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RICERCA LOTTI

Asta 34 - Dipinti selezionati XIX e XX secolo

dettaglio asta
  • Lotto 1  

    Marina ligure

    Cesare Maggi Cesare Maggi
    Roma 1881 - Torino 1962
    Olio su tavola cm 14x21 firmato in alto a dx C.Maggi

    Cesare Maggi, nato a Roma il 13 gennaio 1881, proveniva da una famiglia di attori. Dopo gli studi classici tra Firenze e Lucca, intraprese la sua formazione artistica presso gli studi di Vittorio Corcos e Gaetano Esposito.
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    Esordì pubblicamente nel 1898 a Firenze e successivamente si recò a Parigi per frequentare l'accademia di Fernand Cormon. La sua carriera artistica fu influenzata dalla luce della pittura di Giovanni Segantini, e nel 1899 si trasferì nell'Engadina per seguire le sue tracce.

    Dopo la morte della madre nel 1900, Maggi si stabilì a Torino e iniziò le sue sperimentazioni artistiche a Forno Alpi Graie. Nel 1900, firmò un contratto esclusivo con il mercante Alberto Grubicy, diventando parte del gruppo divisionista. Nel 1904, si trasferì a La Thuile in Val d'Aosta per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905, presentò il dipinto "Mattino di festa" all'Esposizione internazionale di Venezia, segnando un momento significativo nella sua carriera.

    Dal 1907 in poi, Maggi partecipò a numerose mostre internazionali, ottenendo riconoscimenti e successi. Nel 1913 lasciò La Thuile per stabilirsi a Torino, chiudendo la sua fase divisionista. La Biennale di Venezia del 1914 mostrò ancora opere influenzate da Segantini. La chiamata alle armi nel 1915 non interruppe la sua ricerca artistica, e il suo stile si perfezionò durante il servizio militare.

    Congedato nel 1919, tornò a Torino e riprese intensa attività espositiva, ottenendo successi e acquisizioni importanti. Nel 1926, il dipinto "Neve" fu acquistato dalla Galleria civica di Torino. La sua pittura subì l'influenza del movimento Novecento, senza una vera adesione. Nel 1935 divenne supplente di Cesare Ferro all'Accademia Albertina di Torino, iniziando una prolifica carriera di insegnante fino al 1951.

    Nel corso degli anni, Maggi partecipò a numerose mostre nazionali, ricevendo premi e riconoscimenti. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Negli anni successivi, la sua attività espositiva si diradò a causa di problemi di salute e depressione legata alla morte della moglie nel 1957. Nel 1959, una retrospettiva a Torino segnò la sua consacrazione pubblica.

    Cesare Maggi morì a Torino il 11 maggio 1961.

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    min € 2000 - max € 2500
  • Lotto 2  

    Baite montane

    Leonardo Roda Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
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    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 3  

    Paesaggio con figura

    Carlo Follini Carlo Follini
    Domodossola 1848 - Pegli 1939
    Olio su cartone cm 10x17,5 firmato in basso a sx C. Follini

    Carlo Follini nacque a Domodossola il 24 agosto 1848, figlio di Giorgio, colonnello dell’esercito, e di Teresa Portis. Fin dalla giovane età, il futuro artista manifestò un vivo interesse per l’arte, dedicandosi in maniera autodidatta alla pittura e alla scultura.
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    Inizialmente impegnato negli studi matematici a Torino, ben presto decise di seguire la sua vera vocazione, iscrivendosi all’Accademia Albertina. Qui ebbe l’opportunità di apprendere i fondamenti dell’arte sotto la guida di Antonio Fontanesi, rinomato pittore paesaggista, che influenzò profondamente il suo percorso creativo.

    Durante la sua carriera, Follini si fece notare esponendo numerosi studi dal vero, tra cui rilevanti partecipazioni in rassegne artistiche sia in Italia che all’estero. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata sciolta e da un tratto elegante, riescono a catturare la bellezza dei paesaggi, testimonianza dell’influenza della Scuola di Rivara e dei contemporanei artisti francesi. Tra le opere più celebri si ricordano “Campagna napoletana”, “La siesta”, “Sui monti”, “Guado”, “Canal grande a Venezia”, “Frasche dorate”, “Silenzio verde” e “La dent du Geant”.

    Negli ultimi anni della sua vita, Follini si stabilì a Pegli, un caratteristico quartiere di Genova, dove continuò a lavorare e a contribuire al panorama artistico nazionale fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1938. La sua eredità artistica rimane viva grazie alla presenza delle sue opere in importanti collezioni private e pubbliche, che testimoniano un percorso artistico segnato da passione, dedizione e talento.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
  • Lotto 4  

    Tramonto sul mare

    Lidio Ajmone Lidio Ajmone
    Coggiola (VC) 1884 - 1945 Andezeno (TO)
    Olio su tavola cm 10,5x7 firmato in basso a sx L.Ajmone

    Lidio Ajmone, pittore italiano, nacque a Coggiola, in provincia di Biella, il 10 aprile 1884. Fin da giovane, seguendo le orme del padre notaio, si trasferì a Torino, città in cui intraprese gli studi classici e in seguito frequentò l’Accademia Albertina.
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    Qui ebbe modo di approfondire la sua formazione artistica, studiando anche presso lo studio di Vittorio Cavalleri e lasciandosi influenzare dalle opere di maestri come Delleani, Tavernier e Bistolfi.

    Nel 1912, in un periodo in cui la sua carriera artistica cominciava a delinearsi con decisione, Ajmone intraprese un viaggio in Tripolitania, esperienza che alimentò il suo interesse per paesaggi e ambientazioni esotiche. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come capitano degli Alpini, distinguendosi in combattimento e ottenendo la Croce di Guerra per il coraggio dimostrato sul campo.

    Il periodo che va dal 1925 al 1928 rappresenta uno dei momenti più significativi della sua attività: fu in Somalia, dove operò come pittore ufficiale, a dare nuova linfa creativa alla sua produzione artistica. In questo contesto, Ajmone realizzò una serie di opere che, con l’uso sapiente del colore e una pennellata impressionista, catturarono l’essenza dei paesaggi e delle tradizioni locali. Successivamente, trascorse anche un periodo a Rodi, arricchendo ulteriormente il proprio percorso esotico.

    Nel 1941, a causa di una malattia, fece ritorno in Italia, stabilendosi ad Andezeno, nei pressi di Torino. Fu lì che, nonostante le difficoltà, continuò a dipingere fino alla sua scomparsa, avvenuta il 25 settembre 1945. La sua evoluzione artistica, che lo vide passare da una tradizione paesaggistica piemontese a una vibrante esaltazione del colore, ha lasciato un’impronta duratura nel panorama artistico italiano. A testimonianza del suo valore, il Circolo degli Artisti di Torino gli dedicò, nel 1946, una retrospettiva che celebrò la ricchezza e la varietà della sua produzione.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 5  

    Sole di Aprile

    Severino Ferraris Severino Ferraris
    Prestinone (VB) 1903 - 1979
    Olio su tavola cm 18x12,5 firmato in basso a dx S. Ferraris

    Severino Ferraris, pittore italiano, nacque il 5 settembre 1903 a Craveggia Prestinone, in provincia di Novara, dove risiede. Fin dalla giovane età, si dedicò con impegno allo studio dell’arte, frequentando la scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore.
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    La sua formazione fu arricchita dall’influenza familiare, essendo nipote del celebre pittore Carlo Fornara, il cui esempio contribuì a plasmare la sua visione artistica.

    La carriera di Ferraris si sviluppò in un contesto di vivace partecipazione a mostre regionali e nazionali. Egli espose le proprie opere in importanti sedi espositive quali la Nazionale di Milano, la Promotrice di Torino e le sindacali di Novara, riscuotendo apprezzamenti anche al Premio Bognanco del 1953 e alla I Nazionale d’Arte pura a Napoli. La sensibilità con cui interpretava la luce e il colore gli permise di sviluppare uno stile personale e raffinato, capace di catturare l’essenza dei paesaggi e delle atmosfere quotidiane.

    Le opere di Severino Ferraris sono oggi custodite in istituzioni di rilievo, come la Pinacoteca Galletti di Domodossola, il Museo del Paesaggio di Pallanza e il Museo di Latina, oltre a far parte di numerose collezioni private. Non meno importante fu il suo contributo nel campo dell’arte sacra: egli realizzò le pale d'altare per le chiese di S. Biagio in Domodossola e di Stella Maris in Cervia, lasciando un segno indelebile nel patrimonio artistico religioso.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
  • Lotto 6  

    Paesaggio

    Giovanni Colmo Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su tavola cm 8,5x15 firmato in basso a sx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
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    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 7  

    Scorcio sul lago

    Salvatore Mazza Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su carta cm 14,5x11 firmato in basso a dx S. Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
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    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 8  

    La fuga

    Salvatore Mazza Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su cartone cm 14x11 firmato in basso a dx S.Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
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    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 9  

    Marina

    Carlo Mancini Carlo Mancini
    Milano 1829 - 1910
    Olio su cartone cm 11x17 firmato in basso a sx C.Mancini

    Carlo Mancini nacque a Milano il 28 febbraio 1829, figlio di Lorenzo e della contessa Lucrezia Barbiano di Belgioioso. L’ambiente familiare fu cruciale per la sua formazione personale e artistica.
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    Crescendo in un contesto che alimentò un profondo amore per la patria, nel 1859 si arruolò con i volontari piemontesi, insieme al fratello Ludovico. Parallelamente, entrò in contatto con il mondo musicale attorno alla villa di famiglia a Merate, dove si esibivano compositori come Rossini, Verdi, Bellini e Donizetti, e si dedicò anche al pianoforte. La sua amicizia con il compositore Arrigo Boito fu significativa, e fu proprio attraverso Mancini che Boito mise in musica parte del suo Mefistofele.

    Non si conoscono con certezza le modalità con cui Mancini si avvicinò alla pittura di paesaggio, né la sua formazione accademica. Tuttavia, è documentato un viaggio in Bretagna e Normandia, che lo ispirò per alcune delle sue prime opere esposte dal 1857. Sebbene si tramandi che abbia frequentato l'Accademia di Brera, non esistono prove documentarie a conferma di ciò. È possibile che Mancini abbia avuto una formazione privata con Giovanni Bisi, docente di paesaggio a Brera, a partire dal 1838. Alcune sue opere, come il dipinto Paesaggio (Milano, Accademia di Brera), risalente agli anni Cinquanta, suggeriscono che abbia intrapreso un percorso d’apprendimento con Bisi, forse in modo informale.

    Mancini fu uno dei principali esponenti della riforma della pittura di paesaggio che si sviluppò a Milano verso la fine degli anni Sessanta, condividendo con altri artisti lombardi un approccio verista e naturalista. La sua pittura si caratterizzò per l'accurata osservazione della natura, con una composizione semplice e una particolare attenzione alla luce e agli effetti atmosferici. Tra le sue opere più apprezzate, Fattoria presso Yport (Milano, Accademia di Brera), esposto nel 1862, ottenne il favore del pubblico e venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione.

    Nel 1867, Mancini fu nominato accademico di Brera. Nella seconda metà degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, realizzò una serie di opere di grande qualità, come Ave Maria della sera (Milano, Accademia di Brera) e il dipinto del Lago di Como, che evidenziavano la sua abilità nel rendere l’atmosfera e la luce. La sua tecnica si affinò con il tempo, raggiungendo una precisione disegnativa quasi fotografica. Dopo il 1875, Mancini smise di esporre, partecipando solo sporadicamente alle attività dell’Accademia. Negli anni successivi, viaggiò in Inghilterra, Egitto, India, Birmania, Siam e Cina, realizzando numerosi schizzi, considerati da alcuni critici la sua produzione migliore.

    Morì a Milano il 10 marzo 1910.

    STIMA:
    min € 700 - max € 800
  • Lotto 10  

    Paesaggio

    Marcello Broggi Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi

    STIMA:
    min € 300 - max € 400
  • Lotto 11  

    Paesaggio montano

    Marcello Broggi Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi

    STIMA:
    min € 300 - max € 400
  • Lotto 12  

    Paesaggio autunnale

    Anonimo firmato G.M. Anonimo firmato G.M.
    XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12 firmato in alto a dx G.M.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 13  

    Paesaggi

    Coppia firma indecifrata Coppia firma indecifrata
    Italia XIX-XX secolo
    Acquarelli su carta cm 3,5x7 firmato in basso a dx

    STIMA:
    min € 400 - max € 500
  • Lotto 14  

    Fiume Serio

    Luigi Brignoli Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
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    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
  • Lotto 15  

    Paesaggio

    Luigi Brignoli Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
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    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
  • Lotto 16  

    Chiaro di Luna

    Luigi Bettinelli Luigi Bettinelli
    Bergamo 1824 - 1892
    Olio su cartone cm 13x16 firmato in basso a sx Bettinelli

    Luigi Bettinelli nacque a Bergamo il 25 ottobre 1824 e morì nella stessa città il 20 giugno 1892. Allievo dell'Accademia Carrara a partire dal 1841, studiò pittura sotto la guida del bergamasco Pietro Ronzoni.
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    Su suggerimento del maestro, si recò a Roma tra il 1857 e il 1862 per approfondire lo studio delle antichità. Durante il soggiorno romano, abitò in via dei Greci e strinse amicizia con il pittore conterraneo Enrico Coghetti.

    Nel 1861, Bettinelli partecipò all'Esposizione Italiana di Firenze, entrando in contatto con la scena artistica nazionale. Questo incontro influenzò la sua evoluzione stilistica, spingendolo a dedicarsi alla pittura en plein air e a rappresentare la natura con maggiore immediatezza. Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove rimase colpito dalle opere di artisti come Gustave Courbet, Jean-Baptiste Camille Corot e Théodore Rousseau. Questa esperienza rafforzò il suo interesse per la pittura naturalista e per la rappresentazione diretta della realtà.

    Tra il 1870 e il 1912, le opere di Bettinelli furono esposte in diverse mostre collettive in città come Parma, Firenze, Milano, Roma, Torino, Venezia e Bologna, ottenendo riconoscimenti come la medaglia d'argento alla Mostra Italiana di Arti Belle di Parma nel 1870 e la medaglia d'oro all'Esposizione d'Arte Sacra di Roma nel 1883. Nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di una formazione accademica ufficiale, Bettinelli riuscì a ritagliarsi un posto significativo nel panorama artistico dell'epoca, influenzando le generazioni future di pittori bolognesi.

    La sua arte si caratterizza per un realismo profondo e una rappresentazione autentica della natura, lontana dalle convenzioni accademiche. La sua solitudine esistenziale e la ricerca di una connessione genuina con il mondo naturale emergono chiaramente nelle sue opere, rendendolo una figura distintiva nel panorama artistico dell'Ottocento italiano.

    Luigi Bettinelli è sepolto nella tomba di famiglia nella sala della Madonna delle Assi della Certosa di Bologna.

    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
  • Lotto 17  

    Cavalli alla stanga

    Angelo Landi Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
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    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 18  

    Paesaggio

    Angelo Landi Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
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    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 19  

    Casolare

    Orazio Pigato Orazio Pigato
    Reggio Calabria 1896 - Verona 1966
    Olio su cartone cm 14,5x21 firmato in basso a dx Pigato

    Orazio Pigato nacque a Reggio Calabria il 6 marzo 1896 e si spense a Verona il 27 giugno 1966. Dopo essersi trasferito a Verona in giovane età, frequentò l'Accademia Cignaroli, dove sviluppò una forte passione per la pittura.
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    La sua carriera artistica iniziò nel 1918, quando partecipò a una mostra collettiva al Museo Civico di Verona. L'anno seguente, prese parte alla Quadriennale di Torino con l'opera "Mattino", segnando uno dei primi successi espositivi. Nel 1922, fu presente alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Mattino d'inverno".

    La sua pittura si caratterizza per l'uso di colori vivaci e una rappresentazione sensibile della luce, elementi che conferiscono alle sue opere una particolare vivacità. Pigato trasse ispirazione da vari artisti, tra cui i veronesi Sartorari e Semeghini, ma anche da pittori francesi come Marquet, Sisley, Pissarro, e Corot, per i quali nutriva una profonda ammirazione.

    Nel 1935, oltre alla sua attività pittorica, Pigato iniziò a insegnare alla Regia Scuola d'Arte di Verona, oggi Liceo Artistico Boccioni-Nani, contribuendo così al panorama culturale veronese. Le sue opere, apprezzate per l'originalità e il contributo significativo all'arte italiana del XX secolo, sono state oggetto di numerosi successi nelle aste pubbliche, continuando a suscitare interesse nel mercato dell'arte.

    STIMA:
    min € 600 - max € 800
  • Vittore Antonio Cargnel Vittore Antonio Cargnel
    Venezia 1872 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 16x23,5 firmato in basso a dx Vittore Cargnel

    Vittore Antonio Cargnel, nato a Venezia nel 1872, fu un pittore italiano il cui percorso artistico si sviluppò tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nel 1888, si iscrisse all'Accademia di Venezia, ma gran parte della sua formazione avvenne nello studio di Cesare Laurenti, noto pittore simbolista.
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    Cargnel trasse ispirazione anche dalle opere di artisti come Ciardi, Favretto e Nono, dai quali trasse numerosi suggerimenti per il suo sviluppo artistico.

    Le sue capacità artistiche si manifestarono in opere sia di carattere simbolista, come "La sera di Ca’ Pesaro" del 1899, che in ritratti, tra cui il noto "Ritratto di Giuseppe Favaro" del 1905. Tuttavia, la sua vera natura artistica si rivelò come paesaggista, radicato nella tradizione del tardo Ottocento veneto. Questo filone tematico rimase costante in tutta la sua carriera, con la campagna veneta e friulana come principale soggetto delle sue opere.

    Cargnel partecipò alla I Biennale nel 1895 con l'opera "Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis," fortemente influenzata da Nono e Laurenti. La sua partecipazione continuò anche nelle edizioni successive della Biennale e in mostre internazionali come il Salon di Parigi, San Pietroburgo e Lipsia. La sua pittura si evolse verso una maggiore attenzione alla vibrazione atmosferica, evidente nelle opere esposte all'VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera.

    Nel 1900, si trasferì vicino a Treviso, dove avviò una fonderia di campane, e nel 1910 si trasferì a Sacile, dove rimase fino alla disfatta di Caporetto nel 1917. Durante questo periodo, realizzò alcuni dei suoi migliori paesaggi della pedemontana pordenonese, come "Poffabro" del 1912. Dopo la guerra, tornò spesso al paesaggio pedemontano e friulano anche dopo il trasferimento a Milano nel 1918, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera.

    La sua attività espositiva continuò con successo, partecipando a mostre importanti in Italia e all'estero. Cargnel morì a Milano nel 1931, e l'anno successivo si tenne una vasta retrospettiva alla Galleria Milano. Il suo contributo artistico fu successivamente riconosciuto con la presenza di due sue opere alla mostra dei quarant'anni della Biennale nel 1935. La sua opera ricevette una nuova attenzione nel corso degli anni, con retrospettive significative nel 1968 a Pordenone, nel 1988 a Sacile e nel 1999 al Museo civico di Pordenone. Opere di Cargnel si trovano oggi presso il Museo civico d'arte e la provincia di Pordenone.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 21  

    Vele a Venezia

    Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1879 - Venezia 1933
    Olio su cartone e tavola cm 8,5x15,8 firmato in basso a dx

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
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    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA:
    min € 5000 - max € 6000
  • Lotto 22  

    In malga

    Pietro Fragiacomo Pietro Fragiacomo
    Trieste 1856 - Venezia 1922
    Olio su cartone cm 17,5x10 firmato in basso a dx P.F.

    Pietro Fragiacomo, nato a Trieste nel 1856, si trasferì a Venezia da giovane e iniziò a lavorare presso la Società Veneta di Costruzioni Meccaniche. Dopo aver abbandonato gli studi all'Accademia di Belle Arti, continuò a dipingere sotto l'influenza di artisti come Giacomo Favretto ed Ettore Tito.
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    Nel 1880, espose alla mostra nazionale di Torino e successivamente partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua pittura si concentrò sul paesaggio dell'entroterra lagunare veneziano, privilegiando vedute meno convenzionali e popolari rispetto ai suoi contemporanei. Nei suoi dipinti, la veduta diventava un mezzo per esprimere il suo stato d'animo, come evidenziato nei titoli come "Pace" e "Riposo". Nel 1893, ottenne riconoscimento con "La campana della sera", un dipinto che rappresenta un suggestivo scorcio veneziano al tramonto.

    Negli anni Novanta, Fragiacomo cambiò il suo stile, adottando una pittura più materica e sperimentando l'uso della tempera con sovrapposizioni di velature a olio. Nel 1895, entrò nel comitato organizzatore della Biennale di Venezia, esponendo regolarmente alla manifestazione. Nel corso del Novecento, esplorò influenze dell'Art Nouveau e partecipò a esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua vasta produzione, stimata in circa 500 opere, è oggi dispersa tra collezioni private e pubbliche. Pietro Fragiacomo morì a Venezia nel 1922. Anche sua sorella, Antonietta, fu una pittrice di paesaggi, partecipando attivamente alla Biennale di Venezia e continuando la sua carriera fino a data di morte sconosciuta.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
  • Lotto 23  

    Vaporetto a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 24  

    San Giorgio a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 8,3x8,3 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 27  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 10x10 firmato in basso a sx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 28  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 8x8 firmato in basso a sx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 30  

    Notturno San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9x9 firmato in basso a dx Iwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 31  

    Traghettare

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9,5x12 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Giovanni Muzzioli Giovanni Muzzioli
    Modena 1854 - 1894
    Note d'amore
    Olio su tavola cm 14x9 firmato in basso a dx G.Muzzioli

    Giovanni Muzzioli nacque a Modena il 10 febbraio 1854 e morì nella stessa città il 5 agosto 1894.
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    Figlio dell'orologiaio Andrea Muzzioli e di Marianna Gilioli, originaria di Castelvetro, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia Atestina di Belle Arti di Modena nel 1869, sotto la guida di Luigi Asioli, Antonio Simonazzi e Mario Di Scovolo. Nel 1871, grazie alla borsa di studio Poletti, si trasferì a Roma per frequentare l'Accademia di San Luca, dove studiò con i professori Podesti e, successivamente, Coghetti. A Roma, realizzò il dipinto "Abramo e Sara alla corte del Faraone", inviato poi a Modena.

    Dopo un periodo a Modena, Muzzioli si stabilì a Firenze nel 1878, dove rimase fino alla sua morte. In questo periodo, partecipò a diverse esposizioni. Alla Mostra di Milano del 1881, presentò "Nel tempio di Bacco" e "Riti funebri in Egitto", con quest'ultima opera premiata con 1.000 lire e lodata per la sua semplicità ed equilibrio. Nel 1887, espose "Sole di settembre" all'Esposizione di Venezia, mentre nel 1888 portò a Bologna "Le esequie di Britannico", acquistato successivamente da Lionello Cavalieri di Ferrara e considerato uno dei suoi capolavori. Un'altra opera degna di nota è "Le feste di Flora".

    Oltre alla pittura, Muzzioli contribuì al mondo dell'educazione artistica, ricoprendo il ruolo di professore presso le accademie di Modena, Firenze e altre città. La sua influenza si estese anche ad altri artisti, tra cui Eugenio Zampighi.

    La sua carriera artistica si concluse prematuramente il 5 agosto 1894 a Modena.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
  • Lotto 33  

    Paesaggio di montagna

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x14,5 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 34  

    Sulla panchina

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9,5x17 firmato in basso a sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA:
    min € 600 - max € 800
  • Lotto 35  

    Passeggiata al parco

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x11 firmato in basso sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 36  

    Al parco

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x8 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
    Clicca per espandere

    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA:
    min € 400 - max € 500
  • Lotto 37  

    Paesaggio

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x15,5 firmato in basso a dx P.Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 38  

    Paese Ligure

    Pasquale D. Cambiaso Pasquale D. Cambiaso
    Genova 1811 - 1894
    Olio su cartone cm 12x8 firmato in basso a dx Cambiaso

    Domenico Pasquale Cambiaso, nato a Genova il 5 febbraio 1811 e ivi scomparso il 1º marzo 1894, è stato un eminente pittore e incisore italiano, celebre per le sue vedute paesaggistiche e architettoniche.

    Figlio di Bartolomeo e Maddalena, entrambi appartenenti alla nobile famiglia dei Cambiaso, Domenico intraprese la sua formazione artistica presso l'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
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    Successivamente, si trasferì a Parma per perfezionarsi sotto la guida del pittore e scenografo Giuseppe Boccaccio. Un ulteriore periodo a Napoli gli permise di entrare in contatto con la Scuola di Posillipo, arricchendo la sua visione artistica con influenze più moderne.

    Rientrato a Genova, Cambiaso si dedicò principalmente alla pittura di vedute, immortalando con maestria scorci della città e della Riviera ligure. Le sue opere offrono una testimonianza visiva di luoghi che, a causa dei cambiamenti urbanistici, sono oggi irriconoscibili. La sua abilità nel catturare dettagli architettonici e paesaggistici gli valse l'elezione a accademico di merito presso l'Accademia Ligustica nel 1834, a soli 23 anni. Nel 1847 assunse l'incarico di professore aggiunto nella stessa istituzione, per poi diventare docente di disegno presso la Regia Scuola Superiore Navale di Genova.

    Tra il 1860 e il 1862, intraprese un viaggio lungo le coste liguri con l'armatore Giuseppe Bertollo, documentando l'escursione con oltre cento disegni, acquerelli e incisioni. Le sue opere sono state esposte per quasi quattro decenni alle mostre annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Genova. Oltre al valore artistico, le sue vedute offrono un'importante documentazione storica e sociale del territorio ligure prima delle trasformazioni urbanistiche del secolo successivo.

    Padre di due figlie, Laura ed Elisa, entrambe influenzate nella scelta artistica dal padre, Cambiaso ha anche formato allievi di rilievo come Tammar Luxoro, Giovanni Battista Molinelli e Teresa Doria. La critica dell'epoca lo celebrava come un "gran genio nell'arte del paesaggio", riconoscendo il suo talento sia in patria che all'estero. La sua arte si distingue per la solida maestria del disegno, l'acutezza dell'osservazione e un virtuosismo esecutivo che continua a affascinare studiosi e appassionati.

    La sua scomparsa nel 1894 segna la fine di un'epoca, ma le sue opere continuano a essere testimoni di un passato ricco di storia e bellezza, offrendo uno sguardo privilegiato sulla Liguria di un tempo.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
  • Lotto 39  

    Il carretto rosso

    Anonimo firmato G.M. Anonimo Firmato G.M.
    Artista del XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12,5 firmato in basso a sx G.M.








    STIMA:
    min € 300 - max € 400
  • Lotto 40  

    Marina livornese

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tela cm 8x24 firmato in basso a dx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
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    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 41  

    La chioccia

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su cartone cm 10x10 firmato in basso a dx M.Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
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    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA:
    min € 500 - max € 600
  • Lotto 42  

    Chiesetta di paese

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tavola cm 6x9 firmato in basso a sx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
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    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA:
    min € 300 - max € 400
  • Lotto 43  

    Vicolo

    Giovanni Lomi Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 31,5x9,5 firmato in basso a destra G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
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    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano

    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
  • Luigi Gioli Luigi Gioli
    Cascina, Pisa 1854 - Firenze 1947
    Piazza degli Antinori, Firenze

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
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    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
  • Lotto 45  

    La raccolta

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    Pisa 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 18x9,2 firmato in basso a dx F. Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
  • Lotto 46  

    Arabo

    Stefano Ussi Stefano Ussi
    Firenze 1822 - 1901
    Olio su tavola cm 15x8 firmato in basso a sx S. Ussi

    Stefano Ussi è stato un pittore italiano, noto per le sue opere storiche e per il suo successivo coinvolgimento nel movimento orientalista. Dopo aver iniziato la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò sotto la guida di Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli ed Enrico Pollastrini, Ussi partecipò attivamente alla Prima Guerra di Indipendenza Italiana nel 1848, esperienza che influenzò profondamente la sua arte.
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    Durante questo periodo, fu catturato e imprigionato a Theresienstadt, un'esperienza che ispirò opere come L'esule che dall'Alpe guarda l'Italia.

    Nel 1850, terminati gli studi, Ussi cominciò a farsi conoscere grazie a opere storiche di grande impatto, come La cacciata del duca d'Atene e La congiura dei Pazzi. Nel 1860, la sua crescente fama gli valse la nomina a professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove continuò a insegnare per molti anni. Tuttavia, la sua carriera subì una svolta decisiva nel 1869, quando intraprese un viaggio in Egitto in occasione dell'apertura del Canale di Suez. Questo viaggio lo avvicinò al movimento orientalista e ispirò opere come Festa a Fez e Donna araba al pozzo. Successivamente, visitò anche il Marocco, dove approfondì la sua passione per l'arte orientale.

    Nel corso degli anni, oltre a dipinti storici e orientalisti, Ussi si dedicò anche al ritratto, creando opere di notevole raffinatezza come il Ritratto di Linda Ussi in giardino. Morì a Firenze nel 1901, lasciando un'eredità artistica che riflette le trasformazioni culturali e artistiche dell'Italia del XIX secolo. La sua capacità di combinare storia e paesaggi orientali con un senso profondo della luce e della scena lo ha reso uno degli artisti più significativi del suo tempo.

    STIMA:
    min € 1300 - max € 1500
  • Lotto 47  

    Datato 1880

    Guido Agostini Guido Agostini
    Firenze XIX - XX
    Cascata di Staubbach Svizzera

    Guido Agostini (1870-1898) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
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    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898, ma il suo contributo all'arte paesaggistica italiana rimane significativo.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 48  

    Nobiluomo

    Pio Joris Pio Joris
    Roma 1843-1921
    Olio su tavola cm 21,5x16 firmato in basso a dx P.Joris

    Pio Joris (Roma, 8 giugno 1843 – 6 marzo 1921) è stato un pittore, incisore e acquarellista italiano, noto per il suo stile che mescolava il verismo con una tecnica pittorica vivace e brillante. Figlio di Giovanni Battista Joris, un antiquario, e Maddalena Vergè, una sarta, ricevette la sua prima formazione artistica da Emanuele Pastina, un pittore paesaggista napoletano.
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    In seguito, studiò all'Istituto di Belle Arti di Roma dal 1855 al 1861, e un anno dopo frequentò l'Accademia di San Luca, dove fu allievo di Achille Vertunni.

    L'incontro con l'arte della scuola toscana e l'uso della "macchia" segnò una tappa fondamentale nel suo percorso artistico, in particolare dopo la visita all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Firenze nel 1861. Nel 1866, intraprese un viaggio a Napoli, Capri e Sorrento, dove ebbe l'opportunità di incontrare due grandi pittori italiani, Domenico Morelli e Filippo Palizzi, i quali influenzarono profondamente il suo stile. A Roma, conobbe anche Mariano Fortuny, il cui lavoro ebbe un impatto significativo sulla sua pittura.

    Nel corso della sua carriera, Joris espose in numerosi eventi internazionali, ottenendo riconoscimenti di prestigio. Nel 1869, il suo dipinto Domenica mattina fuori Porta del Popolo gli valse una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera. Partecipò anche ad altre esposizioni a Vienna, Parigi e Roma, e nel 1900 ricevette la medaglia d'oro e la Legion d'Onore al Salon di Parigi. Le sue opere trattano spesso temi di folklore romano, raffigurando scene di vita quotidiana, ma si dedicò anche a soggetti storici, come La fuga di papa Eugenio IV, oggi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.

    Joris fu tra i fondatori dell'Associazione degli Acquarellisti Romani e prese parte attivamente alle esposizioni degli Amatori e Cultori di Belle Arti. Il suo stile equilibrato, che univa il realismo alla bellezza visiva, lo rese uno degli artisti più apprezzati della Roma di fine Ottocento.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1300
  • Lotto 49  

    Al pianoforte

    Gustavo Pisani Gustavo Pisani
    Napoli 1887 - 1948
    Olio su cartone cm 17x13 firmato in basso a sx G.Pisani

    Gustavo Pisani (Napoli, 1877 – 1948) è stato un pittore e illustratore italiano, esponente della scuola napoletana. Nato a Napoli, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti della sua città, dove ha studiato sotto la guida di Filippo Palizzi.
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    La sua carriera artistica è stata caratterizzata da una notevole versatilità: si è distinto nella pittura di paesaggi e figure, nelle illustrazioni e ha collaborato anche nel campo giornalistico. Ha partecipato a numerose mostre, sia nazionali che internazionali, ottenendo riconoscimenti e premi che hanno sottolineato la qualità e l'originalità delle sue opere. Le sue creazioni spaziano da scene di mercato a ritratti di vita quotidiana, sempre con una particolare attenzione ai dettagli e all'atmosfera tipica della tradizione pittorica napoletana.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
  • Lotto 50  

    Campagna

    Federico Rossano Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 11x22,5 firmato in basso a dx Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
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    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.


    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
  • Lotto 51  

    Viale alberato

    Attilio Pratella Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 11,2 x17,8 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
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    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
  • Lotto 52  

    La finestra

    Vincenzo Caprile Vincenzo Caprile
    Napoli 1856 - 1936
    Olio su tavola cm 14x23 firmato in basso a dx Caprile




    Vincenzo Caprile nacque a Napoli il 24 giugno 1856, figlio di Luigi e Antonietta Fiscone. La sua formazione artistica si sviluppò presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studiò sotto la guida di maestri come Gabriele Smargiassi, Achille Carrillo e Domenico Morelli.
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    Nonostante l'impronta accademica, Caprile preferì l'approccio diretto alla natura, ispirandosi alla Scuola di Resìna, un movimento che si concentrava sull'osservazione realistica e sulla luce naturale, e che vide tra i suoi fondatori artisti come Federico Rossano, Marco De Gregorio e Giuseppe De Nittis.

    La carriera di Caprile ebbe un rapido sviluppo. Nel 1873, partecipò alla Promotrice di Napoli con l'opera "A Posillipo", seguita da un'importante esposizione nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove guadagnò riconoscimenti con il dipinto "Ladote di Rita", un'opera che mostrava influenze narrativi simili a quelle di Luigi Favretto e Francesco Paolo Michetti. Grazie al successo ottenuto, nel 1888 fu nominato professore onorario all'Accademia di Belle Arti di Napoli, un incarico che consolidò la sua posizione nell'ambiente artistico partenopeo.

    Nel 1888, Caprile si recò a Buenos Aires, dove si dedicò principalmente alla pittura di ritratti, ottenendo ampi consensi e diventando membro della Società di Belle Arti della capitale argentina. Dopo un anno, tornò a Napoli, dove continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggi e scene di genere, perfezionando il suo stile e consolidando la sua fama come uno degli interpreti più sensibili della vita napoletana.

    Oltre alla sua carriera artistica, Caprile partecipò alla decorazione di luoghi pubblici, tra cui il Caffè Gambrinus di Napoli, dove collaborò con altri artisti noti come Luca Postiglione, Pietro Scoppetta e Vincenzo Irolli, arricchendo gli spazi con le sue opere. Le sue creazioni, che spaziano dalla pittura di paesaggio alla scena di genere, sono esposte in numerosi musei italiani, tra cui la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria di Palazzo Pitti a Firenze e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

    Vincenzo Caprile morì a Napoli il 23 giugno 1936, lasciando un’importante eredità nell’ambito della pittura di genere e paesaggistica. La sua opera è oggi parte integrante del panorama artistico italiano, testimoniando la sua dedizione all'arte e il suo legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
  • Lotto 53  

    Vicolo a Napoli

    Oscar Ricciardi Oscar Ricciardi
    Napoli 1864-1935
    Olio su tavola cm 30x8,5 firmato in basso a sx Ricciardi

    Oscar Ricciardi (Napoli, 24 febbraio 1864 – 1935) è stato un pittore impressionista italiano, noto per le sue marine e vedute urbane che catturano l’essenza della vita quotidiana con un uso sapiente del colore e della luce. Autodidatta, Ricciardi fu inizialmente influenzato dallo stile di Domenico Morelli.
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    Inizialmente si dedicò a scene di genere, ma ben presto orientò la sua arte verso paesaggi e marine, trovando un ampio riscontro commerciale grazie alla sua capacità di tradurre la bellezza naturale in composizioni piene di vitalità.

    La sua carriera lo vide protagonista in numerose esposizioni, tra cui quella Nazionale di Palermo del 1892, quella di Milano del 1894, e quelle di Torino (1896, 1902, 1908). Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Nazionale d'Arte di Napoli nel 1916. Inoltre, le sue creazioni sono conservate in prestigiosi musei come la Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli e il Musée des Beaux-Arts di Mulhouse, in Francia.

    Il suo stile, fortemente influenzato dall'impressionismo, si caratterizzava per il trattamento della luce e dei colori, elementi che gli consentivano di restituire l’atmosfera vivace delle strade di Napoli, dei mercatini e delle scene di vita quotidiana. Le sue opere, spesso di piccolo formato, venivano destinate non solo al pubblico locale, ma anche ai numerosi turisti che visitavano la città partenopea. La sua abilità nel fondere tradizione e innovazione gli ha permesso di emergere come una figura di spicco nell'arte napoletana del XIX secolo, contribuendo a definire un’epoca artistica che ha saputo riflettere la modernità pur rimanendo ancorata alla tradizione.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
  • Lotto 54  

    Paesaggio Mediterraneo

    Arnaldo De Lisio Arnaldo De Lisio
    Castelbottaccio (CB) 1869 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 19x11 firmato in basso a sx A. De Lisio

    Arnaldo De Lisio nacque il 9 dicembre 1869 a Castelbottaccio, in provincia di Campobasso, da Vincenzo, letterato, e Virginia Suriani, musicista. La sua formazione artistica iniziò nel 1883, quando si trasferì a Napoli per completare gli studi classici.
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    Nel 1889, si iscrisse al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Domenico Morelli, Ignazio Perricci e Gioacchino Toma, influenze che contribuirono a definire il suo stile.

    All'inizio del XX secolo, De Lisio si recò a Parigi insieme ai pittori Pietro Scoppetta e Raffaele Ragione. Durante il suo soggiorno parigino, entrò in contatto con gli impressionisti, che esercitarono una forte influenza sulla sua pittura. I suoi lavori, caratterizzati da colori vivaci, riflettevano scene urbane in un nuovo approccio stilistico. Tuttavia, pur abbracciando gli insegnamenti degli impressionisti, il pittore mantenne un legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.

    Rientrato in Italia, De Lisio si dedicò principalmente alla pittura di ritratti e scene di genere, riuscendo a coniugare la tradizione locale con le innovazioni stilistiche che aveva appreso all'estero. Le sue opere, molto apprezzate, furono oggetto di interesse nel mercato dell'arte, con alcune sue creazioni vendute in aste pubbliche.

    Arnaldo De Lisio morì il 5 marzo 1949 a Napoli, lasciando un'impronta significativa nel panorama artistico italiano, particolarmente nelle scene urbane e nei ritratti, che continuano a essere esposti e apprezzati in vari musei e collezioni.

    STIMA:
    min € 600 - max € 800
  • Lotto 55  

    Chiesa monastero

    Francesco Lojacono Francesco Lojacono
    Palermo 1838 - 1915
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx F.Lojacono

    Francesco Lojacono (Palermo, 16 maggio 1838 – 26 febbraio 1915) è stato uno dei più importanti pittori italiani del XIX secolo, riconosciuto tra i maggiori paesaggisti siciliani. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre Luigi, anch'egli pittore, e continuò con Salvatore Lo Forte, un pittore di storia.
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    Nel 1856, grazie a una medaglia d'oro vinta a Palermo, poté trasferirsi a Napoli per perfezionarsi nella scuola dei fratelli Giuseppe e Filippo Palizzi. A Napoli, entrò in contatto con la Scuola di Posillipo e le opere della Scuola di Barbizon, che influenzarono profondamente il suo stile, rendendolo più orientato verso un naturalismo delicato e una profonda attenzione alla luce.

    Nel 1860, Lojacono partecipò alla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, combattendo in diverse battaglie, tra cui quella di Milazzo, dove subì una ferita. Nonostante ciò, continuò a combattere fino alla battaglia del Volturno, e nel 1862 fu catturato durante un tentativo di espugnare Roma, ma fu rilasciato poco dopo. Tornato a Palermo, Lojacono divenne un punto di riferimento nell’ambiente artistico locale e nazionale, partecipando a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra.

    Nel 1872, Lojacono divenne professore di paesaggio presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli e, successivamente, a Palermo, dove insegnò dal 1896 fino alla sua morte nel 1915. Le sue opere si concentrano principalmente su paesaggi e marine siciliane, dove la luce e l'atmosfera giocano un ruolo centrale. Tra i suoi innovativi metodi c'è l'uso della fotografia come riferimento per le sue composizioni, combinando studi dal vivo con immagini fotografiche per ottenere un realismo dettagliato e una resa atmosferica di grande impatto.

    Le opere di Lojacono, tra cui "L'arrivo inatteso" (1883), "Dopo la pioggia" (1886) e "Estate" (1891), sono testimonianze di un’artisticità che esalta la bellezza naturale e la vita quotidiana siciliana, senza enfatizzare le difficoltà sociali ma celebrando la bellezza della vita rurale. Molte delle sue opere sono conservate in importanti istituzioni, come la Galleria Civica di Agrigento e la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, e hanno influenzato le generazioni successive di artisti siciliani, consolidando la sua posizione come uno dei protagonisti del panorama pittorico italiano del XIX secolo.

    STIMA:
    min € 3000 - max € 3500
  • Lotto 1  

    Marina ligure

    Cesare Maggi
    Roma 1881 - Torino 1962
    Olio su tavola cm 14x21 firmato in alto a dx C.Maggi

    Cesare Maggi, nato a Roma il 13 gennaio 1881, proveniva da una famiglia di attori. Dopo gli studi classici tra Firenze e Lucca, intraprese la sua formazione artistica presso gli studi di Vittorio Corcos e Gaetano Esposito.
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    Esordì pubblicamente nel 1898 a Firenze e successivamente si recò a Parigi per frequentare l'accademia di Fernand Cormon. La sua carriera artistica fu influenzata dalla luce della pittura di Giovanni Segantini, e nel 1899 si trasferì nell'Engadina per seguire le sue tracce.

    Dopo la morte della madre nel 1900, Maggi si stabilì a Torino e iniziò le sue sperimentazioni artistiche a Forno Alpi Graie. Nel 1900, firmò un contratto esclusivo con il mercante Alberto Grubicy, diventando parte del gruppo divisionista. Nel 1904, si trasferì a La Thuile in Val d'Aosta per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905, presentò il dipinto "Mattino di festa" all'Esposizione internazionale di Venezia, segnando un momento significativo nella sua carriera.

    Dal 1907 in poi, Maggi partecipò a numerose mostre internazionali, ottenendo riconoscimenti e successi. Nel 1913 lasciò La Thuile per stabilirsi a Torino, chiudendo la sua fase divisionista. La Biennale di Venezia del 1914 mostrò ancora opere influenzate da Segantini. La chiamata alle armi nel 1915 non interruppe la sua ricerca artistica, e il suo stile si perfezionò durante il servizio militare.

    Congedato nel 1919, tornò a Torino e riprese intensa attività espositiva, ottenendo successi e acquisizioni importanti. Nel 1926, il dipinto "Neve" fu acquistato dalla Galleria civica di Torino. La sua pittura subì l'influenza del movimento Novecento, senza una vera adesione. Nel 1935 divenne supplente di Cesare Ferro all'Accademia Albertina di Torino, iniziando una prolifica carriera di insegnante fino al 1951.

    Nel corso degli anni, Maggi partecipò a numerose mostre nazionali, ricevendo premi e riconoscimenti. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Negli anni successivi, la sua attività espositiva si diradò a causa di problemi di salute e depressione legata alla morte della moglie nel 1957. Nel 1959, una retrospettiva a Torino segnò la sua consacrazione pubblica.

    Cesare Maggi morì a Torino il 11 maggio 1961.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Lotto 1  

    Marina ligure

    Cesare Maggi Cesare Maggi
    Roma 1881 - Torino 1962
    Olio su tavola cm 14x21 firmato in alto a dx C.Maggi

    Cesare Maggi, nato a Roma il 13 gennaio 1881, proveniva da una famiglia di attori. Dopo gli studi classici tra Firenze e Lucca, intraprese la sua formazione artistica presso gli studi di Vittorio Corcos e Gaetano Esposito.
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    Esordì pubblicamente nel 1898 a Firenze e successivamente si recò a Parigi per frequentare l'accademia di Fernand Cormon. La sua carriera artistica fu influenzata dalla luce della pittura di Giovanni Segantini, e nel 1899 si trasferì nell'Engadina per seguire le sue tracce.

    Dopo la morte della madre nel 1900, Maggi si stabilì a Torino e iniziò le sue sperimentazioni artistiche a Forno Alpi Graie. Nel 1900, firmò un contratto esclusivo con il mercante Alberto Grubicy, diventando parte del gruppo divisionista. Nel 1904, si trasferì a La Thuile in Val d'Aosta per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905, presentò il dipinto "Mattino di festa" all'Esposizione internazionale di Venezia, segnando un momento significativo nella sua carriera.

    Dal 1907 in poi, Maggi partecipò a numerose mostre internazionali, ottenendo riconoscimenti e successi. Nel 1913 lasciò La Thuile per stabilirsi a Torino, chiudendo la sua fase divisionista. La Biennale di Venezia del 1914 mostrò ancora opere influenzate da Segantini. La chiamata alle armi nel 1915 non interruppe la sua ricerca artistica, e il suo stile si perfezionò durante il servizio militare.

    Congedato nel 1919, tornò a Torino e riprese intensa attività espositiva, ottenendo successi e acquisizioni importanti. Nel 1926, il dipinto "Neve" fu acquistato dalla Galleria civica di Torino. La sua pittura subì l'influenza del movimento Novecento, senza una vera adesione. Nel 1935 divenne supplente di Cesare Ferro all'Accademia Albertina di Torino, iniziando una prolifica carriera di insegnante fino al 1951.

    Nel corso degli anni, Maggi partecipò a numerose mostre nazionali, ricevendo premi e riconoscimenti. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Negli anni successivi, la sua attività espositiva si diradò a causa di problemi di salute e depressione legata alla morte della moglie nel 1957. Nel 1959, una retrospettiva a Torino segnò la sua consacrazione pubblica.

    Cesare Maggi morì a Torino il 11 maggio 1961.



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  • Lotto 2  

    Baite montane

    Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
    Clicca per espandere

    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 2  

    Baite montane

    Leonardo Roda Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx L.Roda

    Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte.
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    Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.

    Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.

    La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.

    La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.



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  • Lotto 3  

    Paesaggio con figura

    Carlo Follini
    Domodossola 1848 - Pegli 1939
    Olio su cartone cm 10x17,5 firmato in basso a sx C. Follini

    Carlo Follini nacque a Domodossola il 24 agosto 1848, figlio di Giorgio, colonnello dell’esercito, e di Teresa Portis. Fin dalla giovane età, il futuro artista manifestò un vivo interesse per l’arte, dedicandosi in maniera autodidatta alla pittura e alla scultura.
    Clicca per espandere

    Inizialmente impegnato negli studi matematici a Torino, ben presto decise di seguire la sua vera vocazione, iscrivendosi all’Accademia Albertina. Qui ebbe l’opportunità di apprendere i fondamenti dell’arte sotto la guida di Antonio Fontanesi, rinomato pittore paesaggista, che influenzò profondamente il suo percorso creativo.

    Durante la sua carriera, Follini si fece notare esponendo numerosi studi dal vero, tra cui rilevanti partecipazioni in rassegne artistiche sia in Italia che all’estero. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata sciolta e da un tratto elegante, riescono a catturare la bellezza dei paesaggi, testimonianza dell’influenza della Scuola di Rivara e dei contemporanei artisti francesi. Tra le opere più celebri si ricordano “Campagna napoletana”, “La siesta”, “Sui monti”, “Guado”, “Canal grande a Venezia”, “Frasche dorate”, “Silenzio verde” e “La dent du Geant”.

    Negli ultimi anni della sua vita, Follini si stabilì a Pegli, un caratteristico quartiere di Genova, dove continuò a lavorare e a contribuire al panorama artistico nazionale fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1938. La sua eredità artistica rimane viva grazie alla presenza delle sue opere in importanti collezioni private e pubbliche, che testimoniano un percorso artistico segnato da passione, dedizione e talento.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 3  

    Paesaggio con figura

    Carlo Follini Carlo Follini
    Domodossola 1848 - Pegli 1939
    Olio su cartone cm 10x17,5 firmato in basso a sx C. Follini

    Carlo Follini nacque a Domodossola il 24 agosto 1848, figlio di Giorgio, colonnello dell’esercito, e di Teresa Portis. Fin dalla giovane età, il futuro artista manifestò un vivo interesse per l’arte, dedicandosi in maniera autodidatta alla pittura e alla scultura.
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    Inizialmente impegnato negli studi matematici a Torino, ben presto decise di seguire la sua vera vocazione, iscrivendosi all’Accademia Albertina. Qui ebbe l’opportunità di apprendere i fondamenti dell’arte sotto la guida di Antonio Fontanesi, rinomato pittore paesaggista, che influenzò profondamente il suo percorso creativo.

    Durante la sua carriera, Follini si fece notare esponendo numerosi studi dal vero, tra cui rilevanti partecipazioni in rassegne artistiche sia in Italia che all’estero. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata sciolta e da un tratto elegante, riescono a catturare la bellezza dei paesaggi, testimonianza dell’influenza della Scuola di Rivara e dei contemporanei artisti francesi. Tra le opere più celebri si ricordano “Campagna napoletana”, “La siesta”, “Sui monti”, “Guado”, “Canal grande a Venezia”, “Frasche dorate”, “Silenzio verde” e “La dent du Geant”.

    Negli ultimi anni della sua vita, Follini si stabilì a Pegli, un caratteristico quartiere di Genova, dove continuò a lavorare e a contribuire al panorama artistico nazionale fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1938. La sua eredità artistica rimane viva grazie alla presenza delle sue opere in importanti collezioni private e pubbliche, che testimoniano un percorso artistico segnato da passione, dedizione e talento.



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  • Lotto 4  

    Tramonto sul mare

    Lidio Ajmone
    Coggiola (VC) 1884 - 1945 Andezeno (TO)
    Olio su tavola cm 10,5x7 firmato in basso a sx L.Ajmone

    Lidio Ajmone, pittore italiano, nacque a Coggiola, in provincia di Biella, il 10 aprile 1884. Fin da giovane, seguendo le orme del padre notaio, si trasferì a Torino, città in cui intraprese gli studi classici e in seguito frequentò l’Accademia Albertina.
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    Qui ebbe modo di approfondire la sua formazione artistica, studiando anche presso lo studio di Vittorio Cavalleri e lasciandosi influenzare dalle opere di maestri come Delleani, Tavernier e Bistolfi.

    Nel 1912, in un periodo in cui la sua carriera artistica cominciava a delinearsi con decisione, Ajmone intraprese un viaggio in Tripolitania, esperienza che alimentò il suo interesse per paesaggi e ambientazioni esotiche. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come capitano degli Alpini, distinguendosi in combattimento e ottenendo la Croce di Guerra per il coraggio dimostrato sul campo.

    Il periodo che va dal 1925 al 1928 rappresenta uno dei momenti più significativi della sua attività: fu in Somalia, dove operò come pittore ufficiale, a dare nuova linfa creativa alla sua produzione artistica. In questo contesto, Ajmone realizzò una serie di opere che, con l’uso sapiente del colore e una pennellata impressionista, catturarono l’essenza dei paesaggi e delle tradizioni locali. Successivamente, trascorse anche un periodo a Rodi, arricchendo ulteriormente il proprio percorso esotico.

    Nel 1941, a causa di una malattia, fece ritorno in Italia, stabilendosi ad Andezeno, nei pressi di Torino. Fu lì che, nonostante le difficoltà, continuò a dipingere fino alla sua scomparsa, avvenuta il 25 settembre 1945. La sua evoluzione artistica, che lo vide passare da una tradizione paesaggistica piemontese a una vibrante esaltazione del colore, ha lasciato un’impronta duratura nel panorama artistico italiano. A testimonianza del suo valore, il Circolo degli Artisti di Torino gli dedicò, nel 1946, una retrospettiva che celebrò la ricchezza e la varietà della sua produzione.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 4  

    Tramonto sul mare

    Lidio Ajmone Lidio Ajmone
    Coggiola (VC) 1884 - 1945 Andezeno (TO)
    Olio su tavola cm 10,5x7 firmato in basso a sx L.Ajmone

    Lidio Ajmone, pittore italiano, nacque a Coggiola, in provincia di Biella, il 10 aprile 1884. Fin da giovane, seguendo le orme del padre notaio, si trasferì a Torino, città in cui intraprese gli studi classici e in seguito frequentò l’Accademia Albertina.
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    Qui ebbe modo di approfondire la sua formazione artistica, studiando anche presso lo studio di Vittorio Cavalleri e lasciandosi influenzare dalle opere di maestri come Delleani, Tavernier e Bistolfi.

    Nel 1912, in un periodo in cui la sua carriera artistica cominciava a delinearsi con decisione, Ajmone intraprese un viaggio in Tripolitania, esperienza che alimentò il suo interesse per paesaggi e ambientazioni esotiche. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come capitano degli Alpini, distinguendosi in combattimento e ottenendo la Croce di Guerra per il coraggio dimostrato sul campo.

    Il periodo che va dal 1925 al 1928 rappresenta uno dei momenti più significativi della sua attività: fu in Somalia, dove operò come pittore ufficiale, a dare nuova linfa creativa alla sua produzione artistica. In questo contesto, Ajmone realizzò una serie di opere che, con l’uso sapiente del colore e una pennellata impressionista, catturarono l’essenza dei paesaggi e delle tradizioni locali. Successivamente, trascorse anche un periodo a Rodi, arricchendo ulteriormente il proprio percorso esotico.

    Nel 1941, a causa di una malattia, fece ritorno in Italia, stabilendosi ad Andezeno, nei pressi di Torino. Fu lì che, nonostante le difficoltà, continuò a dipingere fino alla sua scomparsa, avvenuta il 25 settembre 1945. La sua evoluzione artistica, che lo vide passare da una tradizione paesaggistica piemontese a una vibrante esaltazione del colore, ha lasciato un’impronta duratura nel panorama artistico italiano. A testimonianza del suo valore, il Circolo degli Artisti di Torino gli dedicò, nel 1946, una retrospettiva che celebrò la ricchezza e la varietà della sua produzione.



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  • Lotto 5  

    Sole di Aprile

    Severino Ferraris
    Prestinone (VB) 1903 - 1979
    Olio su tavola cm 18x12,5 firmato in basso a dx S. Ferraris

    Severino Ferraris, pittore italiano, nacque il 5 settembre 1903 a Craveggia Prestinone, in provincia di Novara, dove risiede. Fin dalla giovane età, si dedicò con impegno allo studio dell’arte, frequentando la scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore.
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    La sua formazione fu arricchita dall’influenza familiare, essendo nipote del celebre pittore Carlo Fornara, il cui esempio contribuì a plasmare la sua visione artistica.

    La carriera di Ferraris si sviluppò in un contesto di vivace partecipazione a mostre regionali e nazionali. Egli espose le proprie opere in importanti sedi espositive quali la Nazionale di Milano, la Promotrice di Torino e le sindacali di Novara, riscuotendo apprezzamenti anche al Premio Bognanco del 1953 e alla I Nazionale d’Arte pura a Napoli. La sensibilità con cui interpretava la luce e il colore gli permise di sviluppare uno stile personale e raffinato, capace di catturare l’essenza dei paesaggi e delle atmosfere quotidiane.

    Le opere di Severino Ferraris sono oggi custodite in istituzioni di rilievo, come la Pinacoteca Galletti di Domodossola, il Museo del Paesaggio di Pallanza e il Museo di Latina, oltre a far parte di numerose collezioni private. Non meno importante fu il suo contributo nel campo dell’arte sacra: egli realizzò le pale d'altare per le chiese di S. Biagio in Domodossola e di Stella Maris in Cervia, lasciando un segno indelebile nel patrimonio artistico religioso.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 5  

    Sole di Aprile

    Severino Ferraris Severino Ferraris
    Prestinone (VB) 1903 - 1979
    Olio su tavola cm 18x12,5 firmato in basso a dx S. Ferraris

    Severino Ferraris, pittore italiano, nacque il 5 settembre 1903 a Craveggia Prestinone, in provincia di Novara, dove risiede. Fin dalla giovane età, si dedicò con impegno allo studio dell’arte, frequentando la scuola di Belle Arti di Santa Maria Maggiore.
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    La sua formazione fu arricchita dall’influenza familiare, essendo nipote del celebre pittore Carlo Fornara, il cui esempio contribuì a plasmare la sua visione artistica.

    La carriera di Ferraris si sviluppò in un contesto di vivace partecipazione a mostre regionali e nazionali. Egli espose le proprie opere in importanti sedi espositive quali la Nazionale di Milano, la Promotrice di Torino e le sindacali di Novara, riscuotendo apprezzamenti anche al Premio Bognanco del 1953 e alla I Nazionale d’Arte pura a Napoli. La sensibilità con cui interpretava la luce e il colore gli permise di sviluppare uno stile personale e raffinato, capace di catturare l’essenza dei paesaggi e delle atmosfere quotidiane.

    Le opere di Severino Ferraris sono oggi custodite in istituzioni di rilievo, come la Pinacoteca Galletti di Domodossola, il Museo del Paesaggio di Pallanza e il Museo di Latina, oltre a far parte di numerose collezioni private. Non meno importante fu il suo contributo nel campo dell’arte sacra: egli realizzò le pale d'altare per le chiese di S. Biagio in Domodossola e di Stella Maris in Cervia, lasciando un segno indelebile nel patrimonio artistico religioso.



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  • Lotto 6  

    Paesaggio

    Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su tavola cm 8,5x15 firmato in basso a sx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
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    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 6  

    Paesaggio

    Giovanni Colmo Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su tavola cm 8,5x15 firmato in basso a sx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
    Clicca per espandere

    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 7  

    Scorcio sul lago

    Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su carta cm 14,5x11 firmato in basso a dx S. Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 7  

    Scorcio sul lago

    Salvatore Mazza Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su carta cm 14,5x11 firmato in basso a dx S. Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
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    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.



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  • Lotto 8  

    La fuga

    Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su cartone cm 14x11 firmato in basso a dx S.Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
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    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 8  

    La fuga

    Salvatore Mazza Salvatore Mazza
    Milano 1819-1886
    Olio su cartone cm 14x11 firmato in basso a dx S.Mazza

    Salvatore Mazza nacque a Milano il 19 aprile 1819, figlio di Carlo, ragioniere alle dipendenze del marchese Giuseppe Arconati Visconti, e fratello di Giuseppe. Fin dalla giovane età il padre, già attento alla formazione artistica del figlio maggiore, lo indirizzò verso studi che avrebbero potuto garantire un futuro solido, tanto da iscriverlo alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia.
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    Tuttavia, dopo essersi laureato nel 1840, Mazza abbandonò quasi immediatamente il percorso giuridico, lasciandosi convincere dall’entusiasmo e dalle passioni suscitate nei circoli studenteschi e patriottici, dove conobbe artisti impegnati nella lotta antiaustriaca che lo introdussero alla pittura.

    Il suo esordio nelle esposizioni avvenne nel 1842 a Brera, dove presentò cinque dipinti di genere. Pur venendo apprezzato per il suo studio dal vero del paesaggio, ricevette critiche riguardo alla debolezza dell’impianto disegnativo. Seguendo le orme e le scelte stilistiche di artisti come D. Induno, Mazza si orientò, negli anni successivi, verso una pittura realista e moderna, in risposta alle sollecitazioni della critica militante, in particolare quella di Pietro Estense Selvatico, abbandonando così il tema aulico e legato al passato.

    Tra il 1843 e il 1847, assiduo partecipante delle rassegne braidensi, propose al pubblico soggetti di storia contemporanea e scene di ambientazione popolare. Alcuni viaggi, soprattutto nello Stato pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, gli ispirarono opere quali “Un funerale nella Campagna romana”, “Briganti calabresi”, “La maliarda” (1845) e “Predica al santuario nelle vicinanze di Sora” (1847).

    Nel 1848 Mazza partecipò con ardore ai moti antiasburgici delle Cinque giornate di Milano, esperienza che lo segnò profondamente e che egli ripercorse dettagliatamente nel lungo racconto autobiografico “Le Cinque giornate di Milano” (Milano, 1885). In questo testo egli narra con passione la sua avventura tra le file dei partigiani, celebrando il coraggio di figure come L. Manara e A. Anfossi, lodando l’intelligenza e il sacrificio del popolo e condannando la viltà del clero e delle autorità dell’epoca. Le incisioni che accompagnano il racconto offrono un prezioso reportage visivo degli eventi, rendendo ancor più viva la memoria di quei giorni.

    Chiusa la parentesi rivoluzionaria, Mazza si dedicò alla scrittura e all’illustrazione di un romanzo storico, “Il memoriale di fra’ Luca d’Avellino”, in due volumi stampati a Milano per i tipi di C. Wilmant (1850). Ambientato nella Napoli settecentesca, il romanzo narra la storia di Gabriele Stefani, giovane borghese che, superando numerose avversità, conquista la stima del re per il coraggio e la moralità, culminando tragicamente con la sua morte nella battaglia di Velletri (agosto 1744). Tale iniziativa rappresentò un personale contributo al dibattito sull’integrazione di elementi figurativi nei testi letterari, tentando di conciliare le intenzioni del narratore con la loro traduzione in immagini.

    Nell’anno di pubblicazione del romanzo, Mazza riprese a esporre a Brera, e nel quinquennio 1850–1854 presentò ben 28 dipinti, molti dei quali commissionati dalle famiglie Cagnola e Litta. Tra questi spiccano “I bravi alla Malanotte”, ispirato dai Promessi sposi (1854), e due paesaggi montani, “Un uragano sull’Appennino” e “La caduta del sole”. Nel 1856 ottenne il premio Mylius con il dipinto “Una mandria in riposo”, riconoscimento che sancì la sua affermazione nel panorama artistico milanese.

    Con il tempo, Mazza decise di ridurre la produzione di scene di genere, orientandosi maggiormente verso la pittura di paesaggi e di animali di medie e piccole dimensioni, un ambito che incontrò il favore della borghesia imprenditoriale ambrosiana. Le opere esposte a Brera tra il 1857 e il 1884, pur oggi rintracciabili solo in parte, testimoniano una produzione in linea con quella di alcuni suoi contemporanei, come F. Inganni. Tra i lavori conservati si ricordano i paesaggi “La Grigna” (1860) e “A Mandello”, oltre a “La sorte di un compagno” (1879), che ritrae l’interno di una stalla abitata da una giovane contadina e dal bestiame. Dal genere animalista si distinguono “Animali all’abbeveratoio” (conservato alla Pinacoteca di Brera) e “Orgoglio e umiltà” (nella Galleria d’arte moderna). Le opere pastorali, che gli valsero maggiori riconoscimenti, comprendono “La sentinella morta” – celebrato per lo studio dal vero degli animali e l’intensità poetica – “La stalla di un albergo”, premiata all’Esposizione nazionale di Firenze del 1861, e altri lavori come “Il pensieroso”, “Il maniscalco” e “Stalla rustica”, esposti alla Esposizione universale di Parigi del 1867.

    Il metodo di lavoro di Mazza, che lo portava a dipingere en plein air a stretto contatto con la natura, è ben illustrato nei suoi scritti “Gite d’artista e studii dal vero: descrizioni e racconti”, pubblicati in due volumi a Milano nel 1872, in cui descrive le sue estese peregrinazioni nelle aree prealpine, alpine e appenniniche, seguendo una consuetudine comune ad altri paesaggisti lombardi.

    Nel ventennio della sua piena maturità artistica, Mazza si distinse anche come disegnatore e vignettista al servizio di giornali satirici, fornendo caricature a periodici come “Lo Spirito folletto” e “Il Pungolo”, tra i principali mezzi di propaganda antiasburgica. Sotto la supervisione di R. Focosi, realizzò inoltre alcune illustrazioni per l’ambiziosa impresa in quattro volumi “I misteri del Vaticano” (o “La Roma dei papi”, 1861–64), una rilettura anticlericale e libertaria della storia della Chiesa. In veste di critico d’arte e polemista, Mazza fu membro del consiglio accademico di Brera e contribuì con recensioni e saggi culturali su riviste come “Il Pungolo”, “Panorama” e “La Lombardia”. Partecipò attivamente alla vita della Società degli artisti e patriottica di Milano, fu socio d’onore delle accademie artistiche di Mantova e Urbino e venne insignito della Corona d’Italia.

    Salvatore Mazza morì a Milano il 24 ottobre 1886. Un ritratto giovanile, autografo del fratello Giuseppe, ne conserva la memoria presso il Centro nazionale di studi manzoniani della città.



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  • Lotto 9  

    Marina

    Carlo Mancini
    Milano 1829 - 1910
    Olio su cartone cm 11x17 firmato in basso a sx C.Mancini

    Carlo Mancini nacque a Milano il 28 febbraio 1829, figlio di Lorenzo e della contessa Lucrezia Barbiano di Belgioioso. L’ambiente familiare fu cruciale per la sua formazione personale e artistica.
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    Crescendo in un contesto che alimentò un profondo amore per la patria, nel 1859 si arruolò con i volontari piemontesi, insieme al fratello Ludovico. Parallelamente, entrò in contatto con il mondo musicale attorno alla villa di famiglia a Merate, dove si esibivano compositori come Rossini, Verdi, Bellini e Donizetti, e si dedicò anche al pianoforte. La sua amicizia con il compositore Arrigo Boito fu significativa, e fu proprio attraverso Mancini che Boito mise in musica parte del suo Mefistofele.

    Non si conoscono con certezza le modalità con cui Mancini si avvicinò alla pittura di paesaggio, né la sua formazione accademica. Tuttavia, è documentato un viaggio in Bretagna e Normandia, che lo ispirò per alcune delle sue prime opere esposte dal 1857. Sebbene si tramandi che abbia frequentato l'Accademia di Brera, non esistono prove documentarie a conferma di ciò. È possibile che Mancini abbia avuto una formazione privata con Giovanni Bisi, docente di paesaggio a Brera, a partire dal 1838. Alcune sue opere, come il dipinto Paesaggio (Milano, Accademia di Brera), risalente agli anni Cinquanta, suggeriscono che abbia intrapreso un percorso d’apprendimento con Bisi, forse in modo informale.

    Mancini fu uno dei principali esponenti della riforma della pittura di paesaggio che si sviluppò a Milano verso la fine degli anni Sessanta, condividendo con altri artisti lombardi un approccio verista e naturalista. La sua pittura si caratterizzò per l'accurata osservazione della natura, con una composizione semplice e una particolare attenzione alla luce e agli effetti atmosferici. Tra le sue opere più apprezzate, Fattoria presso Yport (Milano, Accademia di Brera), esposto nel 1862, ottenne il favore del pubblico e venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione.

    Nel 1867, Mancini fu nominato accademico di Brera. Nella seconda metà degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, realizzò una serie di opere di grande qualità, come Ave Maria della sera (Milano, Accademia di Brera) e il dipinto del Lago di Como, che evidenziavano la sua abilità nel rendere l’atmosfera e la luce. La sua tecnica si affinò con il tempo, raggiungendo una precisione disegnativa quasi fotografica. Dopo il 1875, Mancini smise di esporre, partecipando solo sporadicamente alle attività dell’Accademia. Negli anni successivi, viaggiò in Inghilterra, Egitto, India, Birmania, Siam e Cina, realizzando numerosi schizzi, considerati da alcuni critici la sua produzione migliore.

    Morì a Milano il 10 marzo 1910.

    STIMA min € 700 - max € 800

    Lotto 9  

    Marina

    Carlo Mancini Carlo Mancini
    Milano 1829 - 1910
    Olio su cartone cm 11x17 firmato in basso a sx C.Mancini

    Carlo Mancini nacque a Milano il 28 febbraio 1829, figlio di Lorenzo e della contessa Lucrezia Barbiano di Belgioioso. L’ambiente familiare fu cruciale per la sua formazione personale e artistica.
    Clicca per espandere

    Crescendo in un contesto che alimentò un profondo amore per la patria, nel 1859 si arruolò con i volontari piemontesi, insieme al fratello Ludovico. Parallelamente, entrò in contatto con il mondo musicale attorno alla villa di famiglia a Merate, dove si esibivano compositori come Rossini, Verdi, Bellini e Donizetti, e si dedicò anche al pianoforte. La sua amicizia con il compositore Arrigo Boito fu significativa, e fu proprio attraverso Mancini che Boito mise in musica parte del suo Mefistofele.

    Non si conoscono con certezza le modalità con cui Mancini si avvicinò alla pittura di paesaggio, né la sua formazione accademica. Tuttavia, è documentato un viaggio in Bretagna e Normandia, che lo ispirò per alcune delle sue prime opere esposte dal 1857. Sebbene si tramandi che abbia frequentato l'Accademia di Brera, non esistono prove documentarie a conferma di ciò. È possibile che Mancini abbia avuto una formazione privata con Giovanni Bisi, docente di paesaggio a Brera, a partire dal 1838. Alcune sue opere, come il dipinto Paesaggio (Milano, Accademia di Brera), risalente agli anni Cinquanta, suggeriscono che abbia intrapreso un percorso d’apprendimento con Bisi, forse in modo informale.

    Mancini fu uno dei principali esponenti della riforma della pittura di paesaggio che si sviluppò a Milano verso la fine degli anni Sessanta, condividendo con altri artisti lombardi un approccio verista e naturalista. La sua pittura si caratterizzò per l'accurata osservazione della natura, con una composizione semplice e una particolare attenzione alla luce e agli effetti atmosferici. Tra le sue opere più apprezzate, Fattoria presso Yport (Milano, Accademia di Brera), esposto nel 1862, ottenne il favore del pubblico e venne acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione.

    Nel 1867, Mancini fu nominato accademico di Brera. Nella seconda metà degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, realizzò una serie di opere di grande qualità, come Ave Maria della sera (Milano, Accademia di Brera) e il dipinto del Lago di Como, che evidenziavano la sua abilità nel rendere l’atmosfera e la luce. La sua tecnica si affinò con il tempo, raggiungendo una precisione disegnativa quasi fotografica. Dopo il 1875, Mancini smise di esporre, partecipando solo sporadicamente alle attività dell’Accademia. Negli anni successivi, viaggiò in Inghilterra, Egitto, India, Birmania, Siam e Cina, realizzando numerosi schizzi, considerati da alcuni critici la sua produzione migliore.

    Morì a Milano il 10 marzo 1910.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 10  

    Paesaggio

    Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi

    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 10  

    Paesaggio

    Marcello Broggi Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 11  

    Paesaggio montano

    Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi

    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 11  

    Paesaggio montano

    Marcello Broggi Marcello Broggi
    Lombardia 1896-1954
    Olio su tavola cm 13,5x11 firmato in basso a dx Marcello Broggi



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  • Lotto 12  

    Paesaggio autunnale

    Anonimo firmato G.M.
    XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12 firmato in alto a dx G.M.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 12  

    Paesaggio autunnale

    Anonimo firmato G.M. Anonimo firmato G.M.
    XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12 firmato in alto a dx G.M.



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  • Lotto 13  

    Paesaggi

    Coppia firma indecifrata
    Italia XIX-XX secolo
    Acquarelli su carta cm 3,5x7 firmato in basso a dx

    STIMA min € 400 - max € 500

    Lotto 13  

    Paesaggi

    Coppia firma indecifrata Coppia firma indecifrata
    Italia XIX-XX secolo
    Acquarelli su carta cm 3,5x7 firmato in basso a dx



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  • Lotto 14  

    Fiume Serio

    Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
    Clicca per espandere



    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 14  

    Fiume Serio

    Luigi Brignoli Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
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    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 15  

    Paesaggio

    Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
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    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 15  

    Paesaggio

    Luigi Brignoli Luigi Brignoli
    Palosco (Bg) 1881 - Bergamo 1952
    Olio su tavola cm 11x19,5 firmato in alto a sx L.Brignoli

    Luigi Brignoli nacque il 18 aprile 1881 a Palosco, in provincia di Bergamo, e morì a Bergamo nel 1952. Dopo aver frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone e Ponziano Loverini, proseguì la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, che frequentò per due anni.
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    La sua carriera artistica lo vide partecipare a numerose esposizioni. Nel 1907 prese parte alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Penombre". Nel 1918, durante la Biennale di Brera, presentò l'opera "1914", che gli valse la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Quest'opera, una rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione tedesca, fu acquistata dal governo belga e rimase esposta al Museo Reale di Bruxelles dal 1922 al 1930.

    Nel 1922, Brignoli intraprese un viaggio in Nord Africa, visitando l'Algeria e la Tunisia. Al suo ritorno, espose le opere realizzate durante il soggiorno africano al Circolo Artistico Bergamasco, ottenendo elogi sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1926, succedette al suo maestro Ponziano Loverini nella direzione dell'Accademia Carrara di Bergamo, ruolo che mantenne fino al 1945, quando fu sostituito da Mario Sironi. Nello stesso anno, Brignoli sposò Anita Taramelli, compagna di viaggio in numerose sue esplorazioni artistiche, tra cui Belgio, Olanda, Sardegna e Africa.

    Oltre ai paesaggi, Brignoli si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di notabili arabi. La sua pittura "africana" lo posiziona come pioniere di un tema che influenzò molti altri artisti bergamaschi, tra cui Giorgio Oprandi, Ernesto Quarti Marchiò e Romualdo Locatelli. Questi artisti, affascinati dal suo lavoro, intrapresero viaggi simili in Nord Africa, contribuendo all'espansione del movimento orientalista.

    Nel 1934, Brignoli organizzò una mostra personale intitolata "Tripolitania" al Circolo Artistico Bergamasco, presentando opere ispirate ai suoi viaggi in Africa. Nel 1942, partecipò a una mostra alla Permanente di Milano insieme ad altri artisti, tra cui Cugusiini e Della Foglia.

    Le opere di Luigi Brignoli sono state esposte in diverse sedi prestigiose, tra cui la Galleria Pesaro di Milano nel 1926, e hanno ricevuto riconoscimenti in mostre internazionali come quelle di Bruxelles e Buenos Aires nel 1911. La sua arte continua a essere apprezzata per la profondità emotiva e la precisione tecnica, offrendo uno sguardo intimo sulle culture e i paesaggi che ha rappresentato.



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  • Lotto 16  

    Chiaro di Luna

    Luigi Bettinelli
    Bergamo 1824 - 1892
    Olio su cartone cm 13x16 firmato in basso a sx Bettinelli

    Luigi Bettinelli nacque a Bergamo il 25 ottobre 1824 e morì nella stessa città il 20 giugno 1892. Allievo dell'Accademia Carrara a partire dal 1841, studiò pittura sotto la guida del bergamasco Pietro Ronzoni.
    Clicca per espandere

    Su suggerimento del maestro, si recò a Roma tra il 1857 e il 1862 per approfondire lo studio delle antichità. Durante il soggiorno romano, abitò in via dei Greci e strinse amicizia con il pittore conterraneo Enrico Coghetti.

    Nel 1861, Bettinelli partecipò all'Esposizione Italiana di Firenze, entrando in contatto con la scena artistica nazionale. Questo incontro influenzò la sua evoluzione stilistica, spingendolo a dedicarsi alla pittura en plein air e a rappresentare la natura con maggiore immediatezza. Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove rimase colpito dalle opere di artisti come Gustave Courbet, Jean-Baptiste Camille Corot e Théodore Rousseau. Questa esperienza rafforzò il suo interesse per la pittura naturalista e per la rappresentazione diretta della realtà.

    Tra il 1870 e il 1912, le opere di Bettinelli furono esposte in diverse mostre collettive in città come Parma, Firenze, Milano, Roma, Torino, Venezia e Bologna, ottenendo riconoscimenti come la medaglia d'argento alla Mostra Italiana di Arti Belle di Parma nel 1870 e la medaglia d'oro all'Esposizione d'Arte Sacra di Roma nel 1883. Nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di una formazione accademica ufficiale, Bettinelli riuscì a ritagliarsi un posto significativo nel panorama artistico dell'epoca, influenzando le generazioni future di pittori bolognesi.

    La sua arte si caratterizza per un realismo profondo e una rappresentazione autentica della natura, lontana dalle convenzioni accademiche. La sua solitudine esistenziale e la ricerca di una connessione genuina con il mondo naturale emergono chiaramente nelle sue opere, rendendolo una figura distintiva nel panorama artistico dell'Ottocento italiano.

    Luigi Bettinelli è sepolto nella tomba di famiglia nella sala della Madonna delle Assi della Certosa di Bologna.

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 16  

    Chiaro di Luna

    Luigi Bettinelli Luigi Bettinelli
    Bergamo 1824 - 1892
    Olio su cartone cm 13x16 firmato in basso a sx Bettinelli

    Luigi Bettinelli nacque a Bergamo il 25 ottobre 1824 e morì nella stessa città il 20 giugno 1892. Allievo dell'Accademia Carrara a partire dal 1841, studiò pittura sotto la guida del bergamasco Pietro Ronzoni.
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    Su suggerimento del maestro, si recò a Roma tra il 1857 e il 1862 per approfondire lo studio delle antichità. Durante il soggiorno romano, abitò in via dei Greci e strinse amicizia con il pittore conterraneo Enrico Coghetti.

    Nel 1861, Bettinelli partecipò all'Esposizione Italiana di Firenze, entrando in contatto con la scena artistica nazionale. Questo incontro influenzò la sua evoluzione stilistica, spingendolo a dedicarsi alla pittura en plein air e a rappresentare la natura con maggiore immediatezza. Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove rimase colpito dalle opere di artisti come Gustave Courbet, Jean-Baptiste Camille Corot e Théodore Rousseau. Questa esperienza rafforzò il suo interesse per la pittura naturalista e per la rappresentazione diretta della realtà.

    Tra il 1870 e il 1912, le opere di Bettinelli furono esposte in diverse mostre collettive in città come Parma, Firenze, Milano, Roma, Torino, Venezia e Bologna, ottenendo riconoscimenti come la medaglia d'argento alla Mostra Italiana di Arti Belle di Parma nel 1870 e la medaglia d'oro all'Esposizione d'Arte Sacra di Roma nel 1883. Nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di una formazione accademica ufficiale, Bettinelli riuscì a ritagliarsi un posto significativo nel panorama artistico dell'epoca, influenzando le generazioni future di pittori bolognesi.

    La sua arte si caratterizza per un realismo profondo e una rappresentazione autentica della natura, lontana dalle convenzioni accademiche. La sua solitudine esistenziale e la ricerca di una connessione genuina con il mondo naturale emergono chiaramente nelle sue opere, rendendolo una figura distintiva nel panorama artistico dell'Ottocento italiano.

    Luigi Bettinelli è sepolto nella tomba di famiglia nella sala della Madonna delle Assi della Certosa di Bologna.



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  • Lotto 17  

    Cavalli alla stanga

    Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
    Clicca per espandere

    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 17  

    Cavalli alla stanga

    Angelo Landi Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
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    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 18  

    Paesaggio

    Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
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    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 18  

    Paesaggio

    Angelo Landi Angelo Landi
    Salo' ( BS ) 1879 - 1944
    Olio su tavola cm 10,5x17 firmato in basso a destra A.Landi

    Angelo Ignazio Giuseppe Landi nacque a Salò il 17 giugno 1879. Proveniente da una nobile famiglia, discendeva direttamente dal doge Pietro Lando, che governò la Serenissima Repubblica di Venezia nel XVI secolo.
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    Nonostante le aspettative familiari lo indirizzassero verso gli studi universitari, Angelo si trasferì a Milano per iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove poté esprimere appieno il suo talento artistico.

    Nel corso della sua carriera, Landi realizzò numerosi ritratti, tra cui "Il violinista", "Affanno" e "La giovinetta". In particolare, "Il violinista" venne esposto al Museo d'Arte Moderna di Madrid. Durante la Prima Guerra Mondiale, prestò servizio come caporale di artiglieria e lavorò presso l'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo. In questo periodo, creò una serie di opere che documentavano la vita in trincea, tra cui "Taglio dei reticolati", "Cavalleggero ferito" e "Trincea nella neve".

    Una delle sue opere più celebri è l'affresco della cupola della Basilica di Pompei, un'impresa che gli valse la vittoria in un concorso per decorare la chiesa, dove dipinse 360 figure su una superficie di 509 m². Landi morì il 15 dicembre 1944 nella sua casa del Carmine a Salò, lasciando un'eredità artistica significativa che ha influenzato le generazioni future nel campo delle arti visive.



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  • Lotto 19  

    Casolare

    Orazio Pigato
    Reggio Calabria 1896 - Verona 1966
    Olio su cartone cm 14,5x21 firmato in basso a dx Pigato

    Orazio Pigato nacque a Reggio Calabria il 6 marzo 1896 e si spense a Verona il 27 giugno 1966. Dopo essersi trasferito a Verona in giovane età, frequentò l'Accademia Cignaroli, dove sviluppò una forte passione per la pittura.
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    La sua carriera artistica iniziò nel 1918, quando partecipò a una mostra collettiva al Museo Civico di Verona. L'anno seguente, prese parte alla Quadriennale di Torino con l'opera "Mattino", segnando uno dei primi successi espositivi. Nel 1922, fu presente alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Mattino d'inverno".

    La sua pittura si caratterizza per l'uso di colori vivaci e una rappresentazione sensibile della luce, elementi che conferiscono alle sue opere una particolare vivacità. Pigato trasse ispirazione da vari artisti, tra cui i veronesi Sartorari e Semeghini, ma anche da pittori francesi come Marquet, Sisley, Pissarro, e Corot, per i quali nutriva una profonda ammirazione.

    Nel 1935, oltre alla sua attività pittorica, Pigato iniziò a insegnare alla Regia Scuola d'Arte di Verona, oggi Liceo Artistico Boccioni-Nani, contribuendo così al panorama culturale veronese. Le sue opere, apprezzate per l'originalità e il contributo significativo all'arte italiana del XX secolo, sono state oggetto di numerosi successi nelle aste pubbliche, continuando a suscitare interesse nel mercato dell'arte.

    STIMA min € 600 - max € 800

    Lotto 19  

    Casolare

    Orazio Pigato Orazio Pigato
    Reggio Calabria 1896 - Verona 1966
    Olio su cartone cm 14,5x21 firmato in basso a dx Pigato

    Orazio Pigato nacque a Reggio Calabria il 6 marzo 1896 e si spense a Verona il 27 giugno 1966. Dopo essersi trasferito a Verona in giovane età, frequentò l'Accademia Cignaroli, dove sviluppò una forte passione per la pittura.
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    La sua carriera artistica iniziò nel 1918, quando partecipò a una mostra collettiva al Museo Civico di Verona. L'anno seguente, prese parte alla Quadriennale di Torino con l'opera "Mattino", segnando uno dei primi successi espositivi. Nel 1922, fu presente alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia con il dipinto "Mattino d'inverno".

    La sua pittura si caratterizza per l'uso di colori vivaci e una rappresentazione sensibile della luce, elementi che conferiscono alle sue opere una particolare vivacità. Pigato trasse ispirazione da vari artisti, tra cui i veronesi Sartorari e Semeghini, ma anche da pittori francesi come Marquet, Sisley, Pissarro, e Corot, per i quali nutriva una profonda ammirazione.

    Nel 1935, oltre alla sua attività pittorica, Pigato iniziò a insegnare alla Regia Scuola d'Arte di Verona, oggi Liceo Artistico Boccioni-Nani, contribuendo così al panorama culturale veronese. Le sue opere, apprezzate per l'originalità e il contributo significativo all'arte italiana del XX secolo, sono state oggetto di numerosi successi nelle aste pubbliche, continuando a suscitare interesse nel mercato dell'arte.



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  • Vittore Antonio Cargnel
    Venezia 1872 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 16x23,5 firmato in basso a dx Vittore Cargnel

    Vittore Antonio Cargnel, nato a Venezia nel 1872, fu un pittore italiano il cui percorso artistico si sviluppò tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nel 1888, si iscrisse all'Accademia di Venezia, ma gran parte della sua formazione avvenne nello studio di Cesare Laurenti, noto pittore simbolista.
    Clicca per espandere

    Cargnel trasse ispirazione anche dalle opere di artisti come Ciardi, Favretto e Nono, dai quali trasse numerosi suggerimenti per il suo sviluppo artistico.

    Le sue capacità artistiche si manifestarono in opere sia di carattere simbolista, come "La sera di Ca’ Pesaro" del 1899, che in ritratti, tra cui il noto "Ritratto di Giuseppe Favaro" del 1905. Tuttavia, la sua vera natura artistica si rivelò come paesaggista, radicato nella tradizione del tardo Ottocento veneto. Questo filone tematico rimase costante in tutta la sua carriera, con la campagna veneta e friulana come principale soggetto delle sue opere.

    Cargnel partecipò alla I Biennale nel 1895 con l'opera "Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis," fortemente influenzata da Nono e Laurenti. La sua partecipazione continuò anche nelle edizioni successive della Biennale e in mostre internazionali come il Salon di Parigi, San Pietroburgo e Lipsia. La sua pittura si evolse verso una maggiore attenzione alla vibrazione atmosferica, evidente nelle opere esposte all'VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera.

    Nel 1900, si trasferì vicino a Treviso, dove avviò una fonderia di campane, e nel 1910 si trasferì a Sacile, dove rimase fino alla disfatta di Caporetto nel 1917. Durante questo periodo, realizzò alcuni dei suoi migliori paesaggi della pedemontana pordenonese, come "Poffabro" del 1912. Dopo la guerra, tornò spesso al paesaggio pedemontano e friulano anche dopo il trasferimento a Milano nel 1918, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera.

    La sua attività espositiva continuò con successo, partecipando a mostre importanti in Italia e all'estero. Cargnel morì a Milano nel 1931, e l'anno successivo si tenne una vasta retrospettiva alla Galleria Milano. Il suo contributo artistico fu successivamente riconosciuto con la presenza di due sue opere alla mostra dei quarant'anni della Biennale nel 1935. La sua opera ricevette una nuova attenzione nel corso degli anni, con retrospettive significative nel 1968 a Pordenone, nel 1988 a Sacile e nel 1999 al Museo civico di Pordenone. Opere di Cargnel si trovano oggi presso il Museo civico d'arte e la provincia di Pordenone.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Vittore Antonio Cargnel Vittore Antonio Cargnel
    Venezia 1872 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 16x23,5 firmato in basso a dx Vittore Cargnel

    Vittore Antonio Cargnel, nato a Venezia nel 1872, fu un pittore italiano il cui percorso artistico si sviluppò tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nel 1888, si iscrisse all'Accademia di Venezia, ma gran parte della sua formazione avvenne nello studio di Cesare Laurenti, noto pittore simbolista.
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    Cargnel trasse ispirazione anche dalle opere di artisti come Ciardi, Favretto e Nono, dai quali trasse numerosi suggerimenti per il suo sviluppo artistico.

    Le sue capacità artistiche si manifestarono in opere sia di carattere simbolista, come "La sera di Ca’ Pesaro" del 1899, che in ritratti, tra cui il noto "Ritratto di Giuseppe Favaro" del 1905. Tuttavia, la sua vera natura artistica si rivelò come paesaggista, radicato nella tradizione del tardo Ottocento veneto. Questo filone tematico rimase costante in tutta la sua carriera, con la campagna veneta e friulana come principale soggetto delle sue opere.

    Cargnel partecipò alla I Biennale nel 1895 con l'opera "Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis," fortemente influenzata da Nono e Laurenti. La sua partecipazione continuò anche nelle edizioni successive della Biennale e in mostre internazionali come il Salon di Parigi, San Pietroburgo e Lipsia. La sua pittura si evolse verso una maggiore attenzione alla vibrazione atmosferica, evidente nelle opere esposte all'VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera.

    Nel 1900, si trasferì vicino a Treviso, dove avviò una fonderia di campane, e nel 1910 si trasferì a Sacile, dove rimase fino alla disfatta di Caporetto nel 1917. Durante questo periodo, realizzò alcuni dei suoi migliori paesaggi della pedemontana pordenonese, come "Poffabro" del 1912. Dopo la guerra, tornò spesso al paesaggio pedemontano e friulano anche dopo il trasferimento a Milano nel 1918, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera.

    La sua attività espositiva continuò con successo, partecipando a mostre importanti in Italia e all'estero. Cargnel morì a Milano nel 1931, e l'anno successivo si tenne una vasta retrospettiva alla Galleria Milano. Il suo contributo artistico fu successivamente riconosciuto con la presenza di due sue opere alla mostra dei quarant'anni della Biennale nel 1935. La sua opera ricevette una nuova attenzione nel corso degli anni, con retrospettive significative nel 1968 a Pordenone, nel 1988 a Sacile e nel 1999 al Museo civico di Pordenone. Opere di Cargnel si trovano oggi presso il Museo civico d'arte e la provincia di Pordenone.



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  • Lotto 21  

    Vele a Venezia

    Beppe Ciardi
    Venezia 1879 - Venezia 1933
    Olio su cartone e tavola cm 8,5x15,8 firmato in basso a dx

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
    Clicca per espandere

    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA min € 5000 - max € 6000

    Lotto 21  

    Vele a Venezia

    Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1879 - Venezia 1933
    Olio su cartone e tavola cm 8,5x15,8 firmato in basso a dx

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
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    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.



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  • Lotto 22  

    In malga

    Pietro Fragiacomo
    Trieste 1856 - Venezia 1922
    Olio su cartone cm 17,5x10 firmato in basso a dx P.F.

    Pietro Fragiacomo, nato a Trieste nel 1856, si trasferì a Venezia da giovane e iniziò a lavorare presso la Società Veneta di Costruzioni Meccaniche. Dopo aver abbandonato gli studi all'Accademia di Belle Arti, continuò a dipingere sotto l'influenza di artisti come Giacomo Favretto ed Ettore Tito.
    Clicca per espandere

    Nel 1880, espose alla mostra nazionale di Torino e successivamente partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua pittura si concentrò sul paesaggio dell'entroterra lagunare veneziano, privilegiando vedute meno convenzionali e popolari rispetto ai suoi contemporanei. Nei suoi dipinti, la veduta diventava un mezzo per esprimere il suo stato d'animo, come evidenziato nei titoli come "Pace" e "Riposo". Nel 1893, ottenne riconoscimento con "La campana della sera", un dipinto che rappresenta un suggestivo scorcio veneziano al tramonto.

    Negli anni Novanta, Fragiacomo cambiò il suo stile, adottando una pittura più materica e sperimentando l'uso della tempera con sovrapposizioni di velature a olio. Nel 1895, entrò nel comitato organizzatore della Biennale di Venezia, esponendo regolarmente alla manifestazione. Nel corso del Novecento, esplorò influenze dell'Art Nouveau e partecipò a esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua vasta produzione, stimata in circa 500 opere, è oggi dispersa tra collezioni private e pubbliche. Pietro Fragiacomo morì a Venezia nel 1922. Anche sua sorella, Antonietta, fu una pittrice di paesaggi, partecipando attivamente alla Biennale di Venezia e continuando la sua carriera fino a data di morte sconosciuta.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 22  

    In malga

    Pietro Fragiacomo Pietro Fragiacomo
    Trieste 1856 - Venezia 1922
    Olio su cartone cm 17,5x10 firmato in basso a dx P.F.

    Pietro Fragiacomo, nato a Trieste nel 1856, si trasferì a Venezia da giovane e iniziò a lavorare presso la Società Veneta di Costruzioni Meccaniche. Dopo aver abbandonato gli studi all'Accademia di Belle Arti, continuò a dipingere sotto l'influenza di artisti come Giacomo Favretto ed Ettore Tito.
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    Nel 1880, espose alla mostra nazionale di Torino e successivamente partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua pittura si concentrò sul paesaggio dell'entroterra lagunare veneziano, privilegiando vedute meno convenzionali e popolari rispetto ai suoi contemporanei. Nei suoi dipinti, la veduta diventava un mezzo per esprimere il suo stato d'animo, come evidenziato nei titoli come "Pace" e "Riposo". Nel 1893, ottenne riconoscimento con "La campana della sera", un dipinto che rappresenta un suggestivo scorcio veneziano al tramonto.

    Negli anni Novanta, Fragiacomo cambiò il suo stile, adottando una pittura più materica e sperimentando l'uso della tempera con sovrapposizioni di velature a olio. Nel 1895, entrò nel comitato organizzatore della Biennale di Venezia, esponendo regolarmente alla manifestazione. Nel corso del Novecento, esplorò influenze dell'Art Nouveau e partecipò a esposizioni nazionali e internazionali.

    La sua vasta produzione, stimata in circa 500 opere, è oggi dispersa tra collezioni private e pubbliche. Pietro Fragiacomo morì a Venezia nel 1922. Anche sua sorella, Antonietta, fu una pittrice di paesaggi, partecipando attivamente alla Biennale di Venezia e continuando la sua carriera fino a data di morte sconosciuta.



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  • Lotto 23  

    Vaporetto a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 23  

    Vaporetto a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 24  

    San Giorgio a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 24  

    San Giorgio a Venezia

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su tavola cm 10x10 firmato in basso a dx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 8,3x8,3 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 8,3x8,3 firmato in basso a dx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su ceramica cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 27  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 10x10 firmato in basso a sx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 27  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 10x10 firmato in basso a sx Jwill



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  • Lotto 28  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 28  

    San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 7x7 firmato in basso a dx Jwill



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  • Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 8x8 firmato in basso a sx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 8x8 firmato in basso a sx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 30  

    Notturno San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9x9 firmato in basso a dx Iwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 30  

    Notturno San Giorgio

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9x9 firmato in basso a dx Iwill



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  • Lotto 31  

    Traghettare

    Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9,5x12 firmato in basso a dx Jwill

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 31  

    Traghettare

    Marie Joseph Leon Iwill Marie Joseph Leon Iwill
    Parigi 1850 - 1923
    Olio su metallo cm 9,5x12 firmato in basso a dx Jwill



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Giovanni Muzzioli
    Modena 1854 - 1894
    Note d'amore
    Olio su tavola cm 14x9 firmato in basso a dx G.Muzzioli

    Giovanni Muzzioli nacque a Modena il 10 febbraio 1854 e morì nella stessa città il 5 agosto 1894.
    Clicca per espandere

    Figlio dell'orologiaio Andrea Muzzioli e di Marianna Gilioli, originaria di Castelvetro, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia Atestina di Belle Arti di Modena nel 1869, sotto la guida di Luigi Asioli, Antonio Simonazzi e Mario Di Scovolo. Nel 1871, grazie alla borsa di studio Poletti, si trasferì a Roma per frequentare l'Accademia di San Luca, dove studiò con i professori Podesti e, successivamente, Coghetti. A Roma, realizzò il dipinto "Abramo e Sara alla corte del Faraone", inviato poi a Modena.

    Dopo un periodo a Modena, Muzzioli si stabilì a Firenze nel 1878, dove rimase fino alla sua morte. In questo periodo, partecipò a diverse esposizioni. Alla Mostra di Milano del 1881, presentò "Nel tempio di Bacco" e "Riti funebri in Egitto", con quest'ultima opera premiata con 1.000 lire e lodata per la sua semplicità ed equilibrio. Nel 1887, espose "Sole di settembre" all'Esposizione di Venezia, mentre nel 1888 portò a Bologna "Le esequie di Britannico", acquistato successivamente da Lionello Cavalieri di Ferrara e considerato uno dei suoi capolavori. Un'altra opera degna di nota è "Le feste di Flora".

    Oltre alla pittura, Muzzioli contribuì al mondo dell'educazione artistica, ricoprendo il ruolo di professore presso le accademie di Modena, Firenze e altre città. La sua influenza si estese anche ad altri artisti, tra cui Eugenio Zampighi.

    La sua carriera artistica si concluse prematuramente il 5 agosto 1894 a Modena.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Giovanni Muzzioli Giovanni Muzzioli
    Modena 1854 - 1894
    Note d'amore
    Olio su tavola cm 14x9 firmato in basso a dx G.Muzzioli

    Giovanni Muzzioli nacque a Modena il 10 febbraio 1854 e morì nella stessa città il 5 agosto 1894.
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    Figlio dell'orologiaio Andrea Muzzioli e di Marianna Gilioli, originaria di Castelvetro, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia Atestina di Belle Arti di Modena nel 1869, sotto la guida di Luigi Asioli, Antonio Simonazzi e Mario Di Scovolo. Nel 1871, grazie alla borsa di studio Poletti, si trasferì a Roma per frequentare l'Accademia di San Luca, dove studiò con i professori Podesti e, successivamente, Coghetti. A Roma, realizzò il dipinto "Abramo e Sara alla corte del Faraone", inviato poi a Modena.

    Dopo un periodo a Modena, Muzzioli si stabilì a Firenze nel 1878, dove rimase fino alla sua morte. In questo periodo, partecipò a diverse esposizioni. Alla Mostra di Milano del 1881, presentò "Nel tempio di Bacco" e "Riti funebri in Egitto", con quest'ultima opera premiata con 1.000 lire e lodata per la sua semplicità ed equilibrio. Nel 1887, espose "Sole di settembre" all'Esposizione di Venezia, mentre nel 1888 portò a Bologna "Le esequie di Britannico", acquistato successivamente da Lionello Cavalieri di Ferrara e considerato uno dei suoi capolavori. Un'altra opera degna di nota è "Le feste di Flora".

    Oltre alla pittura, Muzzioli contribuì al mondo dell'educazione artistica, ricoprendo il ruolo di professore presso le accademie di Modena, Firenze e altre città. La sua influenza si estese anche ad altri artisti, tra cui Eugenio Zampighi.

    La sua carriera artistica si concluse prematuramente il 5 agosto 1894 a Modena.



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  • Lotto 33  

    Paesaggio di montagna

    Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x14,5 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
    Clicca per espandere

    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 33  

    Paesaggio di montagna

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x14,5 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.



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  • Lotto 34  

    Sulla panchina

    Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9,5x17 firmato in basso a sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
    Clicca per espandere

    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA min € 600 - max € 800

    Lotto 34  

    Sulla panchina

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9,5x17 firmato in basso a sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.



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  • Lotto 35  

    Passeggiata al parco

    Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x11 firmato in basso sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 35  

    Passeggiata al parco

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x11 firmato in basso sx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.



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  • Lotto 36  

    Al parco

    Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x8 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA min € 400 - max € 500

    Lotto 36  

    Al parco

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x8 firmato in basso a dx P. Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.



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  • Lotto 37  

    Paesaggio

    Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x15,5 firmato in basso a dx P.Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
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    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 37  

    Paesaggio

    Pacifico Sidoli Pacifico Sidoli
    Rossoreggio di Bettola (PC) 1868 - Piacenza 1963
    Olio su tavola cm 9x15,5 firmato in basso a dx P.Sidoli

    Pacifico Sidoli nacque nel 1868 a Rossoreggio di Bettola, un piccolo borgo nella provincia di Piacenza, in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, Nazzareno e Giuseppe, condividevano con lui la passione per l'arte.
    Clicca per espandere

    Fin da giovane, Pacifico dimostrò un talento distintivo, tanto che i giornali locali lo segnalavano anche per la sua attività di restauratore.

    Per perfezionare la sua formazione artistica, si iscrisse all'Istituto Gazzola di Piacenza, dove fu allievo di Bernardino Pollinari. Giovanissimo, si trasferì a Parigi, dove espose ai Salon accanto a noti artisti come Giovanni Segantini e Gaetano Previati. La sua partecipazione a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Londra e Strasburgo, contribuì a consolidare la sua reputazione come ritrattista e paesaggista.

    Uno dei suoi lavori più rilevanti è l'affresco "Il Cielo", realizzato nel 1913 per il Palazzo delle Poste di Piacenza. Questo grande affresco, che occupa l'intero soffitto a padiglione dell'edificio, presenta un fregio con motivi decorativi in stile liberty, tra cui cicogne stilizzate e motivi floreali che circondano medaglioni figurati e stemmi della città.

    Pacifico Sidoli morì nel 1963 a Piacenza, lasciando un'eredità artistica significativa che riflette il suo impegno nella rappresentazione pittorica e nella valorizzazione del patrimonio culturale.



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  • Lotto 38  

    Paese Ligure

    Pasquale D. Cambiaso
    Genova 1811 - 1894
    Olio su cartone cm 12x8 firmato in basso a dx Cambiaso

    Domenico Pasquale Cambiaso, nato a Genova il 5 febbraio 1811 e ivi scomparso il 1º marzo 1894, è stato un eminente pittore e incisore italiano, celebre per le sue vedute paesaggistiche e architettoniche.

    Figlio di Bartolomeo e Maddalena, entrambi appartenenti alla nobile famiglia dei Cambiaso, Domenico intraprese la sua formazione artistica presso l'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si trasferì a Parma per perfezionarsi sotto la guida del pittore e scenografo Giuseppe Boccaccio. Un ulteriore periodo a Napoli gli permise di entrare in contatto con la Scuola di Posillipo, arricchendo la sua visione artistica con influenze più moderne.

    Rientrato a Genova, Cambiaso si dedicò principalmente alla pittura di vedute, immortalando con maestria scorci della città e della Riviera ligure. Le sue opere offrono una testimonianza visiva di luoghi che, a causa dei cambiamenti urbanistici, sono oggi irriconoscibili. La sua abilità nel catturare dettagli architettonici e paesaggistici gli valse l'elezione a accademico di merito presso l'Accademia Ligustica nel 1834, a soli 23 anni. Nel 1847 assunse l'incarico di professore aggiunto nella stessa istituzione, per poi diventare docente di disegno presso la Regia Scuola Superiore Navale di Genova.

    Tra il 1860 e il 1862, intraprese un viaggio lungo le coste liguri con l'armatore Giuseppe Bertollo, documentando l'escursione con oltre cento disegni, acquerelli e incisioni. Le sue opere sono state esposte per quasi quattro decenni alle mostre annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Genova. Oltre al valore artistico, le sue vedute offrono un'importante documentazione storica e sociale del territorio ligure prima delle trasformazioni urbanistiche del secolo successivo.

    Padre di due figlie, Laura ed Elisa, entrambe influenzate nella scelta artistica dal padre, Cambiaso ha anche formato allievi di rilievo come Tammar Luxoro, Giovanni Battista Molinelli e Teresa Doria. La critica dell'epoca lo celebrava come un "gran genio nell'arte del paesaggio", riconoscendo il suo talento sia in patria che all'estero. La sua arte si distingue per la solida maestria del disegno, l'acutezza dell'osservazione e un virtuosismo esecutivo che continua a affascinare studiosi e appassionati.

    La sua scomparsa nel 1894 segna la fine di un'epoca, ma le sue opere continuano a essere testimoni di un passato ricco di storia e bellezza, offrendo uno sguardo privilegiato sulla Liguria di un tempo.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 38  

    Paese Ligure

    Pasquale D. Cambiaso Pasquale D. Cambiaso
    Genova 1811 - 1894
    Olio su cartone cm 12x8 firmato in basso a dx Cambiaso

    Domenico Pasquale Cambiaso, nato a Genova il 5 febbraio 1811 e ivi scomparso il 1º marzo 1894, è stato un eminente pittore e incisore italiano, celebre per le sue vedute paesaggistiche e architettoniche.

    Figlio di Bartolomeo e Maddalena, entrambi appartenenti alla nobile famiglia dei Cambiaso, Domenico intraprese la sua formazione artistica presso l'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
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    Successivamente, si trasferì a Parma per perfezionarsi sotto la guida del pittore e scenografo Giuseppe Boccaccio. Un ulteriore periodo a Napoli gli permise di entrare in contatto con la Scuola di Posillipo, arricchendo la sua visione artistica con influenze più moderne.

    Rientrato a Genova, Cambiaso si dedicò principalmente alla pittura di vedute, immortalando con maestria scorci della città e della Riviera ligure. Le sue opere offrono una testimonianza visiva di luoghi che, a causa dei cambiamenti urbanistici, sono oggi irriconoscibili. La sua abilità nel catturare dettagli architettonici e paesaggistici gli valse l'elezione a accademico di merito presso l'Accademia Ligustica nel 1834, a soli 23 anni. Nel 1847 assunse l'incarico di professore aggiunto nella stessa istituzione, per poi diventare docente di disegno presso la Regia Scuola Superiore Navale di Genova.

    Tra il 1860 e il 1862, intraprese un viaggio lungo le coste liguri con l'armatore Giuseppe Bertollo, documentando l'escursione con oltre cento disegni, acquerelli e incisioni. Le sue opere sono state esposte per quasi quattro decenni alle mostre annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Genova. Oltre al valore artistico, le sue vedute offrono un'importante documentazione storica e sociale del territorio ligure prima delle trasformazioni urbanistiche del secolo successivo.

    Padre di due figlie, Laura ed Elisa, entrambe influenzate nella scelta artistica dal padre, Cambiaso ha anche formato allievi di rilievo come Tammar Luxoro, Giovanni Battista Molinelli e Teresa Doria. La critica dell'epoca lo celebrava come un "gran genio nell'arte del paesaggio", riconoscendo il suo talento sia in patria che all'estero. La sua arte si distingue per la solida maestria del disegno, l'acutezza dell'osservazione e un virtuosismo esecutivo che continua a affascinare studiosi e appassionati.

    La sua scomparsa nel 1894 segna la fine di un'epoca, ma le sue opere continuano a essere testimoni di un passato ricco di storia e bellezza, offrendo uno sguardo privilegiato sulla Liguria di un tempo.



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  • Lotto 39  

    Il carretto rosso

    Anonimo Firmato G.M.
    Artista del XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12,5 firmato in basso a sx G.M.








    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 39  

    Il carretto rosso

    Anonimo firmato G.M. Anonimo Firmato G.M.
    Artista del XIX-XX secolo
    Olio su tavola cm 8x12,5 firmato in basso a sx G.M.










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  • Lotto 40  

    Marina livornese

    Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tela cm 8x24 firmato in basso a dx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
    Clicca per espandere

    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 40  

    Marina livornese

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tela cm 8x24 firmato in basso a dx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
    Clicca per espandere

    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.



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  • Lotto 41  

    La chioccia

    Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su cartone cm 10x10 firmato in basso a dx M.Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
    Clicca per espandere

    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA min € 500 - max € 600

    Lotto 41  

    La chioccia

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su cartone cm 10x10 firmato in basso a dx M.Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
    Clicca per espandere

    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.



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  • Lotto 42  

    Chiesetta di paese

    Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tavola cm 6x9 firmato in basso a sx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
    Clicca per espandere

    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.

    STIMA min € 300 - max € 400

    Lotto 42  

    Chiesetta di paese

    Mario Menichetti Mario Menichetti
    Livorno 1889-1975
    Olio su tavola cm 6x9 firmato in basso a sx Menichetti

    Mario Menichetti nacque a Livorno nel 1889 e morì a Milano nel 1975. Pittore autodidatta, fu profondamente influenzato dal movimento dei Macchiaioli, sia nella tecnica pittorica che nella scelta dei soggetti.
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    Le sue opere raffigurano principalmente paesaggi rurali, scene di vita contadina e marine nei dintorni di Livorno, catturando con precisione il disegno, l'armonia dei colori e la dolcezza dei contrasti. Menichetti lavorò a lungo a Milano, dove la sua pittura risentì dell'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state presentate in aste pubbliche 29 volte, principalmente nella categoria Pittura. Tra i suoi lavori noti si annoverano "Mattino all'Ardenza" del 1930.



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  • Lotto 43  

    Vicolo

    Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 31,5x9,5 firmato in basso a destra G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
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    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 43  

    Vicolo

    Giovanni Lomi Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 31,5x9,5 firmato in basso a destra G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
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    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Luigi Gioli
    Cascina, Pisa 1854 - Firenze 1947
    Piazza degli Antinori, Firenze

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
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    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Luigi Gioli Luigi Gioli
    Cascina, Pisa 1854 - Firenze 1947
    Piazza degli Antinori, Firenze

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
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    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.



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  • Lotto 45  

    La raccolta

    Francesco Gioli
    Pisa 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 18x9,2 firmato in basso a dx F. Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
    Clicca per espandere

    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 45  

    La raccolta

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    Pisa 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 18x9,2 firmato in basso a dx F. Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 46  

    Arabo

    Stefano Ussi
    Firenze 1822 - 1901
    Olio su tavola cm 15x8 firmato in basso a sx S. Ussi

    Stefano Ussi è stato un pittore italiano, noto per le sue opere storiche e per il suo successivo coinvolgimento nel movimento orientalista. Dopo aver iniziato la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò sotto la guida di Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli ed Enrico Pollastrini, Ussi partecipò attivamente alla Prima Guerra di Indipendenza Italiana nel 1848, esperienza che influenzò profondamente la sua arte.
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    Durante questo periodo, fu catturato e imprigionato a Theresienstadt, un'esperienza che ispirò opere come L'esule che dall'Alpe guarda l'Italia.

    Nel 1850, terminati gli studi, Ussi cominciò a farsi conoscere grazie a opere storiche di grande impatto, come La cacciata del duca d'Atene e La congiura dei Pazzi. Nel 1860, la sua crescente fama gli valse la nomina a professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove continuò a insegnare per molti anni. Tuttavia, la sua carriera subì una svolta decisiva nel 1869, quando intraprese un viaggio in Egitto in occasione dell'apertura del Canale di Suez. Questo viaggio lo avvicinò al movimento orientalista e ispirò opere come Festa a Fez e Donna araba al pozzo. Successivamente, visitò anche il Marocco, dove approfondì la sua passione per l'arte orientale.

    Nel corso degli anni, oltre a dipinti storici e orientalisti, Ussi si dedicò anche al ritratto, creando opere di notevole raffinatezza come il Ritratto di Linda Ussi in giardino. Morì a Firenze nel 1901, lasciando un'eredità artistica che riflette le trasformazioni culturali e artistiche dell'Italia del XIX secolo. La sua capacità di combinare storia e paesaggi orientali con un senso profondo della luce e della scena lo ha reso uno degli artisti più significativi del suo tempo.

    STIMA min € 1300 - max € 1500

    Lotto 46  

    Arabo

    Stefano Ussi Stefano Ussi
    Firenze 1822 - 1901
    Olio su tavola cm 15x8 firmato in basso a sx S. Ussi

    Stefano Ussi è stato un pittore italiano, noto per le sue opere storiche e per il suo successivo coinvolgimento nel movimento orientalista. Dopo aver iniziato la sua formazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò sotto la guida di Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli ed Enrico Pollastrini, Ussi partecipò attivamente alla Prima Guerra di Indipendenza Italiana nel 1848, esperienza che influenzò profondamente la sua arte.
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    Durante questo periodo, fu catturato e imprigionato a Theresienstadt, un'esperienza che ispirò opere come L'esule che dall'Alpe guarda l'Italia.

    Nel 1850, terminati gli studi, Ussi cominciò a farsi conoscere grazie a opere storiche di grande impatto, come La cacciata del duca d'Atene e La congiura dei Pazzi. Nel 1860, la sua crescente fama gli valse la nomina a professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove continuò a insegnare per molti anni. Tuttavia, la sua carriera subì una svolta decisiva nel 1869, quando intraprese un viaggio in Egitto in occasione dell'apertura del Canale di Suez. Questo viaggio lo avvicinò al movimento orientalista e ispirò opere come Festa a Fez e Donna araba al pozzo. Successivamente, visitò anche il Marocco, dove approfondì la sua passione per l'arte orientale.

    Nel corso degli anni, oltre a dipinti storici e orientalisti, Ussi si dedicò anche al ritratto, creando opere di notevole raffinatezza come il Ritratto di Linda Ussi in giardino. Morì a Firenze nel 1901, lasciando un'eredità artistica che riflette le trasformazioni culturali e artistiche dell'Italia del XIX secolo. La sua capacità di combinare storia e paesaggi orientali con un senso profondo della luce e della scena lo ha reso uno degli artisti più significativi del suo tempo.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 47  

    Datato 1880

    Guido Agostini
    Firenze XIX - XX
    Cascata di Staubbach Svizzera

    Guido Agostini (1870-1898) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
    Clicca per espandere

    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898, ma il suo contributo all'arte paesaggistica italiana rimane significativo.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 47  

    Datato 1880

    Guido Agostini Guido Agostini
    Firenze XIX - XX
    Cascata di Staubbach Svizzera

    Guido Agostini (1870-1898) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni di paesaggi toscani. Nato a Milano, ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha sviluppato le sue abilità artistiche.
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    Le sue opere, sebbene non numerose, ritraggono principalmente scorci delle campagne toscane, con casolari e castelli come soggetti principali. La sua carriera artistica si è estesa dal 1865 al 1898, periodo in cui ha partecipato a diverse esposizioni, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, dimostrando un continuo interesse per il suo lavoro. Guido Agostini è scomparso prematuramente nel 1898, ma il suo contributo all'arte paesaggistica italiana rimane significativo.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 48  

    Nobiluomo

    Pio Joris
    Roma 1843-1921
    Olio su tavola cm 21,5x16 firmato in basso a dx P.Joris

    Pio Joris (Roma, 8 giugno 1843 – 6 marzo 1921) è stato un pittore, incisore e acquarellista italiano, noto per il suo stile che mescolava il verismo con una tecnica pittorica vivace e brillante. Figlio di Giovanni Battista Joris, un antiquario, e Maddalena Vergè, una sarta, ricevette la sua prima formazione artistica da Emanuele Pastina, un pittore paesaggista napoletano.
    Clicca per espandere

    In seguito, studiò all'Istituto di Belle Arti di Roma dal 1855 al 1861, e un anno dopo frequentò l'Accademia di San Luca, dove fu allievo di Achille Vertunni.

    L'incontro con l'arte della scuola toscana e l'uso della "macchia" segnò una tappa fondamentale nel suo percorso artistico, in particolare dopo la visita all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Firenze nel 1861. Nel 1866, intraprese un viaggio a Napoli, Capri e Sorrento, dove ebbe l'opportunità di incontrare due grandi pittori italiani, Domenico Morelli e Filippo Palizzi, i quali influenzarono profondamente il suo stile. A Roma, conobbe anche Mariano Fortuny, il cui lavoro ebbe un impatto significativo sulla sua pittura.

    Nel corso della sua carriera, Joris espose in numerosi eventi internazionali, ottenendo riconoscimenti di prestigio. Nel 1869, il suo dipinto Domenica mattina fuori Porta del Popolo gli valse una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera. Partecipò anche ad altre esposizioni a Vienna, Parigi e Roma, e nel 1900 ricevette la medaglia d'oro e la Legion d'Onore al Salon di Parigi. Le sue opere trattano spesso temi di folklore romano, raffigurando scene di vita quotidiana, ma si dedicò anche a soggetti storici, come La fuga di papa Eugenio IV, oggi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.

    Joris fu tra i fondatori dell'Associazione degli Acquarellisti Romani e prese parte attivamente alle esposizioni degli Amatori e Cultori di Belle Arti. Il suo stile equilibrato, che univa il realismo alla bellezza visiva, lo rese uno degli artisti più apprezzati della Roma di fine Ottocento.

    STIMA min € 1000 - max € 1300

    Lotto 48  

    Nobiluomo

    Pio Joris Pio Joris
    Roma 1843-1921
    Olio su tavola cm 21,5x16 firmato in basso a dx P.Joris

    Pio Joris (Roma, 8 giugno 1843 – 6 marzo 1921) è stato un pittore, incisore e acquarellista italiano, noto per il suo stile che mescolava il verismo con una tecnica pittorica vivace e brillante. Figlio di Giovanni Battista Joris, un antiquario, e Maddalena Vergè, una sarta, ricevette la sua prima formazione artistica da Emanuele Pastina, un pittore paesaggista napoletano.
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    In seguito, studiò all'Istituto di Belle Arti di Roma dal 1855 al 1861, e un anno dopo frequentò l'Accademia di San Luca, dove fu allievo di Achille Vertunni.

    L'incontro con l'arte della scuola toscana e l'uso della "macchia" segnò una tappa fondamentale nel suo percorso artistico, in particolare dopo la visita all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Firenze nel 1861. Nel 1866, intraprese un viaggio a Napoli, Capri e Sorrento, dove ebbe l'opportunità di incontrare due grandi pittori italiani, Domenico Morelli e Filippo Palizzi, i quali influenzarono profondamente il suo stile. A Roma, conobbe anche Mariano Fortuny, il cui lavoro ebbe un impatto significativo sulla sua pittura.

    Nel corso della sua carriera, Joris espose in numerosi eventi internazionali, ottenendo riconoscimenti di prestigio. Nel 1869, il suo dipinto Domenica mattina fuori Porta del Popolo gli valse una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera. Partecipò anche ad altre esposizioni a Vienna, Parigi e Roma, e nel 1900 ricevette la medaglia d'oro e la Legion d'Onore al Salon di Parigi. Le sue opere trattano spesso temi di folklore romano, raffigurando scene di vita quotidiana, ma si dedicò anche a soggetti storici, come La fuga di papa Eugenio IV, oggi conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.

    Joris fu tra i fondatori dell'Associazione degli Acquarellisti Romani e prese parte attivamente alle esposizioni degli Amatori e Cultori di Belle Arti. Il suo stile equilibrato, che univa il realismo alla bellezza visiva, lo rese uno degli artisti più apprezzati della Roma di fine Ottocento.



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  • Lotto 49  

    Al pianoforte

    Gustavo Pisani
    Napoli 1887 - 1948
    Olio su cartone cm 17x13 firmato in basso a sx G.Pisani

    Gustavo Pisani (Napoli, 1877 – 1948) è stato un pittore e illustratore italiano, esponente della scuola napoletana. Nato a Napoli, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti della sua città, dove ha studiato sotto la guida di Filippo Palizzi.
    Clicca per espandere

    La sua carriera artistica è stata caratterizzata da una notevole versatilità: si è distinto nella pittura di paesaggi e figure, nelle illustrazioni e ha collaborato anche nel campo giornalistico. Ha partecipato a numerose mostre, sia nazionali che internazionali, ottenendo riconoscimenti e premi che hanno sottolineato la qualità e l'originalità delle sue opere. Le sue creazioni spaziano da scene di mercato a ritratti di vita quotidiana, sempre con una particolare attenzione ai dettagli e all'atmosfera tipica della tradizione pittorica napoletana.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 49  

    Al pianoforte

    Gustavo Pisani Gustavo Pisani
    Napoli 1887 - 1948
    Olio su cartone cm 17x13 firmato in basso a sx G.Pisani

    Gustavo Pisani (Napoli, 1877 – 1948) è stato un pittore e illustratore italiano, esponente della scuola napoletana. Nato a Napoli, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti della sua città, dove ha studiato sotto la guida di Filippo Palizzi.
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    La sua carriera artistica è stata caratterizzata da una notevole versatilità: si è distinto nella pittura di paesaggi e figure, nelle illustrazioni e ha collaborato anche nel campo giornalistico. Ha partecipato a numerose mostre, sia nazionali che internazionali, ottenendo riconoscimenti e premi che hanno sottolineato la qualità e l'originalità delle sue opere. Le sue creazioni spaziano da scene di mercato a ritratti di vita quotidiana, sempre con una particolare attenzione ai dettagli e all'atmosfera tipica della tradizione pittorica napoletana.



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  • Lotto 50  

    Campagna

    Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 11x22,5 firmato in basso a dx Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.


    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 50  

    Campagna

    Federico Rossano Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 11x22,5 firmato in basso a dx Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
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    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.




    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 51  

    Viale alberato

    Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 11,2 x17,8 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
    Clicca per espandere

    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Lotto 51  

    Viale alberato

    Attilio Pratella Attilio Pratella
    Lugo 1856 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 11,2 x17,8 firmato in basso a dx A.Pratella

    Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco.
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    Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.

    Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".

    Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.

    Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.

    Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 52  

    La finestra

    Vincenzo Caprile
    Napoli 1856 - 1936
    Olio su tavola cm 14x23 firmato in basso a dx Caprile




    Vincenzo Caprile nacque a Napoli il 24 giugno 1856, figlio di Luigi e Antonietta Fiscone. La sua formazione artistica si sviluppò presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studiò sotto la guida di maestri come Gabriele Smargiassi, Achille Carrillo e Domenico Morelli.
    Clicca per espandere

    Nonostante l'impronta accademica, Caprile preferì l'approccio diretto alla natura, ispirandosi alla Scuola di Resìna, un movimento che si concentrava sull'osservazione realistica e sulla luce naturale, e che vide tra i suoi fondatori artisti come Federico Rossano, Marco De Gregorio e Giuseppe De Nittis.

    La carriera di Caprile ebbe un rapido sviluppo. Nel 1873, partecipò alla Promotrice di Napoli con l'opera "A Posillipo", seguita da un'importante esposizione nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove guadagnò riconoscimenti con il dipinto "Ladote di Rita", un'opera che mostrava influenze narrativi simili a quelle di Luigi Favretto e Francesco Paolo Michetti. Grazie al successo ottenuto, nel 1888 fu nominato professore onorario all'Accademia di Belle Arti di Napoli, un incarico che consolidò la sua posizione nell'ambiente artistico partenopeo.

    Nel 1888, Caprile si recò a Buenos Aires, dove si dedicò principalmente alla pittura di ritratti, ottenendo ampi consensi e diventando membro della Società di Belle Arti della capitale argentina. Dopo un anno, tornò a Napoli, dove continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggi e scene di genere, perfezionando il suo stile e consolidando la sua fama come uno degli interpreti più sensibili della vita napoletana.

    Oltre alla sua carriera artistica, Caprile partecipò alla decorazione di luoghi pubblici, tra cui il Caffè Gambrinus di Napoli, dove collaborò con altri artisti noti come Luca Postiglione, Pietro Scoppetta e Vincenzo Irolli, arricchendo gli spazi con le sue opere. Le sue creazioni, che spaziano dalla pittura di paesaggio alla scena di genere, sono esposte in numerosi musei italiani, tra cui la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria di Palazzo Pitti a Firenze e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

    Vincenzo Caprile morì a Napoli il 23 giugno 1936, lasciando un’importante eredità nell’ambito della pittura di genere e paesaggistica. La sua opera è oggi parte integrante del panorama artistico italiano, testimoniando la sua dedizione all'arte e il suo legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 52  

    La finestra

    Vincenzo Caprile Vincenzo Caprile
    Napoli 1856 - 1936
    Olio su tavola cm 14x23 firmato in basso a dx Caprile




    Vincenzo Caprile nacque a Napoli il 24 giugno 1856, figlio di Luigi e Antonietta Fiscone. La sua formazione artistica si sviluppò presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studiò sotto la guida di maestri come Gabriele Smargiassi, Achille Carrillo e Domenico Morelli.
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    Nonostante l'impronta accademica, Caprile preferì l'approccio diretto alla natura, ispirandosi alla Scuola di Resìna, un movimento che si concentrava sull'osservazione realistica e sulla luce naturale, e che vide tra i suoi fondatori artisti come Federico Rossano, Marco De Gregorio e Giuseppe De Nittis.

    La carriera di Caprile ebbe un rapido sviluppo. Nel 1873, partecipò alla Promotrice di Napoli con l'opera "A Posillipo", seguita da un'importante esposizione nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, dove guadagnò riconoscimenti con il dipinto "Ladote di Rita", un'opera che mostrava influenze narrativi simili a quelle di Luigi Favretto e Francesco Paolo Michetti. Grazie al successo ottenuto, nel 1888 fu nominato professore onorario all'Accademia di Belle Arti di Napoli, un incarico che consolidò la sua posizione nell'ambiente artistico partenopeo.

    Nel 1888, Caprile si recò a Buenos Aires, dove si dedicò principalmente alla pittura di ritratti, ottenendo ampi consensi e diventando membro della Società di Belle Arti della capitale argentina. Dopo un anno, tornò a Napoli, dove continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggi e scene di genere, perfezionando il suo stile e consolidando la sua fama come uno degli interpreti più sensibili della vita napoletana.

    Oltre alla sua carriera artistica, Caprile partecipò alla decorazione di luoghi pubblici, tra cui il Caffè Gambrinus di Napoli, dove collaborò con altri artisti noti come Luca Postiglione, Pietro Scoppetta e Vincenzo Irolli, arricchendo gli spazi con le sue opere. Le sue creazioni, che spaziano dalla pittura di paesaggio alla scena di genere, sono esposte in numerosi musei italiani, tra cui la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria di Palazzo Pitti a Firenze e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

    Vincenzo Caprile morì a Napoli il 23 giugno 1936, lasciando un’importante eredità nell’ambito della pittura di genere e paesaggistica. La sua opera è oggi parte integrante del panorama artistico italiano, testimoniando la sua dedizione all'arte e il suo legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.



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  • Lotto 53  

    Vicolo a Napoli

    Oscar Ricciardi
    Napoli 1864-1935
    Olio su tavola cm 30x8,5 firmato in basso a sx Ricciardi

    Oscar Ricciardi (Napoli, 24 febbraio 1864 – 1935) è stato un pittore impressionista italiano, noto per le sue marine e vedute urbane che catturano l’essenza della vita quotidiana con un uso sapiente del colore e della luce. Autodidatta, Ricciardi fu inizialmente influenzato dallo stile di Domenico Morelli.
    Clicca per espandere

    Inizialmente si dedicò a scene di genere, ma ben presto orientò la sua arte verso paesaggi e marine, trovando un ampio riscontro commerciale grazie alla sua capacità di tradurre la bellezza naturale in composizioni piene di vitalità.

    La sua carriera lo vide protagonista in numerose esposizioni, tra cui quella Nazionale di Palermo del 1892, quella di Milano del 1894, e quelle di Torino (1896, 1902, 1908). Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Nazionale d'Arte di Napoli nel 1916. Inoltre, le sue creazioni sono conservate in prestigiosi musei come la Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli e il Musée des Beaux-Arts di Mulhouse, in Francia.

    Il suo stile, fortemente influenzato dall'impressionismo, si caratterizzava per il trattamento della luce e dei colori, elementi che gli consentivano di restituire l’atmosfera vivace delle strade di Napoli, dei mercatini e delle scene di vita quotidiana. Le sue opere, spesso di piccolo formato, venivano destinate non solo al pubblico locale, ma anche ai numerosi turisti che visitavano la città partenopea. La sua abilità nel fondere tradizione e innovazione gli ha permesso di emergere come una figura di spicco nell'arte napoletana del XIX secolo, contribuendo a definire un’epoca artistica che ha saputo riflettere la modernità pur rimanendo ancorata alla tradizione.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 53  

    Vicolo a Napoli

    Oscar Ricciardi Oscar Ricciardi
    Napoli 1864-1935
    Olio su tavola cm 30x8,5 firmato in basso a sx Ricciardi

    Oscar Ricciardi (Napoli, 24 febbraio 1864 – 1935) è stato un pittore impressionista italiano, noto per le sue marine e vedute urbane che catturano l’essenza della vita quotidiana con un uso sapiente del colore e della luce. Autodidatta, Ricciardi fu inizialmente influenzato dallo stile di Domenico Morelli.
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    Inizialmente si dedicò a scene di genere, ma ben presto orientò la sua arte verso paesaggi e marine, trovando un ampio riscontro commerciale grazie alla sua capacità di tradurre la bellezza naturale in composizioni piene di vitalità.

    La sua carriera lo vide protagonista in numerose esposizioni, tra cui quella Nazionale di Palermo del 1892, quella di Milano del 1894, e quelle di Torino (1896, 1902, 1908). Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Nazionale d'Arte di Napoli nel 1916. Inoltre, le sue creazioni sono conservate in prestigiosi musei come la Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli e il Musée des Beaux-Arts di Mulhouse, in Francia.

    Il suo stile, fortemente influenzato dall'impressionismo, si caratterizzava per il trattamento della luce e dei colori, elementi che gli consentivano di restituire l’atmosfera vivace delle strade di Napoli, dei mercatini e delle scene di vita quotidiana. Le sue opere, spesso di piccolo formato, venivano destinate non solo al pubblico locale, ma anche ai numerosi turisti che visitavano la città partenopea. La sua abilità nel fondere tradizione e innovazione gli ha permesso di emergere come una figura di spicco nell'arte napoletana del XIX secolo, contribuendo a definire un’epoca artistica che ha saputo riflettere la modernità pur rimanendo ancorata alla tradizione.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 54  

    Paesaggio Mediterraneo

    Arnaldo De Lisio
    Castelbottaccio (CB) 1869 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 19x11 firmato in basso a sx A. De Lisio

    Arnaldo De Lisio nacque il 9 dicembre 1869 a Castelbottaccio, in provincia di Campobasso, da Vincenzo, letterato, e Virginia Suriani, musicista. La sua formazione artistica iniziò nel 1883, quando si trasferì a Napoli per completare gli studi classici.
    Clicca per espandere

    Nel 1889, si iscrisse al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Domenico Morelli, Ignazio Perricci e Gioacchino Toma, influenze che contribuirono a definire il suo stile.

    All'inizio del XX secolo, De Lisio si recò a Parigi insieme ai pittori Pietro Scoppetta e Raffaele Ragione. Durante il suo soggiorno parigino, entrò in contatto con gli impressionisti, che esercitarono una forte influenza sulla sua pittura. I suoi lavori, caratterizzati da colori vivaci, riflettevano scene urbane in un nuovo approccio stilistico. Tuttavia, pur abbracciando gli insegnamenti degli impressionisti, il pittore mantenne un legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.

    Rientrato in Italia, De Lisio si dedicò principalmente alla pittura di ritratti e scene di genere, riuscendo a coniugare la tradizione locale con le innovazioni stilistiche che aveva appreso all'estero. Le sue opere, molto apprezzate, furono oggetto di interesse nel mercato dell'arte, con alcune sue creazioni vendute in aste pubbliche.

    Arnaldo De Lisio morì il 5 marzo 1949 a Napoli, lasciando un'impronta significativa nel panorama artistico italiano, particolarmente nelle scene urbane e nei ritratti, che continuano a essere esposti e apprezzati in vari musei e collezioni.

    STIMA min € 600 - max € 800

    Lotto 54  

    Paesaggio Mediterraneo

    Arnaldo De Lisio Arnaldo De Lisio
    Castelbottaccio (CB) 1869 - Napoli 1949
    Olio su tavola cm 19x11 firmato in basso a sx A. De Lisio

    Arnaldo De Lisio nacque il 9 dicembre 1869 a Castelbottaccio, in provincia di Campobasso, da Vincenzo, letterato, e Virginia Suriani, musicista. La sua formazione artistica iniziò nel 1883, quando si trasferì a Napoli per completare gli studi classici.
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    Nel 1889, si iscrisse al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Domenico Morelli, Ignazio Perricci e Gioacchino Toma, influenze che contribuirono a definire il suo stile.

    All'inizio del XX secolo, De Lisio si recò a Parigi insieme ai pittori Pietro Scoppetta e Raffaele Ragione. Durante il suo soggiorno parigino, entrò in contatto con gli impressionisti, che esercitarono una forte influenza sulla sua pittura. I suoi lavori, caratterizzati da colori vivaci, riflettevano scene urbane in un nuovo approccio stilistico. Tuttavia, pur abbracciando gli insegnamenti degli impressionisti, il pittore mantenne un legame profondo con la tradizione pittorica napoletana.

    Rientrato in Italia, De Lisio si dedicò principalmente alla pittura di ritratti e scene di genere, riuscendo a coniugare la tradizione locale con le innovazioni stilistiche che aveva appreso all'estero. Le sue opere, molto apprezzate, furono oggetto di interesse nel mercato dell'arte, con alcune sue creazioni vendute in aste pubbliche.

    Arnaldo De Lisio morì il 5 marzo 1949 a Napoli, lasciando un'impronta significativa nel panorama artistico italiano, particolarmente nelle scene urbane e nei ritratti, che continuano a essere esposti e apprezzati in vari musei e collezioni.



    0 offerte pre-asta Dettaglio
  • Lotto 55  

    Chiesa monastero

    Francesco Lojacono
    Palermo 1838 - 1915
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx F.Lojacono

    Francesco Lojacono (Palermo, 16 maggio 1838 – 26 febbraio 1915) è stato uno dei più importanti pittori italiani del XIX secolo, riconosciuto tra i maggiori paesaggisti siciliani. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre Luigi, anch'egli pittore, e continuò con Salvatore Lo Forte, un pittore di storia.
    Clicca per espandere

    Nel 1856, grazie a una medaglia d'oro vinta a Palermo, poté trasferirsi a Napoli per perfezionarsi nella scuola dei fratelli Giuseppe e Filippo Palizzi. A Napoli, entrò in contatto con la Scuola di Posillipo e le opere della Scuola di Barbizon, che influenzarono profondamente il suo stile, rendendolo più orientato verso un naturalismo delicato e una profonda attenzione alla luce.

    Nel 1860, Lojacono partecipò alla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, combattendo in diverse battaglie, tra cui quella di Milazzo, dove subì una ferita. Nonostante ciò, continuò a combattere fino alla battaglia del Volturno, e nel 1862 fu catturato durante un tentativo di espugnare Roma, ma fu rilasciato poco dopo. Tornato a Palermo, Lojacono divenne un punto di riferimento nell’ambiente artistico locale e nazionale, partecipando a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra.

    Nel 1872, Lojacono divenne professore di paesaggio presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli e, successivamente, a Palermo, dove insegnò dal 1896 fino alla sua morte nel 1915. Le sue opere si concentrano principalmente su paesaggi e marine siciliane, dove la luce e l'atmosfera giocano un ruolo centrale. Tra i suoi innovativi metodi c'è l'uso della fotografia come riferimento per le sue composizioni, combinando studi dal vivo con immagini fotografiche per ottenere un realismo dettagliato e una resa atmosferica di grande impatto.

    Le opere di Lojacono, tra cui "L'arrivo inatteso" (1883), "Dopo la pioggia" (1886) e "Estate" (1891), sono testimonianze di un’artisticità che esalta la bellezza naturale e la vita quotidiana siciliana, senza enfatizzare le difficoltà sociali ma celebrando la bellezza della vita rurale. Molte delle sue opere sono conservate in importanti istituzioni, come la Galleria Civica di Agrigento e la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, e hanno influenzato le generazioni successive di artisti siciliani, consolidando la sua posizione come uno dei protagonisti del panorama pittorico italiano del XIX secolo.

    STIMA min € 3000 - max € 3500

    Lotto 55  

    Chiesa monastero

    Francesco Lojacono Francesco Lojacono
    Palermo 1838 - 1915
    Olio su tavola cm 11,5x17,5 firmato in basso a dx F.Lojacono

    Francesco Lojacono (Palermo, 16 maggio 1838 – 26 febbraio 1915) è stato uno dei più importanti pittori italiani del XIX secolo, riconosciuto tra i maggiori paesaggisti siciliani. La sua formazione artistica iniziò sotto la guida del padre Luigi, anch'egli pittore, e continuò con Salvatore Lo Forte, un pittore di storia.
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    Nel 1856, grazie a una medaglia d'oro vinta a Palermo, poté trasferirsi a Napoli per perfezionarsi nella scuola dei fratelli Giuseppe e Filippo Palizzi. A Napoli, entrò in contatto con la Scuola di Posillipo e le opere della Scuola di Barbizon, che influenzarono profondamente il suo stile, rendendolo più orientato verso un naturalismo delicato e una profonda attenzione alla luce.

    Nel 1860, Lojacono partecipò alla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, combattendo in diverse battaglie, tra cui quella di Milazzo, dove subì una ferita. Nonostante ciò, continuò a combattere fino alla battaglia del Volturno, e nel 1862 fu catturato durante un tentativo di espugnare Roma, ma fu rilasciato poco dopo. Tornato a Palermo, Lojacono divenne un punto di riferimento nell’ambiente artistico locale e nazionale, partecipando a importanti esposizioni internazionali, tra cui quelle di Vienna, Parigi e Londra.

    Nel 1872, Lojacono divenne professore di paesaggio presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli e, successivamente, a Palermo, dove insegnò dal 1896 fino alla sua morte nel 1915. Le sue opere si concentrano principalmente su paesaggi e marine siciliane, dove la luce e l'atmosfera giocano un ruolo centrale. Tra i suoi innovativi metodi c'è l'uso della fotografia come riferimento per le sue composizioni, combinando studi dal vivo con immagini fotografiche per ottenere un realismo dettagliato e una resa atmosferica di grande impatto.

    Le opere di Lojacono, tra cui "L'arrivo inatteso" (1883), "Dopo la pioggia" (1886) e "Estate" (1891), sono testimonianze di un’artisticità che esalta la bellezza naturale e la vita quotidiana siciliana, senza enfatizzare le difficoltà sociali ma celebrando la bellezza della vita rurale. Molte delle sue opere sono conservate in importanti istituzioni, come la Galleria Civica di Agrigento e la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, e hanno influenzato le generazioni successive di artisti siciliani, consolidando la sua posizione come uno dei protagonisti del panorama pittorico italiano del XIX secolo.



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