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Formatosi nella città natale, fu allievo di importanti maestri della pittura napoletana come Vincenzo Irolli, Giuseppe Casciaro e Eugenio Scorzelli, che gli trasmisero la sensibilità per il paesaggio e la luce mediterranea.
La produzione di Balsamo si concentra principalmente su vedute e scene di vita napoletana, con predilezione per il Golfo, il lungomare, la marina e gli scorci popolari che evocano l’atmosfera vivace della città. Nel suo repertorio compaiono anche figure, contadine o ordinarie, immerse in ambienti che raccontano la quotidianità più che la grandezza eroica.
Stile e linguaggio del pittore evidenziano un gusto per la pittura «per macchie», con pennellate energiche e una resa della luce che tende al tonale e all’atmosferico. L’influenza del maestro Casciaro è percepibile nella ricerca di coloriti brillanti, mentre l’immediatezza della scena e la scelta di soggetti familiari richiamano l’ambiente verista-napoletano.
La sua carriera, pur breve, ha lasciato tracce in collezioni e mercati d’arte: alcune sue opere sono riconosciute per la loro qualità e ricercatezza sul mercato, soprattutto le vedute ambientate a Napoli, che ne sottolineano la capacità di cogliere con spontaneità e forza cromatica il paesaggio urbano e marino del capoluogo campano.
La cesura della sua vita prematura ha probabilmente impedito un’evoluzione più ampia del suo linguaggio artistico; tuttavia, ciò che resta del suo lavoro testimonia l’esistenza di un talento autentico, intimamente legato al contesto partenopeo e capace di tradurlo in pittura con vigore e sincerità.
In definitiva, Salvatore Balsamo si pone come un interprete della Napoli del primo Novecento, con uno sguardo diretto e una pittura che privilegia il tono, la luce e la sensibilità locale più che le avanguardie. Anche se la sua produzione è limitata per via della breve vita, il suo contributo alla pittura di paesaggio campana rappresenta un piccolo ma significativo tassello del panorama artistico napoletano del suo tempo.