico che influenzò profondamente la sua produzione. Nel 1861 partecipò all'Esposizione Nazionale di Firenze con un'opera a carattere monastico, tema che avrebbe caratterizzato gran parte della sua carriera. Molti dei suoi lavori furono acquistati dalla Casa Reale, e negli anni '70 realizzò una serie di opere ambientate nell'atmosfera veneziana, città che visitò più volte. Oltre a dipingere paesaggi e vedute, si dedicò anche alla rappresentazione di scene storiche e letterarie. Le sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private, e continuano a essere apprezzate per la loro raffinatezza e sensibilità artistica.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 800

    1 offerte pre-asta
  • Leonardo Roda Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tela cm 74,5x115 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
    Clicca per espandere

    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1500

  • Alessandro Lupo Alessandro Lupo
    Torino 1876 - 1953
    Olio su tela cm 85x100 firmato in basso a dx Lupo

    Alessandro Lupo è stato un noto esponente del naturalismo piemontese durante la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX secolo. La sua formazione artistica è stata influenzata in modo significativo dalla guida di Vittorio Cavalleri, un maestro di grande rilievo nell'ambito artistico dell'epoca.
    Clicca per espandere



    Il suo debutto ufficiale avviene nel 1901 alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, presentando tre studi condotti dal vero. Questo evento segna l'inizio della sua costante partecipazione alle principali mostre d'arte a livello nazionale. Tuttavia, nei primi anni della sua carriera, Lupo è spesso criticato per ciò che alcuni considerano un'eccessiva aderenza ai modelli insegnatigli dal suo maestro, Vittorio Cavalleri.

    Nonostante le prime opere siano state incentrate principalmente su paesaggi realizzati en plein air, nel corso degli anni Lupo inizia a diversificare i suoi soggetti artistici, fino a specializzarsi come animalista e autore di scene di mercato a partire dagli anni Venti.

    Un momento significativo nella carriera di Alessandro Lupo è stato nel 1921, quando ha allestito una mostra personale presso la Galleria Vinciana di Milano. Questo evento ha segnato l'inizio di una crescente attenzione critica ed espositiva nei confronti dell'artista. Tuttavia, questa fase positiva è stata bruscamente interrotta dall'esclusione di Lupo dalla Biennale di Venezia nel 1928.

    Nonostante le critiche sul suo stile artistico, la piacevolezza dei soggetti da lui rappresentati e il suo gusto che sembrava attardato nei confronti dei canoni artistici ottocenteschi gli hanno garantito un successo costante sul mercato dell'arte. La sua opera ha continuato ad essere apprezzata e ricercata dai collezionisti nel corso degli anni, contribuendo così a preservare il suo lascito artistico nel panorama artistico italiano.

    STIMA:
    min € 6000 - max € 8000
    Base Asta:
    € 2000

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 20  

    Nel pascolo

    Eugenio Gignous Eugenio Gignous
    Milano 1850 - Stresa (VB) 1906
    Olio su tela cm 75x50 firmato in basso a dx E.Gignous

    Eugenio Gignous nacque a Milano il 4 agosto 1850 da Laurent, un commerciante di seta originario del Delfinato, e da Maria Taveggia Brizzolara, milanese. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò a iscriversi nel 1864 all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequentò la scuola di ornato e successivamente quella di paesaggio sotto la guida di Luigi Riccardi e Gaetano Fasanotti .
    Clicca per espandere



    Durante gli anni di formazione, Gignous entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, stringendo amicizia con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Queste frequentazioni influenzarono il suo stile, portandolo a sperimentare una pittura en plein air caratterizzata da una vivace resa cromatica e da una ricerca sugli effetti della luce .

    Nel 1870 esordì alla XXIX Esposizione della Società per le Belle Arti di Torino con l'opera "Lavandaie della Magolfa". Negli anni successivi, si dedicò prevalentemente alla pittura di paesaggio, realizzando vedute delle campagne lombarde e piemontesi, spesso in compagnia di amici artisti come Luigi Rossi e Achille Tominetti .

    Verso la fine degli anni settanta, Gignous si orientò verso un naturalismo più marcato, influenzato dalle ricerche di Filippo Carcano. Insieme a quest'ultimo, nel 1879, iniziò a dipingere sul Lago Maggiore, inaugurando un repertorio tematico dedicato alle vedute del Verbano, del Mottarone e della Val d'Ossola .

    Nel 1887 si trasferì con la moglie Matilde Ferri e i cinque figli a Stresa, dove frequentò l'ambiente culturale del Lago Maggiore e continuò a ritrarre paesaggi montani e lacustri. In questo periodo, aprì uno studio frequentato da giovani allieve, tra cui Camilla Bellorini e Maria Zinelli .

    Gignous partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui l'Esposizione nazionale di Milano del 1881, l'Esposizione di Roma del 1883 e la I Esposizione internazionale di Venezia del 1895. Alcune sue opere furono acquistate dal re Umberto I e dal Ministero della Pubblica Istruzione .

    Colpito da un tumore alla gola, Eugenio Gignous morì a Stresa il 30 agosto 1906.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1000

    2 offerte pre-asta
  • Lotto 21  

    L'isola Bella

    Giovanni Cappa Legora Giovanni Cappa Legora
    Giovanni Cappa Legora Torino 1887 - Stresa 1980
    Olio su tela cm 60x90 firmato in basso a dx G.Legora

    Giovanni Cappa Legora nacque a Torino nel 1826 e si spense nella stessa città nel 1892. Figlio del pittore Luigi Cappa, fu avviato fin da giovane alla carriera artistica, studiando all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si distinse per il suo talento e la sua dedizione.
    Clicca per espandere



    La sua formazione fu influenzata dalle correnti artistiche del suo tempo, in particolare dal Romanticismo, ma Cappa Legora sviluppò uno stile personale caratterizzato da una raffinata tecnica pittorica e da una spiccata attenzione ai dettagli. Le sue opere spaziano tra vari generi, tra cui il ritratto, la pittura storica e la scena di genere, sempre con un'attenzione particolare alla resa emotiva e psicologica dei soggetti rappresentati.

    Durante la sua carriera, Cappa Legora partecipò a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti per la qualità delle sue opere. La sua produzione artistica contribuì significativamente al panorama culturale torinese dell'Ottocento, consolidando la sua reputazione come uno dei pittori più apprezzati della sua generazione.
    Morì a Stresa nel 1980.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 22  

    Lungo il Fiume

    Luigi Bocca Luigi Bocca
    Vigevano (PV) 1872 - 1930
    Olio su tela cm 101,5x166,5 firmato in basso a sx L.Bocca

    Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini. Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930.

    STIMA:
    min € 7000 - max € 8000
    Base Asta:
    € 3000

  • Lotto 23  

    Il bel sorriso

    Tranquillo Cremona Tranquillo Cremona
    Pavia 1837 - Milano 1878
    Olio su tela cm 62x50 firmato in basso a dx T.C.

    Tranquillo Cremona nacque a Pavia il 10 aprile 1837 in una famiglia di origini ebraiche. Rimasto orfano in giovane età, intraprese gli studi artistici frequentando la Civica scuola di pittura di Pavia, dove fu allievo di Giacomo Trecourt.
    Clicca per espandere

    Nel 1852 si trasferì a Venezia per studiare all'Accademia di Belle Arti, dove fu influenzato dalla pittura veneta del Quattro e Cinquecento, in particolare dalla dissoluzione della linea di contorno tipica dell'ultimo Tiziano .

    Nel 1859 si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Brera, dove fu orientato verso la pittura storica sotto la guida di Hayez. In questo periodo entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, un movimento culturale che comprendeva artisti, poeti e musicisti con tendenze anticonformiste e antiaccademiche .

    Lo stile di Cremona si caratterizzò per l'uso di pennellate morbide e sfumate, influenzato dalla pittura veneta e dalla ricerca di effetti atmosferici. Le sue opere più note includono "Il bacio" (1870), "L'edera" (1878) e "Melodia" (1874), tutte caratterizzate da una resa sensibile delle emozioni e da una ricerca sulla luce e sull'atmosfera .

    Tranquillo Cremona morì a Milano il 10 giugno 1878 all'età di 41 anni, probabilmente a causa di avvelenamento da piombo, sostanza contenuta nei pigmenti che utilizzava.

    STIMA:
    min € 15000 - max € 16000
    Base Asta:
    € 6000

  • Lotto 24  

    Paesaggio rurale

    Raffaele De Grada Raffaele De Grada
    Milano 1885 - Milano 1957
    Olio su tela cm 70x90 firmato in basso a dx R.Grada

    Raffaele De Grada nacque a Milano il 2 marzo 1885, primogenito di Antonio, pittore decoratore, e di Teresa Amelotti. La sua famiglia, radicata nella tradizione artistica, si trasferì in Argentina nel 1889 e successivamente in Svizzera nel 1895.
    Clicca per espandere

    Giovanissimo, assistette il padre nei lavori di decorazione di chiese e case nobili .

    Dal 1902 al 1908, De Grada studiò presso le Accademie di Dresda e di Karlsruhe, dove fu influenzato dalla pittura paesaggistica tedesca e dalla Secessione viennese. Nel 1913 esordì con una personale a Zurigo, città in cui si stabilì definitivamente nel 1915, sposando Magda Ceccarelli. Nel 1916 nacque a Zurigo il figlio Raffaele, che in seguito si dedicherà alla critica d'arte e alla politica .

    Nel 1919, De Grada decise di stabilirsi definitivamente in Italia. Nel 1920 si trasferì a San Gimignano, dove nacque la figlia Lidia, per poi stabilirsi a Settignano, vicino a Firenze. La sua prima personale italiana si tenne nel 1921 a Firenze, presso il Palazzo Antinori, ottenendo l'attenzione della critica e dell'ambiente artistico fiorentino. Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e divenne membro del movimento Novecento Italiano, esponendo alle sue mostre del 1926 e 1929 a Milano .

    Nel 1930 si trasferì a Milano e nel 1931 fu chiamato a insegnare all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, incarico che mantenne fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggio, rappresentando le periferie milanesi, la Brianza e la Toscana, influenzato dalla pittura di Corot e Cézanne.

    Raffaele De Grada morì a Milano il 10 aprile 1957.

    STIMA:
    min € 4500 - max € 5000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 25  

    Tramonto sui campi

    Carlo Costantino Tagliabue Carlo Costantino Tagliabue
    Bresso (MI) 1880 - Milano 1960
    Olio su tavola cm 80x150 firmato in basso a sx C.Tagliabue

    Il pittore Carlo Costantino Tagliabue e' nato a Bresso (Milano) nel 1880 e morto a Milano nel 1960. Appreso il disegno nelle Scuole di decorazione di Milano, fu dapprima decoratore, poi copista nelle varie pinacoteche e gallerie studiando e riproducendo prevalentemente i maestri dell'antichita'.
    Clicca per espandere

    Dopo queste esperienze, si dedico' soltanto al paesaggio ed alle marine. Esordi' alla Permanente milanese, nel 1905; poi partecipo' frequentemente alle Biennali di Brera e ad altre esposizioni nazionali. Predilige il paesaggio di montagna, che rende con tendenza segantiniana, e due lavori di questo genere sono stati acquistati dalla Banca Commerciale Italiana; alcune marine, fra le quali "La mareggiata" furono acquistate dal Re. Altri dipinti sono conservati in Italia ed all'estero, presso enti e privati. Citansi di lui anche "Sotto le nubi", e parecchi affreschi di carattere religioso. Alla Galleria d'Arte Moderna di Milano esistono: "Notturno" e "Plenilunio a Venezia".

    Note biografiche tratte dal Dizionario Illustrato dei Pittori, Disegnatori ed Incisori Italiani A. M. Comanducci.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 26  

    Al pozzo (1850)

    Pietro Ronzoni Pietro Ronzoni
    Sedrina 1781 - Bergamo 1862
    Olio su tela cm 52x75 firmato in basso a sx Ronzoni

    Pietro Ronzoni nacque a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 28 novembre 1781. Fin da giovane, dimostrò una spiccata inclinazione per l'arte, studiando disegno di figura all'Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Pietro Saltini.
    Clicca per espandere

    Nel 1802 si trasferì a Roma per completare la sua formazione, dove fu allievo del paesaggista Luigi Campovecchio e del pittore François Marius Granet. Durante il suo soggiorno romano, entrò in contatto con artisti come Angelica Kauffmann, Antonio Canova, Pelagio Palagi e Hendrik Voogd, arricchendo così la sua esperienza artistica.

    Nel 1809 tornò a Bergamo, dove lavorò come scenografo presso il teatro Riccardi e il teatro Sociale. In questo periodo, fu nominato professore di paesaggio all'Accademia Carrara, allora diretta da Giuseppe Diotti, con il quale collaborò strettamente. Nel 1815 si trasferì a Verona, dove si affermò come paesaggista di successo, realizzando opere per una committenza internazionale colta. Nel 1819, l'Accademia di Belle Arti di Verona lo nominò accademico d'onore.

    Nel 1824 tornò a Bergamo, dove sposò Giacinta Ceresoli e divenne socio onorario dell'Ateneo di scienze, lettere e arti della città. Partecipò alla prima delle esposizioni annuali dell'Accademia Carrara nel 1834. A partire dal 1840, la sua pittura si rinnovò, adottando una pennellata più morbida e atmosferica, influenzata dai modelli di Giuseppe Canella e dall'innovativa pittura dell'amico Piccio Carnovali.

    Ronzoni partecipò alla Prima Esposizione Italiana tenuta a Firenze nel 1861, ma evitò sistematicamente le esposizioni organizzate dall'Accademia di Brera. Morì a Bergamo il 26 aprile 1862 e fu sepolto nell'antico cimitero di Valtesse.

    STIMA:
    min € 7000 - max € 8000
    Base Asta:
    € 2000

  • Lotto 27  

    Raccolta di paesaggi

    Augusto Rey Augusto Rey
    Alessandria d'Egitto 1864 - Livorno 1898
    Olio su tavola cm 89x113 firmato in basso a dx A.Rey

    Augusto Rey nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1837. Trasferitosi in giovane età a Livorno, studiò nello studio del pittore Betti.
    Clicca per espandere

    Successivamente si trasferì a Firenze, dove si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti, frequentando anche gli studi di artisti come Lega e i Tommasi. Durante la sua formazione, entrò in contatto con i principali esponenti del movimento macchiaiolo, tra cui Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.

    Nel 1895, Augusto Rey costruì una villa a Crespina, chiamata "La Favorita", situata di fronte alla villa della donna che amava. La villa divenne un punto di ritrovo per gli artisti dell'epoca, che spesso vi soggiornavano. Rey era noto per la sua abilità nel dipingere paesaggi dal vero, unendosi così alla corrente macchiaiola. La sua produzione artistica è relativamente scarsa, e alcune sue opere sono state erroneamente attribuite ad altri artisti più noti.

    Una delle sue opere più significative, "La raccolta delle olive", è conservata nel Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Questo dipinto, che rappresenta contadine al lavoro in un oliveto, è stato donato al museo nel 1899 per lascito testamentario dell'artista.
    Museo Civico Giovanni Fattori - Livorno

    Augusto Rey morì nel 1898.

    STIMA:
    min € 7000 - max € 8000
    Base Asta:
    € 2000

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 28  

    Vita contadina

    Giuseppe Bisi Giuseppe Bisi
    Genova 1787 - Varese 1869
    Olio su tela cm 45x59 firmato in basso a dx G.Bisi

    Giuseppe Bisi nacque a Genova il 10 aprile 1787 da Tommaso Bisi, anch'egli pittore e scultore. La sua formazione artistica si sviluppò inizialmente sotto la guida del padre e successivamente presso l'Accademia di Brera a Milano.
    Clicca per espandere

    La sua carriera si distinse per la produzione di paesaggi in stile romantico, caratterizzati da una rappresentazione intima e quotidiana della natura.

    Nel 1829, Bisi intraprese un viaggio di studio a Roma, che gli fornì l'ispirazione per una serie di dipinti ambientati nel Lazio. Al suo ritorno a Milano, consolidò la sua reputazione e nel 1838 fu nominato professore di pittura del paesaggio all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì fino al 1856. Durante la sua carriera, Bisi ottenne numerosi riconoscimenti e i suoi lavori furono apprezzati da committenze aristocratiche e borghesi, sia italiane che straniere.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Veduta di Genova dall'alto" (1825), "Veduta del porto di Genova" (1826), "Veduta di Castel Gandolfo" (1830) e "Veduta di Torno" (1860). La sua produzione artistica si distingue per l'accuratezza nella rappresentazione dei paesaggi e per l'atmosfera romantica che permea le sue opere.

    Giuseppe Bisi morì a Varese il 28 ottobre 1869.

    STIMA:
    min € 6000 - max € 7000
    Base Asta:
    € 2000

  • Lotto 29  

    Dolomiti da Moena

    Oreste Albertini Oreste Albertini
    Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953
    Olio su tela cm 57x97 firmato in basso a dx O.Albertini

    Pubblicato a colori su "La Vita e le Opere di Oreste Albertini", pag. 132 - n. catalogo 164.

    Oreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese.
    Clicca per espandere

    La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a BesanoOreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese. La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a Besano.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 30  

    Sesto Calende (1922)

    Lorenzo Gignous Lorenzo Gignous
    Modena 1862 - Porto Ceresio (VA) 1958
    Olio su tela cm 59,5x118 firmato in basso a sx L.Gignous

    Lorenzo Gignous nacque a Modena nel 1862, ed è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica italiana del XIX e XX secolo. Nipote del pittore Eugenio Gignous, intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove affermò il suo talento per la pittura di paesaggio.
    Clicca per espandere

    Nel 1884, durante il suo periodo accademico, vinse il Premio Mylius per la pittura di paesaggio storico, con una veduta di Sesto Calende sul Lago Maggiore, che ricordava lo sbarco di Garibaldi e dei Cacciatori delle Alpi nel maggio del 1859. Questo tema divenne ricorrente nella sua produzione artistica, caratterizzata da un forte naturalismo.
    Nel corso della sua carriera, Gignous partecipò alle principali esposizioni nazionali, distinguendosi soprattutto per le sue rappresentazioni del Lago Maggiore, che dipinse frequentemente en plein air, spesso durante i soggiorni a Stresa con lo zio Eugenio, che si era trasferito in quella località nel 1887. La sua arte rifletteva una visione intima e dettagliata dei paesaggi naturali, contribuendo a consolidare la sua reputazione come paesaggista.
    Fino al 1922, oltre alla sua carriera pittorica, Gignous lavorò anche presso le Ferrovie dello Stato, un impiego che gli permise di entrare in contatto con importanti ambienti pubblici, ottenendo anche commissioni ufficiali. Lorenzo Gignous morì nel 1958 a Porto Ceresio, lasciando un'eredità significativa nel panorama della pittura italiana.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1500

  • Emanuele Brugnoli Emanuele Brugnoli
    Bologna 1859 - Venezia 1944
    Olio su tela cm 45,5x74 firmato in basso a dx BrugnoliEmanuele Brugnoli, nato a Bologna il 2 settembre 1859, fu uno stimato pittore italiano noto soprattutto per le sue straordinarie opere realizzate con la tecnica dell'acquerello. Dopo aver studiato all'Accademia della sua città sotto la guida dello scenografo Valentino Solmi, divenne l'allievo prediletto di quest'ultimo.
    Clicca per espandere

    La sua carriera artistica fu fortemente influenzata dalla sua permanenza a Venezia, iniziata nel 1880 dopo aver trascorso alcune settimane nella città della laguna.

    A Venezia, Brugnoli entrò in contatto con artisti del calibro di Tito, Serena, Favretto e Milesi, e si dedicò principalmente alla rappresentazione di vedute e paesaggi lagunari. La sua abilità straordinaria nell'uso dell'acquerello divenne evidente, definendo gran parte della sua produzione artistica. Nel 1861, si recò a Londra per partecipare all'Esposizione degli acquerellisti italiani, e da allora partecipò a numerose mostre internazionali.

    Nel 1886, prese parte alla Promotrice fiorentina, seguita nel 1888 dalla partecipazione all'Esposizione Emiliana di Bologna. La sua presenza alla Biennale di Venezia fu notevole, partecipando alla seconda edizione nel 1899 e a quelle successive dal 1901 al 1907 e dal 1920 al 1934.

    Nel 1912, Brugnoli ottenne il titolo di professore di acquerello e incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dirigendo la Scuola Libera di Incisione fino al 1932. Nonostante la sua fama fosse principalmente legata agli acquerelli, dimostrò grande passione anche per l'acquaforte, prendendo ispirazione soprattutto da James McNeill Whistler.

    La sua notorietà crebbe ulteriormente grazie all'acquisto da parte dell'Imperatore di Germania Guglielmo II di uno dei suoi acquerelli, "Un canale di Venezia". Brugnoli continuò a esporre regolarmente alle Internazionali veneziane, guadagnandosi l'attenzione critica per la sua maestria artistica.

    Emanuele Brugnoli si spense a Venezia il 22 marzo 1944, lasciando un lascito duraturo nel mondo dell'arte, soprattutto per la sua abilità distintiva nell'uso dell'acquerello e dell'acquaforte.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 32  

    Pensieri

    Carlo Cherubini Carlo Cherubini
    Ancona, 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 75x100 firmato in basso a dx Carlo Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.

    STIMA:
    min € 5000 - max € 6000
    Base Asta:
    € 1500

  • Lotto 33  

    La ballerina

    Carlo Cherubini Carlo Cherubini
    Ancona 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 60x100 firmato in basso a sx C.Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

  • Lotto 34  

    Arena di Verona

    Giuseppe Danieli Giuseppe Danieli
    Belluno 1865 - Verona 1931
    Olio su tela cm 52,5x54 firmato in basso a dx G.Danieli

    Nato a Belluno il 10 maggio 1865, figlio di Paolo e Maddalena De Cian, Giuseppe Danieli fu allievo dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Luigi Nono. Da lui assimilò l'interesse per le ricerche luministiche e la vivace tavolozza cromatica, elementi che influenzarono in particolare i suoi primi lavori.
    Clicca per espandere

    La sua formazione risentì anche delle suggestioni di artisti veneti attivi nel genere paesaggistico e nella pittura di genere, come Giacomo Favretto, Girolamo Milesi, Guglielmo e Giuseppe Ciardi, Pietro Fragiacomo ed Ettore Tito.

    Nel 1897 partecipò alla III Triennale di Belle Arti di Brera con le opere "Giornata grigia" e "Sul tramonto", esponendo accanto ad artisti veneti come Beppe Bezzi e i fratelli Ciardi. L'anno successivo presentò "Riflessi di tramonto" all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove la sua opera fu affiancata ai paesaggi di Angelo Luxoro e Francesco Maragliano. Questo periodo fu caratterizzato da un'intensa attività espositiva, culminata nella partecipazione alla III Biennale di Venezia del 1899 con "Sull'imbrunire - Alta montagna", un'opera che evidenziava la sua predilezione per gli effetti luminosi crepuscolari. Qui ebbe modo di confrontarsi con le correnti artistiche europee, tra cui il simbolismo francese e italiano, nonché il paesaggismo tedesco, svizzero e olandese.

    Dall'incontro con diverse esperienze artistiche, Danieli trasse ispirazione per avvicinarsi ai modi di Delleani e dei paesisti piemontesi, così come alla scuola ligure di Albaro. Alcune sue opere, come "Preghiera serale", "Suore in riva al lago", "Paesaggio lacustre" e "Contemplazione", mostrano influenze simboliste, evidente anche in alcuni pastelli come "Tramonto romantico", "Sogni" ed "Evelina". Tuttavia, rimase sempre fedele ai temi e ai modi espressivi della sua formazione, ritornando spesso a soggetti tipicamente veneziani e chioggiotti, come "Festa del Signore", "Dopo il vespro" e "Canale di Chioggia".

    Nel corso della sua carriera, realizzò anche opere a sfondo sociale, sebbene prive di intenti di denuncia, tra cui "La fonderia", "Ritorno dal lavoro" e "Ultimo lavoro". Parallelamente all'attività pittorica, si dedicò all'insegnamento del disegno nelle scuole professionali, il che lo portò a soggiornare in diverse città italiane: Lentini, Sciacca, Chioggia, Porto Maurizio, Cuneo e infine Verona.

    Continuò ad esporre in importanti rassegne: nel 1904 fu presente all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera con "Pescheria di Chioggia" e "Ritorno dal lavoro"; nel 1906 espose a Firenze "Canale a Chioggia" e "Lago alpino di sera"; nel 1908 presentò "Inverno a Chioggia" e "All'Ave Maria". Nel 1910 partecipò alla Mostra della Società di Belle Arti di Genova con opere come "Vecchi cantieri" e "Alto Cadore".

    L'unica personale in vita fu allestita a Cuneo nel 1917, con alcune opere poi acquisite dal Museo di Bra. Durante il soggiorno cuneese, l'artista trasse ispirazione per nuovi spunti paesaggistici dalle escursioni in montagna. Negli ultimi anni si allontanò dal paesaggio per concentrarsi su scene di vita familiare, come "Ritratto di famiglia" e "Lettura in riva al lago". Tuttavia, non riuscì a trovare nuove vie espressive e, afflitto da problemi di salute, si tolse la vita a Verona il 25 maggio 1931.

    Nel 1942 alcune sue opere furono esposte a Torino presso la Società Promotrice di Belle Arti. In anni recenti, gallerie piemontesi, soprattutto a Torino, hanno promosso iniziative per riscoprire e valorizzare la sua produzione.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1000

    1 offerte pre-asta
  • Marcello Vianello Marcello Vianello
    Verona 1909-1985
    Olio su tela cm 65x130 firmato in basso a dx M.Vianello

    Pubblicato in bianco e nero su "Opere del pittore Marcello Vianello" n. catalogo 14.

    Marcello Vianello nacque a Verona nel 1909 da padre veneziano. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno e la pittura, orientandosi verso studi artistici.
    Clicca per espandere

    Si diplomò all'Accademia di Belle Arti "Cignaroli" di Verona, dove fu allievo dei maestri Savini, Girelli, Trentini e Nardi. Contemporaneamente, frequentò la Scuola d'Arte "N. Nani", specializzandosi nell'affresco e nella decorazione, sotto la guida del maestro Pino Casarini .

    Nel corso della sua carriera, Vianello si distinse per la sua abilità nella pittura da cavalletto e nell'affresco. Una delle sue opere più significative in quest'ultimo ambito è la decorazione della chiesa di San Giuseppe a Bovolone, dove realizzò un "Cristo in trono fra i santi Giuseppe e Biagio e gli Apostoli" .
    Il suo stile pittorico si inserisce nella tradizione dei paesaggisti veneti, con particolare attenzione alla rappresentazione di scene quotidiane e ambienti urbani. Opere come "Sottoriva", che ritrae una delle vie più caratteristiche di Verona, e "Riva veneziana", testimoniano la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Marcello Vianello morì a Verona nel 1985.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 800

  • Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 73x89 firmato in basso a sx Beppe Ciardi

    Pubblicato in bianco e nero su "BEPPE CIARDI Catalogo generale delle opere" a pag.168 - n. catalogo 396.

    Giuseppe "Beppe" Ciardi è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
    Clicca per espandere

    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 3000

  • Teodoro Wolf Ferrari Teodoro Wolf Ferrari
    Venezia 1878 - San Zenone degli Ezzelini 1945
    Olio su tavola cm 57,5x73,5 firmato in basso a dx TeodoroWolf Ferrari

    Teodoro Wolf Ferrari nacque a Venezia il 28 giugno 1878, figlio del pittore tedesco August Wolf e della veneziana Emilia Ferrari. Cresciuto in un ambiente familiare permeato dall'arte, sviluppò fin da giovane una profonda passione per la pittura.
    Clicca per espandere

    Nel 1892 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo e Millo Bortoluzzi, completando gli studi nel 1895 .

    Nel 1896 si trasferì a Monaco di Baviera, dove entrò in contatto con il gruppo Die Scholle, il movimento Jugendstil e la Secessione Viennese, che influenzarono profondamente la sua formazione artistica. Durante questo periodo, partecipò a numerose esposizioni in Germania e Austria, consolidando la sua reputazione come pittore paesaggista.

    Nel 1910, Wolf Ferrari presentò una mostra personale a Ca' Pesaro a Venezia, che fu successivamente trasferita a Stoccolma nel 1910 e ad Hannover nel 1912. Nel 1912 fondò l'associazione "L'Aratro", ispirata all'esperienza con il gruppo Die Scholle, impegnata nella realizzazione di opere d'arte applicata, tra cui dipinti, vetrate, oggetti d'arredo, tappezzerie e gioielli .

    Wolf Ferrari partecipò attivamente alla vita artistica veneziana, esponendo alla Biennale di Venezia dal 1912 al 1938 e prendendo parte alle mostre della Secessione Romana nel 1913 e nel 1915. Nel 1919 fu tra i fondatori dell'Unione Giovani Artisti di Venezia. Nel 1924, su incarico di Vittorio Emanuele III, si recò in Libia, dove dipinse una serie di 32 opere a soggetto coloniale.

    Negli anni successivi, Wolf Ferrari si dedicò principalmente alla pittura di paesaggi, trascorrendo il resto della sua vita tra Venezia e San Zenone degli Ezzelini. Morì il 27 gennaio 1945 e fu sepolto nel cimitero monumentale di San Michele in Isola a Venezia.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1000

    2 offerte pre-asta
  • Horace Fisher Horace Fisher
    1861-1928
    Olio su tela cm 103,5x64 firmato in basso a dx Horace Fisher



    Tra le sue opere più note si annoverano Young Girls Picking Flowers, A Peasant Girl on a Sunlit Veranda, Lost in Thought e The Orange Sellers.
    STIMA:
    min € 4500 - max € 5000
    Base Asta:
    € 2000

  • Giuseppe Palizzi Giuseppe Palizzi
    Lanciano (CH) 1812 - Parigi 1888
    Olio su tavola cm 40x32 firmato in basso a sx G.Palizzi

    Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo.
    Clicca per espandere

    La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise. Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo. La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise.

    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 2500

    1 offerte pre-asta
  • Guido Agostini Guido Agostini
    Firenze XIX - 1898
    Olio su tavola cm 37x58,5 firmato in basso a dx Agostini

    Guido Agostini è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
    Clicca per espandere

    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 1300

  • Lotto 1  

    Innocenza (1918)

    Ettore De Maria Bergler
    Napoli 1850 - Palermo 1938
    Olio su tavola cm 73,5x54,5 firmato in basso a dx E.Bergler

    Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica. Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 1  

    Innocenza (1918)

    Ettore De Maria Bergler Ettore De Maria Bergler
    Napoli 1850 - Palermo 1938
    Olio su tavola cm 73,5x54,5 firmato in basso a dx E.Bergler

    Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica. Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.

    Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.

    Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.

    Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.

    Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 2  

    Mergellina

    Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Tecnica mista su cartoncino cm 28,5x45 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
    Clicca per espandere

    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Lotto 2  

    Mergellina

    Attilio Pratella Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Tecnica mista su cartoncino cm 28,5x45 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
    Clicca per espandere

    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 3  

    Festa di paese

    Giuseppe Chiarolanza
    Miano (NA) 1864 - Napoli 1920
    Olio su tela cm 80x46 firmato in basso a sx G.Chiarolanza

    Giuseppe Chiarolanza (1864-1920) fu un pittore napoletano la cui opera si caratterizzò per una profonda attenzione alla rappresentazione della natura, in particolare dei paesaggi campani. Allievo di Alfonso Simonetti all'Istituto di Belle Arti di Napoli, esordì con il suo debutto alla Mostra della Società Promotrice di Napoli nel 1880, con l’opera "Bosco di Capodimonte - Studio dal vero".
    Clicca per espandere

    Già da queste prime opere, Chiarolanza dimostrò una notevole abilità nel catturare la luce e i dettagli del paesaggio, segnando un legame profondo con il verismo e la ricerca della verità visiva.
    EPF

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 3  

    Festa di paese

    Giuseppe Chiarolanza Giuseppe Chiarolanza
    Miano (NA) 1864 - Napoli 1920
    Olio su tela cm 80x46 firmato in basso a sx G.Chiarolanza

    Giuseppe Chiarolanza (1864-1920) fu un pittore napoletano la cui opera si caratterizzò per una profonda attenzione alla rappresentazione della natura, in particolare dei paesaggi campani. Allievo di Alfonso Simonetti all'Istituto di Belle Arti di Napoli, esordì con il suo debutto alla Mostra della Società Promotrice di Napoli nel 1880, con l’opera "Bosco di Capodimonte - Studio dal vero".
    Clicca per espandere

    Già da queste prime opere, Chiarolanza dimostrò una notevole abilità nel catturare la luce e i dettagli del paesaggio, segnando un legame profondo con il verismo e la ricerca della verità visiva.
    EPF



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Giuseppe Laezza
    Napoli 1835-1905
    Olio su tela cm 52,5x94 firmato in basso a sx Giuseppe Laezza

    Giuseppe Laezza nacque a Napoli nel 1835 e si affermò come uno dei pittori più rappresentativi della tradizione paesaggistica napoletana dell'Ottocento. La sua formazione artistica si sviluppò nell'ambito della Scuola di Posillipo, corrente pittorica che privilegiava la rappresentazione dal vero dei paesaggi e delle vedute costiere, ispirandosi alla luce e ai colori del Golfo di Napoli.
    Clicca per espandere

    Seguendo le orme di artisti come Giacinto Gigante, Laezza adottò uno stile realistico, caratterizzato da una resa attenta dei dettagli e da una palette cromatica luminosa.
    Nel corso della sua carriera, Laezza partecipò a numerose esposizioni, sia in Italia che all'estero. Esordì nel 1877 all'Esposizione Nazionale di Napoli con opere quali Dopo il tramonto, San Germano, Cassino e Una mala pesca alla Marinella. L'anno successivo, prese parte all'Esposizione Universale di Parigi del 1878, presentando il dipinto Processione di bambini in una festa di campagna. Nel 1884 espose Un bagno pubblico a San Giovanni a Teduccio alla Mostra Nazionale di Torino. Le sue opere furono frequentemente presentate anche alle Promotrici napoletane, con titoli come Reminescenza d'autunno, Vallata del Cavone ai Ponti Rossi, Il ritorno dalla vendemmia, Casamicciola, Panorama di Pompei, Resina, Una Marina, La pioggia, Campagna di Canneto, Un cattivo tempo, Licola e Alle Paludi.
    Oltre alla pittura, Laezza si dedicò all'insegnamento: a partire dal 1880 fu docente presso l'Istituto di Belle Arti di Napoli, contribuendo alla formazione di numerosi giovani artisti. La sua produzione artistica spaziò tra paesaggi, scene di genere e nature morte, sempre mantenendo una coerenza stilistica improntata al realismo e a una profonda osservazione della realtà quotidiana.
    Nonostante il riconoscimento ottenuto in vita, Laezza morì in povertà a Napoli nel 1905, lasciando un corpus di opere che testimoniano la sua dedizione all'arte e alla rappresentazione della vita e dei paesaggi della sua terra natale.

    STIMA min € 12000 - max € 14000

    Giuseppe Laezza Giuseppe Laezza
    Napoli 1835-1905
    Olio su tela cm 52,5x94 firmato in basso a sx Giuseppe Laezza

    Giuseppe Laezza nacque a Napoli nel 1835 e si affermò come uno dei pittori più rappresentativi della tradizione paesaggistica napoletana dell'Ottocento. La sua formazione artistica si sviluppò nell'ambito della Scuola di Posillipo, corrente pittorica che privilegiava la rappresentazione dal vero dei paesaggi e delle vedute costiere, ispirandosi alla luce e ai colori del Golfo di Napoli.
    Clicca per espandere

    Seguendo le orme di artisti come Giacinto Gigante, Laezza adottò uno stile realistico, caratterizzato da una resa attenta dei dettagli e da una palette cromatica luminosa.
    Nel corso della sua carriera, Laezza partecipò a numerose esposizioni, sia in Italia che all'estero. Esordì nel 1877 all'Esposizione Nazionale di Napoli con opere quali Dopo il tramonto, San Germano, Cassino e Una mala pesca alla Marinella. L'anno successivo, prese parte all'Esposizione Universale di Parigi del 1878, presentando il dipinto Processione di bambini in una festa di campagna. Nel 1884 espose Un bagno pubblico a San Giovanni a Teduccio alla Mostra Nazionale di Torino. Le sue opere furono frequentemente presentate anche alle Promotrici napoletane, con titoli come Reminescenza d'autunno, Vallata del Cavone ai Ponti Rossi, Il ritorno dalla vendemmia, Casamicciola, Panorama di Pompei, Resina, Una Marina, La pioggia, Campagna di Canneto, Un cattivo tempo, Licola e Alle Paludi.
    Oltre alla pittura, Laezza si dedicò all'insegnamento: a partire dal 1880 fu docente presso l'Istituto di Belle Arti di Napoli, contribuendo alla formazione di numerosi giovani artisti. La sua produzione artistica spaziò tra paesaggi, scene di genere e nature morte, sempre mantenendo una coerenza stilistica improntata al realismo e a una profonda osservazione della realtà quotidiana.
    Nonostante il riconoscimento ottenuto in vita, Laezza morì in povertà a Napoli nel 1905, lasciando un corpus di opere che testimoniano la sua dedizione all'arte e alla rappresentazione della vita e dei paesaggi della sua terra natale.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 5  

    La damigella

    Armando Spadini
    Firenze 1883 - Roma 1925
    Olio su tela cm 50x40 firmato in alto a dx Spadini

    Armando Spadini nacque a Firenze il 29 luglio 1883, figlio di Luigi, ottico, e di Maria Rigacci, sarta originaria di Poggio a Caiano. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò, nel 1893, a lavorare come apprendista decoratore nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli.
    Clicca per espandere

    Successivamente, frequentò la scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze, dove si formò come incisore litografo e pittore sotto la guida di Giacomo Lolli, ottenendo la qualifica di pittore nel 1900.
    Tra il 1900 e il 1902, e poi nel 1910, frequentò la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conobbe artisti come Ardengo Soffici e Adolfo De Carolis. Quest'ultimo lo coinvolse in progetti decorativi e lo introdusse nel vivace ambiente culturale fiorentino, dove Spadini collaborò con xilografie e disegni alle riviste "Leonardo" di Giovanni Papini e "Hermes" di Giuseppe Antonio Borgese.
    Nel 1908 sposò Pasqualina Cervone, pittrice conosciuta presso la scuola di Giovanni Fattori e sua principale musa. Nel 1910 si trasferì a Roma, inizialmente con diffidenza, ma ben presto si integrò grazie all'amicizia con il critico Emilio Cecchi e alla frequentazione del caffè Aragno, punto di ritrovo di artisti e letterati. In questo periodo, nacquero i figli Anna, futura moglie dello scrittore Leo Longanesi, e Andrea, che divenne scultore e ceramista.
    Spadini partecipò a diverse esposizioni, tra cui le Secessioni Romane del 1913 e del 1915, riscuotendo i primi successi. Nel 1917, a causa dei primi sintomi di nefrite cronica, fu riformato dal servizio militare e si trasferì con la famiglia in una villetta nel quartiere Parioli, che divenne un luogo di incontro per amici artisti e letterati come Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico e Amerigo Bartoli.
    Nel 1918 espose alla mostra d'Arte Italiana di Zurigo e gli fu dedicata una personale presso la Casina Valadier. Nel 1920, grazie all'interessamento di Ugo Ojetti, che pubblicò una monografia a lui dedicata, fu nominato accademico di San Luca e ricevette un vitalizio da parte dello scrittore Olindo Malagodi, che alleviò le sue difficoltà economiche. Dal 1921 al 1925 fece parte del comitato per le Biennali romane.
    Wikipedia
    Nel 1921 partecipò con il gruppo "Valori Plastici" alla Fiorentina Primaverile, esponendo opere come "Ritratto di bambina", "Paese" e "Bovi nella stalla". Nel 1923 partecipò all'esposizione di arte italiana a Buenos Aires. Il culmine della sua carriera arrivò nel 1924, quando la XIV Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale con trentasette opere, consacrandolo tra gli artisti di maggiore rilievo.
    Spadini morì a Roma il 31 marzo 1925.

    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Lotto 5  

    La damigella

    Armando Spadini Armando Spadini
    Firenze 1883 - Roma 1925
    Olio su tela cm 50x40 firmato in alto a dx Spadini

    Armando Spadini nacque a Firenze il 29 luglio 1883, figlio di Luigi, ottico, e di Maria Rigacci, sarta originaria di Poggio a Caiano. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò, nel 1893, a lavorare come apprendista decoratore nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli.
    Clicca per espandere

    Successivamente, frequentò la scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze, dove si formò come incisore litografo e pittore sotto la guida di Giacomo Lolli, ottenendo la qualifica di pittore nel 1900.
    Tra il 1900 e il 1902, e poi nel 1910, frequentò la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conobbe artisti come Ardengo Soffici e Adolfo De Carolis. Quest'ultimo lo coinvolse in progetti decorativi e lo introdusse nel vivace ambiente culturale fiorentino, dove Spadini collaborò con xilografie e disegni alle riviste "Leonardo" di Giovanni Papini e "Hermes" di Giuseppe Antonio Borgese.
    Nel 1908 sposò Pasqualina Cervone, pittrice conosciuta presso la scuola di Giovanni Fattori e sua principale musa. Nel 1910 si trasferì a Roma, inizialmente con diffidenza, ma ben presto si integrò grazie all'amicizia con il critico Emilio Cecchi e alla frequentazione del caffè Aragno, punto di ritrovo di artisti e letterati. In questo periodo, nacquero i figli Anna, futura moglie dello scrittore Leo Longanesi, e Andrea, che divenne scultore e ceramista.
    Spadini partecipò a diverse esposizioni, tra cui le Secessioni Romane del 1913 e del 1915, riscuotendo i primi successi. Nel 1917, a causa dei primi sintomi di nefrite cronica, fu riformato dal servizio militare e si trasferì con la famiglia in una villetta nel quartiere Parioli, che divenne un luogo di incontro per amici artisti e letterati come Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico e Amerigo Bartoli.
    Nel 1918 espose alla mostra d'Arte Italiana di Zurigo e gli fu dedicata una personale presso la Casina Valadier. Nel 1920, grazie all'interessamento di Ugo Ojetti, che pubblicò una monografia a lui dedicata, fu nominato accademico di San Luca e ricevette un vitalizio da parte dello scrittore Olindo Malagodi, che alleviò le sue difficoltà economiche. Dal 1921 al 1925 fece parte del comitato per le Biennali romane.
    Wikipedia
    Nel 1921 partecipò con il gruppo "Valori Plastici" alla Fiorentina Primaverile, esponendo opere come "Ritratto di bambina", "Paese" e "Bovi nella stalla". Nel 1923 partecipò all'esposizione di arte italiana a Buenos Aires. Il culmine della sua carriera arrivò nel 1924, quando la XIV Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale con trentasette opere, consacrandolo tra gli artisti di maggiore rilievo.
    Spadini morì a Roma il 31 marzo 1925.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Federico Schianchi
    Modena 1858 - Roma 1918
    Olio su tavola cm 34x54,5 firmato in basso a dx Federico Schianchi

    Federico Schianchi nacque a Modena il 6 ottobre 1858 da Ludovico Schianchi e Matilde Baroni. La sua formazione artistica ebbe inizio nel 1878 presso l'Istituto Modenese di Belle Arti, dove fu allievo di Antonio Simonazzi, docente di disegno, e di Ferdinando Manzini, insegnante di ornamento.
    Clicca per espandere

    Nel 1887 si trasferì a Roma, città che divenne il fulcro della sua attività artistica.

    Schianchi si specializzò nella pittura di vedute, realizzate principalmente ad acquerello e olio, raffiguranti scorci di Roma e della campagna italiana. Le sue opere si distinguono per la precisione prospettica e la delicatezza cromatica, elementi che conferiscono alle sue scene un'atmosfera serena e contemplativa. Tra i soggetti più ricorrenti vi sono il Tevere con Castel Sant'Angelo, il Foro Romano, Piazza San Pietro, Villa Borghese, l'Isola Tiberina e il Tempio della Sibilla a Tivoli.
    Ponti Art
    Nel 1883 partecipò all'Esposizione Nazionale di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, presentando il dipinto Aristide che abbandona la Patria. Intorno al 1910, collaborò alla pubblicazione della Raccolta di vedute romane con le Edizioni Daneu & C. , contribuendo con una serie di vedute della città eterna.

    Le sue opere sono state esposte in numerose aste internazionali, tra cui Christie's, dove dipinti come Roma al Foro di Nerva e Capri dalla Costiera Sorrentina hanno ottenuto significativi riconoscimenti. La sua produzione artistica continua a essere apprezzata per la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati, offrendo uno sguardo intimo e poetico sull'Italia del suo tempo.
    Federico Schianchi morì a Roma il 28 dicembre 1918.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Federico Schianchi Federico Schianchi
    Modena 1858 - Roma 1918
    Olio su tavola cm 34x54,5 firmato in basso a dx Federico Schianchi

    Federico Schianchi nacque a Modena il 6 ottobre 1858 da Ludovico Schianchi e Matilde Baroni. La sua formazione artistica ebbe inizio nel 1878 presso l'Istituto Modenese di Belle Arti, dove fu allievo di Antonio Simonazzi, docente di disegno, e di Ferdinando Manzini, insegnante di ornamento.
    Clicca per espandere

    Nel 1887 si trasferì a Roma, città che divenne il fulcro della sua attività artistica.

    Schianchi si specializzò nella pittura di vedute, realizzate principalmente ad acquerello e olio, raffiguranti scorci di Roma e della campagna italiana. Le sue opere si distinguono per la precisione prospettica e la delicatezza cromatica, elementi che conferiscono alle sue scene un'atmosfera serena e contemplativa. Tra i soggetti più ricorrenti vi sono il Tevere con Castel Sant'Angelo, il Foro Romano, Piazza San Pietro, Villa Borghese, l'Isola Tiberina e il Tempio della Sibilla a Tivoli.
    Ponti Art
    Nel 1883 partecipò all'Esposizione Nazionale di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, presentando il dipinto Aristide che abbandona la Patria. Intorno al 1910, collaborò alla pubblicazione della Raccolta di vedute romane con le Edizioni Daneu & C. , contribuendo con una serie di vedute della città eterna.

    Le sue opere sono state esposte in numerose aste internazionali, tra cui Christie's, dove dipinti come Roma al Foro di Nerva e Capri dalla Costiera Sorrentina hanno ottenuto significativi riconoscimenti. La sua produzione artistica continua a essere apprezzata per la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati, offrendo uno sguardo intimo e poetico sull'Italia del suo tempo.
    Federico Schianchi morì a Roma il 28 dicembre 1918.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Filippo Indoni
    Roma 1842 - 1908
    Olio su tela cm 100x75 firmato in basso a dx Indoni

    Filippo Indoni nacque a Roma nel 1842 e si affermò come uno dei più apprezzati pittori di genere della seconda metà dell'Ottocento. La sua formazione si sviluppò seguendo i modelli degli artisti coevi dell'Italia centrale e meridionale, con particolare attenzione alla tradizione napoletana.
    Clicca per espandere

    Fin dai primi anni della sua carriera, si dedicò alla rappresentazione della vita quotidiana delle classi popolari, immortalando scene di contadini, artigiani e popolani in ambientazioni rurali o urbane, spesso vestiti con costumi tradizionali.
    Indoni predilesse la tecnica dell'acquerello, ma lavorò anche con l'olio su tela, adottando uno stile realistico e meticoloso, capace di cogliere con sensibilità i dettagli della vita semplice e dei paesaggi italiani. Le sue opere, come "Il corteggiamento", "Pastorelli al pozzo" e "Le gitane", sono esempi emblematici della sua produzione, caratterizzata da una narrazione visiva che esalta la dignità e la serenità delle persone comuni.

    La sua arte fu particolarmente apprezzata dal mercato straniero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove le sue opere venivano spesso acquistate da collezionisti attratti dalla rappresentazione idealizzata e romantica dell'Italia rurale. Partecipò a numerose esposizioni, ottenendo consensi sia dalla critica che dal pubblico. Tra i suoi lavori più noti figura anche il ritratto di Alessandro Torlonia, realizzato per il Collegio Nazareno di Roma.

    Oltre alla sua attività artistica, Indoni ebbe un ruolo significativo nella formazione del giovane Umberto Coromaldi, figlio della sua seconda moglie, che divenne anch'egli un noto pittore. Filippo Indoni morì a Roma nel 1908.

    STIMA min € 4500 - max € 5000

    Filippo Indoni Filippo Indoni
    Roma 1842 - 1908
    Olio su tela cm 100x75 firmato in basso a dx Indoni

    Filippo Indoni nacque a Roma nel 1842 e si affermò come uno dei più apprezzati pittori di genere della seconda metà dell'Ottocento. La sua formazione si sviluppò seguendo i modelli degli artisti coevi dell'Italia centrale e meridionale, con particolare attenzione alla tradizione napoletana.
    Clicca per espandere

    Fin dai primi anni della sua carriera, si dedicò alla rappresentazione della vita quotidiana delle classi popolari, immortalando scene di contadini, artigiani e popolani in ambientazioni rurali o urbane, spesso vestiti con costumi tradizionali.
    Indoni predilesse la tecnica dell'acquerello, ma lavorò anche con l'olio su tela, adottando uno stile realistico e meticoloso, capace di cogliere con sensibilità i dettagli della vita semplice e dei paesaggi italiani. Le sue opere, come "Il corteggiamento", "Pastorelli al pozzo" e "Le gitane", sono esempi emblematici della sua produzione, caratterizzata da una narrazione visiva che esalta la dignità e la serenità delle persone comuni.

    La sua arte fu particolarmente apprezzata dal mercato straniero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove le sue opere venivano spesso acquistate da collezionisti attratti dalla rappresentazione idealizzata e romantica dell'Italia rurale. Partecipò a numerose esposizioni, ottenendo consensi sia dalla critica che dal pubblico. Tra i suoi lavori più noti figura anche il ritratto di Alessandro Torlonia, realizzato per il Collegio Nazareno di Roma.

    Oltre alla sua attività artistica, Indoni ebbe un ruolo significativo nella formazione del giovane Umberto Coromaldi, figlio della sua seconda moglie, che divenne anch'egli un noto pittore. Filippo Indoni morì a Roma nel 1908.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 8  

    Adele (1865)

    Federico Faruffini
    Sesto San Giovanni 1833 - Perugia 1869
    Olio su tela cm 74,5x111 firmato in basso a dx F.Faruffini

    Federico Faruffini nacque il 12 agosto 1833 a Sesto San Giovanni, allora parte del Ducato di Milano. Figlio di Paolo, farmacista, e di Giuseppa Albini, intraprese inizialmente gli studi di giurisprudenza presso l'Università di Pavia nel 1848.
    Clicca per espandere

    Parallelamente, coltivò la sua passione per l'arte frequentando la Civica Scuola di Pittura di Pavia, dove fu allievo di Cesare Ferreri e Luigi Trecourt. Durante questo periodo, entrò in contatto con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, con i quali condivise un interesse per una pittura più libera e meno accademica.

    La sua produzione iniziale si concentrò su soggetti storici e religiosi, influenzata dalla pittura antiaccademica di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Nel 1856 si trasferì a Roma, dove risiedette fino al 1858, per poi soggiornare brevemente a Venezia tra il 1859 e il 1860, studiando i maestri della pittura rinascimentale veneziana. Nel 1861 si stabilì a Milano, partecipando attivamente alla vita artistica della città.
    Faruffini espose le sue opere in diverse occasioni, tra cui l'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove presentò dipinti come "Cesare Borgia che ascolta Machiavelli" e "Morte di Ernesto Cairoli". Nel 1864 partecipò all'esposizione di Brera con opere quali "Coro della Certosa di Pavia", "Scolari di Alciato", "Annunciazione", "Sordello e Cunizza" e "Machiavelli e Borgia", ricevendo una medaglia nel 1866 per quest'ultima.
    Il suo stile combinava elementi del realismo con contorni sfumati e colori vivaci, anticipando le tematiche e le tecniche della Scapigliatura lombarda. Tra le sue opere più note si annoverano "La gondola di Tiziano" (1861), "Lettrice" (1865) e "Il sacrificio della Vergine al Nilo" (1865), conservate in importanti gallerie d'arte italiane.

    Nonostante il talento riconosciuto, Faruffini visse una vita travagliata, segnata da difficoltà economiche e personali. Nel 1869 si trasferì a Perugia, dove, sopraffatto dalle avversità, si tolse la vita il 15 dicembre dello stesso anno.

    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Lotto 8  

    Adele (1865)

    Federico Faruffini Federico Faruffini
    Sesto San Giovanni 1833 - Perugia 1869
    Olio su tela cm 74,5x111 firmato in basso a dx F.Faruffini

    Federico Faruffini nacque il 12 agosto 1833 a Sesto San Giovanni, allora parte del Ducato di Milano. Figlio di Paolo, farmacista, e di Giuseppa Albini, intraprese inizialmente gli studi di giurisprudenza presso l'Università di Pavia nel 1848.
    Clicca per espandere

    Parallelamente, coltivò la sua passione per l'arte frequentando la Civica Scuola di Pittura di Pavia, dove fu allievo di Cesare Ferreri e Luigi Trecourt. Durante questo periodo, entrò in contatto con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, con i quali condivise un interesse per una pittura più libera e meno accademica.

    La sua produzione iniziale si concentrò su soggetti storici e religiosi, influenzata dalla pittura antiaccademica di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Nel 1856 si trasferì a Roma, dove risiedette fino al 1858, per poi soggiornare brevemente a Venezia tra il 1859 e il 1860, studiando i maestri della pittura rinascimentale veneziana. Nel 1861 si stabilì a Milano, partecipando attivamente alla vita artistica della città.
    Faruffini espose le sue opere in diverse occasioni, tra cui l'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove presentò dipinti come "Cesare Borgia che ascolta Machiavelli" e "Morte di Ernesto Cairoli". Nel 1864 partecipò all'esposizione di Brera con opere quali "Coro della Certosa di Pavia", "Scolari di Alciato", "Annunciazione", "Sordello e Cunizza" e "Machiavelli e Borgia", ricevendo una medaglia nel 1866 per quest'ultima.
    Il suo stile combinava elementi del realismo con contorni sfumati e colori vivaci, anticipando le tematiche e le tecniche della Scapigliatura lombarda. Tra le sue opere più note si annoverano "La gondola di Tiziano" (1861), "Lettrice" (1865) e "Il sacrificio della Vergine al Nilo" (1865), conservate in importanti gallerie d'arte italiane.

    Nonostante il talento riconosciuto, Faruffini visse una vita travagliata, segnata da difficoltà economiche e personali. Nel 1869 si trasferì a Perugia, dove, sopraffatto dalle avversità, si tolse la vita il 15 dicembre dello stesso anno.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 9  

    Transumanza

    Carlo Domenici
    Livorno 1897 - Portoferraio (LI) 1981
    Olio su tavola cm 70x100 firmato in basso a sx C.Domenici

    Carlo Domenici nacque a Livorno il 18 marzo 1897, in una famiglia modesta ma culturalmente vivace: il padre Cesare era marmista e suonava nella Filarmonica cittadina, mentre la madre, Matilde, proveniva da una famiglia di artigiani. Fin da giovane, Domenici mostrò un talento naturale per il disegno, che fu incoraggiato dal poeta e giornalista Giosuè Borsi, amico di famiglia, il quale lo spinse a intraprendere un percorso artistico.
    Clicca per espandere

    A tredici anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò disegno, acquaforte e litografia, avvicinandosi allo stile dei macchiaioli.

    Nel 1913, a soli sedici anni, Domenici realizzò il suo primo dipinto, "Figura di Bambina", e lo espose alla Mostra della Secessione presso la Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1917, il celebre compositore Pietro Mascagni acquistò una sua opera intitolata "Venezia Livornese", riconoscendo il talento del giovane pittore. Nello stesso anno, Domenici si sposò con Bianca.

    Nel 1920, fu tra i fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi che si riunivano al Caffè Bardi, condividendo l'amore per la pittura en plein air e per i paesaggi toscani. Domenici partecipò attivamente alle esposizioni del gruppo e, nel 1979, alla morte di Renato Natali, ne divenne presidente, mantenendo la carica fino alla sua scomparsa.
    La sua produzione artistica si concentrò principalmente su paesaggi e scene di vita rurale, con particolare attenzione alla Maremma, all'Isola d'Elba e alle marine toscane. Le sue opere, spesso realizzate su piccole tavolette, si distinguono per l'uso di colori caldi e per la capacità di cogliere la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Tra i soggetti preferiti vi erano contadini al lavoro, buoi al pascolo e vedute di borghi e porti.

    Domenici espose le sue opere in numerose mostre, sia in Italia che all'estero, tra cui la Quadriennale d'Arte di Roma nel 1924, l'Esposizione dell'America del Sud nel 1926, la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, l'Internazionale di Tokyo e una personale a Manila. Nel 1950, partecipò alla Mostra di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Firenze e, nel 1957, all'Esposizione Nazionale al Maschio Angioino.

    Nel 1946, fondò il Gruppo Artisti Elbani e istituì il Premio Llewelyn Lloyd a Portoferraio, in memoria del pittore che visse e lavorò sull'Isola d'Elba. Domenici si interessò anche alla politica locale, ricoprendo la carica di consigliere comunale a Portoferraio. Dopo la morte della prima moglie, si unì a Plava Cioni, con la quale ebbe un figlio, Claudio, che seguì le orme paterne diventando pittore con il nome d'arte Claudio da Firenze.

    Carlo Domenici morì a Portoferraio nel 1981.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 9  

    Transumanza

    Carlo Domenici Carlo Domenici
    Livorno 1897 - Portoferraio (LI) 1981
    Olio su tavola cm 70x100 firmato in basso a sx C.Domenici

    Carlo Domenici nacque a Livorno il 18 marzo 1897, in una famiglia modesta ma culturalmente vivace: il padre Cesare era marmista e suonava nella Filarmonica cittadina, mentre la madre, Matilde, proveniva da una famiglia di artigiani. Fin da giovane, Domenici mostrò un talento naturale per il disegno, che fu incoraggiato dal poeta e giornalista Giosuè Borsi, amico di famiglia, il quale lo spinse a intraprendere un percorso artistico.
    Clicca per espandere

    A tredici anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò disegno, acquaforte e litografia, avvicinandosi allo stile dei macchiaioli.

    Nel 1913, a soli sedici anni, Domenici realizzò il suo primo dipinto, "Figura di Bambina", e lo espose alla Mostra della Secessione presso la Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1917, il celebre compositore Pietro Mascagni acquistò una sua opera intitolata "Venezia Livornese", riconoscendo il talento del giovane pittore. Nello stesso anno, Domenici si sposò con Bianca.

    Nel 1920, fu tra i fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi che si riunivano al Caffè Bardi, condividendo l'amore per la pittura en plein air e per i paesaggi toscani. Domenici partecipò attivamente alle esposizioni del gruppo e, nel 1979, alla morte di Renato Natali, ne divenne presidente, mantenendo la carica fino alla sua scomparsa.
    La sua produzione artistica si concentrò principalmente su paesaggi e scene di vita rurale, con particolare attenzione alla Maremma, all'Isola d'Elba e alle marine toscane. Le sue opere, spesso realizzate su piccole tavolette, si distinguono per l'uso di colori caldi e per la capacità di cogliere la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Tra i soggetti preferiti vi erano contadini al lavoro, buoi al pascolo e vedute di borghi e porti.

    Domenici espose le sue opere in numerose mostre, sia in Italia che all'estero, tra cui la Quadriennale d'Arte di Roma nel 1924, l'Esposizione dell'America del Sud nel 1926, la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, l'Internazionale di Tokyo e una personale a Manila. Nel 1950, partecipò alla Mostra di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Firenze e, nel 1957, all'Esposizione Nazionale al Maschio Angioino.

    Nel 1946, fondò il Gruppo Artisti Elbani e istituì il Premio Llewelyn Lloyd a Portoferraio, in memoria del pittore che visse e lavorò sull'Isola d'Elba. Domenici si interessò anche alla politica locale, ricoprendo la carica di consigliere comunale a Portoferraio. Dopo la morte della prima moglie, si unì a Plava Cioni, con la quale ebbe un figlio, Claudio, che seguì le orme paterne diventando pittore con il nome d'arte Claudio da Firenze.

    Carlo Domenici morì a Portoferraio nel 1981.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 10  

    Ritratto femminile

    Francesco Vinea
    Forli 1845 - Firenze 1902
    Olio su tavola cm 30x5x22,5 firmato in alto a sx F.Vinea

    Francesco Vinea nacque a Forlì il 10 agosto 1845. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a trasferirsi a Firenze, dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, difficoltà economiche lo costrinsero a interrompere gli studi, affrontando un periodo di precarietà durante il quale lavorò come fotografo e illustratore per riviste. Successivamente, riuscì a riprendere la formazione artistica sotto la guida di Enrico Pollastrini, sebbene per un solo anno.

    Contrariamente alla tendenza accademica dell'epoca, che privilegiava soggetti storici o naturalistici, Vinea sviluppò uno stile personale, caratterizzato da scene di genere ambientate in epoche passate, con personaggi in costumi settecenteschi o rococò, ritratti in interni sontuosamente arredati. Le sue opere, spesso intrise di eleganza e ironia, raffigurano momenti di vita quotidiana con un tocco teatrale e decorativo.

    Il successo delle sue opere fu notevole, soprattutto in Francia e Inghilterra, dove vennero apprezzate per la raffinatezza e la vivacità cromatica. Questo gli permise di condurre una vita agiata, stabilendosi in una villa a Pracchia, località appenninica, e mantenendo uno studio a Firenze, descritto come un ambiente ricco di oggetti d'arte e arredi eclettici, che spesso comparivano nei suoi dipinti.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Baccanale di soldati", "Alla più bella", "La visita alla nonna", "Un rapimento", "Una bagnante", "Il Vescovo" e "Un appuntamento". Vinea si dedicò anche alla tecnica dell'acquerello, dimostrando versatilità e padronanza in diverse modalità espressive.

    Francesco Vinea morì a Firenze il 22 ottobre 1902.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 10  

    Ritratto femminile

    Francesco Vinea Francesco Vinea
    Forli 1845 - Firenze 1902
    Olio su tavola cm 30x5x22,5 firmato in alto a sx F.Vinea

    Francesco Vinea nacque a Forlì il 10 agosto 1845. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a trasferirsi a Firenze, dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, difficoltà economiche lo costrinsero a interrompere gli studi, affrontando un periodo di precarietà durante il quale lavorò come fotografo e illustratore per riviste. Successivamente, riuscì a riprendere la formazione artistica sotto la guida di Enrico Pollastrini, sebbene per un solo anno.

    Contrariamente alla tendenza accademica dell'epoca, che privilegiava soggetti storici o naturalistici, Vinea sviluppò uno stile personale, caratterizzato da scene di genere ambientate in epoche passate, con personaggi in costumi settecenteschi o rococò, ritratti in interni sontuosamente arredati. Le sue opere, spesso intrise di eleganza e ironia, raffigurano momenti di vita quotidiana con un tocco teatrale e decorativo.

    Il successo delle sue opere fu notevole, soprattutto in Francia e Inghilterra, dove vennero apprezzate per la raffinatezza e la vivacità cromatica. Questo gli permise di condurre una vita agiata, stabilendosi in una villa a Pracchia, località appenninica, e mantenendo uno studio a Firenze, descritto come un ambiente ricco di oggetti d'arte e arredi eclettici, che spesso comparivano nei suoi dipinti.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Baccanale di soldati", "Alla più bella", "La visita alla nonna", "Un rapimento", "Una bagnante", "Il Vescovo" e "Un appuntamento". Vinea si dedicò anche alla tecnica dell'acquerello, dimostrando versatilità e padronanza in diverse modalità espressive.

    Francesco Vinea morì a Firenze il 22 ottobre 1902.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 11  

    Nudo femminile

    Giuseppe Amisani
    Mede PV 1881 - Portofino GE 1941
    Olio su tavola cm 57,5x42 firmato in basso a dx Amisani

    Giuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a PortofinoGiuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti. Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a Portofino.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Lotto 11  

    Nudo femminile

    Giuseppe Amisani Giuseppe Amisani
    Mede PV 1881 - Portofino GE 1941
    Olio su tavola cm 57,5x42 firmato in basso a dx Amisani

    Giuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a PortofinoGiuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti. Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.

    Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.

    Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a Portofino.



    2 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 12  

    Le due suore

    Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a sx P. Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 12  

    Le due suore

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a sx P. Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 13  

    Il coniglietto

    Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 70x100 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA min € 4000 - max € 5000

    Lotto 13  

    Il coniglietto

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 70x100 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 14  

    In carrozza

    Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a sx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 14  

    In carrozza

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a sx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 15  

    Il pifferaio

    Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 15  

    Il pifferaio

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Pietro Morando Pietro Morando
    Alessandria 1889 - Alessandria 1980
    Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a dx P.Morando

    Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino.
    Clicca per espandere

    Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.

    La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.

    Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.

    Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.

    Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 17  

    Scena pompeiana (1873)

    Lodovico Raymond
    Torino 1825 - 1898
    Olio su tela cm 46x37 firmato in basso a dx L.Raymond

    Lodovico Raymond nacque a Torino nel 1825 e morì nel 1898. Si formò all'Accademia Albertina di Torino sotto la guida di Carlo Arienti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si trasferì a Firenze, dove soggiornò per cinque anni e venne in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, un movimento artistico che influenzò profondamente la sua produzione. Nel 1861 partecipò all'Esposizione Nazionale di Firenze con un'opera a carattere monastico, tema che avrebbe caratterizzato gran parte della sua carriera. Molti dei suoi lavori furono acquistati dalla Casa Reale, e negli anni '70 realizzò una serie di opere ambientate nell'atmosfera veneziana, città che visitò più volte. Oltre a dipingere paesaggi e vedute, si dedicò anche alla rappresentazione di scene storiche e letterarie. Le sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private, e continuano a essere apprezzate per la loro raffinatezza e sensibilità artistica.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 17  

    Scena pompeiana (1873)

    Lodovico Raymond Lodovico Raymond
    Torino 1825 - 1898
    Olio su tela cm 46x37 firmato in basso a dx L.Raymond

    Lodovico Raymond nacque a Torino nel 1825 e morì nel 1898. Si formò all'Accademia Albertina di Torino sotto la guida di Carlo Arienti.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si trasferì a Firenze, dove soggiornò per cinque anni e venne in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, un movimento artistico che influenzò profondamente la sua produzione. Nel 1861 partecipò all'Esposizione Nazionale di Firenze con un'opera a carattere monastico, tema che avrebbe caratterizzato gran parte della sua carriera. Molti dei suoi lavori furono acquistati dalla Casa Reale, e negli anni '70 realizzò una serie di opere ambientate nell'atmosfera veneziana, città che visitò più volte. Oltre a dipingere paesaggi e vedute, si dedicò anche alla rappresentazione di scene storiche e letterarie. Le sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private, e continuano a essere apprezzate per la loro raffinatezza e sensibilità artistica.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tela cm 74,5x115 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
    Clicca per espandere

    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Leonardo Roda Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tela cm 74,5x115 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
    Clicca per espandere

    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Alessandro Lupo
    Torino 1876 - 1953
    Olio su tela cm 85x100 firmato in basso a dx Lupo

    Alessandro Lupo è stato un noto esponente del naturalismo piemontese durante la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX secolo. La sua formazione artistica è stata influenzata in modo significativo dalla guida di Vittorio Cavalleri, un maestro di grande rilievo nell'ambito artistico dell'epoca.
    Clicca per espandere



    Il suo debutto ufficiale avviene nel 1901 alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, presentando tre studi condotti dal vero. Questo evento segna l'inizio della sua costante partecipazione alle principali mostre d'arte a livello nazionale. Tuttavia, nei primi anni della sua carriera, Lupo è spesso criticato per ciò che alcuni considerano un'eccessiva aderenza ai modelli insegnatigli dal suo maestro, Vittorio Cavalleri.

    Nonostante le prime opere siano state incentrate principalmente su paesaggi realizzati en plein air, nel corso degli anni Lupo inizia a diversificare i suoi soggetti artistici, fino a specializzarsi come animalista e autore di scene di mercato a partire dagli anni Venti.

    Un momento significativo nella carriera di Alessandro Lupo è stato nel 1921, quando ha allestito una mostra personale presso la Galleria Vinciana di Milano. Questo evento ha segnato l'inizio di una crescente attenzione critica ed espositiva nei confronti dell'artista. Tuttavia, questa fase positiva è stata bruscamente interrotta dall'esclusione di Lupo dalla Biennale di Venezia nel 1928.

    Nonostante le critiche sul suo stile artistico, la piacevolezza dei soggetti da lui rappresentati e il suo gusto che sembrava attardato nei confronti dei canoni artistici ottocenteschi gli hanno garantito un successo costante sul mercato dell'arte. La sua opera ha continuato ad essere apprezzata e ricercata dai collezionisti nel corso degli anni, contribuendo così a preservare il suo lascito artistico nel panorama artistico italiano.

    STIMA min € 6000 - max € 8000

    Alessandro Lupo Alessandro Lupo
    Torino 1876 - 1953
    Olio su tela cm 85x100 firmato in basso a dx Lupo

    Alessandro Lupo è stato un noto esponente del naturalismo piemontese durante la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX secolo. La sua formazione artistica è stata influenzata in modo significativo dalla guida di Vittorio Cavalleri, un maestro di grande rilievo nell'ambito artistico dell'epoca.
    Clicca per espandere



    Il suo debutto ufficiale avviene nel 1901 alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, presentando tre studi condotti dal vero. Questo evento segna l'inizio della sua costante partecipazione alle principali mostre d'arte a livello nazionale. Tuttavia, nei primi anni della sua carriera, Lupo è spesso criticato per ciò che alcuni considerano un'eccessiva aderenza ai modelli insegnatigli dal suo maestro, Vittorio Cavalleri.

    Nonostante le prime opere siano state incentrate principalmente su paesaggi realizzati en plein air, nel corso degli anni Lupo inizia a diversificare i suoi soggetti artistici, fino a specializzarsi come animalista e autore di scene di mercato a partire dagli anni Venti.

    Un momento significativo nella carriera di Alessandro Lupo è stato nel 1921, quando ha allestito una mostra personale presso la Galleria Vinciana di Milano. Questo evento ha segnato l'inizio di una crescente attenzione critica ed espositiva nei confronti dell'artista. Tuttavia, questa fase positiva è stata bruscamente interrotta dall'esclusione di Lupo dalla Biennale di Venezia nel 1928.

    Nonostante le critiche sul suo stile artistico, la piacevolezza dei soggetti da lui rappresentati e il suo gusto che sembrava attardato nei confronti dei canoni artistici ottocenteschi gli hanno garantito un successo costante sul mercato dell'arte. La sua opera ha continuato ad essere apprezzata e ricercata dai collezionisti nel corso degli anni, contribuendo così a preservare il suo lascito artistico nel panorama artistico italiano.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 20  

    Nel pascolo

    Eugenio Gignous
    Milano 1850 - Stresa (VB) 1906
    Olio su tela cm 75x50 firmato in basso a dx E.Gignous

    Eugenio Gignous nacque a Milano il 4 agosto 1850 da Laurent, un commerciante di seta originario del Delfinato, e da Maria Taveggia Brizzolara, milanese. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò a iscriversi nel 1864 all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequentò la scuola di ornato e successivamente quella di paesaggio sotto la guida di Luigi Riccardi e Gaetano Fasanotti .
    Clicca per espandere



    Durante gli anni di formazione, Gignous entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, stringendo amicizia con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Queste frequentazioni influenzarono il suo stile, portandolo a sperimentare una pittura en plein air caratterizzata da una vivace resa cromatica e da una ricerca sugli effetti della luce .

    Nel 1870 esordì alla XXIX Esposizione della Società per le Belle Arti di Torino con l'opera "Lavandaie della Magolfa". Negli anni successivi, si dedicò prevalentemente alla pittura di paesaggio, realizzando vedute delle campagne lombarde e piemontesi, spesso in compagnia di amici artisti come Luigi Rossi e Achille Tominetti .

    Verso la fine degli anni settanta, Gignous si orientò verso un naturalismo più marcato, influenzato dalle ricerche di Filippo Carcano. Insieme a quest'ultimo, nel 1879, iniziò a dipingere sul Lago Maggiore, inaugurando un repertorio tematico dedicato alle vedute del Verbano, del Mottarone e della Val d'Ossola .

    Nel 1887 si trasferì con la moglie Matilde Ferri e i cinque figli a Stresa, dove frequentò l'ambiente culturale del Lago Maggiore e continuò a ritrarre paesaggi montani e lacustri. In questo periodo, aprì uno studio frequentato da giovani allieve, tra cui Camilla Bellorini e Maria Zinelli .

    Gignous partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui l'Esposizione nazionale di Milano del 1881, l'Esposizione di Roma del 1883 e la I Esposizione internazionale di Venezia del 1895. Alcune sue opere furono acquistate dal re Umberto I e dal Ministero della Pubblica Istruzione .

    Colpito da un tumore alla gola, Eugenio Gignous morì a Stresa il 30 agosto 1906.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 20  

    Nel pascolo

    Eugenio Gignous Eugenio Gignous
    Milano 1850 - Stresa (VB) 1906
    Olio su tela cm 75x50 firmato in basso a dx E.Gignous

    Eugenio Gignous nacque a Milano il 4 agosto 1850 da Laurent, un commerciante di seta originario del Delfinato, e da Maria Taveggia Brizzolara, milanese. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò a iscriversi nel 1864 all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequentò la scuola di ornato e successivamente quella di paesaggio sotto la guida di Luigi Riccardi e Gaetano Fasanotti .
    Clicca per espandere



    Durante gli anni di formazione, Gignous entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, stringendo amicizia con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Queste frequentazioni influenzarono il suo stile, portandolo a sperimentare una pittura en plein air caratterizzata da una vivace resa cromatica e da una ricerca sugli effetti della luce .

    Nel 1870 esordì alla XXIX Esposizione della Società per le Belle Arti di Torino con l'opera "Lavandaie della Magolfa". Negli anni successivi, si dedicò prevalentemente alla pittura di paesaggio, realizzando vedute delle campagne lombarde e piemontesi, spesso in compagnia di amici artisti come Luigi Rossi e Achille Tominetti .

    Verso la fine degli anni settanta, Gignous si orientò verso un naturalismo più marcato, influenzato dalle ricerche di Filippo Carcano. Insieme a quest'ultimo, nel 1879, iniziò a dipingere sul Lago Maggiore, inaugurando un repertorio tematico dedicato alle vedute del Verbano, del Mottarone e della Val d'Ossola .

    Nel 1887 si trasferì con la moglie Matilde Ferri e i cinque figli a Stresa, dove frequentò l'ambiente culturale del Lago Maggiore e continuò a ritrarre paesaggi montani e lacustri. In questo periodo, aprì uno studio frequentato da giovani allieve, tra cui Camilla Bellorini e Maria Zinelli .

    Gignous partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui l'Esposizione nazionale di Milano del 1881, l'Esposizione di Roma del 1883 e la I Esposizione internazionale di Venezia del 1895. Alcune sue opere furono acquistate dal re Umberto I e dal Ministero della Pubblica Istruzione .

    Colpito da un tumore alla gola, Eugenio Gignous morì a Stresa il 30 agosto 1906.



    2 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 21  

    L'isola Bella

    Giovanni Cappa Legora
    Giovanni Cappa Legora Torino 1887 - Stresa 1980
    Olio su tela cm 60x90 firmato in basso a dx G.Legora

    Giovanni Cappa Legora nacque a Torino nel 1826 e si spense nella stessa città nel 1892. Figlio del pittore Luigi Cappa, fu avviato fin da giovane alla carriera artistica, studiando all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si distinse per il suo talento e la sua dedizione.
    Clicca per espandere



    La sua formazione fu influenzata dalle correnti artistiche del suo tempo, in particolare dal Romanticismo, ma Cappa Legora sviluppò uno stile personale caratterizzato da una raffinata tecnica pittorica e da una spiccata attenzione ai dettagli. Le sue opere spaziano tra vari generi, tra cui il ritratto, la pittura storica e la scena di genere, sempre con un'attenzione particolare alla resa emotiva e psicologica dei soggetti rappresentati.

    Durante la sua carriera, Cappa Legora partecipò a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti per la qualità delle sue opere. La sua produzione artistica contribuì significativamente al panorama culturale torinese dell'Ottocento, consolidando la sua reputazione come uno dei pittori più apprezzati della sua generazione.
    Morì a Stresa nel 1980.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 21  

    L'isola Bella

    Giovanni Cappa Legora Giovanni Cappa Legora
    Giovanni Cappa Legora Torino 1887 - Stresa 1980
    Olio su tela cm 60x90 firmato in basso a dx G.Legora

    Giovanni Cappa Legora nacque a Torino nel 1826 e si spense nella stessa città nel 1892. Figlio del pittore Luigi Cappa, fu avviato fin da giovane alla carriera artistica, studiando all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si distinse per il suo talento e la sua dedizione.
    Clicca per espandere



    La sua formazione fu influenzata dalle correnti artistiche del suo tempo, in particolare dal Romanticismo, ma Cappa Legora sviluppò uno stile personale caratterizzato da una raffinata tecnica pittorica e da una spiccata attenzione ai dettagli. Le sue opere spaziano tra vari generi, tra cui il ritratto, la pittura storica e la scena di genere, sempre con un'attenzione particolare alla resa emotiva e psicologica dei soggetti rappresentati.

    Durante la sua carriera, Cappa Legora partecipò a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti per la qualità delle sue opere. La sua produzione artistica contribuì significativamente al panorama culturale torinese dell'Ottocento, consolidando la sua reputazione come uno dei pittori più apprezzati della sua generazione.
    Morì a Stresa nel 1980.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 22  

    Lungo il Fiume

    Luigi Bocca
    Vigevano (PV) 1872 - 1930
    Olio su tela cm 101,5x166,5 firmato in basso a sx L.Bocca

    Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini. Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930.

    STIMA min € 7000 - max € 8000

    Lotto 22  

    Lungo il Fiume

    Luigi Bocca Luigi Bocca
    Vigevano (PV) 1872 - 1930
    Olio su tela cm 101,5x166,5 firmato in basso a sx L.Bocca

    Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini.
    Clicca per espandere

    Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini. Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.

    Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2. 500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.

    Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.

    Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 23  

    Il bel sorriso

    Tranquillo Cremona
    Pavia 1837 - Milano 1878
    Olio su tela cm 62x50 firmato in basso a dx T.C.

    Tranquillo Cremona nacque a Pavia il 10 aprile 1837 in una famiglia di origini ebraiche. Rimasto orfano in giovane età, intraprese gli studi artistici frequentando la Civica scuola di pittura di Pavia, dove fu allievo di Giacomo Trecourt.
    Clicca per espandere

    Nel 1852 si trasferì a Venezia per studiare all'Accademia di Belle Arti, dove fu influenzato dalla pittura veneta del Quattro e Cinquecento, in particolare dalla dissoluzione della linea di contorno tipica dell'ultimo Tiziano .

    Nel 1859 si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Brera, dove fu orientato verso la pittura storica sotto la guida di Hayez. In questo periodo entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, un movimento culturale che comprendeva artisti, poeti e musicisti con tendenze anticonformiste e antiaccademiche .

    Lo stile di Cremona si caratterizzò per l'uso di pennellate morbide e sfumate, influenzato dalla pittura veneta e dalla ricerca di effetti atmosferici. Le sue opere più note includono "Il bacio" (1870), "L'edera" (1878) e "Melodia" (1874), tutte caratterizzate da una resa sensibile delle emozioni e da una ricerca sulla luce e sull'atmosfera .

    Tranquillo Cremona morì a Milano il 10 giugno 1878 all'età di 41 anni, probabilmente a causa di avvelenamento da piombo, sostanza contenuta nei pigmenti che utilizzava.

    STIMA min € 15000 - max € 16000

    Lotto 23  

    Il bel sorriso

    Tranquillo Cremona Tranquillo Cremona
    Pavia 1837 - Milano 1878
    Olio su tela cm 62x50 firmato in basso a dx T.C.

    Tranquillo Cremona nacque a Pavia il 10 aprile 1837 in una famiglia di origini ebraiche. Rimasto orfano in giovane età, intraprese gli studi artistici frequentando la Civica scuola di pittura di Pavia, dove fu allievo di Giacomo Trecourt.
    Clicca per espandere

    Nel 1852 si trasferì a Venezia per studiare all'Accademia di Belle Arti, dove fu influenzato dalla pittura veneta del Quattro e Cinquecento, in particolare dalla dissoluzione della linea di contorno tipica dell'ultimo Tiziano .

    Nel 1859 si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Brera, dove fu orientato verso la pittura storica sotto la guida di Hayez. In questo periodo entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, un movimento culturale che comprendeva artisti, poeti e musicisti con tendenze anticonformiste e antiaccademiche .

    Lo stile di Cremona si caratterizzò per l'uso di pennellate morbide e sfumate, influenzato dalla pittura veneta e dalla ricerca di effetti atmosferici. Le sue opere più note includono "Il bacio" (1870), "L'edera" (1878) e "Melodia" (1874), tutte caratterizzate da una resa sensibile delle emozioni e da una ricerca sulla luce e sull'atmosfera .

    Tranquillo Cremona morì a Milano il 10 giugno 1878 all'età di 41 anni, probabilmente a causa di avvelenamento da piombo, sostanza contenuta nei pigmenti che utilizzava.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 24  

    Paesaggio rurale

    Raffaele De Grada
    Milano 1885 - Milano 1957
    Olio su tela cm 70x90 firmato in basso a dx R.Grada

    Raffaele De Grada nacque a Milano il 2 marzo 1885, primogenito di Antonio, pittore decoratore, e di Teresa Amelotti. La sua famiglia, radicata nella tradizione artistica, si trasferì in Argentina nel 1889 e successivamente in Svizzera nel 1895.
    Clicca per espandere

    Giovanissimo, assistette il padre nei lavori di decorazione di chiese e case nobili .

    Dal 1902 al 1908, De Grada studiò presso le Accademie di Dresda e di Karlsruhe, dove fu influenzato dalla pittura paesaggistica tedesca e dalla Secessione viennese. Nel 1913 esordì con una personale a Zurigo, città in cui si stabilì definitivamente nel 1915, sposando Magda Ceccarelli. Nel 1916 nacque a Zurigo il figlio Raffaele, che in seguito si dedicherà alla critica d'arte e alla politica .

    Nel 1919, De Grada decise di stabilirsi definitivamente in Italia. Nel 1920 si trasferì a San Gimignano, dove nacque la figlia Lidia, per poi stabilirsi a Settignano, vicino a Firenze. La sua prima personale italiana si tenne nel 1921 a Firenze, presso il Palazzo Antinori, ottenendo l'attenzione della critica e dell'ambiente artistico fiorentino. Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e divenne membro del movimento Novecento Italiano, esponendo alle sue mostre del 1926 e 1929 a Milano .

    Nel 1930 si trasferì a Milano e nel 1931 fu chiamato a insegnare all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, incarico che mantenne fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggio, rappresentando le periferie milanesi, la Brianza e la Toscana, influenzato dalla pittura di Corot e Cézanne.

    Raffaele De Grada morì a Milano il 10 aprile 1957.

    STIMA min € 4500 - max € 5000

    Lotto 24  

    Paesaggio rurale

    Raffaele De Grada Raffaele De Grada
    Milano 1885 - Milano 1957
    Olio su tela cm 70x90 firmato in basso a dx R.Grada

    Raffaele De Grada nacque a Milano il 2 marzo 1885, primogenito di Antonio, pittore decoratore, e di Teresa Amelotti. La sua famiglia, radicata nella tradizione artistica, si trasferì in Argentina nel 1889 e successivamente in Svizzera nel 1895.
    Clicca per espandere

    Giovanissimo, assistette il padre nei lavori di decorazione di chiese e case nobili .

    Dal 1902 al 1908, De Grada studiò presso le Accademie di Dresda e di Karlsruhe, dove fu influenzato dalla pittura paesaggistica tedesca e dalla Secessione viennese. Nel 1913 esordì con una personale a Zurigo, città in cui si stabilì definitivamente nel 1915, sposando Magda Ceccarelli. Nel 1916 nacque a Zurigo il figlio Raffaele, che in seguito si dedicherà alla critica d'arte e alla politica .

    Nel 1919, De Grada decise di stabilirsi definitivamente in Italia. Nel 1920 si trasferì a San Gimignano, dove nacque la figlia Lidia, per poi stabilirsi a Settignano, vicino a Firenze. La sua prima personale italiana si tenne nel 1921 a Firenze, presso il Palazzo Antinori, ottenendo l'attenzione della critica e dell'ambiente artistico fiorentino. Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e divenne membro del movimento Novecento Italiano, esponendo alle sue mostre del 1926 e 1929 a Milano .

    Nel 1930 si trasferì a Milano e nel 1931 fu chiamato a insegnare all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, incarico che mantenne fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggio, rappresentando le periferie milanesi, la Brianza e la Toscana, influenzato dalla pittura di Corot e Cézanne.

    Raffaele De Grada morì a Milano il 10 aprile 1957.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 25  

    Tramonto sui campi

    Carlo Costantino Tagliabue
    Bresso (MI) 1880 - Milano 1960
    Olio su tavola cm 80x150 firmato in basso a sx C.Tagliabue

    Il pittore Carlo Costantino Tagliabue e' nato a Bresso (Milano) nel 1880 e morto a Milano nel 1960. Appreso il disegno nelle Scuole di decorazione di Milano, fu dapprima decoratore, poi copista nelle varie pinacoteche e gallerie studiando e riproducendo prevalentemente i maestri dell'antichita'.
    Clicca per espandere

    Dopo queste esperienze, si dedico' soltanto al paesaggio ed alle marine. Esordi' alla Permanente milanese, nel 1905; poi partecipo' frequentemente alle Biennali di Brera e ad altre esposizioni nazionali. Predilige il paesaggio di montagna, che rende con tendenza segantiniana, e due lavori di questo genere sono stati acquistati dalla Banca Commerciale Italiana; alcune marine, fra le quali "La mareggiata" furono acquistate dal Re. Altri dipinti sono conservati in Italia ed all'estero, presso enti e privati. Citansi di lui anche "Sotto le nubi", e parecchi affreschi di carattere religioso. Alla Galleria d'Arte Moderna di Milano esistono: "Notturno" e "Plenilunio a Venezia".

    Note biografiche tratte dal Dizionario Illustrato dei Pittori, Disegnatori ed Incisori Italiani A. M. Comanducci.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 25  

    Tramonto sui campi

    Carlo Costantino Tagliabue Carlo Costantino Tagliabue
    Bresso (MI) 1880 - Milano 1960
    Olio su tavola cm 80x150 firmato in basso a sx C.Tagliabue

    Il pittore Carlo Costantino Tagliabue e' nato a Bresso (Milano) nel 1880 e morto a Milano nel 1960. Appreso il disegno nelle Scuole di decorazione di Milano, fu dapprima decoratore, poi copista nelle varie pinacoteche e gallerie studiando e riproducendo prevalentemente i maestri dell'antichita'.
    Clicca per espandere

    Dopo queste esperienze, si dedico' soltanto al paesaggio ed alle marine. Esordi' alla Permanente milanese, nel 1905; poi partecipo' frequentemente alle Biennali di Brera e ad altre esposizioni nazionali. Predilige il paesaggio di montagna, che rende con tendenza segantiniana, e due lavori di questo genere sono stati acquistati dalla Banca Commerciale Italiana; alcune marine, fra le quali "La mareggiata" furono acquistate dal Re. Altri dipinti sono conservati in Italia ed all'estero, presso enti e privati. Citansi di lui anche "Sotto le nubi", e parecchi affreschi di carattere religioso. Alla Galleria d'Arte Moderna di Milano esistono: "Notturno" e "Plenilunio a Venezia".

    Note biografiche tratte dal Dizionario Illustrato dei Pittori, Disegnatori ed Incisori Italiani A. M. Comanducci.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 26  

    Al pozzo (1850)

    Pietro Ronzoni
    Sedrina 1781 - Bergamo 1862
    Olio su tela cm 52x75 firmato in basso a sx Ronzoni

    Pietro Ronzoni nacque a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 28 novembre 1781. Fin da giovane, dimostrò una spiccata inclinazione per l'arte, studiando disegno di figura all'Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Pietro Saltini.
    Clicca per espandere

    Nel 1802 si trasferì a Roma per completare la sua formazione, dove fu allievo del paesaggista Luigi Campovecchio e del pittore François Marius Granet. Durante il suo soggiorno romano, entrò in contatto con artisti come Angelica Kauffmann, Antonio Canova, Pelagio Palagi e Hendrik Voogd, arricchendo così la sua esperienza artistica.

    Nel 1809 tornò a Bergamo, dove lavorò come scenografo presso il teatro Riccardi e il teatro Sociale. In questo periodo, fu nominato professore di paesaggio all'Accademia Carrara, allora diretta da Giuseppe Diotti, con il quale collaborò strettamente. Nel 1815 si trasferì a Verona, dove si affermò come paesaggista di successo, realizzando opere per una committenza internazionale colta. Nel 1819, l'Accademia di Belle Arti di Verona lo nominò accademico d'onore.

    Nel 1824 tornò a Bergamo, dove sposò Giacinta Ceresoli e divenne socio onorario dell'Ateneo di scienze, lettere e arti della città. Partecipò alla prima delle esposizioni annuali dell'Accademia Carrara nel 1834. A partire dal 1840, la sua pittura si rinnovò, adottando una pennellata più morbida e atmosferica, influenzata dai modelli di Giuseppe Canella e dall'innovativa pittura dell'amico Piccio Carnovali.

    Ronzoni partecipò alla Prima Esposizione Italiana tenuta a Firenze nel 1861, ma evitò sistematicamente le esposizioni organizzate dall'Accademia di Brera. Morì a Bergamo il 26 aprile 1862 e fu sepolto nell'antico cimitero di Valtesse.

    STIMA min € 7000 - max € 8000

    Lotto 26  

    Al pozzo (1850)

    Pietro Ronzoni Pietro Ronzoni
    Sedrina 1781 - Bergamo 1862
    Olio su tela cm 52x75 firmato in basso a sx Ronzoni

    Pietro Ronzoni nacque a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 28 novembre 1781. Fin da giovane, dimostrò una spiccata inclinazione per l'arte, studiando disegno di figura all'Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida di Pietro Saltini.
    Clicca per espandere

    Nel 1802 si trasferì a Roma per completare la sua formazione, dove fu allievo del paesaggista Luigi Campovecchio e del pittore François Marius Granet. Durante il suo soggiorno romano, entrò in contatto con artisti come Angelica Kauffmann, Antonio Canova, Pelagio Palagi e Hendrik Voogd, arricchendo così la sua esperienza artistica.

    Nel 1809 tornò a Bergamo, dove lavorò come scenografo presso il teatro Riccardi e il teatro Sociale. In questo periodo, fu nominato professore di paesaggio all'Accademia Carrara, allora diretta da Giuseppe Diotti, con il quale collaborò strettamente. Nel 1815 si trasferì a Verona, dove si affermò come paesaggista di successo, realizzando opere per una committenza internazionale colta. Nel 1819, l'Accademia di Belle Arti di Verona lo nominò accademico d'onore.

    Nel 1824 tornò a Bergamo, dove sposò Giacinta Ceresoli e divenne socio onorario dell'Ateneo di scienze, lettere e arti della città. Partecipò alla prima delle esposizioni annuali dell'Accademia Carrara nel 1834. A partire dal 1840, la sua pittura si rinnovò, adottando una pennellata più morbida e atmosferica, influenzata dai modelli di Giuseppe Canella e dall'innovativa pittura dell'amico Piccio Carnovali.

    Ronzoni partecipò alla Prima Esposizione Italiana tenuta a Firenze nel 1861, ma evitò sistematicamente le esposizioni organizzate dall'Accademia di Brera. Morì a Bergamo il 26 aprile 1862 e fu sepolto nell'antico cimitero di Valtesse.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 27  

    Raccolta di paesaggi

    Augusto Rey
    Alessandria d'Egitto 1864 - Livorno 1898
    Olio su tavola cm 89x113 firmato in basso a dx A.Rey

    Augusto Rey nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1837. Trasferitosi in giovane età a Livorno, studiò nello studio del pittore Betti.
    Clicca per espandere

    Successivamente si trasferì a Firenze, dove si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti, frequentando anche gli studi di artisti come Lega e i Tommasi. Durante la sua formazione, entrò in contatto con i principali esponenti del movimento macchiaiolo, tra cui Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.

    Nel 1895, Augusto Rey costruì una villa a Crespina, chiamata "La Favorita", situata di fronte alla villa della donna che amava. La villa divenne un punto di ritrovo per gli artisti dell'epoca, che spesso vi soggiornavano. Rey era noto per la sua abilità nel dipingere paesaggi dal vero, unendosi così alla corrente macchiaiola. La sua produzione artistica è relativamente scarsa, e alcune sue opere sono state erroneamente attribuite ad altri artisti più noti.

    Una delle sue opere più significative, "La raccolta delle olive", è conservata nel Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Questo dipinto, che rappresenta contadine al lavoro in un oliveto, è stato donato al museo nel 1899 per lascito testamentario dell'artista.
    Museo Civico Giovanni Fattori - Livorno

    Augusto Rey morì nel 1898.

    STIMA min € 7000 - max € 8000

    Lotto 27  

    Raccolta di paesaggi

    Augusto Rey Augusto Rey
    Alessandria d'Egitto 1864 - Livorno 1898
    Olio su tavola cm 89x113 firmato in basso a dx A.Rey

    Augusto Rey nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1837. Trasferitosi in giovane età a Livorno, studiò nello studio del pittore Betti.
    Clicca per espandere

    Successivamente si trasferì a Firenze, dove si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti, frequentando anche gli studi di artisti come Lega e i Tommasi. Durante la sua formazione, entrò in contatto con i principali esponenti del movimento macchiaiolo, tra cui Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.

    Nel 1895, Augusto Rey costruì una villa a Crespina, chiamata "La Favorita", situata di fronte alla villa della donna che amava. La villa divenne un punto di ritrovo per gli artisti dell'epoca, che spesso vi soggiornavano. Rey era noto per la sua abilità nel dipingere paesaggi dal vero, unendosi così alla corrente macchiaiola. La sua produzione artistica è relativamente scarsa, e alcune sue opere sono state erroneamente attribuite ad altri artisti più noti.

    Una delle sue opere più significative, "La raccolta delle olive", è conservata nel Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. Questo dipinto, che rappresenta contadine al lavoro in un oliveto, è stato donato al museo nel 1899 per lascito testamentario dell'artista.
    Museo Civico Giovanni Fattori - Livorno

    Augusto Rey morì nel 1898.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 28  

    Vita contadina

    Giuseppe Bisi
    Genova 1787 - Varese 1869
    Olio su tela cm 45x59 firmato in basso a dx G.Bisi

    Giuseppe Bisi nacque a Genova il 10 aprile 1787 da Tommaso Bisi, anch'egli pittore e scultore. La sua formazione artistica si sviluppò inizialmente sotto la guida del padre e successivamente presso l'Accademia di Brera a Milano.
    Clicca per espandere

    La sua carriera si distinse per la produzione di paesaggi in stile romantico, caratterizzati da una rappresentazione intima e quotidiana della natura.

    Nel 1829, Bisi intraprese un viaggio di studio a Roma, che gli fornì l'ispirazione per una serie di dipinti ambientati nel Lazio. Al suo ritorno a Milano, consolidò la sua reputazione e nel 1838 fu nominato professore di pittura del paesaggio all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì fino al 1856. Durante la sua carriera, Bisi ottenne numerosi riconoscimenti e i suoi lavori furono apprezzati da committenze aristocratiche e borghesi, sia italiane che straniere.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Veduta di Genova dall'alto" (1825), "Veduta del porto di Genova" (1826), "Veduta di Castel Gandolfo" (1830) e "Veduta di Torno" (1860). La sua produzione artistica si distingue per l'accuratezza nella rappresentazione dei paesaggi e per l'atmosfera romantica che permea le sue opere.

    Giuseppe Bisi morì a Varese il 28 ottobre 1869.

    STIMA min € 6000 - max € 7000

    Lotto 28  

    Vita contadina

    Giuseppe Bisi Giuseppe Bisi
    Genova 1787 - Varese 1869
    Olio su tela cm 45x59 firmato in basso a dx G.Bisi

    Giuseppe Bisi nacque a Genova il 10 aprile 1787 da Tommaso Bisi, anch'egli pittore e scultore. La sua formazione artistica si sviluppò inizialmente sotto la guida del padre e successivamente presso l'Accademia di Brera a Milano.
    Clicca per espandere

    La sua carriera si distinse per la produzione di paesaggi in stile romantico, caratterizzati da una rappresentazione intima e quotidiana della natura.

    Nel 1829, Bisi intraprese un viaggio di studio a Roma, che gli fornì l'ispirazione per una serie di dipinti ambientati nel Lazio. Al suo ritorno a Milano, consolidò la sua reputazione e nel 1838 fu nominato professore di pittura del paesaggio all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì fino al 1856. Durante la sua carriera, Bisi ottenne numerosi riconoscimenti e i suoi lavori furono apprezzati da committenze aristocratiche e borghesi, sia italiane che straniere.

    Tra le sue opere più note si annoverano "Veduta di Genova dall'alto" (1825), "Veduta del porto di Genova" (1826), "Veduta di Castel Gandolfo" (1830) e "Veduta di Torno" (1860). La sua produzione artistica si distingue per l'accuratezza nella rappresentazione dei paesaggi e per l'atmosfera romantica che permea le sue opere.

    Giuseppe Bisi morì a Varese il 28 ottobre 1869.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 29  

    Dolomiti da Moena

    Oreste Albertini
    Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953
    Olio su tela cm 57x97 firmato in basso a dx O.Albertini

    Pubblicato a colori su "La Vita e le Opere di Oreste Albertini", pag. 132 - n. catalogo 164.

    Oreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese.
    Clicca per espandere

    La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a BesanoOreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese. La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a Besano.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 29  

    Dolomiti da Moena

    Oreste Albertini Oreste Albertini
    Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953
    Olio su tela cm 57x97 firmato in basso a dx O.Albertini

    Pubblicato a colori su "La Vita e le Opere di Oreste Albertini", pag. 132 - n. catalogo 164.

    Oreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese.
    Clicca per espandere

    La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a BesanoOreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese. La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.

    Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.

    Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.

    Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a Besano.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 30  

    Sesto Calende (1922)

    Lorenzo Gignous
    Modena 1862 - Porto Ceresio (VA) 1958
    Olio su tela cm 59,5x118 firmato in basso a sx L.Gignous

    Lorenzo Gignous nacque a Modena nel 1862, ed è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica italiana del XIX e XX secolo. Nipote del pittore Eugenio Gignous, intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove affermò il suo talento per la pittura di paesaggio.
    Clicca per espandere

    Nel 1884, durante il suo periodo accademico, vinse il Premio Mylius per la pittura di paesaggio storico, con una veduta di Sesto Calende sul Lago Maggiore, che ricordava lo sbarco di Garibaldi e dei Cacciatori delle Alpi nel maggio del 1859. Questo tema divenne ricorrente nella sua produzione artistica, caratterizzata da un forte naturalismo.
    Nel corso della sua carriera, Gignous partecipò alle principali esposizioni nazionali, distinguendosi soprattutto per le sue rappresentazioni del Lago Maggiore, che dipinse frequentemente en plein air, spesso durante i soggiorni a Stresa con lo zio Eugenio, che si era trasferito in quella località nel 1887. La sua arte rifletteva una visione intima e dettagliata dei paesaggi naturali, contribuendo a consolidare la sua reputazione come paesaggista.
    Fino al 1922, oltre alla sua carriera pittorica, Gignous lavorò anche presso le Ferrovie dello Stato, un impiego che gli permise di entrare in contatto con importanti ambienti pubblici, ottenendo anche commissioni ufficiali. Lorenzo Gignous morì nel 1958 a Porto Ceresio, lasciando un'eredità significativa nel panorama della pittura italiana.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 30  

    Sesto Calende (1922)

    Lorenzo Gignous Lorenzo Gignous
    Modena 1862 - Porto Ceresio (VA) 1958
    Olio su tela cm 59,5x118 firmato in basso a sx L.Gignous

    Lorenzo Gignous nacque a Modena nel 1862, ed è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica italiana del XIX e XX secolo. Nipote del pittore Eugenio Gignous, intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove affermò il suo talento per la pittura di paesaggio.
    Clicca per espandere

    Nel 1884, durante il suo periodo accademico, vinse il Premio Mylius per la pittura di paesaggio storico, con una veduta di Sesto Calende sul Lago Maggiore, che ricordava lo sbarco di Garibaldi e dei Cacciatori delle Alpi nel maggio del 1859. Questo tema divenne ricorrente nella sua produzione artistica, caratterizzata da un forte naturalismo.
    Nel corso della sua carriera, Gignous partecipò alle principali esposizioni nazionali, distinguendosi soprattutto per le sue rappresentazioni del Lago Maggiore, che dipinse frequentemente en plein air, spesso durante i soggiorni a Stresa con lo zio Eugenio, che si era trasferito in quella località nel 1887. La sua arte rifletteva una visione intima e dettagliata dei paesaggi naturali, contribuendo a consolidare la sua reputazione come paesaggista.
    Fino al 1922, oltre alla sua carriera pittorica, Gignous lavorò anche presso le Ferrovie dello Stato, un impiego che gli permise di entrare in contatto con importanti ambienti pubblici, ottenendo anche commissioni ufficiali. Lorenzo Gignous morì nel 1958 a Porto Ceresio, lasciando un'eredità significativa nel panorama della pittura italiana.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Emanuele Brugnoli
    Bologna 1859 - Venezia 1944
    Olio su tela cm 45,5x74 firmato in basso a dx BrugnoliEmanuele Brugnoli, nato a Bologna il 2 settembre 1859, fu uno stimato pittore italiano noto soprattutto per le sue straordinarie opere realizzate con la tecnica dell'acquerello. Dopo aver studiato all'Accademia della sua città sotto la guida dello scenografo Valentino Solmi, divenne l'allievo prediletto di quest'ultimo.
    Clicca per espandere

    La sua carriera artistica fu fortemente influenzata dalla sua permanenza a Venezia, iniziata nel 1880 dopo aver trascorso alcune settimane nella città della laguna.

    A Venezia, Brugnoli entrò in contatto con artisti del calibro di Tito, Serena, Favretto e Milesi, e si dedicò principalmente alla rappresentazione di vedute e paesaggi lagunari. La sua abilità straordinaria nell'uso dell'acquerello divenne evidente, definendo gran parte della sua produzione artistica. Nel 1861, si recò a Londra per partecipare all'Esposizione degli acquerellisti italiani, e da allora partecipò a numerose mostre internazionali.

    Nel 1886, prese parte alla Promotrice fiorentina, seguita nel 1888 dalla partecipazione all'Esposizione Emiliana di Bologna. La sua presenza alla Biennale di Venezia fu notevole, partecipando alla seconda edizione nel 1899 e a quelle successive dal 1901 al 1907 e dal 1920 al 1934.

    Nel 1912, Brugnoli ottenne il titolo di professore di acquerello e incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dirigendo la Scuola Libera di Incisione fino al 1932. Nonostante la sua fama fosse principalmente legata agli acquerelli, dimostrò grande passione anche per l'acquaforte, prendendo ispirazione soprattutto da James McNeill Whistler.

    La sua notorietà crebbe ulteriormente grazie all'acquisto da parte dell'Imperatore di Germania Guglielmo II di uno dei suoi acquerelli, "Un canale di Venezia". Brugnoli continuò a esporre regolarmente alle Internazionali veneziane, guadagnandosi l'attenzione critica per la sua maestria artistica.

    Emanuele Brugnoli si spense a Venezia il 22 marzo 1944, lasciando un lascito duraturo nel mondo dell'arte, soprattutto per la sua abilità distintiva nell'uso dell'acquerello e dell'acquaforte.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Emanuele Brugnoli Emanuele Brugnoli
    Bologna 1859 - Venezia 1944
    Olio su tela cm 45,5x74 firmato in basso a dx BrugnoliEmanuele Brugnoli, nato a Bologna il 2 settembre 1859, fu uno stimato pittore italiano noto soprattutto per le sue straordinarie opere realizzate con la tecnica dell'acquerello. Dopo aver studiato all'Accademia della sua città sotto la guida dello scenografo Valentino Solmi, divenne l'allievo prediletto di quest'ultimo.
    Clicca per espandere

    La sua carriera artistica fu fortemente influenzata dalla sua permanenza a Venezia, iniziata nel 1880 dopo aver trascorso alcune settimane nella città della laguna.

    A Venezia, Brugnoli entrò in contatto con artisti del calibro di Tito, Serena, Favretto e Milesi, e si dedicò principalmente alla rappresentazione di vedute e paesaggi lagunari. La sua abilità straordinaria nell'uso dell'acquerello divenne evidente, definendo gran parte della sua produzione artistica. Nel 1861, si recò a Londra per partecipare all'Esposizione degli acquerellisti italiani, e da allora partecipò a numerose mostre internazionali.

    Nel 1886, prese parte alla Promotrice fiorentina, seguita nel 1888 dalla partecipazione all'Esposizione Emiliana di Bologna. La sua presenza alla Biennale di Venezia fu notevole, partecipando alla seconda edizione nel 1899 e a quelle successive dal 1901 al 1907 e dal 1920 al 1934.

    Nel 1912, Brugnoli ottenne il titolo di professore di acquerello e incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dirigendo la Scuola Libera di Incisione fino al 1932. Nonostante la sua fama fosse principalmente legata agli acquerelli, dimostrò grande passione anche per l'acquaforte, prendendo ispirazione soprattutto da James McNeill Whistler.

    La sua notorietà crebbe ulteriormente grazie all'acquisto da parte dell'Imperatore di Germania Guglielmo II di uno dei suoi acquerelli, "Un canale di Venezia". Brugnoli continuò a esporre regolarmente alle Internazionali veneziane, guadagnandosi l'attenzione critica per la sua maestria artistica.

    Emanuele Brugnoli si spense a Venezia il 22 marzo 1944, lasciando un lascito duraturo nel mondo dell'arte, soprattutto per la sua abilità distintiva nell'uso dell'acquerello e dell'acquaforte.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 32  

    Pensieri

    Carlo Cherubini
    Ancona, 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 75x100 firmato in basso a dx Carlo Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.

    STIMA min € 5000 - max € 6000

    Lotto 32  

    Pensieri

    Carlo Cherubini Carlo Cherubini
    Ancona, 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 75x100 firmato in basso a dx Carlo Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 33  

    La ballerina

    Carlo Cherubini
    Ancona 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 60x100 firmato in basso a sx C.Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 33  

    La ballerina

    Carlo Cherubini Carlo Cherubini
    Ancona 1897 - Venezia, 1978
    Olio su tela cm 60x100 firmato in basso a sx C.Cherubini

    Carlo Cherubini nacque ad Ancona il 27 luglio 1897 da Giuseppe Cherubini, anch'egli pittore, e Adelia Ceroni. Ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Venezia, stabilendosi in campo Santo Stefano al piano nobile di Palazzo Pisani.
    Clicca per espandere

    Primogenito di quattro fratelli, frequentò il liceo classico e, da studente, compì un viaggio significativo in Germania.

    La sua carriera artistica ebbe inizio precoce: nel 1913 partecipò all'ottava mostra collettiva di Ca' Pesaro a Venezia e, l'anno successivo, espose alla Biennale di Venezia con l'opera "Bambino pensoso", risultando l'artista più giovane in esposizione. In seguito, partecipò ad altre tre edizioni della Biennale di Venezia nel 1922, 1924 e 1926.

    Nel 1927 si trasferì a Parigi, dove decorò il Lido des Champs-Élysées. Nel 1929, presso la Galerie de la Renaissance della capitale francese, venne organizzata una sua personale. Nel 1930 ricevette la Mention Honorable e nel 1932 la Médaille d'Argent. A Parigi dipinse inoltre l'opera "Si jeunesse savait" e il ritratto di Gorge de la Fouchardière.

    Nel 1933 si recò a New York, dove dipinse per il Lido Club di Long Island. Nel 1937 espose a Pittsburgh. Nel 1940 tornò a Venezia, dove eseguì una decorazione al ristorante Al Colombo.

    I soggetti riconoscibili e caratteristici della sua produzione artistica includono il nudo femminile, le figure in maschera e il paesaggio veneziano. La sua stesura pittorica vibrante e luminosa, caratterizzata da colori vivaci, è di particolare suggestione e identificativa del pittore .

    Diverse mostre sono state dedicate a Carlo Cherubini: nel 2012 si è tenuta la mostra "Carlo Cherubini. Un pittore veneziano a Parigi" alla Galleria Nuova Arcadia di Padova, e nel 2015, a Scorzè, Villa Orsini, si è svolta un'altra mostra omonima. Nel 2011 è stato pubblicato un catalogo delle sue opere, a cura di Guido Moro e Michele Rovoletto.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Pinacoteca di Ascoli Piceno e la Galleria d'Arte Moderna Marangoni di Udine .

    Carlo Cherubini morì a Venezia nel 1978.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 34  

    Arena di Verona

    Giuseppe Danieli
    Belluno 1865 - Verona 1931
    Olio su tela cm 52,5x54 firmato in basso a dx G.Danieli

    Nato a Belluno il 10 maggio 1865, figlio di Paolo e Maddalena De Cian, Giuseppe Danieli fu allievo dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Luigi Nono. Da lui assimilò l'interesse per le ricerche luministiche e la vivace tavolozza cromatica, elementi che influenzarono in particolare i suoi primi lavori.
    Clicca per espandere

    La sua formazione risentì anche delle suggestioni di artisti veneti attivi nel genere paesaggistico e nella pittura di genere, come Giacomo Favretto, Girolamo Milesi, Guglielmo e Giuseppe Ciardi, Pietro Fragiacomo ed Ettore Tito.

    Nel 1897 partecipò alla III Triennale di Belle Arti di Brera con le opere "Giornata grigia" e "Sul tramonto", esponendo accanto ad artisti veneti come Beppe Bezzi e i fratelli Ciardi. L'anno successivo presentò "Riflessi di tramonto" all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove la sua opera fu affiancata ai paesaggi di Angelo Luxoro e Francesco Maragliano. Questo periodo fu caratterizzato da un'intensa attività espositiva, culminata nella partecipazione alla III Biennale di Venezia del 1899 con "Sull'imbrunire - Alta montagna", un'opera che evidenziava la sua predilezione per gli effetti luminosi crepuscolari. Qui ebbe modo di confrontarsi con le correnti artistiche europee, tra cui il simbolismo francese e italiano, nonché il paesaggismo tedesco, svizzero e olandese.

    Dall'incontro con diverse esperienze artistiche, Danieli trasse ispirazione per avvicinarsi ai modi di Delleani e dei paesisti piemontesi, così come alla scuola ligure di Albaro. Alcune sue opere, come "Preghiera serale", "Suore in riva al lago", "Paesaggio lacustre" e "Contemplazione", mostrano influenze simboliste, evidente anche in alcuni pastelli come "Tramonto romantico", "Sogni" ed "Evelina". Tuttavia, rimase sempre fedele ai temi e ai modi espressivi della sua formazione, ritornando spesso a soggetti tipicamente veneziani e chioggiotti, come "Festa del Signore", "Dopo il vespro" e "Canale di Chioggia".

    Nel corso della sua carriera, realizzò anche opere a sfondo sociale, sebbene prive di intenti di denuncia, tra cui "La fonderia", "Ritorno dal lavoro" e "Ultimo lavoro". Parallelamente all'attività pittorica, si dedicò all'insegnamento del disegno nelle scuole professionali, il che lo portò a soggiornare in diverse città italiane: Lentini, Sciacca, Chioggia, Porto Maurizio, Cuneo e infine Verona.

    Continuò ad esporre in importanti rassegne: nel 1904 fu presente all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera con "Pescheria di Chioggia" e "Ritorno dal lavoro"; nel 1906 espose a Firenze "Canale a Chioggia" e "Lago alpino di sera"; nel 1908 presentò "Inverno a Chioggia" e "All'Ave Maria". Nel 1910 partecipò alla Mostra della Società di Belle Arti di Genova con opere come "Vecchi cantieri" e "Alto Cadore".

    L'unica personale in vita fu allestita a Cuneo nel 1917, con alcune opere poi acquisite dal Museo di Bra. Durante il soggiorno cuneese, l'artista trasse ispirazione per nuovi spunti paesaggistici dalle escursioni in montagna. Negli ultimi anni si allontanò dal paesaggio per concentrarsi su scene di vita familiare, come "Ritratto di famiglia" e "Lettura in riva al lago". Tuttavia, non riuscì a trovare nuove vie espressive e, afflitto da problemi di salute, si tolse la vita a Verona il 25 maggio 1931.

    Nel 1942 alcune sue opere furono esposte a Torino presso la Società Promotrice di Belle Arti. In anni recenti, gallerie piemontesi, soprattutto a Torino, hanno promosso iniziative per riscoprire e valorizzare la sua produzione.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 34  

    Arena di Verona

    Giuseppe Danieli Giuseppe Danieli
    Belluno 1865 - Verona 1931
    Olio su tela cm 52,5x54 firmato in basso a dx G.Danieli

    Nato a Belluno il 10 maggio 1865, figlio di Paolo e Maddalena De Cian, Giuseppe Danieli fu allievo dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Luigi Nono. Da lui assimilò l'interesse per le ricerche luministiche e la vivace tavolozza cromatica, elementi che influenzarono in particolare i suoi primi lavori.
    Clicca per espandere

    La sua formazione risentì anche delle suggestioni di artisti veneti attivi nel genere paesaggistico e nella pittura di genere, come Giacomo Favretto, Girolamo Milesi, Guglielmo e Giuseppe Ciardi, Pietro Fragiacomo ed Ettore Tito.

    Nel 1897 partecipò alla III Triennale di Belle Arti di Brera con le opere "Giornata grigia" e "Sul tramonto", esponendo accanto ad artisti veneti come Beppe Bezzi e i fratelli Ciardi. L'anno successivo presentò "Riflessi di tramonto" all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove la sua opera fu affiancata ai paesaggi di Angelo Luxoro e Francesco Maragliano. Questo periodo fu caratterizzato da un'intensa attività espositiva, culminata nella partecipazione alla III Biennale di Venezia del 1899 con "Sull'imbrunire - Alta montagna", un'opera che evidenziava la sua predilezione per gli effetti luminosi crepuscolari. Qui ebbe modo di confrontarsi con le correnti artistiche europee, tra cui il simbolismo francese e italiano, nonché il paesaggismo tedesco, svizzero e olandese.

    Dall'incontro con diverse esperienze artistiche, Danieli trasse ispirazione per avvicinarsi ai modi di Delleani e dei paesisti piemontesi, così come alla scuola ligure di Albaro. Alcune sue opere, come "Preghiera serale", "Suore in riva al lago", "Paesaggio lacustre" e "Contemplazione", mostrano influenze simboliste, evidente anche in alcuni pastelli come "Tramonto romantico", "Sogni" ed "Evelina". Tuttavia, rimase sempre fedele ai temi e ai modi espressivi della sua formazione, ritornando spesso a soggetti tipicamente veneziani e chioggiotti, come "Festa del Signore", "Dopo il vespro" e "Canale di Chioggia".

    Nel corso della sua carriera, realizzò anche opere a sfondo sociale, sebbene prive di intenti di denuncia, tra cui "La fonderia", "Ritorno dal lavoro" e "Ultimo lavoro". Parallelamente all'attività pittorica, si dedicò all'insegnamento del disegno nelle scuole professionali, il che lo portò a soggiornare in diverse città italiane: Lentini, Sciacca, Chioggia, Porto Maurizio, Cuneo e infine Verona.

    Continuò ad esporre in importanti rassegne: nel 1904 fu presente all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera con "Pescheria di Chioggia" e "Ritorno dal lavoro"; nel 1906 espose a Firenze "Canale a Chioggia" e "Lago alpino di sera"; nel 1908 presentò "Inverno a Chioggia" e "All'Ave Maria". Nel 1910 partecipò alla Mostra della Società di Belle Arti di Genova con opere come "Vecchi cantieri" e "Alto Cadore".

    L'unica personale in vita fu allestita a Cuneo nel 1917, con alcune opere poi acquisite dal Museo di Bra. Durante il soggiorno cuneese, l'artista trasse ispirazione per nuovi spunti paesaggistici dalle escursioni in montagna. Negli ultimi anni si allontanò dal paesaggio per concentrarsi su scene di vita familiare, come "Ritratto di famiglia" e "Lettura in riva al lago". Tuttavia, non riuscì a trovare nuove vie espressive e, afflitto da problemi di salute, si tolse la vita a Verona il 25 maggio 1931.

    Nel 1942 alcune sue opere furono esposte a Torino presso la Società Promotrice di Belle Arti. In anni recenti, gallerie piemontesi, soprattutto a Torino, hanno promosso iniziative per riscoprire e valorizzare la sua produzione.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Marcello Vianello
    Verona 1909-1985
    Olio su tela cm 65x130 firmato in basso a dx M.Vianello

    Pubblicato in bianco e nero su "Opere del pittore Marcello Vianello" n. catalogo 14.

    Marcello Vianello nacque a Verona nel 1909 da padre veneziano. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno e la pittura, orientandosi verso studi artistici.
    Clicca per espandere

    Si diplomò all'Accademia di Belle Arti "Cignaroli" di Verona, dove fu allievo dei maestri Savini, Girelli, Trentini e Nardi. Contemporaneamente, frequentò la Scuola d'Arte "N. Nani", specializzandosi nell'affresco e nella decorazione, sotto la guida del maestro Pino Casarini .

    Nel corso della sua carriera, Vianello si distinse per la sua abilità nella pittura da cavalletto e nell'affresco. Una delle sue opere più significative in quest'ultimo ambito è la decorazione della chiesa di San Giuseppe a Bovolone, dove realizzò un "Cristo in trono fra i santi Giuseppe e Biagio e gli Apostoli" .
    Il suo stile pittorico si inserisce nella tradizione dei paesaggisti veneti, con particolare attenzione alla rappresentazione di scene quotidiane e ambienti urbani. Opere come "Sottoriva", che ritrae una delle vie più caratteristiche di Verona, e "Riva veneziana", testimoniano la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Marcello Vianello morì a Verona nel 1985.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Marcello Vianello Marcello Vianello
    Verona 1909-1985
    Olio su tela cm 65x130 firmato in basso a dx M.Vianello

    Pubblicato in bianco e nero su "Opere del pittore Marcello Vianello" n. catalogo 14.

    Marcello Vianello nacque a Verona nel 1909 da padre veneziano. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno e la pittura, orientandosi verso studi artistici.
    Clicca per espandere

    Si diplomò all'Accademia di Belle Arti "Cignaroli" di Verona, dove fu allievo dei maestri Savini, Girelli, Trentini e Nardi. Contemporaneamente, frequentò la Scuola d'Arte "N. Nani", specializzandosi nell'affresco e nella decorazione, sotto la guida del maestro Pino Casarini .

    Nel corso della sua carriera, Vianello si distinse per la sua abilità nella pittura da cavalletto e nell'affresco. Una delle sue opere più significative in quest'ultimo ambito è la decorazione della chiesa di San Giuseppe a Bovolone, dove realizzò un "Cristo in trono fra i santi Giuseppe e Biagio e gli Apostoli" .
    Il suo stile pittorico si inserisce nella tradizione dei paesaggisti veneti, con particolare attenzione alla rappresentazione di scene quotidiane e ambienti urbani. Opere come "Sottoriva", che ritrae una delle vie più caratteristiche di Verona, e "Riva veneziana", testimoniano la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Marcello Vianello morì a Verona nel 1985.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 73x89 firmato in basso a sx Beppe Ciardi

    Pubblicato in bianco e nero su "BEPPE CIARDI Catalogo generale delle opere" a pag.168 - n. catalogo 396.

    Giuseppe "Beppe" Ciardi è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
    Clicca per espandere

    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 73x89 firmato in basso a sx Beppe Ciardi

    Pubblicato in bianco e nero su "BEPPE CIARDI Catalogo generale delle opere" a pag.168 - n. catalogo 396.

    Giuseppe "Beppe" Ciardi è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
    Clicca per espandere

    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Teodoro Wolf Ferrari
    Venezia 1878 - San Zenone degli Ezzelini 1945
    Olio su tavola cm 57,5x73,5 firmato in basso a dx TeodoroWolf Ferrari

    Teodoro Wolf Ferrari nacque a Venezia il 28 giugno 1878, figlio del pittore tedesco August Wolf e della veneziana Emilia Ferrari. Cresciuto in un ambiente familiare permeato dall'arte, sviluppò fin da giovane una profonda passione per la pittura.
    Clicca per espandere

    Nel 1892 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo e Millo Bortoluzzi, completando gli studi nel 1895 .

    Nel 1896 si trasferì a Monaco di Baviera, dove entrò in contatto con il gruppo Die Scholle, il movimento Jugendstil e la Secessione Viennese, che influenzarono profondamente la sua formazione artistica. Durante questo periodo, partecipò a numerose esposizioni in Germania e Austria, consolidando la sua reputazione come pittore paesaggista.

    Nel 1910, Wolf Ferrari presentò una mostra personale a Ca' Pesaro a Venezia, che fu successivamente trasferita a Stoccolma nel 1910 e ad Hannover nel 1912. Nel 1912 fondò l'associazione "L'Aratro", ispirata all'esperienza con il gruppo Die Scholle, impegnata nella realizzazione di opere d'arte applicata, tra cui dipinti, vetrate, oggetti d'arredo, tappezzerie e gioielli .

    Wolf Ferrari partecipò attivamente alla vita artistica veneziana, esponendo alla Biennale di Venezia dal 1912 al 1938 e prendendo parte alle mostre della Secessione Romana nel 1913 e nel 1915. Nel 1919 fu tra i fondatori dell'Unione Giovani Artisti di Venezia. Nel 1924, su incarico di Vittorio Emanuele III, si recò in Libia, dove dipinse una serie di 32 opere a soggetto coloniale.

    Negli anni successivi, Wolf Ferrari si dedicò principalmente alla pittura di paesaggi, trascorrendo il resto della sua vita tra Venezia e San Zenone degli Ezzelini. Morì il 27 gennaio 1945 e fu sepolto nel cimitero monumentale di San Michele in Isola a Venezia.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Teodoro Wolf Ferrari Teodoro Wolf Ferrari
    Venezia 1878 - San Zenone degli Ezzelini 1945
    Olio su tavola cm 57,5x73,5 firmato in basso a dx TeodoroWolf Ferrari

    Teodoro Wolf Ferrari nacque a Venezia il 28 giugno 1878, figlio del pittore tedesco August Wolf e della veneziana Emilia Ferrari. Cresciuto in un ambiente familiare permeato dall'arte, sviluppò fin da giovane una profonda passione per la pittura.
    Clicca per espandere

    Nel 1892 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove studiò sotto la guida di Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo e Millo Bortoluzzi, completando gli studi nel 1895 .

    Nel 1896 si trasferì a Monaco di Baviera, dove entrò in contatto con il gruppo Die Scholle, il movimento Jugendstil e la Secessione Viennese, che influenzarono profondamente la sua formazione artistica. Durante questo periodo, partecipò a numerose esposizioni in Germania e Austria, consolidando la sua reputazione come pittore paesaggista.

    Nel 1910, Wolf Ferrari presentò una mostra personale a Ca' Pesaro a Venezia, che fu successivamente trasferita a Stoccolma nel 1910 e ad Hannover nel 1912. Nel 1912 fondò l'associazione "L'Aratro", ispirata all'esperienza con il gruppo Die Scholle, impegnata nella realizzazione di opere d'arte applicata, tra cui dipinti, vetrate, oggetti d'arredo, tappezzerie e gioielli .

    Wolf Ferrari partecipò attivamente alla vita artistica veneziana, esponendo alla Biennale di Venezia dal 1912 al 1938 e prendendo parte alle mostre della Secessione Romana nel 1913 e nel 1915. Nel 1919 fu tra i fondatori dell'Unione Giovani Artisti di Venezia. Nel 1924, su incarico di Vittorio Emanuele III, si recò in Libia, dove dipinse una serie di 32 opere a soggetto coloniale.

    Negli anni successivi, Wolf Ferrari si dedicò principalmente alla pittura di paesaggi, trascorrendo il resto della sua vita tra Venezia e San Zenone degli Ezzelini. Morì il 27 gennaio 1945 e fu sepolto nel cimitero monumentale di San Michele in Isola a Venezia.



    2 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Horace Fisher
    1861-1928
    Olio su tela cm 103,5x64 firmato in basso a dx Horace Fisher



    Tra le sue opere più note si annoverano Young Girls Picking Flowers, A Peasant Girl on a Sunlit Veranda, Lost in Thought e The Orange Sellers.
    STIMA min € 4500 - max € 5000

    Horace Fisher Horace Fisher
    1861-1928
    Olio su tela cm 103,5x64 firmato in basso a dx Horace Fisher



    Tra le sue opere più note si annoverano Young Girls Picking Flowers, A Peasant Girl on a Sunlit Veranda, Lost in Thought e The Orange Sellers.


    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Giuseppe Palizzi
    Lanciano (CH) 1812 - Parigi 1888
    Olio su tavola cm 40x32 firmato in basso a sx G.Palizzi

    Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo.
    Clicca per espandere

    La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise. Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo. La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise.

    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Giuseppe Palizzi Giuseppe Palizzi
    Lanciano (CH) 1812 - Parigi 1888
    Olio su tavola cm 40x32 firmato in basso a sx G.Palizzi

    Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo.
    Clicca per espandere

    La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise. Giuseppe Palizzi nacque a Lanciano (Chieti) il 19 marzo 1812, figlio di Antonio, avvocato e insegnante di lettere e filosofia, e di Doralice Del Greco, donna colta e particolarmente dedita alla musica. Secondogenito di una famiglia numerosa, fu parte di una dinastia di artisti che includeva i suoi fratelli Filippo, Nicola e Francesco Paolo, anch'essi pittori di rilievo. La città di Lanciano conserva ancora la sua casa natale, situata nel quartiere Borgo, in via dei Tribunali .

    Nel 1835, Palizzi si trasferì a Napoli per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove studiò con Anton Sminck van Pitloo e successivamente con Gabriele Smargiassi. Entrò in contatto con i pittori della Scuola di Posillipo e partecipò alle mostre biennali Borboniche, presentando paesaggi storici. Tuttavia, i difficili rapporti con il mondo accademico lo portarono a lasciare l'Italia nel 1844 .

    Si stabilì a Parigi, dove entrò in contatto con i membri della Scuola di Barbizon e divenne uno dei primi artisti italiani a dipingere nella foresta di Fontainebleau. Espose regolarmente ai Salons parigini e partecipò all'Esposizione Universale del 1855. Nel 1859 fu insignito del titolo di Cavaliere della Legion d'Onore e nel 1862 ricevette la Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro .

    Palizzi si stabilì nel villaggio di Bourron-Marlotte, ai margini della foresta di Fontainebleau, dove acquisì un atelier per il fratello Filippo a Grez-sur-Loing. Con l'approvazione dell'amministrazione forestale, costruì un altro atelier nella foresta, vicino alla Gorge aux Loups, che spesso condivideva con i suoi fratelli. La sua pittura, inizialmente romantica, evolvette verso scene realistiche di contadini e animali, influenzata da eventi personali e storici, come la morte del fratello Nicola e la guerra franco-prussiana .

    Palizzi morì a Parigi il 1º gennaio 1888 e fu sepolto nel cimitero di Père-Lachaise.



    1 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Guido Agostini
    Firenze XIX - 1898
    Olio su tavola cm 37x58,5 firmato in basso a dx Agostini

    Guido Agostini è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
    Clicca per espandere

    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Guido Agostini Guido Agostini
    Firenze XIX - 1898
    Olio su tavola cm 37x58,5 firmato in basso a dx Agostini

    Guido Agostini è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
    Clicca per espandere

    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
Slide Show di tutti i lotti