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RICERCA LOTTI

Asta 59 - Dipinti selezionati del XIX e XX secolo

dettaglio asta
  • Giacomo Casa Giacomo Casa
    Conegliano Veneto, Treviso 1827 - Roma 1887
    Olio su tela cm 32x24,5 firmato in basso a dx G.Casa

    Giacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.
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    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatileGiacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.

    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatile.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1800

  • Carlo Ferrari detto il Ferrarin Carlo Ferrari detto il Ferrarin
    Verona 1813 - Verona 1871
    Olio su cartone cm 20,5x20,5 firmato in basso a dx Ferrari

    Carlo Ferrari, noto come il Ferrarin, nacque a Verona il 30 settembre 1813 e vi morì il 28 gennaio 1871. Figlio di Francesco Ferrari, stampatore di stoffe, e di Elisabetta Marziali, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia di Belle Arti di Verona, dove sviluppò una particolare predilezione per la pittura di vedute urbane.
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    Il suo debutto avvenne nel 1837, quando partecipò a una mostra all'Accademia di Verona presentando una serie di vedute della città arricchite da scene di genere ispirate alla pittura fiamminga. Queste opere riscossero un notevole successo, consolidando la sua reputazione come abile vedutista. Nel corso degli anni successivi, Ferrari partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle di Venezia nel 1839, Brescia nel 1840 e Milano nel 1844, affermandosi come uno dei principali pittori veronesi del periodo. ​
    Grazie al suo talento, ottenne importanti commissioni da parte della nobiltà locale e degli ufficiali austriaci di stanza a Verona. Un incontro significativo fu quello con il feldmaresciallo Radetzky, che apprezzò le sue opere raffiguranti la laguna veneziana, contribuendo ad ampliare la sua clientela internazionale. La sua fama raggiunse l'apice intorno al 1851, quando l'imperatore Francesco Giuseppe visitò il suo studio, garantendogli riconoscimenti a livello europeo. ​
    Nella fase finale della sua carriera, Ferrari si dedicò alla pittura e all'incisione, specializzandosi nell'interpretazione delle opere rinascimentali. Collaborò strettamente con il collezionista veronese Cesare Bernasconi, approfondendo la sua conoscenza dell'arte antica. Morì a Verona nel 1871.

    STIMA:
    min € 5000 - max € 6000
    Base Asta:
    € 2000

  • Lotto 3  

    Scena di battaglia

    Ugo Zannoni Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x22 firmato in basso a sx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
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    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 800

  • Lotto 4  

    Naufragio

    Ugo Zannoni Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x21,5 firmato in basso a dx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
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    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 700

  • Lotto 5  

    Arena di Verona

    Giuseppe Colombarolli Giuseppe Colombarolli
    Verona 1891 - Verona 1961
    Olio su tavola cm 30x24 firmato in basso a dx G.Colombarolli











    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 6  

    Piazza delle Erbe

    Luciano Albertini Luciano Albertini
    Verona 1910 - 1985
    Olio su tavola cm 18,5x24 firmato in basso a dx Albertini



    Luciano Albertini nacque il 13 dicembre 1910 a Cadidavid, una frazione di Verona, in una famiglia benestante. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, che poté coltivare grazie al sostegno dei genitori durante gli studi presso il collegio di Desenzano del Garda.
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    Dopo aver assolto il servizio militare, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti "G. B. Cignaroli" di Verona, dove fu allievo di Guido Trentini e Antonio Nardi. Successivamente, si trasferì a Roma per approfondire la sua formazione sotto la guida di Giacomo Balla, maestro del Futurismo, che ebbe un'influenza determinante sul suo stile. Balla lo incoraggiò a sperimentare una pittura più rapida e istintiva, orientata all'espressione del movimento e dell'impressione immediata.

    Negli anni '30, Albertini iniziò a esporre le sue opere in importanti rassegne artistiche, tra cui le Quadriennali di Roma e le Biennali di Verona. Le sue mostre personali si tennero in diverse città italiane ed europee, tra cui Milano, Roma, Brescia, Palermo, Perugia, Rovereto, Riva del Garda, Stoccolma, Zurigo, Parigi, Amsterdam e Salisburgo. Le sue opere entrarono a far parte di collezioni pubbliche e private.

    Negli anni '50, frequentò per diversi anni i corsi estivi della Sommerakademie di Salisburgo, tenuti dal pittore austriaco Oskar Kokoschka. Questa esperienza contribuì al suo distacco dallo stile accademico e lo avvicinò a una pittura più libera e gestuale, pur mantenendo l'uso del cavalletto per la pittura "en plein air".

    Nel 1950, a seguito di un incidente stradale che lo costrinse a interrompere temporaneamente il lavoro all'aria aperta, iniziò a lavorare nel suo studio in via Sottoriva a Verona e nella casa di famiglia a Cadidavid, dedicandosi alla ritrattistica con modelle.

    Il suo stile pittorico spaziava dalla ritrattistica al paesaggio e alla natura morta. Utilizzò diverse tecniche, tra cui olio, acquerello, tempera, china e tecnica mista, su supporti vari come tela, cartoncino, carta e faesite. I suoi primi lavori mostrano l'influenza della pittura veronese di Trentini e di Angelo Dall'Oca Bianca, soprattutto nella paesaggistica e nella ritrattistica. Con il tempo, sviluppò una ricerca personale volta a esprimere il movimento attraverso pennellate rapide e dense, fondali che spesso si avvicinano al fantastico e una rielaborazione interna delle immagini.

    Tra le sue opere più ammirate si annoverano "Mare", "Natività", "La Salute", "Strada di Salisburgo", "Gente di paese", "Sobborgo di Parigi" e "Cristo". Nel 1957, espose a Verona venticinque opere illustranti Venezia, secondo una sua interpretazione personale e poetica.

    Negli ultimi anni della sua vita, la produzione artistica di Albertini divenne più intensa, con una vasta quantità di dipinti che, pur mantenendo una qualità elevata, tendevano a ripetere schemi consolidati, soprattutto nelle "cartoline" e negli acquerelli.

    Luciano Albertini morì il 1º febbraio 1985 a Verona, dopo una lunga degenza ospedaliera seguita a una caduta.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

  • Erma Zago Erma Zago
    Bovolone VR 1880 - Milano 1942
    Olio su tavola cm 20,5x27 firmato in basso a dx E.Zago

    Erma Zago, pittore tra '800 e '900, emerge come figura chiave nell'affermazione dell'arte moderna nel contesto di un secolo intriso di rivoluzionarie innovazioni in tutti i campi del sapere, della tecnica e dell'arte. La sua storia personale e artistica si snoda attraverso i momenti cruciali della formazione, del trasferimento a Milano e del prestigioso riconoscimento come Socio Onorario della Regia Accademia.
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    Nato in una famiglia che supporta con entusiasmo la sua inclinazione artistica, Erma Zago inizia il percorso formativo frequentando la scuola di disegno nel suo paese natale. Fin da giovane dimostra una straordinaria predisposizione artistica e, a tredici anni, decide di dedicarsi interamente alla pittura, superando con successo l'esame di ammissione all'Accademia Cignaroli di Verona, dove completa gli studi nel 1887.

    Il 1901 segna una svolta nella sua vita, quando Erma Zago decide di trasferirsi a Milano, epicentro culturale e artistico dell'epoca. Qui, la sua osservazione attenta e appassionata si manifesta quotidianamente nel disegno di volti ed espressioni umane sempre mutevoli. La sua tavolozza vivace e festosa trova espressione in dipinti che ritraggono con maestria balie e bambini, documentando con precisione l'evoluzione della moda sia femminile che maschile.

    Le opere di Erma Zago conquistano le sedi espositive più prestigiose di Milano, tra cui La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, le Esposizioni Annuali dell'Accademia di Brera e la Famiglia Artistica Milanese. Nel 1923, il Re Vittorio Emanuele III acquisisce uno dei suoi dipinti, "La vasca dei Giardini Pubblici di Milano", destinandolo alle collezioni d'arte del Quirinale.

    Per ampliare il proprio repertorio, l'artista intraprende viaggi in numerose città d'arte italiane, tra cui Roma, Venezia, Napoli e Verona, catturando scorci e vedute in fotografie che poi trasforma in dipinti. Le commissioni per ritratti, sia a olio che fotografici, diventano sempre più numerose, testimonianza della crescente notorietà di Erma Zago.

    Il punto culminante della sua carriera arriva nel 1924, quando il Consiglio Accademico dell'Accademia di Brera lo elegge Socio Onorario della Regia Accademia, riconoscendone il valore artistico eccezionale. Questo prestigioso riconoscimento sottolinea il contributo significativo di Erma Zago al panorama artistico del '900, confermando la sua posizione di rilievo nella storia dell'arte italiana.

    STIMA:
    min € 700 - max € 800
    Base Asta:
    € 300

  • Costantino Rosa Costantino Rosa
    Bergamo 1803 - Bergamo 1878
    Olio su tavola cm 23,5x32,5 firmato in basso a sx C.Rosa



    Costantino Rosa nacque a Bergamo il 17 giugno 1803 e vi morì il 4 agosto 1878. La sua carriera artistica ebbe un inizio atipico: prima di dedicarsi alla pittura, esercitò la professione di orafo, mestiere che gli procurò lodi e apprezzamenti.
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    Fu l'amico Enrico Scuri a notare le sue doti disegnative e a spingerlo verso lo studio della pittura. Nel 1821, Rosa si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo del direttore Giuseppe Diotti, che ne riconobbe le potenzialità. Frequentò l'Accademia per dieci anni, fino al 1831.

    Negli anni successivi, Rosa iniziò a esporre le sue opere presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, risentendo notevolmente dell'influenza di paesaggisti come Massimo d'Azeglio e Giovanni Migliara. Seguendo la loro strada, acquisì una discreta fama anche nel capoluogo lombardo. Nel frattempo, si sposò con una concittadina di nome Teresa, di professione cucitrice. Tuttavia, la sua esuberanza sentimentale lo rese protagonista di fughe d'amore con altre donne, scandali che lo esposero al pubblico giudizio e gli valsero il ripudio da parte del suo maestro Diotti.

    Si trasferì quindi a Roma per un paio d'anni, per poi soggiornare anche a Napoli. Nel capoluogo partenopeo entrò in contatto con la Scuola di Posillipo, frequentata da artisti dediti all'esecuzione di paesaggi, arte nella quale Rosa rivestiva un ruolo di primo piano. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, portandolo a una maggiore libertà compositiva e a una sensibilità atmosferica che si distaccava dalla rigida impostazione classica.

    Al ritorno a Bergamo, Rosa presentò all'Esposizione del 1838 diversi panorami di Roma e della campagna romana, oltre a vedute istoriate che combinavano personaggi storici o letterari con paesaggi classici. Le sue opere riscossero unanimi consensi sia all'Accademia Carrara che a quella milanese di Brera. Nel 1862, sposò in seconde nozze Ester Zambelli, che lo accompagnò fino alla morte.

    Le opere di Rosa riguardano principalmente paesaggi naturalistici di stampo romantico, con scorci montani delle valli bergamasche e non. La sua mano dipingeva con estrema naturalezza, infondendo un senso di immedesimazione nel contesto paesaggistico dipinto con grande realismo. Tra le sue opere più rinomate si annoverano "La piazza grande di Bergamo", "La rocca di Urgnano", "Il seminario nuovo", "Cortile di cascina con animali" e "Prato di Bergamo nel tempo della fiera". Il suo messaggio romantico-naturalistico si estese anche a scorci situati nei dintorni di Roma e in altre zone da lui visitate, tra cui la riviera ligure.

    STIMA:
    min € 6000 - max € 8000
    Base Asta:
    € 2000

  • Lotto 9  

    Madre e figlia

    Ermenegildo Agazzi Ermenegildo Agazzi
    Mapello 1866 - Bergamo 1945
    Olio su cartone cm 30x18,5 firmato in basso a dx Ermenegildo Agazzi



    Ermenegildo Agazzi nacque il 24 luglio 1866 a Mapello, un piccolo centro in provincia di Bergamo, da Francesco e Pierina Moscheni, proprietari di un'osteria. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, ricevendo i primi insegnamenti dal fratello maggiore Rinaldo, anch'egli pittore, e dal maestro Giovanni Cavalleri.
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    Nel 1885, si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone.

    Nel 1886, esordì con l'opera "Ritratto della zia", che attirò l'attenzione della critica. Tuttavia, a causa di alcune ostilità nell'ambiente artistico locale, decise di trasferirsi a Milano, dove poté approfondire la sua formazione e avvicinarsi ai movimenti artistici emergenti dell'epoca. Nella città meneghina, entrò in contatto con gli ambienti della Scapigliatura e del Divisionismo, sviluppando uno stile personale caratterizzato da un uso brillante del colore e da una forte componente emotiva.

    La sua carriera fu costellata di successi e riconoscimenti. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia dal 1899 al 1912, la Triennale di Milano nel 1894, l'Esposizione Universale di Parigi nel 1900, dove ottenne una medaglia d'oro, e l'Esposizione Internazionale di Bruxelles nel 1910, dove fu nuovamente premiato con una medaglia d'oro. Nel 1938, ricevette la medaglia d'oro dal Ministero dell'Educazione Nazionale per il "Ritratto dell'architetto Gattermayer".

    Nel 1931, trascorse un breve periodo a Saint-Brevin, in Francia, dedicandosi alla rappresentazione dei paesaggi della Bretagna. Nel 1942, a causa dei bombardamenti su Milano che distrussero la sua abitazione e il suo studio, si trasferì nuovamente a Bergamo. Qui, il 25 ottobre 1945, fu tragicamente ucciso durante una rapina.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 600

  • Lotto 10  

    La purezza

    Ernesto Fontana Ernesto Fontana
    Milano 1837 - Milano 1918
    Olio su tela cm 17x22,5 firmato in basso a sx E.Fontana

    Ernesto Fontana nacque il 12 febbraio 1837 a Milano. Fin da giovane mostrò un talento artistico che lo portò a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giuseppe Bertini e Francesco Hayez, due figure di spicco del Romanticismo italiano.
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    Completò i suoi studi nel 1863, distinguendosi per la sua abilità tecnica e la sensibilità artistica.

    Inizialmente, Fontana si dedicò alla pittura storica, ottenendo riconoscimenti significativi. Nel 1860 vinse il concorso Canonica con l'opera "Gerolamo Morone, gran cancelliere del duca Francesco Sforza, nel momento che viene arrestato in Novara da Antonio Leyva capitano di Carlo V", attualmente conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano. Questo successo gli aprì le porte a una carriera promettente nel panorama artistico italiano.

    Con il passare del tempo, Fontana ampliò il suo repertorio, avvicinandosi alla pittura di genere e assorbendo influenze dalla Scapigliatura, movimento artistico e letterario milanese. Le sue opere si caratterizzarono per un tono leggero e sentimentale, spesso raffigurando scene di vita quotidiana e figure femminili aggraziate e maliziose. Tra i suoi lavori più noti vi sono "Civetteria" (1869), "Dolce far niente" e "Un ricordo del padre confessore", esposti in diverse mostre nazionali e apprezzati dal pubblico e dalla critica.

    Oltre alla pittura su tela, Fontana si dedicò con successo all'affresco, decorando palazzi e chiese, e lavorò come illustratore per numerosi periodici dell'epoca. La sua versatilità artistica gli permise di ottenere commissioni importanti sia in Italia che all'estero. Nel 1873-74 partecipò alle esposizioni nazionali di Londra, dove le sue opere furono molto apprezzate dai collezionisti britannici.

    Tra le sue opere più celebri si annoverano "Maria Stuarda ai piedi di Elisabetta d'Inghilterra", premiata con medaglia d'oro alla Mostra Nazionale di Milano nel 1872 e successivamente acquisita dal British Museum di Londra, e le due versioni de "L'Odalisca", entrambe premiate e vendute a collezionisti londinesi. Altre opere degne di nota includono "Fortuna", "Carmen", "Mignon", "Una lezione d'amore" e "Ritratto di signora", quest'ultima conservata presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Ernesto Fontana trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cureglia, nel Canton Ticino, dove si spense il 25 luglio 1918.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 500

  • Lotto 11  

    Nudo femminile

    Adolfo Feragutti Visconti Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Olio su cartone cm 16x32 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
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    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 800

  • Adolfo Feragutti Visconti Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Tecnica mista su cartone cm 24x34 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
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    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 600

  • Lotto 13  

    Lago di Lecco

    Carlo Pizzi Carlo Pizzi
    Lecco 1842 - Milano 1909
    Olio su tela cm 18x32,5 firmato in basso a dx C.Pizzi



    Carlo Pizzi nacque a Lecco nel 1842, in una famiglia di umili origini. La sua formazione artistica iniziò all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove fu allievo di maestri come Gaetano Fasanotti, Luigi Ricciardi e Raffaele Casnedi.
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    Durante gli anni di studio, Pizzi si distinse per il suo talento nel dipingere paesaggi, una passione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Fu influenzato da Eugenio Gignous e Silvio Poma, compagni di studi che condivisero con lui l'esperienza accademica.

    La Lombardia, con i suoi paesaggi naturali e i suoi cambiamenti stagionali, divenne la principale fonte di ispirazione per le sue opere. Pizzi fu particolarmente affascinato dalle montagne lecchesi, come il Monte Resegone e il Monte Medale, e dai paesaggi lungo il fiume Adda. Le sue tele, caratterizzate da una tavolozza chiara e una pennellata fluida, catturano con grande nitidezza i dettagli della natura, spesso illuminata dalla luce calda del tramonto.

    Nel corso della sua carriera, Carlo Pizzi partecipò a numerose esposizioni nazionali, inviando le sue opere a mostre importanti in diverse città italiane. Nel 1872, a Milano, espose "Lungo l'Adda presso Brivio" e "La Molgora in Brianza". Cinque anni dopo, a Napoli, presentò "Le Alpi" e "Una mattina". Le sue opere furono nuovamente esposte a Milano nel 1881 e nel 1883, dove presentò "L'Autunno", "Un vano nel Ticino", "Fiori", "Maggino sulle Prealpi" e "Breglia presso il Lago di Como". Il dipinto del Ticino fu esposto anche a Roma nel 1883. Nel 1884, alla mostra di Torino, inviò "Pescarenico" e "Monte Resegone" e "La palude". Due anni dopo, a Milano, espose "Viottola fra i castani", "Un guado", "Un fiume", "Una palude" (litografia) e "Un torrente". A Venezia, nel 1887, presentò "Rimorchiatore" e "Mare", mentre a Bologna, nel 1888, espose una tela raffigurante "L'Isola dei Pescatori sul Lago Maggiore".

    Le sue opere sono state vendute in aste d'arte, raggiungendo prezzi che variano a seconda delle dimensioni e del medium utilizzato. Il record di prezzo per un'opera di Pizzi è stato stabilito nel 2000 presso Christie's South Kensington, dove "Lake Garda; Lake Como" fu venduto per 21. 310 dollari.

    Oltre alla pittura, Carlo Pizzi si dedicò anche alla scultura, come dimostrano alcune sue opere in bronzo e altorilievo. Tuttavia, è per i suoi paesaggi che è maggiormente ricordato, opere che catturano l'essenza della Lombardia con una sensibilità che riflette il verismo e il naturalismo italiano dell'epoca. Pizzi morì nel 1909 a Lecco.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 800

  • Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su cartone cm 18x24 firmato in basso a sx Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

    2 offerte pre-asta
  • Lotto 15  

    Lo stagno

    Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
    Clicca per espandere

    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
    Base Asta:
    € 200

  • Lotto 16  

    Veduta di lago

    Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 17  

    Antica corte

    Achille Formis Befani Achille Formis Befani
    Napoli 1830 - Milano 1906
    Olio su tela cm 57,5x36,5 firmato in basso a dx Befani



    Achille Befani, noto artisticamente come Achille Formis, nacque a Napoli il 15 settembre 1832 da Vincenzo Befani, di origini romane, e Antonia Formis, napoletana. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per le arti, intraprendendo inizialmente la carriera di cantante lirico.
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    Utilizzando il cognome materno come pseudonimo, si esibì come basso nei principali teatri italiani, tra cui il Teatro alla Scala di Milano. Parallelamente, coltivò la passione per la pittura, frequentando i corsi di Gabriele Smargiassi presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli e successivamente quelli di Gaetano Fasanotti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

    Nel 1848 esordì alle Biennali Borboniche con l'opera "Il Vesuvio veduto da Posillipo", ottenendo nel 1851 una medaglia d'argento per il dipinto "Paesaggio". Dopo la morte della prima moglie, Teresa Notari, sposò nel 1859 la ballerina milanese Teresa Bellini, dalla quale ebbe una figlia, Luigia.

    Negli anni Sessanta del XIX secolo, Formis partecipò a diverse esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera e l'Esposizione di Torino del 1864. Nel 1868 intraprese un viaggio tra Egitto e Turchia, che influenzò profondamente la sua produzione artistica, portandolo a realizzare opere di soggetto orientalista. Durante questo periodo, strinse amicizia con Giuseppe Verdi, per il quale realizzò un dipinto raffigurante la casa natale del compositore e diverse litografie ispirate all'opera "Aida".

    Artista poliedrico e autonomo, Formis fu uno dei principali interpreti del Naturalismo lombardo, accanto all'amico Eugenio Gignous. Le sue opere si caratterizzano per la riproduzione dal vero di paesaggi lacustri e fluviali lombardi, marine, lagune venete e scene di genere campestri, con una pittura originale ed equilibrata, lontana dalle correnti artistiche dominanti dell'epoca.

    Tra le sue opere più significative si annoverano: "Ritorno al piano" (1880), considerato il suo maggior successo, "Nella valle" (1880), conservato presso la Galleria civica d'arte moderna di Torino, e "Lavori agricoli nel mantovano", che affronta con sensibilità il tema sociale del lavoro femminile. Negli ultimi anni della sua attività, la sua pittura si arricchì di tocchi di colore rapidi e tagli prospettici innovativi, come testimoniano opere quali "La montanara" e "Erica in fiore".
    Achille Formis morì a Milano il 28 ottobre 1906.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 800

  • Osvaldo Bignami Osvaldo Bignami
    Lodi 1856 - Civate 1936
    Olio su tavola cm 39x24 firmato in basso a dx O.Bignami



    Osvaldo Bignami nacque a Lodi il 3 agosto 1856 e si spense a Civate, in provincia di Lecco, il 15 maggio 1936. Fratello minore del noto artista Vespasiano Bignami, Osvaldo intraprese sin da giovane un percorso artistico che lo portò a trasferirsi a Milano nei suoi vent'anni, dove iniziò come apprendista presso un decoratore e successivamente frequentò i corsi serali della Scuola di Disegno, per poi iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera.
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    Fin dalle prime prove, Bignami si orientò verso la decorazione ad affresco, tecnica nella quale eccelse. Nel 1893 e 1894 vinse il prestigioso Premio Mylius con due ritratti a fresco di Masaccio e Giovanni Bellini, originariamente collocati nei loggiati del Palazzo di Brera a Milano. Partecipò regolarmente alle esposizioni braidensi fino al 1900, presentando opere che spaziavano dai soggetti sacri alle scene di genere, fino ai ritratti di personalità come Luigi Sabatelli, Giacomo Mantegazza ed Enrico Zanoni.

    Negli anni successivi, Bignami si dedicò alla decorazione pittorica di edifici civili e religiosi. Tra i suoi lavori più significativi si annoverano gli affreschi per il Teatro Fraschini di Pavia (1909), le cappelle del Cimitero Monumentale di Lodi (1902-1914) e la chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano (1904, 1909). Inoltre, realizzò opere per la cappella del Collegio Borromeo a Pavia e per diverse chiese della Brianza, di Lodi, Novara e Vigevano. Nel campo della pittura civile, si ricordano le "Sei figure allegoriche" che adornano la facciata di un palazzo in via Monforte a Milano.

    Bignami fu anche un abile litografo. Nel 1895 pubblicò una raccolta di 14 tavole intitolata "Modelli di nudo e studi anatomici", disegnate dal vero e incise in litografia, che testimoniano la sua padronanza del disegno e dell'anatomia artistica.

    Tra le sue opere più tarde, si segnalano gli affreschi realizzati nel Tempio Civico dell'Incoronata a Lodi, tra cui "Carlo Pallavicino benedice la posa della prima pietra" e "Miracolo della Vergine", eseguiti probabilmente verso la fine della sua vita, quando era ormai quasi cieco.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 700

  • Alessandro Gallotti Alessandro Gallotti
    Pavia 1879 - Milano 1961
    Olio su cartone cm 29x17 firmato in basso a sx A.Gallotti



    Alessandro Gallotti nacque a Pavia il 21 gennaio 1879. Dopo un iniziale percorso negli studi classici, decise di seguire la sua vocazione artistica iscrivendosi alla Civica Scuola di Pittura della sua città, dove fu allievo di Pietro Michis, pittore storicista e docente fino al 1899.
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    Nel 1900, dopo il servizio militare, si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu presentato a Cesare Tallone, che lo ospitò per un periodo nella propria abitazione.

    Nei primi anni del Novecento, Gallotti aprì uno studio in via Oriani a Milano, dove rimase fino al 1910. Durante questo periodo, iniziò a esporre le sue opere in varie mostre, tra cui la "Famiglia Artistica", la "Patriottica" e la "Permanente" di Milano, nonché alle "Mostre d'Arte Pavese". Nel 1906 partecipò all'Esposizione Internazionale del Sempione a Milano con tre dipinti. Fu invitato alla Biennale di Venezia nel 1908 e nelle edizioni successive fino al 1914, anno in cui presentò il dipinto "Lago di Misurina", oggi conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, insieme a un autoritratto giovanile del 1904. Nel 1909, alla "periodica" pavese, gli fu assegnata una Medaglia d'Oro. Espose anche alla Quadriennale Internazionale di Monaco di Baviera nello stesso anno.

    Nel 1910, in occasione del centenario dell'indipendenza nazionale argentina, partecipò all'"Exposiciòn de Bellas Artes Italianas" a Buenos Aires. Nel 1914 fu presente all'Esposizione Internazionale di Roma e, l'anno successivo, alla "Permanente di Milano" con il dipinto "Il Cervino", già esposto alla Biennale di Venezia del 1912.

    Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Gallotti fu richiamato in servizio come sergente, nominato sottotenente e inviato sul fronte del Carso. Durante il conflitto, realizzò numerosi schizzi e dipinti ispirati alle scene belliche e ai paesaggi del teatro di guerra. Nel 1924, alla Villa Reale di Monza, gli fu dedicata un'intera sala nella "Mostra di Guerra degli Artisti Combattenti e Mutilati". Nel 1927 partecipò a un'altra mostra di artisti combattenti alla "Permanente" di Milano, dove diverse sue opere furono acquistate dal Ministero della Guerra, dal Corpo d'Armata di Milano e da istituzioni bancarie.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Milano e la Pinacoteca Malaspina di Pavia. Due suoi ritratti fanno parte della quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano. Nel 1920, l'onorevole Guido Marangoni lo presentò nel catalogo della sua mostra personale alla Galleria Vinciana di Milano. Nel 1942 tenne un'altra personale alla Galleria Bolzani. Negli anni successivi, pur continuando a dipingere, si ritirò dalla scena espositiva. Morì a Milano il 25 novembre 1961.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 20  

    Campagna lombarda

    Arturo Ferrari Arturo Ferrari
    Milano 1861 - 1932
    Olio su tela cm 22x33 firmato in basso a dx A.Ferrari



    Arturo Ferrari nacque a Milano il 26 gennaio 1861 in una famiglia con una solida tradizione artistica. Il padre, Cesare Ferrari, decoratore che aveva collaborato alla realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II, introdusse il giovane Arturo al mondo dell'arte.
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    I primi passi della sua formazione avvennero nello studio del pittore Mosè Bianchi da Lodi.

    Dal 1877 al 1884, Ferrari frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Durante questo periodo, si distinse anche nella scuola di prospettiva, vincendo premi per la copia dal monumento nel 1878-79 e nel 1880. Nel 1884, con il dipinto "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", ottenne il prestigioso premio Fumagalli. Parallelamente, frequentò lo studio di Gerolamo Induno, dal quale assimilò un gusto bozzettistico e un approccio sentimentale alla pittura, rimanendo fedele alla tradizione romantica del primo Ottocento lombardo.

    Fin dagli esordi, Ferrari si dedicò quasi esclusivamente alla veduta architettonica di monumenti e angoli caratteristici di Milano. Seguendo la tradizione iconografica iniziata da Giovanni Migliara e Angelo Inganni, e proseguita da Luigi Bisi, professore di prospettiva a Brera, Ferrari si affermò come uno dei principali interpreti della "vecchia Milano". La sua opera si caratterizza per una rievocazione poetica e sentimentale della città, soprattutto durante il periodo di radicale trasformazione urbanistica a cavallo tra Ottocento e Novecento.

    Artista prolifico, Ferrari fu presente alle principali esposizioni artistiche fino al 1932, anno della sua morte. Ottenne numerosi riconoscimenti ufficiali e godette di un notevole successo di pubblico, nonché dell'apprezzamento della critica conservatrice. Tra le sue opere più significative si annoverano "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", esposto alla Prima Quadriennale di Torino nel 1902, e "Cortile dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie in Milano". Molte delle sue opere sono conservate presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.
    Arturo Ferrari morì a Milano il 31 ottobre 1932.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 21  

    Il brigante

    Angelo Inganni Angelo Inganni
    Brescia 1807 - Gussago BS 1880
    Olio su rame cm 36x25,5 firmato in basso a sx Angelo Inganni



    Angelo Inganni nacque a Brescia il 24 novembre 1807 in una famiglia di artisti: il padre, Giovanni Battista Bartolomeo, era un pittore di prospettiva, e anche i suoi fratelli intrapresero la carriera pittorica. Fin da giovane, Angelo fu avviato alla pittura nella bottega paterna, collaborando alla realizzazione di opere a soggetto sacro destinate alle chiese della campagna bresciana.
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    Nel 1827 fu chiamato alle armi e assegnato al battaglione Cacciatori a Milano. Durante il servizio militare, nei momenti di libertà, si dedicava alla pittura di vedute, attirando l'attenzione del maresciallo Radetzky, che gli commissionò un ritratto. Impressionato dal talento di Inganni, Radetzky lo esonerò dal servizio militare e favorì la sua iscrizione all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giovanni Migliara e Francesco Hayez.

    A partire dal 1834, Inganni partecipò regolarmente alle esposizioni dell'Accademia di Brera, presentando vedute urbane di Milano caratterizzate da un realismo dettagliato e da una vivace animazione delle scene quotidiane. Le sue opere, che ritraevano con precisione architettonica e attenzione ai particolari la vita cittadina, riscossero grande successo presso il pubblico e la critica, portandolo a ricevere commissioni da parte della nobiltà e della borghesia del Lombardo-Veneto, nonché da Vienna.

    Negli anni Quaranta del XIX secolo, Inganni tornò frequentemente a Brescia, dove espose le sue opere presso l'Ateneo locale. Durante i soggiorni a Gussago, ospite del mecenate Paolo Richiedei, si ispirò alla vita contadina, realizzando dipinti che raffiguravano scene rurali con un tocco di realismo e sensibilità.

    Tra il 1845 e il 1865, Inganni si dedicò alla decorazione di importanti edifici religiosi a Milano, affrescando la lunetta esterna della porta centrale della chiesa di San Marco con l'opera "San Marco evangelista" e la cupola della chiesa di San Carlo al Corso con la "Gloria di San Carlo e I quattro Evangelisti".

    Dopo la morte della prima moglie, si trasferì definitivamente a Gussago, dove sposò la sua allieva e pittrice francese Amanzia Guérillot. Insieme, vissero presso l'ex convento domenicano della Santissima, continuando a dipingere e collaborando in alcune opere.

    Nel 1853 partecipò a un'esposizione a Parigi, e nel 1874 fu nuovamente presente alle mostre milanesi con vedute di Milano e Brescia. Due mesi prima della sua morte, avvenuta a Gussago il 2 dicembre 1880, scrisse un'autobiografia per difendersi dalle accuse di essere un "austriacante", dovute al suo passato di pittore al servizio dell'alta gerarchia militare austriaca.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1300

  • Giuseppe Mentessi Giuseppe Mentessi
    Ferrara 1857 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 24,5x33,5 firmato in basso a sx G.MentessiGiuseppe Mentessi, nato a Ferrara il 29 settembre 1857, proveniva da una famiglia di modesti commercianti, Michele e Teresa Bentini. La sua vita artistica fu segnata dalla povertà causata dalla morte del padre nel 1864, ma grazie ai sacrifici della madre, riuscì a avviare la propria formazione artistica.
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    Dal 1870 al 1872 frequentò la scuola d'ornato del Civico Ateneo ferrarese insieme a G. Previati, suo amico per tutta la vita. Nel 1872 ottenne una menzione onorevole in assonometria e collaborò con A. Barlaam nei corsi di disegno.

    Con il sostegno del Comune e dell'amministrazione provinciale di Ferrara, Mentessi continuò gli studi presso la Regia Accademia di Parma dal 1873 al 1876. Qui si dedicò anche al teatro Regio e nel 1876 vinse una medaglia d'oro per un saggio scenografico esposto a Parma. Nel 1878 si trasferì a Milano per studiare all'Accademia di Brera, vincendo una medaglia d'argento nel 1879.

    Durante il periodo milanese, Mentessi si unì al circolo artistico progressista, la Famiglia artistica, insieme a Previati, Longoni, Segantini e altri. Nel 1880 partecipò all'Esposizione nazionale di Torino e negli anni successivi espose regolarmente alle mostre dell'Accademia di Brera. Nel 1887 fu nominato professore di paesaggio presso la scuola di prospettiva di Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi esplorò tematiche simboliste e si avvicinò al socialismo umanitario di F. Turati. Nel 1895 presentò "Panem nostrum quotidianum" alla Biennale di Venezia, un'opera che affrontava la pellagra nelle campagne del Ferrarese. Partecipò regolarmente alla Biennale fino al 1914, ad eccezione del 1910.

    Il periodo del maggio 1898 a Milano influenzò profondamente Mentessi, che realizzò opere come "L'arrestato" e "Lagrime". Intorno al 1900, si avvicinò al divisionismo con "Ora triste". Dal 1907, oltre alla pittura, si dedicò all'insegnamento, dirigendo la Scuola festiva di disegno professionale e successivamente insegnando prospettiva e scenografia a Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, ricevendo riconoscimenti ufficiali per opere come "Madre operaia" e "Gloria!". Negli anni della prima guerra mondiale, dipinse opere ispirate al conflitto. Dopo il pensionamento nel 1924, ricevette la medaglia d'oro di benemerito dell'istruzione. Continuò a dipingere paesaggi e a dedicarsi all'istruzione fino alla sua morte il 14 giugno 1931 a Milano. Venne sepolto nel cimitero monumentale della certosa di Ferrara.

    STIMA:
    min € 1500 - max € 2000
    Base Asta:
    € 500

  • Leopoldo Burlando Leopoldo Burlando
    Milano 1841-1915
    Olio su tavola cm 26x19 firmato in basso a dx L.Burlando



    Leopoldo Burlando nacque a Milano il 3 luglio 1841 e morì nella stessa città il 15 aprile 1915. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per le arti visive, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Luigi Bisi, rinomato pittore e prospettico.
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    Sotto la guida di Bisi, Burlando approfondì lo studio dell'architettura e della prospettiva, discipline che influenzarono profondamente la sua produzione artistica.

    Inizialmente, Burlando si dedicò all'architettura e alla prospettiva, ma successivamente si orientò verso la pittura, utilizzando sia la tecnica dell'olio sia quella dell'acquerello. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue opere. I suoi soggetti preferiti includevano vedute urbane e interni architettonici, con particolare attenzione al Duomo di Milano, alla Certosa di Pavia, alla Rocca d'Angera e agli interni dell'Ambrosiana. Le sue rappresentazioni di Venezia, in particolare della Basilica di San Marco, sono apprezzate per la precisione prospettica e la resa luminosa.

    Oltre alla sua attività pittorica, Burlando fu anche un apprezzato docente. Per oltre quarant'anni, insegnò disegno industriale presso l'orfanotrofio maschile di Milano, contribuendo alla formazione artistica di numerosi giovani. Per il suo impegno, fu nominato socio onorario dell'Accademia di Brera. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1915, fu commemorato con una lapide che ne celebrava il contributo all'arte e all'educazione.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 24  

    Lago di Como

    Giuseppe Solenghi Giuseppe Solenghi
    Milano 1879 - Cernobbio (CO) 1944
    Olio su cartone cm 14x30,5 firmato in alto a sx G.Solenghi



    Giuseppe Solenghi nacque a Milano il 3 maggio 1879. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò dal 1892 al 1895.
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    Durante il suo percorso formativo, fu allievo di illustri maestri come Cesare Tallone per la pittura, Ernesto Bazzaro per la scultura e l'incisione, e Giuseppe Mentessi per la prospettiva.

    Nei primi anni della sua carriera, tra il 1895 e il 1900, Solenghi si dedicò alla riproduzione di manoscritti miniati, affinando la sua tecnica e il suo senso del dettaglio. Tuttavia, fu nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale che iniziò a esporre regolarmente le sue opere, concentrandosi principalmente su paesaggi urbani e vedute della "vecchia Milano". Le sue rappresentazioni della città, spesso avvolte in atmosfere umide e nebbiose, catturavano scorci dei Navigli, delle strade e delle piazze milanesi, offrendo una testimonianza visiva della trasformazione urbana dell'epoca.

    Oltre a Milano, Solenghi mostrò un particolare interesse per la laguna veneta, in particolare per Chioggia, che ritrasse in diverse opere. La sua predilezione per paesaggi acquatici e atmosfere brumose gli valse il soprannome dialettale di "El Brumista", ovvero "il pittore della bruma".

    Nel corso della sua carriera, Solenghi utilizzò diverse tecniche pittoriche, tra cui l'olio, l'acquerello e il pastello, dimostrando una notevole versatilità. Si dedicò anche al ritratto, realizzando numerosi dipinti di cantanti del Teatro alla Scala nei costumi dei personaggi da loro interpretati.

    Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Fondazione Cariplo di Milano, che possiede il dipinto su tavola "Antico ponte di Porta Romana" (1920), e la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, che ospita diverse sue vedute urbane.

    Giuseppe Solenghi morì l'8 marzo 1944 a Cernobbio, sul Lago di Como. Fu sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, e in suo onore, il Comune di Milano gli ha intitolato una via.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
    Base Asta:
    € 200

  • Carlo Stragliati Carlo Stragliati
    Milano 1867 - Milano 1925
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx C.Stragliati



    Carlo Stragliati nacque a Milano il 7 luglio 1868, figlio di Giuseppe Stragliati. La sua formazione artistica si svolse presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Raffaele Casnedi e Giuseppe Bertini.
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    Nel 1892, grazie al conseguimento del Pensionato Oggioni, ebbe l'opportunità di soggiornare a Roma e Venezia, esperienze che arricchirono la sua visione artistica.

    Nel 1898, Stragliati presentò a Torino il dipinto "Mater derelicta", che fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. L'anno successivo, espose a Brera l'opera "La Croce del prossimo", confermando il suo interesse per tematiche sociali e religiose.

    Stragliati si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di personalità del mondo musicale e dell'alta società. Tra i suoi soggetti figurano il celebre tenore Enrico Caruso, i cantanti lirici Emilio De Marchi, Edoardo Garbin e Giuseppe Borgatti, nonché la soprano Hariclea Darclée. Particolarmente noto è il ritratto di Giuseppe Verdi, eseguito il 27 gennaio 1901 presso il letto di morte del compositore.

    Parallelamente alla ritrattistica, Stragliati si dedicò a opere di carattere storico e sociale. Il dipinto "Episodio delle Cinque Giornate di Milano in piazza Sant'Alessandro", conservato al Museo del Risorgimento di Milano, raffigura due giovani donne che sventolano il tricolore da una finestra, simbolo della partecipazione femminile alle lotte risorgimentali. L'immagine di quest'opera è stata scelta per un francobollo commemorativo emesso dalle Poste Italiane nel 2022, in occasione del 150º anniversario della morte di Giuseppe Mazzini.

    Durante la sua carriera, Stragliati partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle organizzate dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Tra le opere esposte si ricordano "Testa" (1896), "Ingenuità" (1908), "Ritratto di Caruso" (1910), "Testa di fanciulla" (1912), "Riflessi d'oro" (1914), "Ritratto di signora" (1922) e "Nudo di donna" (1925).

    Stragliati visse anche a Gallarate, città natale della madre, dove realizzò numerosi ritratti per notabili locali e per istituzioni pubbliche. Trascorse inoltre lunghi periodi nella Villa La Collina a Griante, sul Lago di Como, residenza costruita dal suocero Emanuele Suardi nel 1899. Dopo la sua morte, avvenuta a Milano il 28 giugno 1925, fu sepolto nel cimitero di Griante accanto alla moglie.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

  • Giuseppe Modorati Giuseppe Modorati
    Milano 1827 - Carate Brianza 1923
    Olio su tavola cm 18x13 firmato in basso a sx G.Modorati



    Giuseppe Modorati nacque a Milano il 2 settembre 1827 e morì a Carate Brianza il 21 marzo 1905. Formatosi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, fu allievo di maestri che contribuirono a plasmare il suo stile eclettico e versatile.
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    Nel corso della sua carriera, Modorati si distinse per la produzione di opere di soggetto storico, religioso, di genere e ritratti, dimostrando una notevole abilità tecnica e una profonda sensibilità artistica.

    Oltre alla sua attività pittorica, Modorati ricoprì il ruolo di custode delle Gallerie del Museo di Brera, dove si dedicò anche al restauro di opere d'arte, contribuendo alla conservazione del patrimonio artistico milanese.

    La sua partecipazione a importanti esposizioni testimonia il riconoscimento ottenuto nel panorama artistico dell'epoca. Nel 1880, espose a Torino il dipinto "Cristo al Getsemani". Nel 1883, presentò a Milano "I Garibaldini e i Bersaglieri di Manara difendono la breccia di Roma nel 1849" e "Pensierosa", una mezza figura. Nel 1886, all'Esposizione Nazionale, espose "Troppo tardi", "Rifugio d'amore", "Placido sonno" e "Le sirene", quest'ultimo un disegno a carboncino.

    Tra le sue opere più significative si annoverano anche "Soldati, io esco da Roma. . . Roma 1849", un olio su tela che ritrae la partenza dei sopravvissuti dopo la battaglia per la difesa della città, e "Palazzo nobiliare" (1875), un olio su tavola che evidenzia la sua attenzione per i dettagli architettonici.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 27  

    Chioggia (maggio 1926)

    Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 38,5x29,5 firmato in basso a dx Beppe Ciardi

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
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    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA:
    min € 3500 - max € 4000
    Base Asta:
    € 1800

    1 offerte pre-asta
  • Giuseppe Ponga Giuseppe Ponga
    Chioggia 1856 - Venezia 1925
    Olio su tavola cm 32x32,5 firmato in basso a dx Ponga

    Giuseppe Ponga (1856-1925) è stato un pittore italiano, nato a Chioggia, noto per la sua abilità nel riprendere la tradizione settecentesca della pittura veneziana. Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, si ispirò ai grandi maestri come Giambattista Tiepolo e Francesco Guardi.
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    Ponga si dedicò a vari ambiti artistici, tra cui la pittura murale, la miniatura e l'acquerello. Tra i suoi lavori più celebri si ricordano le decorazioni del Palazzo del Parlamento di Budapest e quelle del caffè "Quadri" a Venezia, che ornano i portici di Piazza San Marco. La sua capacità di fondere elementi classici con un tocco personale lo ha reso uno degli esponenti di spicco della pittura veneziana del suo tempo.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 800

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 29  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x23 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
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    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.

    STIMA:
    min € 700 - max € 800
    Base Asta:
    € 150

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 30  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x22,5 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
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    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
    Base Asta:
    € 150

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 31  

    Lungo la riva

    Guido Grimani Guido Grimani
    Trieste 1871-1933
    Olio su cartone cm 15,5x24,5 firmato in basso a dx Grimani



    Guido Grimani nacque a Trieste il 21 dicembre 1871, ultimo di cinque figli di Francesco Grimani, contabile originario di Parenzo, e di Maria Cadorini. Fin dalla giovane età, manifestò un precoce talento artistico, sostenuto dal padre, appassionato di arti e musica.
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    Nel 1881, a soli dieci anni, si iscrisse alla Civica Scuola Reale di Trieste, dove studiò disegno sotto la guida del pittore Tito Agujari. Successivamente, perfezionò le sue competenze con lezioni private presso Giambattista Crevatin, noto pittore accademico triestino.

    Già a quattordici anni, Grimani espose le sue prime "marine" presso la Galleria Schollian di Trieste, attirando l'attenzione dell'arciduca Ludovico Salvatore d'Austria, grande amante del mare e della cultura. Nel 1887, a sedici anni, inviò un suo dipinto all'Esposizione di Budapest, che fu accolto, riprodotto nel catalogo e venduto, confermando le sue doti artistiche.

    Nel 1890, Grimani si trasferì a Monaco di Baviera per completare la sua formazione artistica. Frequentò inizialmente la scuola privata di disegno di Heinrich Knirr, dove si esercitava dal vero, e successivamente si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di "Naturklasse" tenuto da Ludwig von Herterich. Durante il soggiorno monacense, realizzò opere che evidenziavano una solida capacità disegnativa e una resa plastica efficace.

    Tornato a Trieste, Grimani si dedicò principalmente alla pittura di paesaggio, con una predilezione per le vedute marine dell'Adriatico. La sua pittura, influenzata dall'impressionismo e dal crepuscolarismo, si caratterizzava per l'immediatezza e la capacità di evocare l'attimo fuggente, colto nel mutare delle luci e dei colori. Grimani partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui l'Internazionale Veneziana del 1897, e fu inviato dal municipio di Trieste all'Esposizione Universale di Parigi del 1900.

    Nel 1905, insieme all'amico pittore Giovanni Zangrando, aprì una scuola di pittura a Trieste, dove insegnò fino alla morte. Nel 1912, dopo la conquista italiana della Libia, si recò a Tripoli per trarre nuovi spunti artistici dal paesaggio nordafricano. Otto di questi "studi tripolini" furono esposti alla Biennale di Venezia del 1914 e quasi tutti acquistati.

    Nonostante i successivi viaggi in Medio ed Estremo Oriente e l'interesse per il ritratto e il paesaggio urbano e carsico, Grimani diede il meglio di sé nelle vedute marinare. La sua arte, semplice e sincera, mirava a trasmettere le impressioni e i sentimenti suscitati dalla natura osservata, senza seguire tendenze o clamori coloristici.
    Guido Grimani morì a Trieste nel 1933.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 32  

    Passeggiando

    Bartolomeo Gianelli Bartolomeo Gianelli
    Capodistria 1824 - Capodistria 1894
    Olio su tela cm 42x25



    Bartolomeo Gianelli nacque a Capodistria (oggi Koper, Slovenia) il 20 febbraio 1824, in una famiglia modesta: suo padre era un fabbro. Nonostante le difficoltà economiche, il giovane Bartolomeo dimostrò un precoce talento artistico, riconosciuto dal medico e umanista Giovanni Andrea Manzoni, che lo sostenne nel suo percorso formativo.
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    Grazie a un sussidio municipale, poté frequentare l'Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1841 al 1845, dove fu allievo di Lodovico Lipparini. A Venezia strinse amicizie con artisti come Ippolito Caffi e Antonio Zona, che influenzarono il suo stile, orientandolo verso la pittura di vedute e paesaggi, con particolare predilezione per le marine.

    Nel 1848, Gianelli si trasferì a Vienna per perfezionare i suoi studi, ma fu espulso dalle autorità austriache a causa delle sue idee liberali e dei contatti con i patrioti istriani. Tornato a Venezia, divenne amico di un nobile ungherese, il conte Reznan, che divenne suo mecenate e gli commissionò numerosi paesaggi, oggi conservati a Vienna e Budapest.

    Rientrato a Capodistria, Gianelli si dedicò principalmente alla pittura di soggetto religioso, realizzando numerose pale d'altare per chiese dell'Istria e della Dalmazia. Tra le sue opere più significative si annoverano "San Giusto" per la chiesa dei Cappuccini di Capodistria, "Santi Pietro e Paolo" per la Cattedrale dell'Assunta di Capodistria, "San Bonifacio" per la chiesa della Beata Vergine delle Grazie a Semedella, e "Adorazione dei Magi" per la parrocchiale di San Michele a Carcase.

    Oltre alla pittura religiosa, Gianelli si dedicò anche alla ritrattistica, realizzando opere come il "Ritratto di Dante" per la sala del Comune di Capodistria e il "Ritratto di Domenico Manzoni" (1867), conservato nel Museo Regionale di Capodistria. La sua arte si caratterizzava per un'aderenza al dato naturale e una ricerca di introspezione psicologica, influenzata dall'accademismo e dall'ideale romantico.

    Nel 1879, Gianelli scrisse il "Giornale d'un pittore", pubblicato a puntate sul periodico "L'Unione" e successivamente edito a Capodistria. Inoltre, insegnò disegno all'Istituto Magistrale di Capodistria, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di artisti. Morì a Capodistria il 10 dicembre 1894.

    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
    Base Asta:
    € 500

  • Lotto 33  

    Cirri purpurei

    Guido Zuccaro Guido Zuccaro
    Udine 1876 - Bassano del Grappa 1944
    Olio su tavola cm 17x33 firmato in basso a dx G.Zuccaro



    Guido Zuccaro nacque a Udine nel 1876 da Giuseppe e Elisa Benuzzi, entrambi friulani di nobile casato. Sebbene non sia documentato un legame diretto con i celebri pittori Federico e Taddeo Zuccari, è possibile che vi fosse una lontana ascendenza comune.
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    La sua formazione artistica iniziò precocemente, entrando nella bottega di vetrate artistiche di Pompeo Bertini a Milano. Successivamente, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1889 e il 1895, dove studiò ornato, figura e pittura sotto la guida di Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi. Nel 1896, fu improvvisamente sospeso da tutte le scuole, ma continuò la sua attività artistica, esponendo con successo in diverse mostre.

    Nel 1901, Zuccaro si unì alla ditta di vetrate artistiche di Giovanni Beltrami, collaborando alla realizzazione di vetrate per importanti edifici come il Duomo di Milano e la Pinacoteca Ambrosiana. Allo stesso tempo, si dedicò alla pittura, partecipando a numerose esposizioni, tra cui la Biennale di Venezia, dove nel 1909 il suo dipinto "Mattino d'autunno" fu acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oltre alla pittura di paesaggi e ritratti, Zuccaro realizzò opere con temi sociali e politici, come il "Trittico dei Ferrovieri" per la sede del mutuo soccorso milanese della categoria. Nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, dipinse una serie di opere patriottiche, oggi conservate nel Museo delle Storie di Bergamo. Collaborò anche con la stampa del movimento socialista, illustrando la settimanale "L'Illustrazione Italiana".

    Nel 1927, Zuccaro espose alla Galleria Micheli di Milano, ricevendo l'apprezzamento di critici come Carrà, Carpi, Bucci e Marangoni. Nel 1930, fu nominato Socio onorario dell'Accademia di Belle Arti, riconoscimento che confermava la sua posizione nel panorama artistico italiano.
    Guido Zuccaro morì a Bassano del Grappa nel 1944.

    STIMA:
    min € 700 - max € 900
    Base Asta:
    € 200

  • Lotto 34  

    Sulla via di casa

    Giovanni Colmo Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su cartone cm 26,5x38 firmato in basso a dx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
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    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

  • Lotto 35  

    Pace sullo stagno

    Vittorio Avondo Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 13,5x32 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
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    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.

    STIMA:
    min € 3000 - max € 3500
    Base Asta:
    € 800

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 36  

    Studio di paese

    Vittorio Avondo Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 29,5x12,5 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
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    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.

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    min € 3000 - max € 3500
    Base Asta:
    € 800

  • Lotto 37  

    Lavandaie al fiume

    Adolfo Dal Besio Adolfo Dal Besio
    Carmagnola, Torino, 1834 - Torino 1886
    Olio su tavola cm 14x23,5 firmato in basso a dx A.B.



    Adolfo Dalbesio nacque a Torino nel 1857 in una famiglia di artisti: suo padre, Giuseppe Dalbesio, era un musicista e compositore, mentre il nonno Francesco era un ebanista di fama. Dopo aver ricevuto un'eccellente educazione musicale, divenne un abile pianista.
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    Tuttavia, la sua vera passione era la pittura, in particolare la miniatura. Si laureò in ingegneria nel 1882 all'Università di Torino, ma preferì dedicarsi completamente all'arte. Nel 1884 collaborò con l'ingegnere Camillo Riccio all'allestimento delle strutture espositive per l'Esposizione Nazionale di Torino, contribuendo alla realizzazione della sezione d'arte antica, dove espose numerose pergamene miniate che riscossero grande successo.

    Dalbesio fu anche un membro attivo della Scuola di Rivara, un gruppo di artisti che si riuniva ogni estate nel Canavese per dipingere en plein air. Questo cenacolo, animato da Carlo Pittara, comprendeva artisti come Federico Pastoris, Giuseppe Monticelli e Casimiro Teja. Dalbesio si distinse per la sua produzione pittorica, che spaziava dai paesaggi agli interni di genere, spesso con scene di vita quotidiana piemontese. Le sue opere erano caratterizzate da una tecnica raffinata e da una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera.

    Nel corso della sua carriera, Dalbesio espose in numerose rassegne, tra cui la Società Promotrice di Belle Arti di Torino. Tra le sue opere più note vi sono "Bogliasco", acquistata dal re, "Scalea del '600" e "La Madonna di Riva", acquistate dalla duchessa di Genova, e "Fermo in posta", "Lago d'Avigliana" e "Tre muse", acquistate dal principe di Carignano. La sua produzione include anche dipinti come "Musica proibita", "Vandalismo", "Mercato a Pinerolo" e "Preghiera forzata", oggi in collezioni private.
    Dalbesio morì nel 1914 a Orbassano, in provincia di Torino.

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 300

  • Luigi Bertelli Luigi Bertelli
    San Lazzaro di Savena Bo 1832 - Bologna 1916
    Olio su cartone cm 29x46 firmato in basso a sx L.Bertelli



    Luigi Bertelli nacque il 27 dicembre 1832 a Caselle di San Lazzaro di Savena, un piccolo borgo nei pressi di Bologna, in una famiglia di contadini. Suo padre, Giuseppe, era un fattore e fornaciaio, mentre la madre, Giuseppina Malaguti, morì quando Luigi aveva solo quattro anni.
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    Nonostante le difficoltà economiche, Luigi sviluppò una passione per la pittura, che coltivò come autodidatta.

    Nel 1861 partecipò all'Esposizione italiana di Firenze, dove presentò due paesaggi: "Avanzi di un antico castello" e "Scena di tramonto nella pineta di Ravenna", ottenendo un lusinghiero successo. L'anno successivo, nel 1862, espose alla Promotrice di Firenze due opere: "Casolare rustico in tempo di autunno nei contorni di Bologna" e "Veduta del Battiferro sopra il canale Navile in vicinanza di Bologna sul terminare dell'inverno".

    Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, Bertelli visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove ebbe l'opportunità di entrare in contatto con artisti francesi come Gustave Courbet, Jean-François Millet, Jean-Baptiste Corot e Charles-François Daubigny. Questa esperienza influenzò profondamente il suo stile, avvicinandolo alla pittura en plein air e alla ricerca di una rappresentazione più diretta e veritiera della natura.

    Tornato in Italia, Bertelli si stabilì a Bologna, dove continuò la sua attività artistica, dipingendo principalmente paesaggi della campagna bolognese, in particolare lungo il fiume Savena e sulle colline di Monte Donato. Le sue opere si caratterizzavano per una tecnica solida e una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera, spesso con una pennellata ampia e corposa.

    Nel corso della sua carriera, Bertelli partecipò a numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra cui quelle di Parma, Torino, Milano, Roma, Firenze e Londra, ottenendo diversi riconoscimenti. Tuttavia, nonostante il successo critico, visse in condizioni economiche difficili, trascurando gli affari personali e dedicandosi completamente alla pittura. Morì a Bologna il 23 gennaio 1916, in povertà.

    Dopo la sua morte, l'opera di Bertelli fu riscoperta e rivalutata. Nel 1920 fu organizzata a Bologna una mostra postuma delle sue pitture, seguita da una retrospettiva nel 1946. Critici come Carlo Carrà e Giorgio Morandi lo considerarono un maestro, riconoscendo in lui una profonda sensibilità e una capacità unica di trasfigurare la realtà attraverso la pittura.

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    min € 3000 - max € 3500
    Base Asta:
    € 1000

    1 offerte pre-asta
  • Pietro Scanabissi Pietro Scanabissi
    Bologna 1887- Milano 1977
    Olio su tavola cm 16,5x28 firmato in basso a sx P.Scanabissi



    Pietro Scanabissi nacque a Bologna nel 1887 e si spense a Milano nel 1977. La sua formazione artistica si sviluppò in un periodo storico in cui l'Italia stava attraversando significativi cambiamenti culturali e sociali.
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    Pur essendo attivo nel panorama artistico italiano del XX secolo, le informazioni dettagliate sulla sua vita e carriera sono limitate.

    Nel 1933, Scanabissi partecipò alla IV° Mostra d'Arte del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti di Lombardia, tenutasi al Palazzo della Permanente di Milano, esponendo un'opera intitolata "Ritratto". Questa partecipazione evidenzia il suo impegno nel contesto artistico ufficiale dell'epoca.

    Le sue opere, prevalentemente paesaggistiche, sono caratterizzate da una tecnica pittorica raffinata e da una particolare attenzione ai dettagli architettonici e naturalistici. Un esempio significativo del suo stile è l'olio su tavola raffigurante la basilica di San Vittore a Verbania, datato alla prima metà del Novecento. Questo dipinto, incorniciato in una cornice dorata, rappresenta un chiaro esempio della sua abilità nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Oltre alla sua attività pittorica, Scanabissi fu anche un collezionista d'arte e un appassionato sostenitore di altri artisti. Ad esempio, fu amico e primo sponsor del pittore Pietro Piccoli, per il quale realizzò sei pannelli raffiguranti scene di mare, utilizzati come scenografia per un punto vendita di San Benedetto del Tronto.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

    1 offerte pre-asta
  • Guerrino Guardabassi Guerrino Guardabassi
    Roma 1841 - 1893
    Olio su tela cm 30x19 firmato in basso a sx G.Guardabassi



    Guerrino Guardabassi nacque a Roma nel 1841, figlio di una famiglia che gli permise di accedere agli studi artistici. All'età di circa vent'anni, si iscrisse all'Accademia di San Luca, dove affinò le sue doti artistiche sotto la guida di maestri dell'epoca.
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    La sua formazione accademica gli consentì di sviluppare uno stile pittorico caratterizzato da una tecnica raffinata e da una spiccata attenzione ai dettagli, elementi che avrebbero contraddistinto la sua produzione artistica.

    Nel corso della sua carriera, Guardabassi si dedicò principalmente alla pittura di figure, scene di genere e ritratti, utilizzando sia l'olio su tela che l'acquerello. Le sue opere spesso ritraevano momenti di vita quotidiana, con particolare attenzione alla rappresentazione di personaggi e ambienti della Roma dell'epoca. Un esempio significativo di questa sua produzione è il dipinto "Ultimi momenti di Beatrice Cenci", una scena storica che evidenzia la sua capacità di narrare eventi attraverso l'arte.

    Guardabassi espose le sue opere in diverse mostre, tra cui quelle nazionali di Torino e Parigi, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue realizzazioni. Questa visibilità gli permise di acquisire una certa notorietà nel panorama artistico dell'epoca. La sua attività espositiva si estese anche a livello internazionale, con alcune sue opere presenti in collezioni pubbliche e private all'estero.

    Oltre alla sua attività pittorica, Guardabassi fu anche coinvolto in iniziative culturali e artistiche, contribuendo alla promozione dell'arte italiana nel contesto europeo. La sua carriera si sviluppò in un periodo di grande fermento artistico, caratterizzato da un rinnovato interesse per le tradizioni e la cultura italiana.

    Guerrino Guardabassi morì nel 1893.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 800

  • Lotto 41  

    Amazzone alle cascine

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 28x28 firmato in basso a dx F.Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 800

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 42  

    Tramonto

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo - 1846 - Firenze , 1922
    Olio su tela cm 13x20 firmato in basso a dx Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

    5 offerte pre-asta
  • Lotto 43  

    Trittico di paesaggi

    Federico Andreotti Federico Andreotti
    Firenze 1847-1930
    Olio su tavola cm 14x8(x3) firmato in basso a dx F.Andreotti



    Federico Andreotti nacque a Firenze il 6 marzo 1847 e vi morì il 30 ottobre 1930. All'età di nove anni iniziò la sua formazione artistica sotto la guida del miniatore Angiolo Tricca.
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    Nel 1861 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò con Enrico Pollastrini e Stefano Ussi. A soli sedici anni vinse un concorso che gli permise di proseguire gli studi e di ottenere il titolo di professore.

    La sua carriera artistica iniziò con la realizzazione di opere storiche, tra cui "Il Savonarola che scaccia dalla sua cella due sicari della Bentivoglio", commissionata dal re Vittorio Emanuele II nel 1864. Tuttavia, l'opera suscitò critiche per la sua mancanza di realismo, spingendo Andreotti a orientarsi verso scene di genere e ritratti. Queste opere, spesso ambientate nei secoli XVII e XVIII, lo resero noto per la sua abilità nel ritrarre costumi e atmosfere dell'epoca.

    Nel 1879 fu nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sue opere furono esposte in numerose mostre nazionali e internazionali, tra cui quelle di Torino, Milano e Londra. I suoi dipinti ottennero grande successo anche all'estero, in particolare negli Stati Uniti, dove furono molto apprezzati dai collezionisti.

    Federico Andreotti morì a Firenze nel 1930.

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    min € 1200 - max € 1400
    Base Asta:
    € 600

  • Lotto 44  

    Riflessi sul mare

    Luigi Gioli Luigi Gioli
    San Frediano a Settimo 1854 - Firenze 1947
    Olio su tavola cm 13,5x17 firmato in basso a dx Gioli

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
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    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 150

  • Lotto 45  

    Bagnanti a Livorno

    Giovanni Lomi Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 18,5x25,5 firmato in basso a dx G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
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    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano

    STIMA:
    min € 1000 - max € 1200
    Base Asta:
    € 400

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 46  

    Pomeriggio di sole

    Angelo Torchi Angelo Torchi
    Massa Lombarda (RA) 1856 - 1915
    Olio su tavola cm 24x31,5 firmato in basso a sx A.Torchi



    Angelo Torchi nacque a Massa Lombarda (Ravenna) l'8 novembre 1856, in una famiglia benestante che gli permise di dedicarsi precocemente all'arte. Nel 1874, per assecondare la sua inclinazione al disegno, la famiglia si trasferì a Firenze, dove Torchi si iscrisse all'Istituto Artistico.
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    Qui fu allievo di Lorenzo Gelati e Carlo Markó, esponenti della Scuola di Staggia, che lo introdussero alla pittura en plein air, influenzando il suo approccio naturalistico.

    Nel 1880, Torchi si trasferì a Napoli per studiare con Alceste Campriani, un maestro della Scuola di Resìna, che lo avvicinò alla pittura realista. Tornato a Firenze, entrò in contatto con artisti come Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Francesco e Luigi Gioli, e Diego Martelli, che lo introdussero all'ambiente dei macchiaioli. Partecipò attivamente alle mostre della Promotrice di Belle Arti di Firenze e a quelle di Torino, Milano e Roma, esponendo opere come In risaia dopo il raccolto (1883) e A Mergellina (1883).

    Nel 1889, su consiglio di Martelli, Torchi partecipò all'Esposizione Universale di Parigi, dove entrò in contatto con le opere degli impressionisti e dei divisionisti francesi. Successivamente, soggiornò a Londra, dove fu influenzato dalla pittura di John Constable e dai Preraffaelliti. Queste esperienze lo portarono ad adottare la tecnica divisionista, caratterizzata da una pennellata minuta e l'uso di colori puri per creare effetti luminosi. Opere come Grano al sole (1891) e Il tram rosso (1895) testimoniano questa fase della sua produzione.

    Negli anni successivi, Torchi continuò a esporre regolarmente, partecipando alle Biennali di Venezia dal 1897 al 1914. Le sue opere, spesso ambientate nella campagna romagnola e toscana, riflettono un'evoluzione verso una pennellata più ampia e sfumata, con influenze simboliste. Opere come Tramonto autunnale (1907) e Paesaggio (1905) mostrano questa maturazione stilistica.

    Angelo Torchi morì a Massa Lombarda il 6 dicembre 1915.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 800

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 47  

    Dame in giardino

    Ulisse Caputo Ulisse Caputo
    Salerno 1872 - Parigi 1948
    Olio su tavola cm 23,5x33 firmato in basso a sx U.Caputo

    Nacque a Salerno il 4 novembre 1872 da Ermenegildo e Francesca San Martino. Iniziò a studiare pittura a Cava dei Tirreni sotto Riccardo Alfieri, un artista modesto ma rigoroso nel disegno accademico, grazie al padre scenografo e decoratore teatrale.
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    Successivamente, frequentò l'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Stanislao Lista per il disegno e di Domenico Morelli per la pittura. Interruppe gli studi a causa di difficoltà finanziarie familiari, ma riuscì a riprenderli grazie ai sacrifici del padre. Deluso dall'insegnamento accademico, preferì frequentare lo studio del pittore Gaetano Esposito, il cui stile vigoroso e chiaroscurale influenzò il suo naturalismo temperato.

    L'esordio artistico non fu fortunato: i quadri presentati nel 1897 alla terza Esposizione triennale di Milano e alla mostra "Salvator Rosa" di Napoli passarono inosservati. Deluso, si trasferì a Parigi per conoscere l'arte contemporanea. Qui si affermò rapidamente: il successo con "La vedova" al Salon del 1901 fu seguito da altre opere come "Piazza dell'Osservatorio" (1903), "Nello studio" (1905), "La straniera" e "Quartiere latino" (1907), e "Nel caffè" (1909). Partecipò a numerose mostre internazionali, tra cui Londra (1904), Cairo (1905), Buenos Aires (1910), e Venezia (1907, 1909, 1910).

    Nel 1909, all'Esposizione internazionale di Roma e a Monaco, si distinse anche come incisore con "La lampada giapponese" e "Al quartiere latino". Continuò a produrre opere caratterizzate da un uso delicato del colore e abili giochi di luci e ombre, rappresentando teatri, caffè concerto, dame eleganti e ritratti come "Violoncellista" (1910) e "La sinfonia" (1914). Tuttavia, il suo stile, seppur di successo, divenne manieristico e ripetitivo.

    Nonostante ciò, le sue migliori opere del secondo periodo furono piccole vedute impressionistiche di Parigi e del Lungosenna. Concluse la sua vita a Parigi nel 1948.

    STIMA:
    min € 2000 - max € 2500
    Base Asta:
    € 1300

  • Lotto 48  

    Il raccolto del grano

    Eugenio Scorzelli Eugenio Scorzelli
    Buenos Aires 1890 - Napoli 1957
    Olio su tavola cm 20x30 firmato in basso a sx E.Scorzelli



    Eugenio Scorzelli nacque a Buenos Aires il 15 aprile 1890 da padre napoletano e madre lombarda. Nel 1906, a soli sedici anni, si trasferì in Italia con il padre, stabilendosi a Roccadaspide, nel Cilento.
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    Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni economiche, frequentò vari collegi, ma spesso veniva allontanato per ritardi nei pagamenti, un'esperienza che segnò profondamente la sua vita. Fu poi affidato alle cure di uno zio, Eugenio, da cui prese il nome e che divenne una figura di riferimento nella sua crescita.

    Scorzelli intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di maestri come Michele Cammarano, Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Durante questo periodo, la sua pittura si arricchì di nuove influenze, tra cui quella di Giuseppe De Nittis, che lo ispirò a rappresentare la vita quotidiana con una luce vibrante e una pennellata dinamica. A Napoli, conobbe e sposò Teresa Benassi, che divenne sua musa e gli diede un figlio, Lello Scorzelli, anch'egli artista.

    Nel 1921, Scorzelli partecipò alla prima Biennale d'Arte della città di Napoli con il dipinto Uscita dalla messa. Successivamente, si trasferì in Argentina, dove i suoi quadri riscossero successo e gli permisero di ottenere una certa sicurezza economica. Durante i suoi viaggi in Europa, soggiornò a Londra, Parigi e in Olanda, città che influenzarono ulteriormente il suo stile pittorico. Nel 1926, partecipò alla Biennale di Venezia con l'opera Donne che lavorano.

    Nel 1937, fu nominato assistente alla cattedra di pittura all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì per quindici anni, per poi proseguire all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1940, fu chiamato ad affrescare il padiglione delle Repubbliche Marinare alla Mostra d'Oltremare di Napoli, un'opera che andò distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

    Scorzelli continuò a esporre le sue opere in diverse città italiane e all'estero, tra cui Napoli, Venezia e Milano, fino agli anni Quaranta. Morì a Napoli nel 1957, mentre stava dipingendo il volto della moglie nel suo studio.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 300

    2 offerte pre-asta
  • Lotto 49  

    Via di paese

    Giuseppe Pesa Giuseppe Pesa
    Polistena (RC) 1928 - 2000
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx Giuseppe Pesa



    Giuseppe Pesa nacque a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, il 1º novembre 1928. Fin da giovane si dedicò con passione allo studio del disegno e della pittura, frequentando corsi artistici a Napoli e Roma.
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    La sua carriera pittorica ebbe inizio nel 1946 con una mostra a Reggio Calabria, e successivamente partecipò attivamente alla vita artistica nazionale e internazionale. Negli anni Cinquanta ottenne i suoi primi successi internazionali con esposizioni in Germania e Scandinavia, dove divenne particolarmente apprezzato dai collezionisti tedeschi. Nel 1980, la Galleria Atelier di Vienna utilizzò le sue opere per inaugurare la sua attività espositiva. Trascorse la sua vita tra Milano, Camogli e la sua Polistena, lasciando opere che ritraggono indimenticabili vedute di questi luoghi.

    STIMA:
    min € 800 - max € 1000
    Base Asta:
    € 200

  • Lotto 50  

    Capri

    Antonino Leto Antonino Leto
    Monreale PA 1844 - Capri NA 1913
    Olio su tavola cm 16x10,5 firmato in basso a dx Leto



    Antonino Leto nacque a Monreale, in provincia di Palermo, il 14 giugno 1844. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l’arte, dedicandosi al disegno e alla pittura in modo autodidatta.
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    Nel 1861, grazie al sostegno dello zio e a un contributo dell’amministrazione comunale, si trasferì a Palermo per perfezionarsi sotto la guida del pittore Luigi Barba e successivamente nello studio del paesaggista Luigi Lojacono. In questo periodo, Leto assimilò il naturalismo napoletano di matrice palizziana, dipingendo vedute e paesaggi dal vero.

    Nel 1864 si trasferì a Napoli, dove entrò in contatto con la Scuola di Resìna, influenzata dalla lezione dei macchiaioli e promossa da artisti come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Tuttavia, a causa di problemi di salute, fu costretto a rientrare in Sicilia, dove continuò la sua attività pittorica. Nel 1870 partecipò alla Promotrice di Palermo con l'opera Il ritorno dal pascolo, acquistata dal prefetto Medici, e l'anno successivo ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione regionale di Siracusa con La bufera.

    Nel 1874 vinse il Concorso per il Pensionato Artistico a Roma, trasferendosi nella capitale, dove conobbe Francesco Paolo Michetti e approfondì la sua formazione artistica. Successivamente, si stabilì a Firenze, dove perfezionò ulteriormente la sua tecnica pittorica. Nel 1878 si trasferì a Parigi, dove frequentò l'ambiente artistico dell'epoca, entrando in contatto con artisti come Giuseppe De Nittis e Federico Rossano.

    Nel 1880 tornò a Portici, in provincia di Napoli, e successivamente si trasferì in Sicilia. Due anni più tardi si stabilì a Capri, dove si dedicò a ritrarre con colori vibranti gli angoli più caratteristici dell'isola e dei suoi abitanti. Le sue opere, caratterizzate da una luce intensa e da una vivace rappresentazione della vita quotidiana, riscossero un grande successo di pubblico e critica. Nel 1889 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi.

    Nel 1899 si stabilì definitivamente a Capri, dove continuò la sua attività pittorica fino alla morte, avvenuta il 31 maggio 1913.

    STIMA:
    min € 2500 - max € 3000
    Base Asta:
    € 900

  • Lotto 51  

    Sottobosco

    Federico Rossano Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 9x17,5 firmato in basso a dx F.Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
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    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.

    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
    Base Asta:
    € 400

  • Lotto 52  

    Rue d'alger

    Joaquim Miro Argenter Joaquim Miro Argenter
    Spagna 1849 - 1914
    Olio su tavola cm 30x15 firmato in basso a dx J.Argenter



    Joaquim Miró Argenter nacque a Sitges, nella provincia di Barcellona, il 3 febbraio 1849. Figlio di José Miró Argenter, eroe della guerra di indipendenza cubana, e di Dolors Ferrà i Oromí, Joaquim crebbe in un ambiente culturalmente stimolante.
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    Nonostante la formazione generalmente autodidatta, fu discepolo del pittore Arcadio Mas i Fondevila. Nel 1877, contribuì alla decorazione del Casino Prado di Sitges, collaborando con Joan Soler i Casanovas.

    Miró Argenter fu un membro attivo della Scuola Luminista di Sitges, un gruppo di artisti che si riunivano nella sua città natale alla fine del XIX secolo per creare un genere pittorico volto a catturare la vibrante luce mediterranea. Le sue opere, caratterizzate da paesaggi luminosi e scene di vita quotidiana, riflettono l'evoluzione di Sitges tra gli anni 1880 e 1910. Dipinse marinas, orti e masías, spesso ispirandosi alle opere di Fortuny.

    Partecipò alle competizioni artistiche di Barcellona nel 1888, 1894 e 1896, ottenendo riconoscimenti per la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Le sue opere sono conservate in diverse collezioni, tra cui il Museo Cau Ferrat, che ospita dipinti come La Malvasía del 1895.

    Miró Argenter morì il 18 febbraio 1914 a Parigi.

    STIMA:
    min € 1800 - max € 2000
    Base Asta:
    € 500

  • Lotto 53  

    Le oche

    Rafael Senet Rafael Senet
    Seville 1856 - Seville 1926
    Olio su tela cm 19,5x34 firmato in basso a sx R.Senet



    Rafael Senet Pérez nacque a Siviglia il 7 ottobre 1856 e morì nella stessa città nel 1926. Pittore e acquerellista spagnolo, è noto per le sue vedute di Venezia e per le sue scene costumbriste e orientali.
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    Iniziò la sua formazione artistica alla Real Academia de Bellas Artes de Santa Isabel de Hungría di Siviglia, dove fu allievo di Teodoro Aramburu, Joaquín Domínguez Bécquer ed Eduardo Cano. Nel 1880 si trasferì a Madrid, dove ebbe l'opportunità di studiare i grandi maestri del Prado. Nel 1881, grazie al sostegno del banchiere Ramón de Ibarra, si recò a Roma, dove studiò con José Villegas Cordero. Durante il suo soggiorno in Italia, viaggiò attraverso il sud della penisola e il Veneto, dedicandosi alla pittura di vedute e scene di vita quotidiana.

    Nel 1884, la sua opera El regreso de la pesca en Nápoles gli valse una medaglia d'argento alla Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid. Nello stesso anno, ottenne un riconoscimento simile all'Esposizione Internazionale di Monaco. Partecipò anche all'Esposizione del Centro di Acquarellisti di Barcellona e alla Quinta Mostra Internazionale di Belle Arti nel 1907. Fu associato al gruppo di paesaggisti di Alcalá de Guadaira, guidato da Emilio Sánchez Perrier.

    Molte delle sue opere sono conservate in collezioni private, in particolare in Inghilterra, dove furono esposte e vendute dalla galleria londinese Arthur Tooth & Sons.

    STIMA:
    min € 1200 - max € 1400
    Base Asta:
    € 400

    1 offerte pre-asta
  • Lotto 54  

    Sole d'inverno

    Piotr Konchalovsky Piotr Konchalovsky
    Slovjansk 1876 - Mosca 1956
    Olio su tela cm 29x50,5 firmato in alto a dx P.Konchalovsky



    Pëtr Petrovič Končalovskij nacque il 21 febbraio 1876 a Slov'jans'k, nell'odierna Ucraina, in una famiglia di tradizioni artistiche. Suo padre era un editore d'arte e traduttore, mentre sua madre proveniva da una famiglia di proprietari terrieri.
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    Nel 1889, la famiglia si trasferì a Mosca, dove la loro casa divenne un punto di riferimento per l'ambiente artistico dell'epoca, frequentata da artisti come Valentin Serov, Michail Vrubel' e Vasilij Surikov.

    Durante gli anni scolastici, Končalovskij frequentò la Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca. Nel 1896, su consiglio di Konstantin Korovin e Valentin Serov, si trasferì a Parigi per studiare all'Académie Julian, dove approfondì la sua formazione artistica. Al ritorno in Russia nel 1899, entrò all'Accademia imperiale di belle arti di San Pietroburgo, diplomandosi nel 1907.

    Nel 1909, Končalovskij fu tra i fondatori del gruppo avanguardista "Fante di Quadri" (Bubnovyj Valet), di cui divenne presidente. Questo gruppo cercava di sintetizzare le innovazioni artistiche europee con le tradizioni russe, ispirandosi a Cézanne, Gauguin e all'arte popolare russa. La sua arte si caratterizzò per l'uso di colori vivaci e una forte componente emotiva.

    Negli anni successivi, Končalovskij intraprese viaggi in Europa, visitando Francia, Italia e Spagna, dove approfondì la sua conoscenza dell'arte occidentale. Le sue opere di questo periodo riflettono l'influenza dell'impressionismo e del post-impressionismo, con una particolare attenzione alla luce e al colore.

    Con l'avvento della rivoluzione russa e l'instaurazione del regime sovietico, Končalovskij adattò la sua arte al realismo socialista, pur mantenendo una certa autonomia espressiva. Evitò di dipingere ritratti di Stalin e si concentrò su soggetti più personali, come ritratti di famiglia e nature morte. Nel 1943, fu insignito del Premio Stalin per i suoi meriti artistici.

    Končalovskij fu anche un insegnante apprezzato, formando numerosi allievi. Morì a Mosca il 2 febbraio 1956.

    STIMA:
    min € 8000 - max € 10000
    Base Asta:
    € 3000

  • Lotto 55  

    Natura morta

    Igor Grabar Igor Grabar
    Budapest 1871 - Mosca 1960
    Olio su tela cm 27,5x37,5 firmato in basso a destra



    Igor' Ėmmanuilovič Grabar' nacque a Mosca il 25 marzo 1871 in una famiglia di origine ucraina. La sua formazione artistica ebbe inizio all'Accademia Imperiale delle Belle Arti di San Pietroburgo, dove fu allievo di Il'ja Repin.
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    Nel 1895 intraprese un viaggio di studi all'estero, fermandosi più a lungo a Parigi, dove subì l'influenza di Claude Monet. Ritornato in patria nel 1900, introdusse in Russia la tecnica impressionista, applicandola alla rappresentazione del paesaggio russo.

    Dal 1900 al 1910, Grabar' partecipò alle esposizioni del Sojuz e del Mir Iskusstva a Mosca e a Pietroburgo, nonché a varie esposizioni all'estero, tra cui quelle di Düsseldorf nel 1904, al Salon d'Automne di Parigi nel 1908, a Roma nel 1911 e a Milano nel 1914. Molti suoi quadri si trovano nella Galleria Tret'jakov a Mosca, altri al Museo Russo di San Pietroburgo e alla Galleria d'Arte Moderna a Roma.

    Grabar' è più noto come storico dell'arte che come pittore. Le sue pubblicazioni più importanti sono "Sovremennoe iskusstvo" ("Arte contemporanea") e, soprattutto, "Istorija russkago iskusstva" ("Storia dell'arte russa"), opere collettive pubblicate sotto la sua direzione. Dal 1918, fu sovrintendente e riorganizzatore dei musei dell'URSS. Nel 1921, divenne professore di restauro artistico all'Università Statale di Mosca.

    Le sue opere più celebri includono "Raggio di sole" (1901), "Il cocchiere" (1904), "Azzurro di febbraio" (1904), "Vento di primavera" (1905) e "Pere su una tovaglia blu" (1915). La sua tecnica pittorica si caratterizzò per l'uso di una particolare tecnica divisionista, vicina al puntinismo, e per la rappresentazione della neve.

    Grabar' morì a Mosca il 16 maggio 1960.

    STIMA:
    min € 4000 - max € 5000
    Base Asta:
    € 2000

  • Giacomo Casa
    Conegliano Veneto, Treviso 1827 - Roma 1887
    Olio su tela cm 32x24,5 firmato in basso a dx G.Casa

    Giacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.
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    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatileGiacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.

    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatile.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Giacomo Casa Giacomo Casa
    Conegliano Veneto, Treviso 1827 - Roma 1887
    Olio su tela cm 32x24,5 firmato in basso a dx G.Casa

    Giacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.
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    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatileGiacomo Casa, nato a Conegliano Veneto nel 1827 e scomparso a Roma nel 1887, fu un artista poliedrico del XIX secolo, distintosi come pittore, incisore e decoratore. La sua formazione artistica ebbe luogo presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove nel 1845 fu premiato per il suo talento emergente.

    Dotato di una creatività fervida e di una personalità spiccata, Casa si caratterizzava per la rapidità e la sicurezza nell'esecuzione delle sue opere, che realizzava senza ripensamenti. La sua carriera fu segnata da una partecipazione attiva a numerose esposizioni: nel 1846 presentò a Venezia "Donna in riposo" e "La seduzione di Dalila"; nel 1861, alla Prima Mostra Italiana di Firenze, espose "Soggetto dei Promessi Sposi" e "Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze"; nel 1862, alla Mostra di Venezia, presentò "Episodio del diluvio universale" e "La beneficenza".

    Casa fu anche un apprezzato decoratore: affrescò la volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e Santa Maria Formosa a Venezia, il soffitto dei Filippini a Chioggia e le sale Apollinee del Teatro La Fenice. Tra le sue opere su tela si ricordano "Venezia accoglie Vittorio Emanuele II", conservata nel Museo di Udine, "L'adultera" e "L'aurora" nel Museo di Padova, e il "Ritratto dell'abate Cogo" nel Museo di Bassano.

    Patriota convinto, Casa partecipò ai moti del 1848-1849 per la libertà di Venezia, evento che lo costrinse a rifugiarsi a Bassano per evitare la repressione. La sua vita fu segnata da numerosi spostamenti: visse a Padova, Napoli, Roma, Pompei, Bassano, Catania, e soggiornò anche a Parigi e Londra. Dopo un lungo viaggio in Oriente, durante il quale realizzò diverse opere a tema orientale, si stabilì definitivamente a Roma nel 1883, dove visse fino alla sua morte.

    La sua produzione artistica include anche opere di carattere allegorico e patriottico, come il dipinto "Raffigurante l'Unità d'Italia", in cui Vittorio Emanuele II è affiancato da Garibaldi e Cavour, con allegorie della Lombardia e del Veneto, e "Allegoria di Venezia", un olio su tela conservato al Museo Civico di Vicenza.

    Giacomo Casa è ricordato come un artista prolifico e versatile.



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  • Carlo Ferrari detto il Ferrarin
    Verona 1813 - Verona 1871
    Olio su cartone cm 20,5x20,5 firmato in basso a dx Ferrari

    Carlo Ferrari, noto come il Ferrarin, nacque a Verona il 30 settembre 1813 e vi morì il 28 gennaio 1871. Figlio di Francesco Ferrari, stampatore di stoffe, e di Elisabetta Marziali, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia di Belle Arti di Verona, dove sviluppò una particolare predilezione per la pittura di vedute urbane.
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    Il suo debutto avvenne nel 1837, quando partecipò a una mostra all'Accademia di Verona presentando una serie di vedute della città arricchite da scene di genere ispirate alla pittura fiamminga. Queste opere riscossero un notevole successo, consolidando la sua reputazione come abile vedutista. Nel corso degli anni successivi, Ferrari partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle di Venezia nel 1839, Brescia nel 1840 e Milano nel 1844, affermandosi come uno dei principali pittori veronesi del periodo. ​
    Grazie al suo talento, ottenne importanti commissioni da parte della nobiltà locale e degli ufficiali austriaci di stanza a Verona. Un incontro significativo fu quello con il feldmaresciallo Radetzky, che apprezzò le sue opere raffiguranti la laguna veneziana, contribuendo ad ampliare la sua clientela internazionale. La sua fama raggiunse l'apice intorno al 1851, quando l'imperatore Francesco Giuseppe visitò il suo studio, garantendogli riconoscimenti a livello europeo. ​
    Nella fase finale della sua carriera, Ferrari si dedicò alla pittura e all'incisione, specializzandosi nell'interpretazione delle opere rinascimentali. Collaborò strettamente con il collezionista veronese Cesare Bernasconi, approfondendo la sua conoscenza dell'arte antica. Morì a Verona nel 1871.

    STIMA min € 5000 - max € 6000

    Carlo Ferrari detto il Ferrarin Carlo Ferrari detto il Ferrarin
    Verona 1813 - Verona 1871
    Olio su cartone cm 20,5x20,5 firmato in basso a dx Ferrari

    Carlo Ferrari, noto come il Ferrarin, nacque a Verona il 30 settembre 1813 e vi morì il 28 gennaio 1871. Figlio di Francesco Ferrari, stampatore di stoffe, e di Elisabetta Marziali, iniziò la sua formazione artistica all'Accademia di Belle Arti di Verona, dove sviluppò una particolare predilezione per la pittura di vedute urbane.
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    Il suo debutto avvenne nel 1837, quando partecipò a una mostra all'Accademia di Verona presentando una serie di vedute della città arricchite da scene di genere ispirate alla pittura fiamminga. Queste opere riscossero un notevole successo, consolidando la sua reputazione come abile vedutista. Nel corso degli anni successivi, Ferrari partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle di Venezia nel 1839, Brescia nel 1840 e Milano nel 1844, affermandosi come uno dei principali pittori veronesi del periodo. ​
    Grazie al suo talento, ottenne importanti commissioni da parte della nobiltà locale e degli ufficiali austriaci di stanza a Verona. Un incontro significativo fu quello con il feldmaresciallo Radetzky, che apprezzò le sue opere raffiguranti la laguna veneziana, contribuendo ad ampliare la sua clientela internazionale. La sua fama raggiunse l'apice intorno al 1851, quando l'imperatore Francesco Giuseppe visitò il suo studio, garantendogli riconoscimenti a livello europeo. ​
    Nella fase finale della sua carriera, Ferrari si dedicò alla pittura e all'incisione, specializzandosi nell'interpretazione delle opere rinascimentali. Collaborò strettamente con il collezionista veronese Cesare Bernasconi, approfondendo la sua conoscenza dell'arte antica. Morì a Verona nel 1871.



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  • Lotto 3  

    Scena di battaglia

    Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x22 firmato in basso a sx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
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    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 3  

    Scena di battaglia

    Ugo Zannoni Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x22 firmato in basso a sx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
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    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.



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  • Lotto 4  

    Naufragio

    Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x21,5 firmato in basso a dx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
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    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 4  

    Naufragio

    Ugo Zannoni Ugo Zannoni
    Verona 1836 - Verona 1919
    Olio su tela cm 22x21,5 firmato in basso a dx U.Zannoni

    Ugo Zannoni, nato a Verona il 21 luglio 1836, fu una figura di spicco nell’ambito della scultura italiana dell’Ottocento. Terzo di otto figli di Antonio Giuseppe, artigiano del ferro, e Augusta Vanini, modista, Zannoni intraprese il suo percorso artistico nella bottega dello scultore Grazioso Spazzi.
    Clicca per espandere

    Successivamente, si perfezionò all'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Luigi Ferrari e, infine, all'Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Pietro Bernasconi. Inizialmente interessato anche alla pittura, si dedicò poi esclusivamente alla scultura, sebbene continuasse a coltivare la pittura negli ultimi anni di vita.

    Nel 1865, Zannoni realizzò la celebre statua di Dante Alighieri, collocata in piazza dei Signori a Verona, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Quest'opera gli conferì grande notorietà e segnò l'inizio di una brillante carriera. Trasferitosi a Milano, aprì uno studio e partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera, ottenendo riconoscimenti anche a livello internazionale. Le sue opere furono esposte a Vienna, Filadelfia, Parigi, Santiago del Cile e Dublino, e nel 1872 fu insignito del titolo di Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele II.

    Nel 1883, Zannoni fu nominato consigliere dell'Accademia di Brera, succedendo al pittore Francesco Hayez. Continuò a lavorare per la sua città natale, realizzando il monumento ad Aleardo Aleardi, busti per la Protomoteca veronese e numerose tombe nel Cimitero Monumentale di Verona. Verso la fine degli anni Ottanta, fece ritorno a Verona, dove proseguì la sua attività artistica, contribuendo con opere per il cimitero cittadino e per diverse chiese, tra cui il Duomo e la chiesa di San Tomaso Cantuariense.

    Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi una vasta collezione di circa 200 opere d'arte, gettando le basi per la costituzione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. La sua raccolta comprendeva opere di artisti contemporanei, tra cui Domenico Induno, Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Leonardo Bazzaro, Julius Lange, Luigi Nono e il pittore divisionista Angelo Morbelli, oltre a opere di artisti veronesi come Angelo Dall'Oca Bianca e il cugino Giuseppe Zannoni.

    Ugo Zannoni morì a Verona il 3 giugno 1919 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città, accanto ai suoi familiari.



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  • Lotto 5  

    Arena di Verona

    Giuseppe Colombarolli
    Verona 1891 - Verona 1961
    Olio su tavola cm 30x24 firmato in basso a dx G.Colombarolli











    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 5  

    Arena di Verona

    Giuseppe Colombarolli Giuseppe Colombarolli
    Verona 1891 - Verona 1961
    Olio su tavola cm 30x24 firmato in basso a dx G.Colombarolli













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  • Lotto 6  

    Piazza delle Erbe

    Luciano Albertini
    Verona 1910 - 1985
    Olio su tavola cm 18,5x24 firmato in basso a dx Albertini



    Luciano Albertini nacque il 13 dicembre 1910 a Cadidavid, una frazione di Verona, in una famiglia benestante. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, che poté coltivare grazie al sostegno dei genitori durante gli studi presso il collegio di Desenzano del Garda.
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    Dopo aver assolto il servizio militare, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti "G. B. Cignaroli" di Verona, dove fu allievo di Guido Trentini e Antonio Nardi. Successivamente, si trasferì a Roma per approfondire la sua formazione sotto la guida di Giacomo Balla, maestro del Futurismo, che ebbe un'influenza determinante sul suo stile. Balla lo incoraggiò a sperimentare una pittura più rapida e istintiva, orientata all'espressione del movimento e dell'impressione immediata.

    Negli anni '30, Albertini iniziò a esporre le sue opere in importanti rassegne artistiche, tra cui le Quadriennali di Roma e le Biennali di Verona. Le sue mostre personali si tennero in diverse città italiane ed europee, tra cui Milano, Roma, Brescia, Palermo, Perugia, Rovereto, Riva del Garda, Stoccolma, Zurigo, Parigi, Amsterdam e Salisburgo. Le sue opere entrarono a far parte di collezioni pubbliche e private.

    Negli anni '50, frequentò per diversi anni i corsi estivi della Sommerakademie di Salisburgo, tenuti dal pittore austriaco Oskar Kokoschka. Questa esperienza contribuì al suo distacco dallo stile accademico e lo avvicinò a una pittura più libera e gestuale, pur mantenendo l'uso del cavalletto per la pittura "en plein air".

    Nel 1950, a seguito di un incidente stradale che lo costrinse a interrompere temporaneamente il lavoro all'aria aperta, iniziò a lavorare nel suo studio in via Sottoriva a Verona e nella casa di famiglia a Cadidavid, dedicandosi alla ritrattistica con modelle.

    Il suo stile pittorico spaziava dalla ritrattistica al paesaggio e alla natura morta. Utilizzò diverse tecniche, tra cui olio, acquerello, tempera, china e tecnica mista, su supporti vari come tela, cartoncino, carta e faesite. I suoi primi lavori mostrano l'influenza della pittura veronese di Trentini e di Angelo Dall'Oca Bianca, soprattutto nella paesaggistica e nella ritrattistica. Con il tempo, sviluppò una ricerca personale volta a esprimere il movimento attraverso pennellate rapide e dense, fondali che spesso si avvicinano al fantastico e una rielaborazione interna delle immagini.

    Tra le sue opere più ammirate si annoverano "Mare", "Natività", "La Salute", "Strada di Salisburgo", "Gente di paese", "Sobborgo di Parigi" e "Cristo". Nel 1957, espose a Verona venticinque opere illustranti Venezia, secondo una sua interpretazione personale e poetica.

    Negli ultimi anni della sua vita, la produzione artistica di Albertini divenne più intensa, con una vasta quantità di dipinti che, pur mantenendo una qualità elevata, tendevano a ripetere schemi consolidati, soprattutto nelle "cartoline" e negli acquerelli.

    Luciano Albertini morì il 1º febbraio 1985 a Verona, dopo una lunga degenza ospedaliera seguita a una caduta.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 6  

    Piazza delle Erbe

    Luciano Albertini Luciano Albertini
    Verona 1910 - 1985
    Olio su tavola cm 18,5x24 firmato in basso a dx Albertini



    Luciano Albertini nacque il 13 dicembre 1910 a Cadidavid, una frazione di Verona, in una famiglia benestante. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, che poté coltivare grazie al sostegno dei genitori durante gli studi presso il collegio di Desenzano del Garda.
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    Dopo aver assolto il servizio militare, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti "G. B. Cignaroli" di Verona, dove fu allievo di Guido Trentini e Antonio Nardi. Successivamente, si trasferì a Roma per approfondire la sua formazione sotto la guida di Giacomo Balla, maestro del Futurismo, che ebbe un'influenza determinante sul suo stile. Balla lo incoraggiò a sperimentare una pittura più rapida e istintiva, orientata all'espressione del movimento e dell'impressione immediata.

    Negli anni '30, Albertini iniziò a esporre le sue opere in importanti rassegne artistiche, tra cui le Quadriennali di Roma e le Biennali di Verona. Le sue mostre personali si tennero in diverse città italiane ed europee, tra cui Milano, Roma, Brescia, Palermo, Perugia, Rovereto, Riva del Garda, Stoccolma, Zurigo, Parigi, Amsterdam e Salisburgo. Le sue opere entrarono a far parte di collezioni pubbliche e private.

    Negli anni '50, frequentò per diversi anni i corsi estivi della Sommerakademie di Salisburgo, tenuti dal pittore austriaco Oskar Kokoschka. Questa esperienza contribuì al suo distacco dallo stile accademico e lo avvicinò a una pittura più libera e gestuale, pur mantenendo l'uso del cavalletto per la pittura "en plein air".

    Nel 1950, a seguito di un incidente stradale che lo costrinse a interrompere temporaneamente il lavoro all'aria aperta, iniziò a lavorare nel suo studio in via Sottoriva a Verona e nella casa di famiglia a Cadidavid, dedicandosi alla ritrattistica con modelle.

    Il suo stile pittorico spaziava dalla ritrattistica al paesaggio e alla natura morta. Utilizzò diverse tecniche, tra cui olio, acquerello, tempera, china e tecnica mista, su supporti vari come tela, cartoncino, carta e faesite. I suoi primi lavori mostrano l'influenza della pittura veronese di Trentini e di Angelo Dall'Oca Bianca, soprattutto nella paesaggistica e nella ritrattistica. Con il tempo, sviluppò una ricerca personale volta a esprimere il movimento attraverso pennellate rapide e dense, fondali che spesso si avvicinano al fantastico e una rielaborazione interna delle immagini.

    Tra le sue opere più ammirate si annoverano "Mare", "Natività", "La Salute", "Strada di Salisburgo", "Gente di paese", "Sobborgo di Parigi" e "Cristo". Nel 1957, espose a Verona venticinque opere illustranti Venezia, secondo una sua interpretazione personale e poetica.

    Negli ultimi anni della sua vita, la produzione artistica di Albertini divenne più intensa, con una vasta quantità di dipinti che, pur mantenendo una qualità elevata, tendevano a ripetere schemi consolidati, soprattutto nelle "cartoline" e negli acquerelli.

    Luciano Albertini morì il 1º febbraio 1985 a Verona, dopo una lunga degenza ospedaliera seguita a una caduta.



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  • Erma Zago
    Bovolone VR 1880 - Milano 1942
    Olio su tavola cm 20,5x27 firmato in basso a dx E.Zago

    Erma Zago, pittore tra '800 e '900, emerge come figura chiave nell'affermazione dell'arte moderna nel contesto di un secolo intriso di rivoluzionarie innovazioni in tutti i campi del sapere, della tecnica e dell'arte. La sua storia personale e artistica si snoda attraverso i momenti cruciali della formazione, del trasferimento a Milano e del prestigioso riconoscimento come Socio Onorario della Regia Accademia.
    Clicca per espandere



    Nato in una famiglia che supporta con entusiasmo la sua inclinazione artistica, Erma Zago inizia il percorso formativo frequentando la scuola di disegno nel suo paese natale. Fin da giovane dimostra una straordinaria predisposizione artistica e, a tredici anni, decide di dedicarsi interamente alla pittura, superando con successo l'esame di ammissione all'Accademia Cignaroli di Verona, dove completa gli studi nel 1887.

    Il 1901 segna una svolta nella sua vita, quando Erma Zago decide di trasferirsi a Milano, epicentro culturale e artistico dell'epoca. Qui, la sua osservazione attenta e appassionata si manifesta quotidianamente nel disegno di volti ed espressioni umane sempre mutevoli. La sua tavolozza vivace e festosa trova espressione in dipinti che ritraggono con maestria balie e bambini, documentando con precisione l'evoluzione della moda sia femminile che maschile.

    Le opere di Erma Zago conquistano le sedi espositive più prestigiose di Milano, tra cui La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, le Esposizioni Annuali dell'Accademia di Brera e la Famiglia Artistica Milanese. Nel 1923, il Re Vittorio Emanuele III acquisisce uno dei suoi dipinti, "La vasca dei Giardini Pubblici di Milano", destinandolo alle collezioni d'arte del Quirinale.

    Per ampliare il proprio repertorio, l'artista intraprende viaggi in numerose città d'arte italiane, tra cui Roma, Venezia, Napoli e Verona, catturando scorci e vedute in fotografie che poi trasforma in dipinti. Le commissioni per ritratti, sia a olio che fotografici, diventano sempre più numerose, testimonianza della crescente notorietà di Erma Zago.

    Il punto culminante della sua carriera arriva nel 1924, quando il Consiglio Accademico dell'Accademia di Brera lo elegge Socio Onorario della Regia Accademia, riconoscendone il valore artistico eccezionale. Questo prestigioso riconoscimento sottolinea il contributo significativo di Erma Zago al panorama artistico del '900, confermando la sua posizione di rilievo nella storia dell'arte italiana.

    STIMA min € 700 - max € 800

    Erma Zago Erma Zago
    Bovolone VR 1880 - Milano 1942
    Olio su tavola cm 20,5x27 firmato in basso a dx E.Zago

    Erma Zago, pittore tra '800 e '900, emerge come figura chiave nell'affermazione dell'arte moderna nel contesto di un secolo intriso di rivoluzionarie innovazioni in tutti i campi del sapere, della tecnica e dell'arte. La sua storia personale e artistica si snoda attraverso i momenti cruciali della formazione, del trasferimento a Milano e del prestigioso riconoscimento come Socio Onorario della Regia Accademia.
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    Nato in una famiglia che supporta con entusiasmo la sua inclinazione artistica, Erma Zago inizia il percorso formativo frequentando la scuola di disegno nel suo paese natale. Fin da giovane dimostra una straordinaria predisposizione artistica e, a tredici anni, decide di dedicarsi interamente alla pittura, superando con successo l'esame di ammissione all'Accademia Cignaroli di Verona, dove completa gli studi nel 1887.

    Il 1901 segna una svolta nella sua vita, quando Erma Zago decide di trasferirsi a Milano, epicentro culturale e artistico dell'epoca. Qui, la sua osservazione attenta e appassionata si manifesta quotidianamente nel disegno di volti ed espressioni umane sempre mutevoli. La sua tavolozza vivace e festosa trova espressione in dipinti che ritraggono con maestria balie e bambini, documentando con precisione l'evoluzione della moda sia femminile che maschile.

    Le opere di Erma Zago conquistano le sedi espositive più prestigiose di Milano, tra cui La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, le Esposizioni Annuali dell'Accademia di Brera e la Famiglia Artistica Milanese. Nel 1923, il Re Vittorio Emanuele III acquisisce uno dei suoi dipinti, "La vasca dei Giardini Pubblici di Milano", destinandolo alle collezioni d'arte del Quirinale.

    Per ampliare il proprio repertorio, l'artista intraprende viaggi in numerose città d'arte italiane, tra cui Roma, Venezia, Napoli e Verona, catturando scorci e vedute in fotografie che poi trasforma in dipinti. Le commissioni per ritratti, sia a olio che fotografici, diventano sempre più numerose, testimonianza della crescente notorietà di Erma Zago.

    Il punto culminante della sua carriera arriva nel 1924, quando il Consiglio Accademico dell'Accademia di Brera lo elegge Socio Onorario della Regia Accademia, riconoscendone il valore artistico eccezionale. Questo prestigioso riconoscimento sottolinea il contributo significativo di Erma Zago al panorama artistico del '900, confermando la sua posizione di rilievo nella storia dell'arte italiana.



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  • Costantino Rosa
    Bergamo 1803 - Bergamo 1878
    Olio su tavola cm 23,5x32,5 firmato in basso a sx C.Rosa



    Costantino Rosa nacque a Bergamo il 17 giugno 1803 e vi morì il 4 agosto 1878. La sua carriera artistica ebbe un inizio atipico: prima di dedicarsi alla pittura, esercitò la professione di orafo, mestiere che gli procurò lodi e apprezzamenti.
    Clicca per espandere

    Fu l'amico Enrico Scuri a notare le sue doti disegnative e a spingerlo verso lo studio della pittura. Nel 1821, Rosa si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo del direttore Giuseppe Diotti, che ne riconobbe le potenzialità. Frequentò l'Accademia per dieci anni, fino al 1831.

    Negli anni successivi, Rosa iniziò a esporre le sue opere presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, risentendo notevolmente dell'influenza di paesaggisti come Massimo d'Azeglio e Giovanni Migliara. Seguendo la loro strada, acquisì una discreta fama anche nel capoluogo lombardo. Nel frattempo, si sposò con una concittadina di nome Teresa, di professione cucitrice. Tuttavia, la sua esuberanza sentimentale lo rese protagonista di fughe d'amore con altre donne, scandali che lo esposero al pubblico giudizio e gli valsero il ripudio da parte del suo maestro Diotti.

    Si trasferì quindi a Roma per un paio d'anni, per poi soggiornare anche a Napoli. Nel capoluogo partenopeo entrò in contatto con la Scuola di Posillipo, frequentata da artisti dediti all'esecuzione di paesaggi, arte nella quale Rosa rivestiva un ruolo di primo piano. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, portandolo a una maggiore libertà compositiva e a una sensibilità atmosferica che si distaccava dalla rigida impostazione classica.

    Al ritorno a Bergamo, Rosa presentò all'Esposizione del 1838 diversi panorami di Roma e della campagna romana, oltre a vedute istoriate che combinavano personaggi storici o letterari con paesaggi classici. Le sue opere riscossero unanimi consensi sia all'Accademia Carrara che a quella milanese di Brera. Nel 1862, sposò in seconde nozze Ester Zambelli, che lo accompagnò fino alla morte.

    Le opere di Rosa riguardano principalmente paesaggi naturalistici di stampo romantico, con scorci montani delle valli bergamasche e non. La sua mano dipingeva con estrema naturalezza, infondendo un senso di immedesimazione nel contesto paesaggistico dipinto con grande realismo. Tra le sue opere più rinomate si annoverano "La piazza grande di Bergamo", "La rocca di Urgnano", "Il seminario nuovo", "Cortile di cascina con animali" e "Prato di Bergamo nel tempo della fiera". Il suo messaggio romantico-naturalistico si estese anche a scorci situati nei dintorni di Roma e in altre zone da lui visitate, tra cui la riviera ligure.

    STIMA min € 6000 - max € 8000

    Costantino Rosa Costantino Rosa
    Bergamo 1803 - Bergamo 1878
    Olio su tavola cm 23,5x32,5 firmato in basso a sx C.Rosa



    Costantino Rosa nacque a Bergamo il 17 giugno 1803 e vi morì il 4 agosto 1878. La sua carriera artistica ebbe un inizio atipico: prima di dedicarsi alla pittura, esercitò la professione di orafo, mestiere che gli procurò lodi e apprezzamenti.
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    Fu l'amico Enrico Scuri a notare le sue doti disegnative e a spingerlo verso lo studio della pittura. Nel 1821, Rosa si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo del direttore Giuseppe Diotti, che ne riconobbe le potenzialità. Frequentò l'Accademia per dieci anni, fino al 1831.

    Negli anni successivi, Rosa iniziò a esporre le sue opere presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, risentendo notevolmente dell'influenza di paesaggisti come Massimo d'Azeglio e Giovanni Migliara. Seguendo la loro strada, acquisì una discreta fama anche nel capoluogo lombardo. Nel frattempo, si sposò con una concittadina di nome Teresa, di professione cucitrice. Tuttavia, la sua esuberanza sentimentale lo rese protagonista di fughe d'amore con altre donne, scandali che lo esposero al pubblico giudizio e gli valsero il ripudio da parte del suo maestro Diotti.

    Si trasferì quindi a Roma per un paio d'anni, per poi soggiornare anche a Napoli. Nel capoluogo partenopeo entrò in contatto con la Scuola di Posillipo, frequentata da artisti dediti all'esecuzione di paesaggi, arte nella quale Rosa rivestiva un ruolo di primo piano. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, portandolo a una maggiore libertà compositiva e a una sensibilità atmosferica che si distaccava dalla rigida impostazione classica.

    Al ritorno a Bergamo, Rosa presentò all'Esposizione del 1838 diversi panorami di Roma e della campagna romana, oltre a vedute istoriate che combinavano personaggi storici o letterari con paesaggi classici. Le sue opere riscossero unanimi consensi sia all'Accademia Carrara che a quella milanese di Brera. Nel 1862, sposò in seconde nozze Ester Zambelli, che lo accompagnò fino alla morte.

    Le opere di Rosa riguardano principalmente paesaggi naturalistici di stampo romantico, con scorci montani delle valli bergamasche e non. La sua mano dipingeva con estrema naturalezza, infondendo un senso di immedesimazione nel contesto paesaggistico dipinto con grande realismo. Tra le sue opere più rinomate si annoverano "La piazza grande di Bergamo", "La rocca di Urgnano", "Il seminario nuovo", "Cortile di cascina con animali" e "Prato di Bergamo nel tempo della fiera". Il suo messaggio romantico-naturalistico si estese anche a scorci situati nei dintorni di Roma e in altre zone da lui visitate, tra cui la riviera ligure.



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  • Lotto 9  

    Madre e figlia

    Ermenegildo Agazzi
    Mapello 1866 - Bergamo 1945
    Olio su cartone cm 30x18,5 firmato in basso a dx Ermenegildo Agazzi



    Ermenegildo Agazzi nacque il 24 luglio 1866 a Mapello, un piccolo centro in provincia di Bergamo, da Francesco e Pierina Moscheni, proprietari di un'osteria. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, ricevendo i primi insegnamenti dal fratello maggiore Rinaldo, anch'egli pittore, e dal maestro Giovanni Cavalleri.
    Clicca per espandere

    Nel 1885, si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone.

    Nel 1886, esordì con l'opera "Ritratto della zia", che attirò l'attenzione della critica. Tuttavia, a causa di alcune ostilità nell'ambiente artistico locale, decise di trasferirsi a Milano, dove poté approfondire la sua formazione e avvicinarsi ai movimenti artistici emergenti dell'epoca. Nella città meneghina, entrò in contatto con gli ambienti della Scapigliatura e del Divisionismo, sviluppando uno stile personale caratterizzato da un uso brillante del colore e da una forte componente emotiva.

    La sua carriera fu costellata di successi e riconoscimenti. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia dal 1899 al 1912, la Triennale di Milano nel 1894, l'Esposizione Universale di Parigi nel 1900, dove ottenne una medaglia d'oro, e l'Esposizione Internazionale di Bruxelles nel 1910, dove fu nuovamente premiato con una medaglia d'oro. Nel 1938, ricevette la medaglia d'oro dal Ministero dell'Educazione Nazionale per il "Ritratto dell'architetto Gattermayer".

    Nel 1931, trascorse un breve periodo a Saint-Brevin, in Francia, dedicandosi alla rappresentazione dei paesaggi della Bretagna. Nel 1942, a causa dei bombardamenti su Milano che distrussero la sua abitazione e il suo studio, si trasferì nuovamente a Bergamo. Qui, il 25 ottobre 1945, fu tragicamente ucciso durante una rapina.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 9  

    Madre e figlia

    Ermenegildo Agazzi Ermenegildo Agazzi
    Mapello 1866 - Bergamo 1945
    Olio su cartone cm 30x18,5 firmato in basso a dx Ermenegildo Agazzi



    Ermenegildo Agazzi nacque il 24 luglio 1866 a Mapello, un piccolo centro in provincia di Bergamo, da Francesco e Pierina Moscheni, proprietari di un'osteria. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l'arte, ricevendo i primi insegnamenti dal fratello maggiore Rinaldo, anch'egli pittore, e dal maestro Giovanni Cavalleri.
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    Nel 1885, si iscrisse all'Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Cesare Tallone.

    Nel 1886, esordì con l'opera "Ritratto della zia", che attirò l'attenzione della critica. Tuttavia, a causa di alcune ostilità nell'ambiente artistico locale, decise di trasferirsi a Milano, dove poté approfondire la sua formazione e avvicinarsi ai movimenti artistici emergenti dell'epoca. Nella città meneghina, entrò in contatto con gli ambienti della Scapigliatura e del Divisionismo, sviluppando uno stile personale caratterizzato da un uso brillante del colore e da una forte componente emotiva.

    La sua carriera fu costellata di successi e riconoscimenti. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia dal 1899 al 1912, la Triennale di Milano nel 1894, l'Esposizione Universale di Parigi nel 1900, dove ottenne una medaglia d'oro, e l'Esposizione Internazionale di Bruxelles nel 1910, dove fu nuovamente premiato con una medaglia d'oro. Nel 1938, ricevette la medaglia d'oro dal Ministero dell'Educazione Nazionale per il "Ritratto dell'architetto Gattermayer".

    Nel 1931, trascorse un breve periodo a Saint-Brevin, in Francia, dedicandosi alla rappresentazione dei paesaggi della Bretagna. Nel 1942, a causa dei bombardamenti su Milano che distrussero la sua abitazione e il suo studio, si trasferì nuovamente a Bergamo. Qui, il 25 ottobre 1945, fu tragicamente ucciso durante una rapina.



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  • Lotto 10  

    La purezza

    Ernesto Fontana
    Milano 1837 - Milano 1918
    Olio su tela cm 17x22,5 firmato in basso a sx E.Fontana

    Ernesto Fontana nacque il 12 febbraio 1837 a Milano. Fin da giovane mostrò un talento artistico che lo portò a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giuseppe Bertini e Francesco Hayez, due figure di spicco del Romanticismo italiano.
    Clicca per espandere

    Completò i suoi studi nel 1863, distinguendosi per la sua abilità tecnica e la sensibilità artistica.

    Inizialmente, Fontana si dedicò alla pittura storica, ottenendo riconoscimenti significativi. Nel 1860 vinse il concorso Canonica con l'opera "Gerolamo Morone, gran cancelliere del duca Francesco Sforza, nel momento che viene arrestato in Novara da Antonio Leyva capitano di Carlo V", attualmente conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano. Questo successo gli aprì le porte a una carriera promettente nel panorama artistico italiano.

    Con il passare del tempo, Fontana ampliò il suo repertorio, avvicinandosi alla pittura di genere e assorbendo influenze dalla Scapigliatura, movimento artistico e letterario milanese. Le sue opere si caratterizzarono per un tono leggero e sentimentale, spesso raffigurando scene di vita quotidiana e figure femminili aggraziate e maliziose. Tra i suoi lavori più noti vi sono "Civetteria" (1869), "Dolce far niente" e "Un ricordo del padre confessore", esposti in diverse mostre nazionali e apprezzati dal pubblico e dalla critica.

    Oltre alla pittura su tela, Fontana si dedicò con successo all'affresco, decorando palazzi e chiese, e lavorò come illustratore per numerosi periodici dell'epoca. La sua versatilità artistica gli permise di ottenere commissioni importanti sia in Italia che all'estero. Nel 1873-74 partecipò alle esposizioni nazionali di Londra, dove le sue opere furono molto apprezzate dai collezionisti britannici.

    Tra le sue opere più celebri si annoverano "Maria Stuarda ai piedi di Elisabetta d'Inghilterra", premiata con medaglia d'oro alla Mostra Nazionale di Milano nel 1872 e successivamente acquisita dal British Museum di Londra, e le due versioni de "L'Odalisca", entrambe premiate e vendute a collezionisti londinesi. Altre opere degne di nota includono "Fortuna", "Carmen", "Mignon", "Una lezione d'amore" e "Ritratto di signora", quest'ultima conservata presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Ernesto Fontana trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cureglia, nel Canton Ticino, dove si spense il 25 luglio 1918.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 10  

    La purezza

    Ernesto Fontana Ernesto Fontana
    Milano 1837 - Milano 1918
    Olio su tela cm 17x22,5 firmato in basso a sx E.Fontana

    Ernesto Fontana nacque il 12 febbraio 1837 a Milano. Fin da giovane mostrò un talento artistico che lo portò a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giuseppe Bertini e Francesco Hayez, due figure di spicco del Romanticismo italiano.
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    Completò i suoi studi nel 1863, distinguendosi per la sua abilità tecnica e la sensibilità artistica.

    Inizialmente, Fontana si dedicò alla pittura storica, ottenendo riconoscimenti significativi. Nel 1860 vinse il concorso Canonica con l'opera "Gerolamo Morone, gran cancelliere del duca Francesco Sforza, nel momento che viene arrestato in Novara da Antonio Leyva capitano di Carlo V", attualmente conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano. Questo successo gli aprì le porte a una carriera promettente nel panorama artistico italiano.

    Con il passare del tempo, Fontana ampliò il suo repertorio, avvicinandosi alla pittura di genere e assorbendo influenze dalla Scapigliatura, movimento artistico e letterario milanese. Le sue opere si caratterizzarono per un tono leggero e sentimentale, spesso raffigurando scene di vita quotidiana e figure femminili aggraziate e maliziose. Tra i suoi lavori più noti vi sono "Civetteria" (1869), "Dolce far niente" e "Un ricordo del padre confessore", esposti in diverse mostre nazionali e apprezzati dal pubblico e dalla critica.

    Oltre alla pittura su tela, Fontana si dedicò con successo all'affresco, decorando palazzi e chiese, e lavorò come illustratore per numerosi periodici dell'epoca. La sua versatilità artistica gli permise di ottenere commissioni importanti sia in Italia che all'estero. Nel 1873-74 partecipò alle esposizioni nazionali di Londra, dove le sue opere furono molto apprezzate dai collezionisti britannici.

    Tra le sue opere più celebri si annoverano "Maria Stuarda ai piedi di Elisabetta d'Inghilterra", premiata con medaglia d'oro alla Mostra Nazionale di Milano nel 1872 e successivamente acquisita dal British Museum di Londra, e le due versioni de "L'Odalisca", entrambe premiate e vendute a collezionisti londinesi. Altre opere degne di nota includono "Fortuna", "Carmen", "Mignon", "Una lezione d'amore" e "Ritratto di signora", quest'ultima conservata presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Ernesto Fontana trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cureglia, nel Canton Ticino, dove si spense il 25 luglio 1918.



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  • Lotto 11  

    Nudo femminile

    Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Olio su cartone cm 16x32 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
    Clicca per espandere



    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 11  

    Nudo femminile

    Adolfo Feragutti Visconti Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Olio su cartone cm 16x32 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
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    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.



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  • Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Tecnica mista su cartone cm 24x34 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
    Clicca per espandere



    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Adolfo Feragutti Visconti Adolfo Feragutti Visconti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924
    Tecnica mista su cartone cm 24x34 firmato in basso a dx A.Visconti

    Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.
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    Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.

    È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.

    Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.

    Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.

    Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.

    Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora. "

    Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.

    Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze. " Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.



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  • Lotto 13  

    Lago di Lecco

    Carlo Pizzi
    Lecco 1842 - Milano 1909
    Olio su tela cm 18x32,5 firmato in basso a dx C.Pizzi



    Carlo Pizzi nacque a Lecco nel 1842, in una famiglia di umili origini. La sua formazione artistica iniziò all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove fu allievo di maestri come Gaetano Fasanotti, Luigi Ricciardi e Raffaele Casnedi.
    Clicca per espandere

    Durante gli anni di studio, Pizzi si distinse per il suo talento nel dipingere paesaggi, una passione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Fu influenzato da Eugenio Gignous e Silvio Poma, compagni di studi che condivisero con lui l'esperienza accademica.

    La Lombardia, con i suoi paesaggi naturali e i suoi cambiamenti stagionali, divenne la principale fonte di ispirazione per le sue opere. Pizzi fu particolarmente affascinato dalle montagne lecchesi, come il Monte Resegone e il Monte Medale, e dai paesaggi lungo il fiume Adda. Le sue tele, caratterizzate da una tavolozza chiara e una pennellata fluida, catturano con grande nitidezza i dettagli della natura, spesso illuminata dalla luce calda del tramonto.

    Nel corso della sua carriera, Carlo Pizzi partecipò a numerose esposizioni nazionali, inviando le sue opere a mostre importanti in diverse città italiane. Nel 1872, a Milano, espose "Lungo l'Adda presso Brivio" e "La Molgora in Brianza". Cinque anni dopo, a Napoli, presentò "Le Alpi" e "Una mattina". Le sue opere furono nuovamente esposte a Milano nel 1881 e nel 1883, dove presentò "L'Autunno", "Un vano nel Ticino", "Fiori", "Maggino sulle Prealpi" e "Breglia presso il Lago di Como". Il dipinto del Ticino fu esposto anche a Roma nel 1883. Nel 1884, alla mostra di Torino, inviò "Pescarenico" e "Monte Resegone" e "La palude". Due anni dopo, a Milano, espose "Viottola fra i castani", "Un guado", "Un fiume", "Una palude" (litografia) e "Un torrente". A Venezia, nel 1887, presentò "Rimorchiatore" e "Mare", mentre a Bologna, nel 1888, espose una tela raffigurante "L'Isola dei Pescatori sul Lago Maggiore".

    Le sue opere sono state vendute in aste d'arte, raggiungendo prezzi che variano a seconda delle dimensioni e del medium utilizzato. Il record di prezzo per un'opera di Pizzi è stato stabilito nel 2000 presso Christie's South Kensington, dove "Lake Garda; Lake Como" fu venduto per 21. 310 dollari.

    Oltre alla pittura, Carlo Pizzi si dedicò anche alla scultura, come dimostrano alcune sue opere in bronzo e altorilievo. Tuttavia, è per i suoi paesaggi che è maggiormente ricordato, opere che catturano l'essenza della Lombardia con una sensibilità che riflette il verismo e il naturalismo italiano dell'epoca. Pizzi morì nel 1909 a Lecco.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Lotto 13  

    Lago di Lecco

    Carlo Pizzi Carlo Pizzi
    Lecco 1842 - Milano 1909
    Olio su tela cm 18x32,5 firmato in basso a dx C.Pizzi



    Carlo Pizzi nacque a Lecco nel 1842, in una famiglia di umili origini. La sua formazione artistica iniziò all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove fu allievo di maestri come Gaetano Fasanotti, Luigi Ricciardi e Raffaele Casnedi.
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    Durante gli anni di studio, Pizzi si distinse per il suo talento nel dipingere paesaggi, una passione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Fu influenzato da Eugenio Gignous e Silvio Poma, compagni di studi che condivisero con lui l'esperienza accademica.

    La Lombardia, con i suoi paesaggi naturali e i suoi cambiamenti stagionali, divenne la principale fonte di ispirazione per le sue opere. Pizzi fu particolarmente affascinato dalle montagne lecchesi, come il Monte Resegone e il Monte Medale, e dai paesaggi lungo il fiume Adda. Le sue tele, caratterizzate da una tavolozza chiara e una pennellata fluida, catturano con grande nitidezza i dettagli della natura, spesso illuminata dalla luce calda del tramonto.

    Nel corso della sua carriera, Carlo Pizzi partecipò a numerose esposizioni nazionali, inviando le sue opere a mostre importanti in diverse città italiane. Nel 1872, a Milano, espose "Lungo l'Adda presso Brivio" e "La Molgora in Brianza". Cinque anni dopo, a Napoli, presentò "Le Alpi" e "Una mattina". Le sue opere furono nuovamente esposte a Milano nel 1881 e nel 1883, dove presentò "L'Autunno", "Un vano nel Ticino", "Fiori", "Maggino sulle Prealpi" e "Breglia presso il Lago di Como". Il dipinto del Ticino fu esposto anche a Roma nel 1883. Nel 1884, alla mostra di Torino, inviò "Pescarenico" e "Monte Resegone" e "La palude". Due anni dopo, a Milano, espose "Viottola fra i castani", "Un guado", "Un fiume", "Una palude" (litografia) e "Un torrente". A Venezia, nel 1887, presentò "Rimorchiatore" e "Mare", mentre a Bologna, nel 1888, espose una tela raffigurante "L'Isola dei Pescatori sul Lago Maggiore".

    Le sue opere sono state vendute in aste d'arte, raggiungendo prezzi che variano a seconda delle dimensioni e del medium utilizzato. Il record di prezzo per un'opera di Pizzi è stato stabilito nel 2000 presso Christie's South Kensington, dove "Lake Garda; Lake Como" fu venduto per 21. 310 dollari.

    Oltre alla pittura, Carlo Pizzi si dedicò anche alla scultura, come dimostrano alcune sue opere in bronzo e altorilievo. Tuttavia, è per i suoi paesaggi che è maggiormente ricordato, opere che catturano l'essenza della Lombardia con una sensibilità che riflette il verismo e il naturalismo italiano dell'epoca. Pizzi morì nel 1909 a Lecco.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su cartone cm 18x24 firmato in basso a sx Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
    Clicca per espandere

    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su cartone cm 18x24 firmato in basso a sx Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.



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  • Lotto 15  

    Lo stagno

    Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 15  

    Lo stagno

    Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Lotto 16  

    Veduta di lago

    Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
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    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 16  

    Veduta di lago

    Carlo Casanova Carlo Casanova
    Crema (CR) 1871 - Quarna Sotto (NO) 1950
    Olio su tela cm 15x22,5 firmato in basso a dx C.Casanova



    Carlo Casanova nacque a Crema il 21 giugno 1871, in una famiglia originaria del Lodigiano. Dopo gli studi al collegio dei Barnabiti "Carlo Alberto" di Moncalieri, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'Università di Pavia, laureandosi poi a quella di Padova.
    Clicca per espandere

    Nonostante la formazione tecnica, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura e all'incisione. Si trasferì a Milano, dove divenne amico del pittore Stefano Bersani e aprì uno studio in corso Monforte.

    Casanova fu un artista poliedrico, noto per le sue acqueforti e oli su tela. Incise circa 650 lastre di zinco o di rame, molte delle quali sono conservate in musei di tutto il mondo, tra cui la Pinacoteca Ambrosiana e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, le gallerie d'arte di Torino, Londra, Barcellona, Lima e Bruxelles, il Museo Imperiale di Tokyo e il Museo Civico di Lodi.

    Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui le Biennali di Brera e di Venezia, e mostre a Roma, Buenos Aires, Barcellona, Atene e Monaco. Il re Leopoldo I del Belgio fu un suo appassionato collezionista.

    Nel 1942 si trasferì a Quarna Sotto, vicino al Lago d'Orta, che divenne fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Rimase in questa località fino alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1950.



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  • Lotto 17  

    Antica corte

    Achille Formis Befani
    Napoli 1830 - Milano 1906
    Olio su tela cm 57,5x36,5 firmato in basso a dx Befani



    Achille Befani, noto artisticamente come Achille Formis, nacque a Napoli il 15 settembre 1832 da Vincenzo Befani, di origini romane, e Antonia Formis, napoletana. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per le arti, intraprendendo inizialmente la carriera di cantante lirico.
    Clicca per espandere

    Utilizzando il cognome materno come pseudonimo, si esibì come basso nei principali teatri italiani, tra cui il Teatro alla Scala di Milano. Parallelamente, coltivò la passione per la pittura, frequentando i corsi di Gabriele Smargiassi presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli e successivamente quelli di Gaetano Fasanotti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

    Nel 1848 esordì alle Biennali Borboniche con l'opera "Il Vesuvio veduto da Posillipo", ottenendo nel 1851 una medaglia d'argento per il dipinto "Paesaggio". Dopo la morte della prima moglie, Teresa Notari, sposò nel 1859 la ballerina milanese Teresa Bellini, dalla quale ebbe una figlia, Luigia.

    Negli anni Sessanta del XIX secolo, Formis partecipò a diverse esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera e l'Esposizione di Torino del 1864. Nel 1868 intraprese un viaggio tra Egitto e Turchia, che influenzò profondamente la sua produzione artistica, portandolo a realizzare opere di soggetto orientalista. Durante questo periodo, strinse amicizia con Giuseppe Verdi, per il quale realizzò un dipinto raffigurante la casa natale del compositore e diverse litografie ispirate all'opera "Aida".

    Artista poliedrico e autonomo, Formis fu uno dei principali interpreti del Naturalismo lombardo, accanto all'amico Eugenio Gignous. Le sue opere si caratterizzano per la riproduzione dal vero di paesaggi lacustri e fluviali lombardi, marine, lagune venete e scene di genere campestri, con una pittura originale ed equilibrata, lontana dalle correnti artistiche dominanti dell'epoca.

    Tra le sue opere più significative si annoverano: "Ritorno al piano" (1880), considerato il suo maggior successo, "Nella valle" (1880), conservato presso la Galleria civica d'arte moderna di Torino, e "Lavori agricoli nel mantovano", che affronta con sensibilità il tema sociale del lavoro femminile. Negli ultimi anni della sua attività, la sua pittura si arricchì di tocchi di colore rapidi e tagli prospettici innovativi, come testimoniano opere quali "La montanara" e "Erica in fiore".
    Achille Formis morì a Milano il 28 ottobre 1906.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 17  

    Antica corte

    Achille Formis Befani Achille Formis Befani
    Napoli 1830 - Milano 1906
    Olio su tela cm 57,5x36,5 firmato in basso a dx Befani



    Achille Befani, noto artisticamente come Achille Formis, nacque a Napoli il 15 settembre 1832 da Vincenzo Befani, di origini romane, e Antonia Formis, napoletana. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per le arti, intraprendendo inizialmente la carriera di cantante lirico.
    Clicca per espandere

    Utilizzando il cognome materno come pseudonimo, si esibì come basso nei principali teatri italiani, tra cui il Teatro alla Scala di Milano. Parallelamente, coltivò la passione per la pittura, frequentando i corsi di Gabriele Smargiassi presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli e successivamente quelli di Gaetano Fasanotti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

    Nel 1848 esordì alle Biennali Borboniche con l'opera "Il Vesuvio veduto da Posillipo", ottenendo nel 1851 una medaglia d'argento per il dipinto "Paesaggio". Dopo la morte della prima moglie, Teresa Notari, sposò nel 1859 la ballerina milanese Teresa Bellini, dalla quale ebbe una figlia, Luigia.

    Negli anni Sessanta del XIX secolo, Formis partecipò a diverse esposizioni, tra cui quelle dell'Accademia di Brera e l'Esposizione di Torino del 1864. Nel 1868 intraprese un viaggio tra Egitto e Turchia, che influenzò profondamente la sua produzione artistica, portandolo a realizzare opere di soggetto orientalista. Durante questo periodo, strinse amicizia con Giuseppe Verdi, per il quale realizzò un dipinto raffigurante la casa natale del compositore e diverse litografie ispirate all'opera "Aida".

    Artista poliedrico e autonomo, Formis fu uno dei principali interpreti del Naturalismo lombardo, accanto all'amico Eugenio Gignous. Le sue opere si caratterizzano per la riproduzione dal vero di paesaggi lacustri e fluviali lombardi, marine, lagune venete e scene di genere campestri, con una pittura originale ed equilibrata, lontana dalle correnti artistiche dominanti dell'epoca.

    Tra le sue opere più significative si annoverano: "Ritorno al piano" (1880), considerato il suo maggior successo, "Nella valle" (1880), conservato presso la Galleria civica d'arte moderna di Torino, e "Lavori agricoli nel mantovano", che affronta con sensibilità il tema sociale del lavoro femminile. Negli ultimi anni della sua attività, la sua pittura si arricchì di tocchi di colore rapidi e tagli prospettici innovativi, come testimoniano opere quali "La montanara" e "Erica in fiore".
    Achille Formis morì a Milano il 28 ottobre 1906.



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  • Osvaldo Bignami
    Lodi 1856 - Civate 1936
    Olio su tavola cm 39x24 firmato in basso a dx O.Bignami



    Osvaldo Bignami nacque a Lodi il 3 agosto 1856 e si spense a Civate, in provincia di Lecco, il 15 maggio 1936. Fratello minore del noto artista Vespasiano Bignami, Osvaldo intraprese sin da giovane un percorso artistico che lo portò a trasferirsi a Milano nei suoi vent'anni, dove iniziò come apprendista presso un decoratore e successivamente frequentò i corsi serali della Scuola di Disegno, per poi iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera.
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    Fin dalle prime prove, Bignami si orientò verso la decorazione ad affresco, tecnica nella quale eccelse. Nel 1893 e 1894 vinse il prestigioso Premio Mylius con due ritratti a fresco di Masaccio e Giovanni Bellini, originariamente collocati nei loggiati del Palazzo di Brera a Milano. Partecipò regolarmente alle esposizioni braidensi fino al 1900, presentando opere che spaziavano dai soggetti sacri alle scene di genere, fino ai ritratti di personalità come Luigi Sabatelli, Giacomo Mantegazza ed Enrico Zanoni.

    Negli anni successivi, Bignami si dedicò alla decorazione pittorica di edifici civili e religiosi. Tra i suoi lavori più significativi si annoverano gli affreschi per il Teatro Fraschini di Pavia (1909), le cappelle del Cimitero Monumentale di Lodi (1902-1914) e la chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano (1904, 1909). Inoltre, realizzò opere per la cappella del Collegio Borromeo a Pavia e per diverse chiese della Brianza, di Lodi, Novara e Vigevano. Nel campo della pittura civile, si ricordano le "Sei figure allegoriche" che adornano la facciata di un palazzo in via Monforte a Milano.

    Bignami fu anche un abile litografo. Nel 1895 pubblicò una raccolta di 14 tavole intitolata "Modelli di nudo e studi anatomici", disegnate dal vero e incise in litografia, che testimoniano la sua padronanza del disegno e dell'anatomia artistica.

    Tra le sue opere più tarde, si segnalano gli affreschi realizzati nel Tempio Civico dell'Incoronata a Lodi, tra cui "Carlo Pallavicino benedice la posa della prima pietra" e "Miracolo della Vergine", eseguiti probabilmente verso la fine della sua vita, quando era ormai quasi cieco.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Osvaldo Bignami Osvaldo Bignami
    Lodi 1856 - Civate 1936
    Olio su tavola cm 39x24 firmato in basso a dx O.Bignami



    Osvaldo Bignami nacque a Lodi il 3 agosto 1856 e si spense a Civate, in provincia di Lecco, il 15 maggio 1936. Fratello minore del noto artista Vespasiano Bignami, Osvaldo intraprese sin da giovane un percorso artistico che lo portò a trasferirsi a Milano nei suoi vent'anni, dove iniziò come apprendista presso un decoratore e successivamente frequentò i corsi serali della Scuola di Disegno, per poi iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera.
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    Fin dalle prime prove, Bignami si orientò verso la decorazione ad affresco, tecnica nella quale eccelse. Nel 1893 e 1894 vinse il prestigioso Premio Mylius con due ritratti a fresco di Masaccio e Giovanni Bellini, originariamente collocati nei loggiati del Palazzo di Brera a Milano. Partecipò regolarmente alle esposizioni braidensi fino al 1900, presentando opere che spaziavano dai soggetti sacri alle scene di genere, fino ai ritratti di personalità come Luigi Sabatelli, Giacomo Mantegazza ed Enrico Zanoni.

    Negli anni successivi, Bignami si dedicò alla decorazione pittorica di edifici civili e religiosi. Tra i suoi lavori più significativi si annoverano gli affreschi per il Teatro Fraschini di Pavia (1909), le cappelle del Cimitero Monumentale di Lodi (1902-1914) e la chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano (1904, 1909). Inoltre, realizzò opere per la cappella del Collegio Borromeo a Pavia e per diverse chiese della Brianza, di Lodi, Novara e Vigevano. Nel campo della pittura civile, si ricordano le "Sei figure allegoriche" che adornano la facciata di un palazzo in via Monforte a Milano.

    Bignami fu anche un abile litografo. Nel 1895 pubblicò una raccolta di 14 tavole intitolata "Modelli di nudo e studi anatomici", disegnate dal vero e incise in litografia, che testimoniano la sua padronanza del disegno e dell'anatomia artistica.

    Tra le sue opere più tarde, si segnalano gli affreschi realizzati nel Tempio Civico dell'Incoronata a Lodi, tra cui "Carlo Pallavicino benedice la posa della prima pietra" e "Miracolo della Vergine", eseguiti probabilmente verso la fine della sua vita, quando era ormai quasi cieco.



    0 offerte pre-asta Fai Offerta Segui Lotto
  • Alessandro Gallotti
    Pavia 1879 - Milano 1961
    Olio su cartone cm 29x17 firmato in basso a sx A.Gallotti



    Alessandro Gallotti nacque a Pavia il 21 gennaio 1879. Dopo un iniziale percorso negli studi classici, decise di seguire la sua vocazione artistica iscrivendosi alla Civica Scuola di Pittura della sua città, dove fu allievo di Pietro Michis, pittore storicista e docente fino al 1899.
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    Nel 1900, dopo il servizio militare, si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu presentato a Cesare Tallone, che lo ospitò per un periodo nella propria abitazione.

    Nei primi anni del Novecento, Gallotti aprì uno studio in via Oriani a Milano, dove rimase fino al 1910. Durante questo periodo, iniziò a esporre le sue opere in varie mostre, tra cui la "Famiglia Artistica", la "Patriottica" e la "Permanente" di Milano, nonché alle "Mostre d'Arte Pavese". Nel 1906 partecipò all'Esposizione Internazionale del Sempione a Milano con tre dipinti. Fu invitato alla Biennale di Venezia nel 1908 e nelle edizioni successive fino al 1914, anno in cui presentò il dipinto "Lago di Misurina", oggi conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, insieme a un autoritratto giovanile del 1904. Nel 1909, alla "periodica" pavese, gli fu assegnata una Medaglia d'Oro. Espose anche alla Quadriennale Internazionale di Monaco di Baviera nello stesso anno.

    Nel 1910, in occasione del centenario dell'indipendenza nazionale argentina, partecipò all'"Exposiciòn de Bellas Artes Italianas" a Buenos Aires. Nel 1914 fu presente all'Esposizione Internazionale di Roma e, l'anno successivo, alla "Permanente di Milano" con il dipinto "Il Cervino", già esposto alla Biennale di Venezia del 1912.

    Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Gallotti fu richiamato in servizio come sergente, nominato sottotenente e inviato sul fronte del Carso. Durante il conflitto, realizzò numerosi schizzi e dipinti ispirati alle scene belliche e ai paesaggi del teatro di guerra. Nel 1924, alla Villa Reale di Monza, gli fu dedicata un'intera sala nella "Mostra di Guerra degli Artisti Combattenti e Mutilati". Nel 1927 partecipò a un'altra mostra di artisti combattenti alla "Permanente" di Milano, dove diverse sue opere furono acquistate dal Ministero della Guerra, dal Corpo d'Armata di Milano e da istituzioni bancarie.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Milano e la Pinacoteca Malaspina di Pavia. Due suoi ritratti fanno parte della quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano. Nel 1920, l'onorevole Guido Marangoni lo presentò nel catalogo della sua mostra personale alla Galleria Vinciana di Milano. Nel 1942 tenne un'altra personale alla Galleria Bolzani. Negli anni successivi, pur continuando a dipingere, si ritirò dalla scena espositiva. Morì a Milano il 25 novembre 1961.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Alessandro Gallotti Alessandro Gallotti
    Pavia 1879 - Milano 1961
    Olio su cartone cm 29x17 firmato in basso a sx A.Gallotti



    Alessandro Gallotti nacque a Pavia il 21 gennaio 1879. Dopo un iniziale percorso negli studi classici, decise di seguire la sua vocazione artistica iscrivendosi alla Civica Scuola di Pittura della sua città, dove fu allievo di Pietro Michis, pittore storicista e docente fino al 1899.
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    Nel 1900, dopo il servizio militare, si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu presentato a Cesare Tallone, che lo ospitò per un periodo nella propria abitazione.

    Nei primi anni del Novecento, Gallotti aprì uno studio in via Oriani a Milano, dove rimase fino al 1910. Durante questo periodo, iniziò a esporre le sue opere in varie mostre, tra cui la "Famiglia Artistica", la "Patriottica" e la "Permanente" di Milano, nonché alle "Mostre d'Arte Pavese". Nel 1906 partecipò all'Esposizione Internazionale del Sempione a Milano con tre dipinti. Fu invitato alla Biennale di Venezia nel 1908 e nelle edizioni successive fino al 1914, anno in cui presentò il dipinto "Lago di Misurina", oggi conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Milano, insieme a un autoritratto giovanile del 1904. Nel 1909, alla "periodica" pavese, gli fu assegnata una Medaglia d'Oro. Espose anche alla Quadriennale Internazionale di Monaco di Baviera nello stesso anno.

    Nel 1910, in occasione del centenario dell'indipendenza nazionale argentina, partecipò all'"Exposiciòn de Bellas Artes Italianas" a Buenos Aires. Nel 1914 fu presente all'Esposizione Internazionale di Roma e, l'anno successivo, alla "Permanente di Milano" con il dipinto "Il Cervino", già esposto alla Biennale di Venezia del 1912.

    Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Gallotti fu richiamato in servizio come sergente, nominato sottotenente e inviato sul fronte del Carso. Durante il conflitto, realizzò numerosi schizzi e dipinti ispirati alle scene belliche e ai paesaggi del teatro di guerra. Nel 1924, alla Villa Reale di Monza, gli fu dedicata un'intera sala nella "Mostra di Guerra degli Artisti Combattenti e Mutilati". Nel 1927 partecipò a un'altra mostra di artisti combattenti alla "Permanente" di Milano, dove diverse sue opere furono acquistate dal Ministero della Guerra, dal Corpo d'Armata di Milano e da istituzioni bancarie.

    Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Museo del Risorgimento di Milano e la Pinacoteca Malaspina di Pavia. Due suoi ritratti fanno parte della quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano. Nel 1920, l'onorevole Guido Marangoni lo presentò nel catalogo della sua mostra personale alla Galleria Vinciana di Milano. Nel 1942 tenne un'altra personale alla Galleria Bolzani. Negli anni successivi, pur continuando a dipingere, si ritirò dalla scena espositiva. Morì a Milano il 25 novembre 1961.



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  • Lotto 20  

    Campagna lombarda

    Arturo Ferrari
    Milano 1861 - 1932
    Olio su tela cm 22x33 firmato in basso a dx A.Ferrari



    Arturo Ferrari nacque a Milano il 26 gennaio 1861 in una famiglia con una solida tradizione artistica. Il padre, Cesare Ferrari, decoratore che aveva collaborato alla realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II, introdusse il giovane Arturo al mondo dell'arte.
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    I primi passi della sua formazione avvennero nello studio del pittore Mosè Bianchi da Lodi.

    Dal 1877 al 1884, Ferrari frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Durante questo periodo, si distinse anche nella scuola di prospettiva, vincendo premi per la copia dal monumento nel 1878-79 e nel 1880. Nel 1884, con il dipinto "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", ottenne il prestigioso premio Fumagalli. Parallelamente, frequentò lo studio di Gerolamo Induno, dal quale assimilò un gusto bozzettistico e un approccio sentimentale alla pittura, rimanendo fedele alla tradizione romantica del primo Ottocento lombardo.

    Fin dagli esordi, Ferrari si dedicò quasi esclusivamente alla veduta architettonica di monumenti e angoli caratteristici di Milano. Seguendo la tradizione iconografica iniziata da Giovanni Migliara e Angelo Inganni, e proseguita da Luigi Bisi, professore di prospettiva a Brera, Ferrari si affermò come uno dei principali interpreti della "vecchia Milano". La sua opera si caratterizza per una rievocazione poetica e sentimentale della città, soprattutto durante il periodo di radicale trasformazione urbanistica a cavallo tra Ottocento e Novecento.

    Artista prolifico, Ferrari fu presente alle principali esposizioni artistiche fino al 1932, anno della sua morte. Ottenne numerosi riconoscimenti ufficiali e godette di un notevole successo di pubblico, nonché dell'apprezzamento della critica conservatrice. Tra le sue opere più significative si annoverano "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", esposto alla Prima Quadriennale di Torino nel 1902, e "Cortile dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie in Milano". Molte delle sue opere sono conservate presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.
    Arturo Ferrari morì a Milano il 31 ottobre 1932.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 20  

    Campagna lombarda

    Arturo Ferrari Arturo Ferrari
    Milano 1861 - 1932
    Olio su tela cm 22x33 firmato in basso a dx A.Ferrari



    Arturo Ferrari nacque a Milano il 26 gennaio 1861 in una famiglia con una solida tradizione artistica. Il padre, Cesare Ferrari, decoratore che aveva collaborato alla realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II, introdusse il giovane Arturo al mondo dell'arte.
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    I primi passi della sua formazione avvennero nello studio del pittore Mosè Bianchi da Lodi.

    Dal 1877 al 1884, Ferrari frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Durante questo periodo, si distinse anche nella scuola di prospettiva, vincendo premi per la copia dal monumento nel 1878-79 e nel 1880. Nel 1884, con il dipinto "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", ottenne il prestigioso premio Fumagalli. Parallelamente, frequentò lo studio di Gerolamo Induno, dal quale assimilò un gusto bozzettistico e un approccio sentimentale alla pittura, rimanendo fedele alla tradizione romantica del primo Ottocento lombardo.

    Fin dagli esordi, Ferrari si dedicò quasi esclusivamente alla veduta architettonica di monumenti e angoli caratteristici di Milano. Seguendo la tradizione iconografica iniziata da Giovanni Migliara e Angelo Inganni, e proseguita da Luigi Bisi, professore di prospettiva a Brera, Ferrari si affermò come uno dei principali interpreti della "vecchia Milano". La sua opera si caratterizza per una rievocazione poetica e sentimentale della città, soprattutto durante il periodo di radicale trasformazione urbanistica a cavallo tra Ottocento e Novecento.

    Artista prolifico, Ferrari fu presente alle principali esposizioni artistiche fino al 1932, anno della sua morte. Ottenne numerosi riconoscimenti ufficiali e godette di un notevole successo di pubblico, nonché dell'apprezzamento della critica conservatrice. Tra le sue opere più significative si annoverano "Interno della chiesa di Sant'Antonio a Milano", esposto alla Prima Quadriennale di Torino nel 1902, e "Cortile dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie in Milano". Molte delle sue opere sono conservate presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano.
    Arturo Ferrari morì a Milano il 31 ottobre 1932.



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  • Lotto 21  

    Il brigante

    Angelo Inganni
    Brescia 1807 - Gussago BS 1880
    Olio su rame cm 36x25,5 firmato in basso a sx Angelo Inganni



    Angelo Inganni nacque a Brescia il 24 novembre 1807 in una famiglia di artisti: il padre, Giovanni Battista Bartolomeo, era un pittore di prospettiva, e anche i suoi fratelli intrapresero la carriera pittorica. Fin da giovane, Angelo fu avviato alla pittura nella bottega paterna, collaborando alla realizzazione di opere a soggetto sacro destinate alle chiese della campagna bresciana.
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    Nel 1827 fu chiamato alle armi e assegnato al battaglione Cacciatori a Milano. Durante il servizio militare, nei momenti di libertà, si dedicava alla pittura di vedute, attirando l'attenzione del maresciallo Radetzky, che gli commissionò un ritratto. Impressionato dal talento di Inganni, Radetzky lo esonerò dal servizio militare e favorì la sua iscrizione all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giovanni Migliara e Francesco Hayez.

    A partire dal 1834, Inganni partecipò regolarmente alle esposizioni dell'Accademia di Brera, presentando vedute urbane di Milano caratterizzate da un realismo dettagliato e da una vivace animazione delle scene quotidiane. Le sue opere, che ritraevano con precisione architettonica e attenzione ai particolari la vita cittadina, riscossero grande successo presso il pubblico e la critica, portandolo a ricevere commissioni da parte della nobiltà e della borghesia del Lombardo-Veneto, nonché da Vienna.

    Negli anni Quaranta del XIX secolo, Inganni tornò frequentemente a Brescia, dove espose le sue opere presso l'Ateneo locale. Durante i soggiorni a Gussago, ospite del mecenate Paolo Richiedei, si ispirò alla vita contadina, realizzando dipinti che raffiguravano scene rurali con un tocco di realismo e sensibilità.

    Tra il 1845 e il 1865, Inganni si dedicò alla decorazione di importanti edifici religiosi a Milano, affrescando la lunetta esterna della porta centrale della chiesa di San Marco con l'opera "San Marco evangelista" e la cupola della chiesa di San Carlo al Corso con la "Gloria di San Carlo e I quattro Evangelisti".

    Dopo la morte della prima moglie, si trasferì definitivamente a Gussago, dove sposò la sua allieva e pittrice francese Amanzia Guérillot. Insieme, vissero presso l'ex convento domenicano della Santissima, continuando a dipingere e collaborando in alcune opere.

    Nel 1853 partecipò a un'esposizione a Parigi, e nel 1874 fu nuovamente presente alle mostre milanesi con vedute di Milano e Brescia. Due mesi prima della sua morte, avvenuta a Gussago il 2 dicembre 1880, scrisse un'autobiografia per difendersi dalle accuse di essere un "austriacante", dovute al suo passato di pittore al servizio dell'alta gerarchia militare austriaca.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 21  

    Il brigante

    Angelo Inganni Angelo Inganni
    Brescia 1807 - Gussago BS 1880
    Olio su rame cm 36x25,5 firmato in basso a sx Angelo Inganni



    Angelo Inganni nacque a Brescia il 24 novembre 1807 in una famiglia di artisti: il padre, Giovanni Battista Bartolomeo, era un pittore di prospettiva, e anche i suoi fratelli intrapresero la carriera pittorica. Fin da giovane, Angelo fu avviato alla pittura nella bottega paterna, collaborando alla realizzazione di opere a soggetto sacro destinate alle chiese della campagna bresciana.
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    Nel 1827 fu chiamato alle armi e assegnato al battaglione Cacciatori a Milano. Durante il servizio militare, nei momenti di libertà, si dedicava alla pittura di vedute, attirando l'attenzione del maresciallo Radetzky, che gli commissionò un ritratto. Impressionato dal talento di Inganni, Radetzky lo esonerò dal servizio militare e favorì la sua iscrizione all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò sotto la guida di Giovanni Migliara e Francesco Hayez.

    A partire dal 1834, Inganni partecipò regolarmente alle esposizioni dell'Accademia di Brera, presentando vedute urbane di Milano caratterizzate da un realismo dettagliato e da una vivace animazione delle scene quotidiane. Le sue opere, che ritraevano con precisione architettonica e attenzione ai particolari la vita cittadina, riscossero grande successo presso il pubblico e la critica, portandolo a ricevere commissioni da parte della nobiltà e della borghesia del Lombardo-Veneto, nonché da Vienna.

    Negli anni Quaranta del XIX secolo, Inganni tornò frequentemente a Brescia, dove espose le sue opere presso l'Ateneo locale. Durante i soggiorni a Gussago, ospite del mecenate Paolo Richiedei, si ispirò alla vita contadina, realizzando dipinti che raffiguravano scene rurali con un tocco di realismo e sensibilità.

    Tra il 1845 e il 1865, Inganni si dedicò alla decorazione di importanti edifici religiosi a Milano, affrescando la lunetta esterna della porta centrale della chiesa di San Marco con l'opera "San Marco evangelista" e la cupola della chiesa di San Carlo al Corso con la "Gloria di San Carlo e I quattro Evangelisti".

    Dopo la morte della prima moglie, si trasferì definitivamente a Gussago, dove sposò la sua allieva e pittrice francese Amanzia Guérillot. Insieme, vissero presso l'ex convento domenicano della Santissima, continuando a dipingere e collaborando in alcune opere.

    Nel 1853 partecipò a un'esposizione a Parigi, e nel 1874 fu nuovamente presente alle mostre milanesi con vedute di Milano e Brescia. Due mesi prima della sua morte, avvenuta a Gussago il 2 dicembre 1880, scrisse un'autobiografia per difendersi dalle accuse di essere un "austriacante", dovute al suo passato di pittore al servizio dell'alta gerarchia militare austriaca.



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  • Giuseppe Mentessi
    Ferrara 1857 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 24,5x33,5 firmato in basso a sx G.MentessiGiuseppe Mentessi, nato a Ferrara il 29 settembre 1857, proveniva da una famiglia di modesti commercianti, Michele e Teresa Bentini. La sua vita artistica fu segnata dalla povertà causata dalla morte del padre nel 1864, ma grazie ai sacrifici della madre, riuscì a avviare la propria formazione artistica.
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    Dal 1870 al 1872 frequentò la scuola d'ornato del Civico Ateneo ferrarese insieme a G. Previati, suo amico per tutta la vita. Nel 1872 ottenne una menzione onorevole in assonometria e collaborò con A. Barlaam nei corsi di disegno.

    Con il sostegno del Comune e dell'amministrazione provinciale di Ferrara, Mentessi continuò gli studi presso la Regia Accademia di Parma dal 1873 al 1876. Qui si dedicò anche al teatro Regio e nel 1876 vinse una medaglia d'oro per un saggio scenografico esposto a Parma. Nel 1878 si trasferì a Milano per studiare all'Accademia di Brera, vincendo una medaglia d'argento nel 1879.

    Durante il periodo milanese, Mentessi si unì al circolo artistico progressista, la Famiglia artistica, insieme a Previati, Longoni, Segantini e altri. Nel 1880 partecipò all'Esposizione nazionale di Torino e negli anni successivi espose regolarmente alle mostre dell'Accademia di Brera. Nel 1887 fu nominato professore di paesaggio presso la scuola di prospettiva di Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi esplorò tematiche simboliste e si avvicinò al socialismo umanitario di F. Turati. Nel 1895 presentò "Panem nostrum quotidianum" alla Biennale di Venezia, un'opera che affrontava la pellagra nelle campagne del Ferrarese. Partecipò regolarmente alla Biennale fino al 1914, ad eccezione del 1910.

    Il periodo del maggio 1898 a Milano influenzò profondamente Mentessi, che realizzò opere come "L'arrestato" e "Lagrime". Intorno al 1900, si avvicinò al divisionismo con "Ora triste". Dal 1907, oltre alla pittura, si dedicò all'insegnamento, dirigendo la Scuola festiva di disegno professionale e successivamente insegnando prospettiva e scenografia a Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, ricevendo riconoscimenti ufficiali per opere come "Madre operaia" e "Gloria!". Negli anni della prima guerra mondiale, dipinse opere ispirate al conflitto. Dopo il pensionamento nel 1924, ricevette la medaglia d'oro di benemerito dell'istruzione. Continuò a dipingere paesaggi e a dedicarsi all'istruzione fino alla sua morte il 14 giugno 1931 a Milano. Venne sepolto nel cimitero monumentale della certosa di Ferrara.

    STIMA min € 1500 - max € 2000

    Giuseppe Mentessi Giuseppe Mentessi
    Ferrara 1857 - Milano 1931
    Olio su tavola cm 24,5x33,5 firmato in basso a sx G.MentessiGiuseppe Mentessi, nato a Ferrara il 29 settembre 1857, proveniva da una famiglia di modesti commercianti, Michele e Teresa Bentini. La sua vita artistica fu segnata dalla povertà causata dalla morte del padre nel 1864, ma grazie ai sacrifici della madre, riuscì a avviare la propria formazione artistica.
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    Dal 1870 al 1872 frequentò la scuola d'ornato del Civico Ateneo ferrarese insieme a G. Previati, suo amico per tutta la vita. Nel 1872 ottenne una menzione onorevole in assonometria e collaborò con A. Barlaam nei corsi di disegno.

    Con il sostegno del Comune e dell'amministrazione provinciale di Ferrara, Mentessi continuò gli studi presso la Regia Accademia di Parma dal 1873 al 1876. Qui si dedicò anche al teatro Regio e nel 1876 vinse una medaglia d'oro per un saggio scenografico esposto a Parma. Nel 1878 si trasferì a Milano per studiare all'Accademia di Brera, vincendo una medaglia d'argento nel 1879.

    Durante il periodo milanese, Mentessi si unì al circolo artistico progressista, la Famiglia artistica, insieme a Previati, Longoni, Segantini e altri. Nel 1880 partecipò all'Esposizione nazionale di Torino e negli anni successivi espose regolarmente alle mostre dell'Accademia di Brera. Nel 1887 fu nominato professore di paesaggio presso la scuola di prospettiva di Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi esplorò tematiche simboliste e si avvicinò al socialismo umanitario di F. Turati. Nel 1895 presentò "Panem nostrum quotidianum" alla Biennale di Venezia, un'opera che affrontava la pellagra nelle campagne del Ferrarese. Partecipò regolarmente alla Biennale fino al 1914, ad eccezione del 1910.

    Il periodo del maggio 1898 a Milano influenzò profondamente Mentessi, che realizzò opere come "L'arrestato" e "Lagrime". Intorno al 1900, si avvicinò al divisionismo con "Ora triste". Dal 1907, oltre alla pittura, si dedicò all'insegnamento, dirigendo la Scuola festiva di disegno professionale e successivamente insegnando prospettiva e scenografia a Brera.

    Negli anni successivi, Mentessi partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, ricevendo riconoscimenti ufficiali per opere come "Madre operaia" e "Gloria!". Negli anni della prima guerra mondiale, dipinse opere ispirate al conflitto. Dopo il pensionamento nel 1924, ricevette la medaglia d'oro di benemerito dell'istruzione. Continuò a dipingere paesaggi e a dedicarsi all'istruzione fino alla sua morte il 14 giugno 1931 a Milano. Venne sepolto nel cimitero monumentale della certosa di Ferrara.



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  • Leopoldo Burlando
    Milano 1841-1915
    Olio su tavola cm 26x19 firmato in basso a dx L.Burlando



    Leopoldo Burlando nacque a Milano il 3 luglio 1841 e morì nella stessa città il 15 aprile 1915. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per le arti visive, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Luigi Bisi, rinomato pittore e prospettico.
    Clicca per espandere

    Sotto la guida di Bisi, Burlando approfondì lo studio dell'architettura e della prospettiva, discipline che influenzarono profondamente la sua produzione artistica.

    Inizialmente, Burlando si dedicò all'architettura e alla prospettiva, ma successivamente si orientò verso la pittura, utilizzando sia la tecnica dell'olio sia quella dell'acquerello. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue opere. I suoi soggetti preferiti includevano vedute urbane e interni architettonici, con particolare attenzione al Duomo di Milano, alla Certosa di Pavia, alla Rocca d'Angera e agli interni dell'Ambrosiana. Le sue rappresentazioni di Venezia, in particolare della Basilica di San Marco, sono apprezzate per la precisione prospettica e la resa luminosa.

    Oltre alla sua attività pittorica, Burlando fu anche un apprezzato docente. Per oltre quarant'anni, insegnò disegno industriale presso l'orfanotrofio maschile di Milano, contribuendo alla formazione artistica di numerosi giovani. Per il suo impegno, fu nominato socio onorario dell'Accademia di Brera. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1915, fu commemorato con una lapide che ne celebrava il contributo all'arte e all'educazione.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Leopoldo Burlando Leopoldo Burlando
    Milano 1841-1915
    Olio su tavola cm 26x19 firmato in basso a dx L.Burlando



    Leopoldo Burlando nacque a Milano il 3 luglio 1841 e morì nella stessa città il 15 aprile 1915. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per le arti visive, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Luigi Bisi, rinomato pittore e prospettico.
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    Sotto la guida di Bisi, Burlando approfondì lo studio dell'architettura e della prospettiva, discipline che influenzarono profondamente la sua produzione artistica.

    Inizialmente, Burlando si dedicò all'architettura e alla prospettiva, ma successivamente si orientò verso la pittura, utilizzando sia la tecnica dell'olio sia quella dell'acquerello. Partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue opere. I suoi soggetti preferiti includevano vedute urbane e interni architettonici, con particolare attenzione al Duomo di Milano, alla Certosa di Pavia, alla Rocca d'Angera e agli interni dell'Ambrosiana. Le sue rappresentazioni di Venezia, in particolare della Basilica di San Marco, sono apprezzate per la precisione prospettica e la resa luminosa.

    Oltre alla sua attività pittorica, Burlando fu anche un apprezzato docente. Per oltre quarant'anni, insegnò disegno industriale presso l'orfanotrofio maschile di Milano, contribuendo alla formazione artistica di numerosi giovani. Per il suo impegno, fu nominato socio onorario dell'Accademia di Brera. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1915, fu commemorato con una lapide che ne celebrava il contributo all'arte e all'educazione.



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  • Lotto 24  

    Lago di Como

    Giuseppe Solenghi
    Milano 1879 - Cernobbio (CO) 1944
    Olio su cartone cm 14x30,5 firmato in alto a sx G.Solenghi



    Giuseppe Solenghi nacque a Milano il 3 maggio 1879. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò dal 1892 al 1895.
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    Durante il suo percorso formativo, fu allievo di illustri maestri come Cesare Tallone per la pittura, Ernesto Bazzaro per la scultura e l'incisione, e Giuseppe Mentessi per la prospettiva.

    Nei primi anni della sua carriera, tra il 1895 e il 1900, Solenghi si dedicò alla riproduzione di manoscritti miniati, affinando la sua tecnica e il suo senso del dettaglio. Tuttavia, fu nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale che iniziò a esporre regolarmente le sue opere, concentrandosi principalmente su paesaggi urbani e vedute della "vecchia Milano". Le sue rappresentazioni della città, spesso avvolte in atmosfere umide e nebbiose, catturavano scorci dei Navigli, delle strade e delle piazze milanesi, offrendo una testimonianza visiva della trasformazione urbana dell'epoca.

    Oltre a Milano, Solenghi mostrò un particolare interesse per la laguna veneta, in particolare per Chioggia, che ritrasse in diverse opere. La sua predilezione per paesaggi acquatici e atmosfere brumose gli valse il soprannome dialettale di "El Brumista", ovvero "il pittore della bruma".

    Nel corso della sua carriera, Solenghi utilizzò diverse tecniche pittoriche, tra cui l'olio, l'acquerello e il pastello, dimostrando una notevole versatilità. Si dedicò anche al ritratto, realizzando numerosi dipinti di cantanti del Teatro alla Scala nei costumi dei personaggi da loro interpretati.

    Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Fondazione Cariplo di Milano, che possiede il dipinto su tavola "Antico ponte di Porta Romana" (1920), e la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, che ospita diverse sue vedute urbane.

    Giuseppe Solenghi morì l'8 marzo 1944 a Cernobbio, sul Lago di Como. Fu sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, e in suo onore, il Comune di Milano gli ha intitolato una via.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 24  

    Lago di Como

    Giuseppe Solenghi Giuseppe Solenghi
    Milano 1879 - Cernobbio (CO) 1944
    Olio su cartone cm 14x30,5 firmato in alto a sx G.Solenghi



    Giuseppe Solenghi nacque a Milano il 3 maggio 1879. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove studiò dal 1892 al 1895.
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    Durante il suo percorso formativo, fu allievo di illustri maestri come Cesare Tallone per la pittura, Ernesto Bazzaro per la scultura e l'incisione, e Giuseppe Mentessi per la prospettiva.

    Nei primi anni della sua carriera, tra il 1895 e il 1900, Solenghi si dedicò alla riproduzione di manoscritti miniati, affinando la sua tecnica e il suo senso del dettaglio. Tuttavia, fu nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale che iniziò a esporre regolarmente le sue opere, concentrandosi principalmente su paesaggi urbani e vedute della "vecchia Milano". Le sue rappresentazioni della città, spesso avvolte in atmosfere umide e nebbiose, catturavano scorci dei Navigli, delle strade e delle piazze milanesi, offrendo una testimonianza visiva della trasformazione urbana dell'epoca.

    Oltre a Milano, Solenghi mostrò un particolare interesse per la laguna veneta, in particolare per Chioggia, che ritrasse in diverse opere. La sua predilezione per paesaggi acquatici e atmosfere brumose gli valse il soprannome dialettale di "El Brumista", ovvero "il pittore della bruma".

    Nel corso della sua carriera, Solenghi utilizzò diverse tecniche pittoriche, tra cui l'olio, l'acquerello e il pastello, dimostrando una notevole versatilità. Si dedicò anche al ritratto, realizzando numerosi dipinti di cantanti del Teatro alla Scala nei costumi dei personaggi da loro interpretati.

    Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Fondazione Cariplo di Milano, che possiede il dipinto su tavola "Antico ponte di Porta Romana" (1920), e la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, che ospita diverse sue vedute urbane.

    Giuseppe Solenghi morì l'8 marzo 1944 a Cernobbio, sul Lago di Como. Fu sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, e in suo onore, il Comune di Milano gli ha intitolato una via.



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  • Carlo Stragliati
    Milano 1867 - Milano 1925
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx C.Stragliati



    Carlo Stragliati nacque a Milano il 7 luglio 1868, figlio di Giuseppe Stragliati. La sua formazione artistica si svolse presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Raffaele Casnedi e Giuseppe Bertini.
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    Nel 1892, grazie al conseguimento del Pensionato Oggioni, ebbe l'opportunità di soggiornare a Roma e Venezia, esperienze che arricchirono la sua visione artistica.

    Nel 1898, Stragliati presentò a Torino il dipinto "Mater derelicta", che fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. L'anno successivo, espose a Brera l'opera "La Croce del prossimo", confermando il suo interesse per tematiche sociali e religiose.

    Stragliati si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di personalità del mondo musicale e dell'alta società. Tra i suoi soggetti figurano il celebre tenore Enrico Caruso, i cantanti lirici Emilio De Marchi, Edoardo Garbin e Giuseppe Borgatti, nonché la soprano Hariclea Darclée. Particolarmente noto è il ritratto di Giuseppe Verdi, eseguito il 27 gennaio 1901 presso il letto di morte del compositore.

    Parallelamente alla ritrattistica, Stragliati si dedicò a opere di carattere storico e sociale. Il dipinto "Episodio delle Cinque Giornate di Milano in piazza Sant'Alessandro", conservato al Museo del Risorgimento di Milano, raffigura due giovani donne che sventolano il tricolore da una finestra, simbolo della partecipazione femminile alle lotte risorgimentali. L'immagine di quest'opera è stata scelta per un francobollo commemorativo emesso dalle Poste Italiane nel 2022, in occasione del 150º anniversario della morte di Giuseppe Mazzini.

    Durante la sua carriera, Stragliati partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle organizzate dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Tra le opere esposte si ricordano "Testa" (1896), "Ingenuità" (1908), "Ritratto di Caruso" (1910), "Testa di fanciulla" (1912), "Riflessi d'oro" (1914), "Ritratto di signora" (1922) e "Nudo di donna" (1925).

    Stragliati visse anche a Gallarate, città natale della madre, dove realizzò numerosi ritratti per notabili locali e per istituzioni pubbliche. Trascorse inoltre lunghi periodi nella Villa La Collina a Griante, sul Lago di Como, residenza costruita dal suocero Emanuele Suardi nel 1899. Dopo la sua morte, avvenuta a Milano il 28 giugno 1925, fu sepolto nel cimitero di Griante accanto alla moglie.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Carlo Stragliati Carlo Stragliati
    Milano 1867 - Milano 1925
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx C.Stragliati



    Carlo Stragliati nacque a Milano il 7 luglio 1868, figlio di Giuseppe Stragliati. La sua formazione artistica si svolse presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo di Raffaele Casnedi e Giuseppe Bertini.
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    Nel 1892, grazie al conseguimento del Pensionato Oggioni, ebbe l'opportunità di soggiornare a Roma e Venezia, esperienze che arricchirono la sua visione artistica.

    Nel 1898, Stragliati presentò a Torino il dipinto "Mater derelicta", che fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. L'anno successivo, espose a Brera l'opera "La Croce del prossimo", confermando il suo interesse per tematiche sociali e religiose.

    Stragliati si distinse come ritrattista, realizzando numerosi ritratti di personalità del mondo musicale e dell'alta società. Tra i suoi soggetti figurano il celebre tenore Enrico Caruso, i cantanti lirici Emilio De Marchi, Edoardo Garbin e Giuseppe Borgatti, nonché la soprano Hariclea Darclée. Particolarmente noto è il ritratto di Giuseppe Verdi, eseguito il 27 gennaio 1901 presso il letto di morte del compositore.

    Parallelamente alla ritrattistica, Stragliati si dedicò a opere di carattere storico e sociale. Il dipinto "Episodio delle Cinque Giornate di Milano in piazza Sant'Alessandro", conservato al Museo del Risorgimento di Milano, raffigura due giovani donne che sventolano il tricolore da una finestra, simbolo della partecipazione femminile alle lotte risorgimentali. L'immagine di quest'opera è stata scelta per un francobollo commemorativo emesso dalle Poste Italiane nel 2022, in occasione del 150º anniversario della morte di Giuseppe Mazzini.

    Durante la sua carriera, Stragliati partecipò a numerose esposizioni, tra cui quelle organizzate dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Tra le opere esposte si ricordano "Testa" (1896), "Ingenuità" (1908), "Ritratto di Caruso" (1910), "Testa di fanciulla" (1912), "Riflessi d'oro" (1914), "Ritratto di signora" (1922) e "Nudo di donna" (1925).

    Stragliati visse anche a Gallarate, città natale della madre, dove realizzò numerosi ritratti per notabili locali e per istituzioni pubbliche. Trascorse inoltre lunghi periodi nella Villa La Collina a Griante, sul Lago di Como, residenza costruita dal suocero Emanuele Suardi nel 1899. Dopo la sua morte, avvenuta a Milano il 28 giugno 1925, fu sepolto nel cimitero di Griante accanto alla moglie.



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  • Giuseppe Modorati
    Milano 1827 - Carate Brianza 1923
    Olio su tavola cm 18x13 firmato in basso a sx G.Modorati



    Giuseppe Modorati nacque a Milano il 2 settembre 1827 e morì a Carate Brianza il 21 marzo 1905. Formatosi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, fu allievo di maestri che contribuirono a plasmare il suo stile eclettico e versatile.
    Clicca per espandere

    Nel corso della sua carriera, Modorati si distinse per la produzione di opere di soggetto storico, religioso, di genere e ritratti, dimostrando una notevole abilità tecnica e una profonda sensibilità artistica.

    Oltre alla sua attività pittorica, Modorati ricoprì il ruolo di custode delle Gallerie del Museo di Brera, dove si dedicò anche al restauro di opere d'arte, contribuendo alla conservazione del patrimonio artistico milanese.

    La sua partecipazione a importanti esposizioni testimonia il riconoscimento ottenuto nel panorama artistico dell'epoca. Nel 1880, espose a Torino il dipinto "Cristo al Getsemani". Nel 1883, presentò a Milano "I Garibaldini e i Bersaglieri di Manara difendono la breccia di Roma nel 1849" e "Pensierosa", una mezza figura. Nel 1886, all'Esposizione Nazionale, espose "Troppo tardi", "Rifugio d'amore", "Placido sonno" e "Le sirene", quest'ultimo un disegno a carboncino.

    Tra le sue opere più significative si annoverano anche "Soldati, io esco da Roma. . . Roma 1849", un olio su tela che ritrae la partenza dei sopravvissuti dopo la battaglia per la difesa della città, e "Palazzo nobiliare" (1875), un olio su tavola che evidenzia la sua attenzione per i dettagli architettonici.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Giuseppe Modorati Giuseppe Modorati
    Milano 1827 - Carate Brianza 1923
    Olio su tavola cm 18x13 firmato in basso a sx G.Modorati



    Giuseppe Modorati nacque a Milano il 2 settembre 1827 e morì a Carate Brianza il 21 marzo 1905. Formatosi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, fu allievo di maestri che contribuirono a plasmare il suo stile eclettico e versatile.
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    Nel corso della sua carriera, Modorati si distinse per la produzione di opere di soggetto storico, religioso, di genere e ritratti, dimostrando una notevole abilità tecnica e una profonda sensibilità artistica.

    Oltre alla sua attività pittorica, Modorati ricoprì il ruolo di custode delle Gallerie del Museo di Brera, dove si dedicò anche al restauro di opere d'arte, contribuendo alla conservazione del patrimonio artistico milanese.

    La sua partecipazione a importanti esposizioni testimonia il riconoscimento ottenuto nel panorama artistico dell'epoca. Nel 1880, espose a Torino il dipinto "Cristo al Getsemani". Nel 1883, presentò a Milano "I Garibaldini e i Bersaglieri di Manara difendono la breccia di Roma nel 1849" e "Pensierosa", una mezza figura. Nel 1886, all'Esposizione Nazionale, espose "Troppo tardi", "Rifugio d'amore", "Placido sonno" e "Le sirene", quest'ultimo un disegno a carboncino.

    Tra le sue opere più significative si annoverano anche "Soldati, io esco da Roma. . . Roma 1849", un olio su tela che ritrae la partenza dei sopravvissuti dopo la battaglia per la difesa della città, e "Palazzo nobiliare" (1875), un olio su tavola che evidenzia la sua attenzione per i dettagli architettonici.



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  • Lotto 27  

    Chioggia (maggio 1926)

    Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 38,5x29,5 firmato in basso a dx Beppe Ciardi

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
    Clicca per espandere

    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.

    STIMA min € 3500 - max € 4000

    Lotto 27  

    Chioggia (maggio 1926)

    Beppe Ciardi Beppe Ciardi
    Venezia 1875 - Quinto di Treviso 1932
    Olio su tavola cm 38,5x29,5 firmato in basso a dx Beppe Ciardi

    Giuseppe "Beppe" Ciardi (1875-1932) è stato un pittore italiano di rilievo, noto per le sue opere paesaggistiche che catturano l'essenza della laguna veneta e della campagna trevigiana. Nato a Venezia il 18 marzo 1875, figlio del pittore Guglielmo Ciardi e di Linda Locatelli, Beppe crebbe in un ambiente profondamente influenzato dall'arte.
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    Suo padre, uno dei principali esponenti del paesaggismo realista veneto, e sua madre, figlia del ritrattista Gianfranco Locatelli, gli trasmisero fin da giovane una passione per la pittura.

    Fin da bambino, Beppe mostrò un interesse profondo per l'arte, trascorrendo molto tempo nello studio del padre e tentando i suoi primi schizzi. Nel 1896, all'età di 21 anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ettore Tito, un noto pittore verista. Durante gli anni accademici, Beppe affinò le sue tecniche pittoriche, sviluppando uno stile personale che univa l'influenza del padre a una sensibilità propria.

    Nel 1899, Beppe esordì alla Biennale di Venezia con l'opera "Monte Rosa" e il trittico "Terra in fiore", segnando un distacco dalla pittura paterna e avvicinandosi alle tematiche divisioniste espresse da Giovanni Segantini. L'anno successivo, nel 1900, ottenne il premio Fumagalli all'Esposizione della Permanente di Milano con "Traghetto delle Agnelle". Nel 1904 partecipò all'Esposizione internazionale di San Francisco, dove ricevette una medaglia d'argento, e nel 1906 espose undici quadri della serie "Silenzi notturni e crepuscolari" all'Esposizione internazionale del Sempione.

    Nel 1912, alla X Biennale di Venezia, Beppe tenne una mostra personale con 45 tele, tra cui la nota "I saltimbanchi". Dopo una breve interruzione dovuta alla partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, riprese la sua attività artistica, partecipando a numerose Biennali di Venezia, segnate dalla diffusione di movimenti avanguardistici come il Futurismo e l'Espressionismo.

    Oltre alla pittura, Beppe Ciardi alternò la sua attività artistica con quella di agricoltore, trascorrendo la vita tra Venezia, Canove di Asiago e Quinto di Treviso, profondamente legato alla campagna trevigiana che riprodusse spesso nelle sue opere. La sua produzione artistica comprende numerosi paesaggi, marine e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una luce vibrante e una tecnica pittorica raffinata.

    Beppe Ciardi morì improvvisamente il 14 giugno 1932 a Quinto di Treviso, dove fu sepolto. La moglie Emilia Rizzotti, modella di numerosi suoi lavori, raccolse una grande quantità di opere presso Villa Ciardi, istituendo una collezione che terminò con la cessione delle opere da parte degli eredi. Nel tempo, furono organizzate diverse mostre postume, tra cui nel 1932 presso la Galleria Pesaro di Milano, nel 1935 alla Biennale di Venezia e al Jeu de Paume di Parigi, nel 1936 presso l'Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti di Guerra di Milano, nel 1939 al Caffè Pedrocchi di Padova, nel 1953 alla Galleria Giosio di Roma e nel 1983 alla Mostra d’Arte Trevigiana.

    Le opere di Beppe Ciardi sono oggi conservate in numerose collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana.



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  • Giuseppe Ponga
    Chioggia 1856 - Venezia 1925
    Olio su tavola cm 32x32,5 firmato in basso a dx Ponga

    Giuseppe Ponga (1856-1925) è stato un pittore italiano, nato a Chioggia, noto per la sua abilità nel riprendere la tradizione settecentesca della pittura veneziana. Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, si ispirò ai grandi maestri come Giambattista Tiepolo e Francesco Guardi.
    Clicca per espandere

    Ponga si dedicò a vari ambiti artistici, tra cui la pittura murale, la miniatura e l'acquerello. Tra i suoi lavori più celebri si ricordano le decorazioni del Palazzo del Parlamento di Budapest e quelle del caffè "Quadri" a Venezia, che ornano i portici di Piazza San Marco. La sua capacità di fondere elementi classici con un tocco personale lo ha reso uno degli esponenti di spicco della pittura veneziana del suo tempo.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Giuseppe Ponga Giuseppe Ponga
    Chioggia 1856 - Venezia 1925
    Olio su tavola cm 32x32,5 firmato in basso a dx Ponga

    Giuseppe Ponga (1856-1925) è stato un pittore italiano, nato a Chioggia, noto per la sua abilità nel riprendere la tradizione settecentesca della pittura veneziana. Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, si ispirò ai grandi maestri come Giambattista Tiepolo e Francesco Guardi.
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    Ponga si dedicò a vari ambiti artistici, tra cui la pittura murale, la miniatura e l'acquerello. Tra i suoi lavori più celebri si ricordano le decorazioni del Palazzo del Parlamento di Budapest e quelle del caffè "Quadri" a Venezia, che ornano i portici di Piazza San Marco. La sua capacità di fondere elementi classici con un tocco personale lo ha reso uno degli esponenti di spicco della pittura veneziana del suo tempo.



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  • Lotto 29  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x23 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
    Clicca per espandere

    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.

    STIMA min € 700 - max € 800

    Lotto 29  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x23 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
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    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.



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  • Lotto 30  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x22,5 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
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    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 30  

    Canale a Venezia

    Zaccaria Dal Bo Zaccaria Dal Bo
    Venezia 1872 - 1935
    Olio su tavola cm 16,5x22,5 firmato in basso a dx Z.Bo



    Dal Bo è stato un pittore veneziano noto per le sue rappresentazioni della laguna e delle scene veneziane. Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Venezia, partecipò a numerose esposizioni di rilievo, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1903, 1907, 1909 e 1910.
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    Le sue opere furono esposte anche all'Esposizione Universale del Centenario di Buenos Aires nel 1910 e all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1912. Dal Bò espose inoltre a Parigi, Düsseldorf e Londra, ottenendo riconoscimenti per la sua capacità di catturare l'essenza della sua città natale. Una delle sue opere è conservata presso la Galleria Marangoni di Udine. La sua produzione artistica comprende paesaggi lagunari, vedute urbane e nature morte, caratterizzate da una tavolozza cromatica delicata e da una pennellata fluida.



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  • Lotto 31  

    Lungo la riva

    Guido Grimani
    Trieste 1871-1933
    Olio su cartone cm 15,5x24,5 firmato in basso a dx Grimani



    Guido Grimani nacque a Trieste il 21 dicembre 1871, ultimo di cinque figli di Francesco Grimani, contabile originario di Parenzo, e di Maria Cadorini. Fin dalla giovane età, manifestò un precoce talento artistico, sostenuto dal padre, appassionato di arti e musica.
    Clicca per espandere

    Nel 1881, a soli dieci anni, si iscrisse alla Civica Scuola Reale di Trieste, dove studiò disegno sotto la guida del pittore Tito Agujari. Successivamente, perfezionò le sue competenze con lezioni private presso Giambattista Crevatin, noto pittore accademico triestino.

    Già a quattordici anni, Grimani espose le sue prime "marine" presso la Galleria Schollian di Trieste, attirando l'attenzione dell'arciduca Ludovico Salvatore d'Austria, grande amante del mare e della cultura. Nel 1887, a sedici anni, inviò un suo dipinto all'Esposizione di Budapest, che fu accolto, riprodotto nel catalogo e venduto, confermando le sue doti artistiche.

    Nel 1890, Grimani si trasferì a Monaco di Baviera per completare la sua formazione artistica. Frequentò inizialmente la scuola privata di disegno di Heinrich Knirr, dove si esercitava dal vero, e successivamente si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di "Naturklasse" tenuto da Ludwig von Herterich. Durante il soggiorno monacense, realizzò opere che evidenziavano una solida capacità disegnativa e una resa plastica efficace.

    Tornato a Trieste, Grimani si dedicò principalmente alla pittura di paesaggio, con una predilezione per le vedute marine dell'Adriatico. La sua pittura, influenzata dall'impressionismo e dal crepuscolarismo, si caratterizzava per l'immediatezza e la capacità di evocare l'attimo fuggente, colto nel mutare delle luci e dei colori. Grimani partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui l'Internazionale Veneziana del 1897, e fu inviato dal municipio di Trieste all'Esposizione Universale di Parigi del 1900.

    Nel 1905, insieme all'amico pittore Giovanni Zangrando, aprì una scuola di pittura a Trieste, dove insegnò fino alla morte. Nel 1912, dopo la conquista italiana della Libia, si recò a Tripoli per trarre nuovi spunti artistici dal paesaggio nordafricano. Otto di questi "studi tripolini" furono esposti alla Biennale di Venezia del 1914 e quasi tutti acquistati.

    Nonostante i successivi viaggi in Medio ed Estremo Oriente e l'interesse per il ritratto e il paesaggio urbano e carsico, Grimani diede il meglio di sé nelle vedute marinare. La sua arte, semplice e sincera, mirava a trasmettere le impressioni e i sentimenti suscitati dalla natura osservata, senza seguire tendenze o clamori coloristici.
    Guido Grimani morì a Trieste nel 1933.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 31  

    Lungo la riva

    Guido Grimani Guido Grimani
    Trieste 1871-1933
    Olio su cartone cm 15,5x24,5 firmato in basso a dx Grimani



    Guido Grimani nacque a Trieste il 21 dicembre 1871, ultimo di cinque figli di Francesco Grimani, contabile originario di Parenzo, e di Maria Cadorini. Fin dalla giovane età, manifestò un precoce talento artistico, sostenuto dal padre, appassionato di arti e musica.
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    Nel 1881, a soli dieci anni, si iscrisse alla Civica Scuola Reale di Trieste, dove studiò disegno sotto la guida del pittore Tito Agujari. Successivamente, perfezionò le sue competenze con lezioni private presso Giambattista Crevatin, noto pittore accademico triestino.

    Già a quattordici anni, Grimani espose le sue prime "marine" presso la Galleria Schollian di Trieste, attirando l'attenzione dell'arciduca Ludovico Salvatore d'Austria, grande amante del mare e della cultura. Nel 1887, a sedici anni, inviò un suo dipinto all'Esposizione di Budapest, che fu accolto, riprodotto nel catalogo e venduto, confermando le sue doti artistiche.

    Nel 1890, Grimani si trasferì a Monaco di Baviera per completare la sua formazione artistica. Frequentò inizialmente la scuola privata di disegno di Heinrich Knirr, dove si esercitava dal vero, e successivamente si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, seguendo il corso di "Naturklasse" tenuto da Ludwig von Herterich. Durante il soggiorno monacense, realizzò opere che evidenziavano una solida capacità disegnativa e una resa plastica efficace.

    Tornato a Trieste, Grimani si dedicò principalmente alla pittura di paesaggio, con una predilezione per le vedute marine dell'Adriatico. La sua pittura, influenzata dall'impressionismo e dal crepuscolarismo, si caratterizzava per l'immediatezza e la capacità di evocare l'attimo fuggente, colto nel mutare delle luci e dei colori. Grimani partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui l'Internazionale Veneziana del 1897, e fu inviato dal municipio di Trieste all'Esposizione Universale di Parigi del 1900.

    Nel 1905, insieme all'amico pittore Giovanni Zangrando, aprì una scuola di pittura a Trieste, dove insegnò fino alla morte. Nel 1912, dopo la conquista italiana della Libia, si recò a Tripoli per trarre nuovi spunti artistici dal paesaggio nordafricano. Otto di questi "studi tripolini" furono esposti alla Biennale di Venezia del 1914 e quasi tutti acquistati.

    Nonostante i successivi viaggi in Medio ed Estremo Oriente e l'interesse per il ritratto e il paesaggio urbano e carsico, Grimani diede il meglio di sé nelle vedute marinare. La sua arte, semplice e sincera, mirava a trasmettere le impressioni e i sentimenti suscitati dalla natura osservata, senza seguire tendenze o clamori coloristici.
    Guido Grimani morì a Trieste nel 1933.



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  • Lotto 32  

    Passeggiando

    Bartolomeo Gianelli
    Capodistria 1824 - Capodistria 1894
    Olio su tela cm 42x25



    Bartolomeo Gianelli nacque a Capodistria (oggi Koper, Slovenia) il 20 febbraio 1824, in una famiglia modesta: suo padre era un fabbro. Nonostante le difficoltà economiche, il giovane Bartolomeo dimostrò un precoce talento artistico, riconosciuto dal medico e umanista Giovanni Andrea Manzoni, che lo sostenne nel suo percorso formativo.
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    Grazie a un sussidio municipale, poté frequentare l'Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1841 al 1845, dove fu allievo di Lodovico Lipparini. A Venezia strinse amicizie con artisti come Ippolito Caffi e Antonio Zona, che influenzarono il suo stile, orientandolo verso la pittura di vedute e paesaggi, con particolare predilezione per le marine.

    Nel 1848, Gianelli si trasferì a Vienna per perfezionare i suoi studi, ma fu espulso dalle autorità austriache a causa delle sue idee liberali e dei contatti con i patrioti istriani. Tornato a Venezia, divenne amico di un nobile ungherese, il conte Reznan, che divenne suo mecenate e gli commissionò numerosi paesaggi, oggi conservati a Vienna e Budapest.

    Rientrato a Capodistria, Gianelli si dedicò principalmente alla pittura di soggetto religioso, realizzando numerose pale d'altare per chiese dell'Istria e della Dalmazia. Tra le sue opere più significative si annoverano "San Giusto" per la chiesa dei Cappuccini di Capodistria, "Santi Pietro e Paolo" per la Cattedrale dell'Assunta di Capodistria, "San Bonifacio" per la chiesa della Beata Vergine delle Grazie a Semedella, e "Adorazione dei Magi" per la parrocchiale di San Michele a Carcase.

    Oltre alla pittura religiosa, Gianelli si dedicò anche alla ritrattistica, realizzando opere come il "Ritratto di Dante" per la sala del Comune di Capodistria e il "Ritratto di Domenico Manzoni" (1867), conservato nel Museo Regionale di Capodistria. La sua arte si caratterizzava per un'aderenza al dato naturale e una ricerca di introspezione psicologica, influenzata dall'accademismo e dall'ideale romantico.

    Nel 1879, Gianelli scrisse il "Giornale d'un pittore", pubblicato a puntate sul periodico "L'Unione" e successivamente edito a Capodistria. Inoltre, insegnò disegno all'Istituto Magistrale di Capodistria, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di artisti. Morì a Capodistria il 10 dicembre 1894.

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 32  

    Passeggiando

    Bartolomeo Gianelli Bartolomeo Gianelli
    Capodistria 1824 - Capodistria 1894
    Olio su tela cm 42x25



    Bartolomeo Gianelli nacque a Capodistria (oggi Koper, Slovenia) il 20 febbraio 1824, in una famiglia modesta: suo padre era un fabbro. Nonostante le difficoltà economiche, il giovane Bartolomeo dimostrò un precoce talento artistico, riconosciuto dal medico e umanista Giovanni Andrea Manzoni, che lo sostenne nel suo percorso formativo.
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    Grazie a un sussidio municipale, poté frequentare l'Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1841 al 1845, dove fu allievo di Lodovico Lipparini. A Venezia strinse amicizie con artisti come Ippolito Caffi e Antonio Zona, che influenzarono il suo stile, orientandolo verso la pittura di vedute e paesaggi, con particolare predilezione per le marine.

    Nel 1848, Gianelli si trasferì a Vienna per perfezionare i suoi studi, ma fu espulso dalle autorità austriache a causa delle sue idee liberali e dei contatti con i patrioti istriani. Tornato a Venezia, divenne amico di un nobile ungherese, il conte Reznan, che divenne suo mecenate e gli commissionò numerosi paesaggi, oggi conservati a Vienna e Budapest.

    Rientrato a Capodistria, Gianelli si dedicò principalmente alla pittura di soggetto religioso, realizzando numerose pale d'altare per chiese dell'Istria e della Dalmazia. Tra le sue opere più significative si annoverano "San Giusto" per la chiesa dei Cappuccini di Capodistria, "Santi Pietro e Paolo" per la Cattedrale dell'Assunta di Capodistria, "San Bonifacio" per la chiesa della Beata Vergine delle Grazie a Semedella, e "Adorazione dei Magi" per la parrocchiale di San Michele a Carcase.

    Oltre alla pittura religiosa, Gianelli si dedicò anche alla ritrattistica, realizzando opere come il "Ritratto di Dante" per la sala del Comune di Capodistria e il "Ritratto di Domenico Manzoni" (1867), conservato nel Museo Regionale di Capodistria. La sua arte si caratterizzava per un'aderenza al dato naturale e una ricerca di introspezione psicologica, influenzata dall'accademismo e dall'ideale romantico.

    Nel 1879, Gianelli scrisse il "Giornale d'un pittore", pubblicato a puntate sul periodico "L'Unione" e successivamente edito a Capodistria. Inoltre, insegnò disegno all'Istituto Magistrale di Capodistria, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di artisti. Morì a Capodistria il 10 dicembre 1894.



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  • Lotto 33  

    Cirri purpurei

    Guido Zuccaro
    Udine 1876 - Bassano del Grappa 1944
    Olio su tavola cm 17x33 firmato in basso a dx G.Zuccaro



    Guido Zuccaro nacque a Udine nel 1876 da Giuseppe e Elisa Benuzzi, entrambi friulani di nobile casato. Sebbene non sia documentato un legame diretto con i celebri pittori Federico e Taddeo Zuccari, è possibile che vi fosse una lontana ascendenza comune.
    Clicca per espandere

    La sua formazione artistica iniziò precocemente, entrando nella bottega di vetrate artistiche di Pompeo Bertini a Milano. Successivamente, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1889 e il 1895, dove studiò ornato, figura e pittura sotto la guida di Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi. Nel 1896, fu improvvisamente sospeso da tutte le scuole, ma continuò la sua attività artistica, esponendo con successo in diverse mostre.

    Nel 1901, Zuccaro si unì alla ditta di vetrate artistiche di Giovanni Beltrami, collaborando alla realizzazione di vetrate per importanti edifici come il Duomo di Milano e la Pinacoteca Ambrosiana. Allo stesso tempo, si dedicò alla pittura, partecipando a numerose esposizioni, tra cui la Biennale di Venezia, dove nel 1909 il suo dipinto "Mattino d'autunno" fu acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oltre alla pittura di paesaggi e ritratti, Zuccaro realizzò opere con temi sociali e politici, come il "Trittico dei Ferrovieri" per la sede del mutuo soccorso milanese della categoria. Nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, dipinse una serie di opere patriottiche, oggi conservate nel Museo delle Storie di Bergamo. Collaborò anche con la stampa del movimento socialista, illustrando la settimanale "L'Illustrazione Italiana".

    Nel 1927, Zuccaro espose alla Galleria Micheli di Milano, ricevendo l'apprezzamento di critici come Carrà, Carpi, Bucci e Marangoni. Nel 1930, fu nominato Socio onorario dell'Accademia di Belle Arti, riconoscimento che confermava la sua posizione nel panorama artistico italiano.
    Guido Zuccaro morì a Bassano del Grappa nel 1944.

    STIMA min € 700 - max € 900

    Lotto 33  

    Cirri purpurei

    Guido Zuccaro Guido Zuccaro
    Udine 1876 - Bassano del Grappa 1944
    Olio su tavola cm 17x33 firmato in basso a dx G.Zuccaro



    Guido Zuccaro nacque a Udine nel 1876 da Giuseppe e Elisa Benuzzi, entrambi friulani di nobile casato. Sebbene non sia documentato un legame diretto con i celebri pittori Federico e Taddeo Zuccari, è possibile che vi fosse una lontana ascendenza comune.
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    La sua formazione artistica iniziò precocemente, entrando nella bottega di vetrate artistiche di Pompeo Bertini a Milano. Successivamente, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1889 e il 1895, dove studiò ornato, figura e pittura sotto la guida di Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi. Nel 1896, fu improvvisamente sospeso da tutte le scuole, ma continuò la sua attività artistica, esponendo con successo in diverse mostre.

    Nel 1901, Zuccaro si unì alla ditta di vetrate artistiche di Giovanni Beltrami, collaborando alla realizzazione di vetrate per importanti edifici come il Duomo di Milano e la Pinacoteca Ambrosiana. Allo stesso tempo, si dedicò alla pittura, partecipando a numerose esposizioni, tra cui la Biennale di Venezia, dove nel 1909 il suo dipinto "Mattino d'autunno" fu acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Oltre alla pittura di paesaggi e ritratti, Zuccaro realizzò opere con temi sociali e politici, come il "Trittico dei Ferrovieri" per la sede del mutuo soccorso milanese della categoria. Nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, dipinse una serie di opere patriottiche, oggi conservate nel Museo delle Storie di Bergamo. Collaborò anche con la stampa del movimento socialista, illustrando la settimanale "L'Illustrazione Italiana".

    Nel 1927, Zuccaro espose alla Galleria Micheli di Milano, ricevendo l'apprezzamento di critici come Carrà, Carpi, Bucci e Marangoni. Nel 1930, fu nominato Socio onorario dell'Accademia di Belle Arti, riconoscimento che confermava la sua posizione nel panorama artistico italiano.
    Guido Zuccaro morì a Bassano del Grappa nel 1944.



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  • Lotto 34  

    Sulla via di casa

    Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su cartone cm 26,5x38 firmato in basso a dx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
    Clicca per espandere

    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 34  

    Sulla via di casa

    Giovanni Colmo Giovanni Colmo
    Torino 1867-1947
    Olio su cartone cm 26,5x38 firmato in basso a dx G.Colmo

    Giovanni Colmo è stato un pittore italiano del XIX e XX secolo, noto per la sua dedizione al paesaggio e per la sua formazione autodidatta. Nato a Torino il 13 maggio 1867, era il fratello maggiore di Eugenio Colmo, noto caricaturista con lo pseudonimo di «Golia».
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    Dopo aver frequentato il Liceo Classico, si iscrisse alla Scuola di Applicazione per Ingegneri, laureandosi in Ingegneria Civile nel 1891. Per alcuni anni lavorò presso il Comune di Torino, ma nel 1923, all’età di cinquantasette anni, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura.

    La sua pittura, legata ai canoni paesaggistici piemontesi del XIX secolo, pur indebolita da una certa convenzionalità, toccò momenti di buon valore nella produzione di tavolette di minori dimensioni. Colmo fu assiduo espositore al Circolo degli artisti di Torino e partecipò ad alcune edizioni della Quadriennale di Torino. Oltre che nel suo amato Piemonte, dipinse a Venezia, Chioggia, Roma e in Umbria, soffermandosi sui laghi lombardi e sulla riviera ligure.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale, visse ed operò tra Garessio e Finale Ligure. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

    La Pinacoteca Civica di Garessio ha dedicato a Giovanni Colmo ed al fratello Eugenio due sale permanenti, conservando alcune delle sue opere più significative.



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  • Lotto 35  

    Pace sullo stagno

    Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 13,5x32 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
    Clicca per espandere

    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.

    STIMA min € 3000 - max € 3500

    Lotto 35  

    Pace sullo stagno

    Vittorio Avondo Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 13,5x32 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
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    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.



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  • Lotto 36  

    Studio di paese

    Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 29,5x12,5 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
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    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.

    STIMA min € 3000 - max € 3500

    Lotto 36  

    Studio di paese

    Vittorio Avondo Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910
    Olio su tavola cm 29,5x12,5 firmato in basso a dx V.Avondo



    Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia di alto rango sociale. Suo padre, Carlo, era un avvocato e docente universitario, mentre sua madre, Giuseppina Isnardi, era figlia di un noto chirurgo.
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    Nonostante le aspettative paterne di avviarlo alla carriera legale, Avondo si dedicò fin da giovane alla pittura, studiando dapprima all'Accademia di Belle Arti di Pisa e successivamente perfezionandosi a Ginevra sotto la guida del paesaggista romantico Alexandre Calame. Durante il suo soggiorno a Ginevra, conobbe anche Antonio Fontanesi, con il quale condivise esperienze formative.

    Nel 1855, Avondo si recò a Parigi per visitare l'Esposizione Universale, dove rimase profondamente impressionato dalle opere di Camille Corot, Charles-François Daubigny e dagli artisti della Scuola di Barbizon, i quali praticavano la pittura en plein air. Questa esperienza influenzò notevolmente il suo stile pittorico, orientandolo verso una rappresentazione più diretta e luminosa della natura. Successivamente, soggiornò a Roma, dove dipinse la campagna romana, ottenendo riconoscimenti e vendendo le sue opere a collezionisti francesi, inglesi e russi.

    Rientrato a Torino nel 1860, Avondo si dedicò anche all'attività antiquaria e al restauro di opere d'arte. Nel 1872 acquistò il Castello di Issogne in Valle d'Aosta, che restaurò e arredò con una collezione di armi e armature antiche. Nel 1907 donò il castello allo Stato italiano. Dal 1891 al 1910, fu direttore del Museo Civico di Torino, contribuendo in modo significativo alla definizione della raccolta d'arte moderna e accogliendo, ad esempio, la donazione delle opere di Antonio Fontanesi.

    Avondo è considerato uno dei principali esponenti della pittura paesaggistica piemontese dell'Ottocento. I suoi paesaggi, ispirati alla Scuola di Barbizon, si caratterizzano per l'uso della luce e del colore, rappresentando scene della campagna piemontese con una sensibilità romantica. Morì a Torino il 14 dicembre 1910 e fu sepolto nel Cimitero Monumentale della città.



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  • Lotto 37  

    Lavandaie al fiume

    Adolfo Dal Besio
    Carmagnola, Torino, 1834 - Torino 1886
    Olio su tavola cm 14x23,5 firmato in basso a dx A.B.



    Adolfo Dalbesio nacque a Torino nel 1857 in una famiglia di artisti: suo padre, Giuseppe Dalbesio, era un musicista e compositore, mentre il nonno Francesco era un ebanista di fama. Dopo aver ricevuto un'eccellente educazione musicale, divenne un abile pianista.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, la sua vera passione era la pittura, in particolare la miniatura. Si laureò in ingegneria nel 1882 all'Università di Torino, ma preferì dedicarsi completamente all'arte. Nel 1884 collaborò con l'ingegnere Camillo Riccio all'allestimento delle strutture espositive per l'Esposizione Nazionale di Torino, contribuendo alla realizzazione della sezione d'arte antica, dove espose numerose pergamene miniate che riscossero grande successo.

    Dalbesio fu anche un membro attivo della Scuola di Rivara, un gruppo di artisti che si riuniva ogni estate nel Canavese per dipingere en plein air. Questo cenacolo, animato da Carlo Pittara, comprendeva artisti come Federico Pastoris, Giuseppe Monticelli e Casimiro Teja. Dalbesio si distinse per la sua produzione pittorica, che spaziava dai paesaggi agli interni di genere, spesso con scene di vita quotidiana piemontese. Le sue opere erano caratterizzate da una tecnica raffinata e da una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera.

    Nel corso della sua carriera, Dalbesio espose in numerose rassegne, tra cui la Società Promotrice di Belle Arti di Torino. Tra le sue opere più note vi sono "Bogliasco", acquistata dal re, "Scalea del '600" e "La Madonna di Riva", acquistate dalla duchessa di Genova, e "Fermo in posta", "Lago d'Avigliana" e "Tre muse", acquistate dal principe di Carignano. La sua produzione include anche dipinti come "Musica proibita", "Vandalismo", "Mercato a Pinerolo" e "Preghiera forzata", oggi in collezioni private.
    Dalbesio morì nel 1914 a Orbassano, in provincia di Torino.

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 37  

    Lavandaie al fiume

    Adolfo Dal Besio Adolfo Dal Besio
    Carmagnola, Torino, 1834 - Torino 1886
    Olio su tavola cm 14x23,5 firmato in basso a dx A.B.



    Adolfo Dalbesio nacque a Torino nel 1857 in una famiglia di artisti: suo padre, Giuseppe Dalbesio, era un musicista e compositore, mentre il nonno Francesco era un ebanista di fama. Dopo aver ricevuto un'eccellente educazione musicale, divenne un abile pianista.
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    Tuttavia, la sua vera passione era la pittura, in particolare la miniatura. Si laureò in ingegneria nel 1882 all'Università di Torino, ma preferì dedicarsi completamente all'arte. Nel 1884 collaborò con l'ingegnere Camillo Riccio all'allestimento delle strutture espositive per l'Esposizione Nazionale di Torino, contribuendo alla realizzazione della sezione d'arte antica, dove espose numerose pergamene miniate che riscossero grande successo.

    Dalbesio fu anche un membro attivo della Scuola di Rivara, un gruppo di artisti che si riuniva ogni estate nel Canavese per dipingere en plein air. Questo cenacolo, animato da Carlo Pittara, comprendeva artisti come Federico Pastoris, Giuseppe Monticelli e Casimiro Teja. Dalbesio si distinse per la sua produzione pittorica, che spaziava dai paesaggi agli interni di genere, spesso con scene di vita quotidiana piemontese. Le sue opere erano caratterizzate da una tecnica raffinata e da una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera.

    Nel corso della sua carriera, Dalbesio espose in numerose rassegne, tra cui la Società Promotrice di Belle Arti di Torino. Tra le sue opere più note vi sono "Bogliasco", acquistata dal re, "Scalea del '600" e "La Madonna di Riva", acquistate dalla duchessa di Genova, e "Fermo in posta", "Lago d'Avigliana" e "Tre muse", acquistate dal principe di Carignano. La sua produzione include anche dipinti come "Musica proibita", "Vandalismo", "Mercato a Pinerolo" e "Preghiera forzata", oggi in collezioni private.
    Dalbesio morì nel 1914 a Orbassano, in provincia di Torino.



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  • Luigi Bertelli
    San Lazzaro di Savena Bo 1832 - Bologna 1916
    Olio su cartone cm 29x46 firmato in basso a sx L.Bertelli



    Luigi Bertelli nacque il 27 dicembre 1832 a Caselle di San Lazzaro di Savena, un piccolo borgo nei pressi di Bologna, in una famiglia di contadini. Suo padre, Giuseppe, era un fattore e fornaciaio, mentre la madre, Giuseppina Malaguti, morì quando Luigi aveva solo quattro anni.
    Clicca per espandere

    Nonostante le difficoltà economiche, Luigi sviluppò una passione per la pittura, che coltivò come autodidatta.

    Nel 1861 partecipò all'Esposizione italiana di Firenze, dove presentò due paesaggi: "Avanzi di un antico castello" e "Scena di tramonto nella pineta di Ravenna", ottenendo un lusinghiero successo. L'anno successivo, nel 1862, espose alla Promotrice di Firenze due opere: "Casolare rustico in tempo di autunno nei contorni di Bologna" e "Veduta del Battiferro sopra il canale Navile in vicinanza di Bologna sul terminare dell'inverno".

    Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, Bertelli visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove ebbe l'opportunità di entrare in contatto con artisti francesi come Gustave Courbet, Jean-François Millet, Jean-Baptiste Corot e Charles-François Daubigny. Questa esperienza influenzò profondamente il suo stile, avvicinandolo alla pittura en plein air e alla ricerca di una rappresentazione più diretta e veritiera della natura.

    Tornato in Italia, Bertelli si stabilì a Bologna, dove continuò la sua attività artistica, dipingendo principalmente paesaggi della campagna bolognese, in particolare lungo il fiume Savena e sulle colline di Monte Donato. Le sue opere si caratterizzavano per una tecnica solida e una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera, spesso con una pennellata ampia e corposa.

    Nel corso della sua carriera, Bertelli partecipò a numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra cui quelle di Parma, Torino, Milano, Roma, Firenze e Londra, ottenendo diversi riconoscimenti. Tuttavia, nonostante il successo critico, visse in condizioni economiche difficili, trascurando gli affari personali e dedicandosi completamente alla pittura. Morì a Bologna il 23 gennaio 1916, in povertà.

    Dopo la sua morte, l'opera di Bertelli fu riscoperta e rivalutata. Nel 1920 fu organizzata a Bologna una mostra postuma delle sue pitture, seguita da una retrospettiva nel 1946. Critici come Carlo Carrà e Giorgio Morandi lo considerarono un maestro, riconoscendo in lui una profonda sensibilità e una capacità unica di trasfigurare la realtà attraverso la pittura.

    STIMA min € 3000 - max € 3500

    Luigi Bertelli Luigi Bertelli
    San Lazzaro di Savena Bo 1832 - Bologna 1916
    Olio su cartone cm 29x46 firmato in basso a sx L.Bertelli



    Luigi Bertelli nacque il 27 dicembre 1832 a Caselle di San Lazzaro di Savena, un piccolo borgo nei pressi di Bologna, in una famiglia di contadini. Suo padre, Giuseppe, era un fattore e fornaciaio, mentre la madre, Giuseppina Malaguti, morì quando Luigi aveva solo quattro anni.
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    Nonostante le difficoltà economiche, Luigi sviluppò una passione per la pittura, che coltivò come autodidatta.

    Nel 1861 partecipò all'Esposizione italiana di Firenze, dove presentò due paesaggi: "Avanzi di un antico castello" e "Scena di tramonto nella pineta di Ravenna", ottenendo un lusinghiero successo. L'anno successivo, nel 1862, espose alla Promotrice di Firenze due opere: "Casolare rustico in tempo di autunno nei contorni di Bologna" e "Veduta del Battiferro sopra il canale Navile in vicinanza di Bologna sul terminare dell'inverno".

    Nel 1867, grazie all'invito del conte Ercole di Malvasia, Bertelli visitò l'Esposizione Universale di Parigi, dove ebbe l'opportunità di entrare in contatto con artisti francesi come Gustave Courbet, Jean-François Millet, Jean-Baptiste Corot e Charles-François Daubigny. Questa esperienza influenzò profondamente il suo stile, avvicinandolo alla pittura en plein air e alla ricerca di una rappresentazione più diretta e veritiera della natura.

    Tornato in Italia, Bertelli si stabilì a Bologna, dove continuò la sua attività artistica, dipingendo principalmente paesaggi della campagna bolognese, in particolare lungo il fiume Savena e sulle colline di Monte Donato. Le sue opere si caratterizzavano per una tecnica solida e una sensibilità particolare nel rappresentare la luce e l'atmosfera, spesso con una pennellata ampia e corposa.

    Nel corso della sua carriera, Bertelli partecipò a numerose esposizioni in Italia e all'estero, tra cui quelle di Parma, Torino, Milano, Roma, Firenze e Londra, ottenendo diversi riconoscimenti. Tuttavia, nonostante il successo critico, visse in condizioni economiche difficili, trascurando gli affari personali e dedicandosi completamente alla pittura. Morì a Bologna il 23 gennaio 1916, in povertà.

    Dopo la sua morte, l'opera di Bertelli fu riscoperta e rivalutata. Nel 1920 fu organizzata a Bologna una mostra postuma delle sue pitture, seguita da una retrospettiva nel 1946. Critici come Carlo Carrà e Giorgio Morandi lo considerarono un maestro, riconoscendo in lui una profonda sensibilità e una capacità unica di trasfigurare la realtà attraverso la pittura.



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  • Pietro Scanabissi
    Bologna 1887- Milano 1977
    Olio su tavola cm 16,5x28 firmato in basso a sx P.Scanabissi



    Pietro Scanabissi nacque a Bologna nel 1887 e si spense a Milano nel 1977. La sua formazione artistica si sviluppò in un periodo storico in cui l'Italia stava attraversando significativi cambiamenti culturali e sociali.
    Clicca per espandere

    Pur essendo attivo nel panorama artistico italiano del XX secolo, le informazioni dettagliate sulla sua vita e carriera sono limitate.

    Nel 1933, Scanabissi partecipò alla IV° Mostra d'Arte del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti di Lombardia, tenutasi al Palazzo della Permanente di Milano, esponendo un'opera intitolata "Ritratto". Questa partecipazione evidenzia il suo impegno nel contesto artistico ufficiale dell'epoca.

    Le sue opere, prevalentemente paesaggistiche, sono caratterizzate da una tecnica pittorica raffinata e da una particolare attenzione ai dettagli architettonici e naturalistici. Un esempio significativo del suo stile è l'olio su tavola raffigurante la basilica di San Vittore a Verbania, datato alla prima metà del Novecento. Questo dipinto, incorniciato in una cornice dorata, rappresenta un chiaro esempio della sua abilità nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Oltre alla sua attività pittorica, Scanabissi fu anche un collezionista d'arte e un appassionato sostenitore di altri artisti. Ad esempio, fu amico e primo sponsor del pittore Pietro Piccoli, per il quale realizzò sei pannelli raffiguranti scene di mare, utilizzati come scenografia per un punto vendita di San Benedetto del Tronto.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Pietro Scanabissi Pietro Scanabissi
    Bologna 1887- Milano 1977
    Olio su tavola cm 16,5x28 firmato in basso a sx P.Scanabissi



    Pietro Scanabissi nacque a Bologna nel 1887 e si spense a Milano nel 1977. La sua formazione artistica si sviluppò in un periodo storico in cui l'Italia stava attraversando significativi cambiamenti culturali e sociali.
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    Pur essendo attivo nel panorama artistico italiano del XX secolo, le informazioni dettagliate sulla sua vita e carriera sono limitate.

    Nel 1933, Scanabissi partecipò alla IV° Mostra d'Arte del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti di Lombardia, tenutasi al Palazzo della Permanente di Milano, esponendo un'opera intitolata "Ritratto". Questa partecipazione evidenzia il suo impegno nel contesto artistico ufficiale dell'epoca.

    Le sue opere, prevalentemente paesaggistiche, sono caratterizzate da una tecnica pittorica raffinata e da una particolare attenzione ai dettagli architettonici e naturalistici. Un esempio significativo del suo stile è l'olio su tavola raffigurante la basilica di San Vittore a Verbania, datato alla prima metà del Novecento. Questo dipinto, incorniciato in una cornice dorata, rappresenta un chiaro esempio della sua abilità nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi.

    Oltre alla sua attività pittorica, Scanabissi fu anche un collezionista d'arte e un appassionato sostenitore di altri artisti. Ad esempio, fu amico e primo sponsor del pittore Pietro Piccoli, per il quale realizzò sei pannelli raffiguranti scene di mare, utilizzati come scenografia per un punto vendita di San Benedetto del Tronto.



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  • Guerrino Guardabassi
    Roma 1841 - 1893
    Olio su tela cm 30x19 firmato in basso a sx G.Guardabassi



    Guerrino Guardabassi nacque a Roma nel 1841, figlio di una famiglia che gli permise di accedere agli studi artistici. All'età di circa vent'anni, si iscrisse all'Accademia di San Luca, dove affinò le sue doti artistiche sotto la guida di maestri dell'epoca.
    Clicca per espandere

    La sua formazione accademica gli consentì di sviluppare uno stile pittorico caratterizzato da una tecnica raffinata e da una spiccata attenzione ai dettagli, elementi che avrebbero contraddistinto la sua produzione artistica.

    Nel corso della sua carriera, Guardabassi si dedicò principalmente alla pittura di figure, scene di genere e ritratti, utilizzando sia l'olio su tela che l'acquerello. Le sue opere spesso ritraevano momenti di vita quotidiana, con particolare attenzione alla rappresentazione di personaggi e ambienti della Roma dell'epoca. Un esempio significativo di questa sua produzione è il dipinto "Ultimi momenti di Beatrice Cenci", una scena storica che evidenzia la sua capacità di narrare eventi attraverso l'arte.

    Guardabassi espose le sue opere in diverse mostre, tra cui quelle nazionali di Torino e Parigi, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue realizzazioni. Questa visibilità gli permise di acquisire una certa notorietà nel panorama artistico dell'epoca. La sua attività espositiva si estese anche a livello internazionale, con alcune sue opere presenti in collezioni pubbliche e private all'estero.

    Oltre alla sua attività pittorica, Guardabassi fu anche coinvolto in iniziative culturali e artistiche, contribuendo alla promozione dell'arte italiana nel contesto europeo. La sua carriera si sviluppò in un periodo di grande fermento artistico, caratterizzato da un rinnovato interesse per le tradizioni e la cultura italiana.

    Guerrino Guardabassi morì nel 1893.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Guerrino Guardabassi Guerrino Guardabassi
    Roma 1841 - 1893
    Olio su tela cm 30x19 firmato in basso a sx G.Guardabassi



    Guerrino Guardabassi nacque a Roma nel 1841, figlio di una famiglia che gli permise di accedere agli studi artistici. All'età di circa vent'anni, si iscrisse all'Accademia di San Luca, dove affinò le sue doti artistiche sotto la guida di maestri dell'epoca.
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    La sua formazione accademica gli consentì di sviluppare uno stile pittorico caratterizzato da una tecnica raffinata e da una spiccata attenzione ai dettagli, elementi che avrebbero contraddistinto la sua produzione artistica.

    Nel corso della sua carriera, Guardabassi si dedicò principalmente alla pittura di figure, scene di genere e ritratti, utilizzando sia l'olio su tela che l'acquerello. Le sue opere spesso ritraevano momenti di vita quotidiana, con particolare attenzione alla rappresentazione di personaggi e ambienti della Roma dell'epoca. Un esempio significativo di questa sua produzione è il dipinto "Ultimi momenti di Beatrice Cenci", una scena storica che evidenzia la sua capacità di narrare eventi attraverso l'arte.

    Guardabassi espose le sue opere in diverse mostre, tra cui quelle nazionali di Torino e Parigi, ottenendo riconoscimenti per la qualità delle sue realizzazioni. Questa visibilità gli permise di acquisire una certa notorietà nel panorama artistico dell'epoca. La sua attività espositiva si estese anche a livello internazionale, con alcune sue opere presenti in collezioni pubbliche e private all'estero.

    Oltre alla sua attività pittorica, Guardabassi fu anche coinvolto in iniziative culturali e artistiche, contribuendo alla promozione dell'arte italiana nel contesto europeo. La sua carriera si sviluppò in un periodo di grande fermento artistico, caratterizzato da un rinnovato interesse per le tradizioni e la cultura italiana.

    Guerrino Guardabassi morì nel 1893.



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  • Lotto 41  

    Amazzone alle cascine

    Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 28x28 firmato in basso a dx F.Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
    Clicca per espandere

    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 41  

    Amazzone alle cascine

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo 1846 - Firenze 1922
    Olio su tavola cm 28x28 firmato in basso a dx F.Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.



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  • Lotto 42  

    Tramonto

    Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo - 1846 - Firenze , 1922
    Olio su tela cm 13x20 firmato in basso a dx Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 42  

    Tramonto

    Francesco Gioli Francesco Gioli
    San Frediano a Settimo - 1846 - Firenze , 1922
    Olio su tela cm 13x20 firmato in basso a dx Gioli

    Francesco Gioli è nato il 29 giugno 1846 a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina (Pisa), da Ranieri e Rosa Del Panta. Figlio primogenito di una famiglia benestante, ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Pisa con A.
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    Marianini tra il 1860 e il 1862, orientandosi verso la pittura storica di tradizione tardoromantica. Dopo la morte improvvisa di Marianini nel 1863, Gioli ha proseguito i suoi studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Antonio Ciseri e Enrico Pollastrini.
    Nel 1868 ha esordito a Firenze con il dipinto "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'ambasciatore spagnolo don Luigi Gaetano", successivamente esposto con successo anche a Pisa e Pistoia. Questo lavoro, influenzato dalle opere di Marianini e Pollastrini, ha ricevuto apprezzamenti per la sua vivacità e l'efficace rappresentazione ambientale.
    Gioli ha attraversato una fase di transizione artistica, abbandonando il soggetto storico per abbracciare il genere di quadro di genere ambientato nel Settecento, in linea con le tendenze di pittori come Boldini e il cosiddetto "stile Fortuny". Il suo viaggio a Parigi nel 1875 ha ampliato i suoi orizzonti artistici, influenzandolo verso il movimento macchiaiolo e il naturalismo europeo.
    Negli anni successivi, Gioli ha consolidato la sua reputazione con opere significative come "Un incontro in Maremma" (1874) e "Passa il viatico" (1878), che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e lo hanno visto partecipare a esposizioni prestigiose come quella di Parigi e Londra. Le sue opere, caratterizzate da un naturalismo severo e una composizione solenne, hanno riflettuto l'influenza di artisti come Jules Breton e Jules Bastien-Lepage.
    Gioli ha continuato la sua carriera con successo nel XX secolo, esponendo regolarmente in Italia e all'estero. Ha partecipato a esposizioni mondiali e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, culminando con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1914. La sua produzione tarda ha incluso opere simboliste e divisioniste, segnando un'evoluzione stilistica significativa.
    Francesco Gioli è stato anche un docente rispettato, nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente a Firenze. La sua eredità artistica è caratterizzata da una vasta gamma di temi, dalla pittura storica al paesaggio, dal genere di quadro alla simbolista, riflettendo una carriera eclettica e influente nel panorama dell'arte italiana.



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  • Lotto 43  

    Trittico di paesaggi

    Federico Andreotti
    Firenze 1847-1930
    Olio su tavola cm 14x8(x3) firmato in basso a dx F.Andreotti



    Federico Andreotti nacque a Firenze il 6 marzo 1847 e vi morì il 30 ottobre 1930. All'età di nove anni iniziò la sua formazione artistica sotto la guida del miniatore Angiolo Tricca.
    Clicca per espandere

    Nel 1861 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò con Enrico Pollastrini e Stefano Ussi. A soli sedici anni vinse un concorso che gli permise di proseguire gli studi e di ottenere il titolo di professore.

    La sua carriera artistica iniziò con la realizzazione di opere storiche, tra cui "Il Savonarola che scaccia dalla sua cella due sicari della Bentivoglio", commissionata dal re Vittorio Emanuele II nel 1864. Tuttavia, l'opera suscitò critiche per la sua mancanza di realismo, spingendo Andreotti a orientarsi verso scene di genere e ritratti. Queste opere, spesso ambientate nei secoli XVII e XVIII, lo resero noto per la sua abilità nel ritrarre costumi e atmosfere dell'epoca.

    Nel 1879 fu nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sue opere furono esposte in numerose mostre nazionali e internazionali, tra cui quelle di Torino, Milano e Londra. I suoi dipinti ottennero grande successo anche all'estero, in particolare negli Stati Uniti, dove furono molto apprezzati dai collezionisti.

    Federico Andreotti morì a Firenze nel 1930.

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 43  

    Trittico di paesaggi

    Federico Andreotti Federico Andreotti
    Firenze 1847-1930
    Olio su tavola cm 14x8(x3) firmato in basso a dx F.Andreotti



    Federico Andreotti nacque a Firenze il 6 marzo 1847 e vi morì il 30 ottobre 1930. All'età di nove anni iniziò la sua formazione artistica sotto la guida del miniatore Angiolo Tricca.
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    Nel 1861 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò con Enrico Pollastrini e Stefano Ussi. A soli sedici anni vinse un concorso che gli permise di proseguire gli studi e di ottenere il titolo di professore.

    La sua carriera artistica iniziò con la realizzazione di opere storiche, tra cui "Il Savonarola che scaccia dalla sua cella due sicari della Bentivoglio", commissionata dal re Vittorio Emanuele II nel 1864. Tuttavia, l'opera suscitò critiche per la sua mancanza di realismo, spingendo Andreotti a orientarsi verso scene di genere e ritratti. Queste opere, spesso ambientate nei secoli XVII e XVIII, lo resero noto per la sua abilità nel ritrarre costumi e atmosfere dell'epoca.

    Nel 1879 fu nominato professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sue opere furono esposte in numerose mostre nazionali e internazionali, tra cui quelle di Torino, Milano e Londra. I suoi dipinti ottennero grande successo anche all'estero, in particolare negli Stati Uniti, dove furono molto apprezzati dai collezionisti.

    Federico Andreotti morì a Firenze nel 1930.



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  • Lotto 44  

    Riflessi sul mare

    Luigi Gioli
    San Frediano a Settimo 1854 - Firenze 1947
    Olio su tavola cm 13,5x17 firmato in basso a dx Gioli

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
    Clicca per espandere

    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 44  

    Riflessi sul mare

    Luigi Gioli Luigi Gioli
    San Frediano a Settimo 1854 - Firenze 1947
    Olio su tavola cm 13,5x17 firmato in basso a dx Gioli

    Luigi Gioli nacque il 16 novembre 1854 a San Frediano a Settimo, una frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Sebbene avesse conseguito la laurea in giurisprudenza, la sua passione per l'arte lo portò a dedicarsi alla pittura, seguendo le orme del fratello maggiore Francesco.
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    Pur non avendo ricevuto una formazione artistica formale, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Pisa, dove ebbe l'opportunità di apprendere sotto la guida di Antonio Lanfredini.
    Gioli si avvicinò al movimento dei Macchiaioli, in particolare alla seconda generazione, e sviluppò un interesse per la rappresentazione di scene rurali e paesaggi toscani. Durante un viaggio a Parigi nel 1878, rimase affascinato dalle opere di Edgar Degas, il che ampliò il suo repertorio includendo scene di vita urbana e soggetti equestri.
    La sua carriera artistica fu caratterizzata da numerose partecipazioni a esposizioni sia in Italia che all'estero. Nel 1887 espose all'Esposizione d'Arte di Venezia e nel 1889 prese parte all'Exposition Universelle di Parigi. Successivamente, partecipò alla Biennale di Venezia nel 1899 e all'Esposizione Universale di Roma nel 1911.
    Le opere di Gioli sono note per la loro rappresentazione della vita rurale e degli animali, in particolare cavalli e buoi, ambientati nella campagna toscana. La sua capacità di catturare la luce e l'atmosfera delle scene lo rese un esponente significativo del movimento post-macchiaiolo. Luigi Gioli morì a Firenze il 27 ottobre 1947.



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  • Lotto 45  

    Bagnanti a Livorno

    Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 18,5x25,5 firmato in basso a dx G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
    Clicca per espandere

    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano

    STIMA min € 1000 - max € 1200

    Lotto 45  

    Bagnanti a Livorno

    Giovanni Lomi Giovanni Lomi
    Livorno 1889 - 1969
    Olio su tavola cm 18,5x25,5 firmato in basso a dx G.Lomi

    Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura.
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    Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano



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  • Lotto 46  

    Pomeriggio di sole

    Angelo Torchi
    Massa Lombarda (RA) 1856 - 1915
    Olio su tavola cm 24x31,5 firmato in basso a sx A.Torchi



    Angelo Torchi nacque a Massa Lombarda (Ravenna) l'8 novembre 1856, in una famiglia benestante che gli permise di dedicarsi precocemente all'arte. Nel 1874, per assecondare la sua inclinazione al disegno, la famiglia si trasferì a Firenze, dove Torchi si iscrisse all'Istituto Artistico.
    Clicca per espandere

    Qui fu allievo di Lorenzo Gelati e Carlo Markó, esponenti della Scuola di Staggia, che lo introdussero alla pittura en plein air, influenzando il suo approccio naturalistico.

    Nel 1880, Torchi si trasferì a Napoli per studiare con Alceste Campriani, un maestro della Scuola di Resìna, che lo avvicinò alla pittura realista. Tornato a Firenze, entrò in contatto con artisti come Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Francesco e Luigi Gioli, e Diego Martelli, che lo introdussero all'ambiente dei macchiaioli. Partecipò attivamente alle mostre della Promotrice di Belle Arti di Firenze e a quelle di Torino, Milano e Roma, esponendo opere come In risaia dopo il raccolto (1883) e A Mergellina (1883).

    Nel 1889, su consiglio di Martelli, Torchi partecipò all'Esposizione Universale di Parigi, dove entrò in contatto con le opere degli impressionisti e dei divisionisti francesi. Successivamente, soggiornò a Londra, dove fu influenzato dalla pittura di John Constable e dai Preraffaelliti. Queste esperienze lo portarono ad adottare la tecnica divisionista, caratterizzata da una pennellata minuta e l'uso di colori puri per creare effetti luminosi. Opere come Grano al sole (1891) e Il tram rosso (1895) testimoniano questa fase della sua produzione.

    Negli anni successivi, Torchi continuò a esporre regolarmente, partecipando alle Biennali di Venezia dal 1897 al 1914. Le sue opere, spesso ambientate nella campagna romagnola e toscana, riflettono un'evoluzione verso una pennellata più ampia e sfumata, con influenze simboliste. Opere come Tramonto autunnale (1907) e Paesaggio (1905) mostrano questa maturazione stilistica.

    Angelo Torchi morì a Massa Lombarda il 6 dicembre 1915.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 46  

    Pomeriggio di sole

    Angelo Torchi Angelo Torchi
    Massa Lombarda (RA) 1856 - 1915
    Olio su tavola cm 24x31,5 firmato in basso a sx A.Torchi



    Angelo Torchi nacque a Massa Lombarda (Ravenna) l'8 novembre 1856, in una famiglia benestante che gli permise di dedicarsi precocemente all'arte. Nel 1874, per assecondare la sua inclinazione al disegno, la famiglia si trasferì a Firenze, dove Torchi si iscrisse all'Istituto Artistico.
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    Qui fu allievo di Lorenzo Gelati e Carlo Markó, esponenti della Scuola di Staggia, che lo introdussero alla pittura en plein air, influenzando il suo approccio naturalistico.

    Nel 1880, Torchi si trasferì a Napoli per studiare con Alceste Campriani, un maestro della Scuola di Resìna, che lo avvicinò alla pittura realista. Tornato a Firenze, entrò in contatto con artisti come Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Francesco e Luigi Gioli, e Diego Martelli, che lo introdussero all'ambiente dei macchiaioli. Partecipò attivamente alle mostre della Promotrice di Belle Arti di Firenze e a quelle di Torino, Milano e Roma, esponendo opere come In risaia dopo il raccolto (1883) e A Mergellina (1883).

    Nel 1889, su consiglio di Martelli, Torchi partecipò all'Esposizione Universale di Parigi, dove entrò in contatto con le opere degli impressionisti e dei divisionisti francesi. Successivamente, soggiornò a Londra, dove fu influenzato dalla pittura di John Constable e dai Preraffaelliti. Queste esperienze lo portarono ad adottare la tecnica divisionista, caratterizzata da una pennellata minuta e l'uso di colori puri per creare effetti luminosi. Opere come Grano al sole (1891) e Il tram rosso (1895) testimoniano questa fase della sua produzione.

    Negli anni successivi, Torchi continuò a esporre regolarmente, partecipando alle Biennali di Venezia dal 1897 al 1914. Le sue opere, spesso ambientate nella campagna romagnola e toscana, riflettono un'evoluzione verso una pennellata più ampia e sfumata, con influenze simboliste. Opere come Tramonto autunnale (1907) e Paesaggio (1905) mostrano questa maturazione stilistica.

    Angelo Torchi morì a Massa Lombarda il 6 dicembre 1915.



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  • Lotto 47  

    Dame in giardino

    Ulisse Caputo
    Salerno 1872 - Parigi 1948
    Olio su tavola cm 23,5x33 firmato in basso a sx U.Caputo

    Nacque a Salerno il 4 novembre 1872 da Ermenegildo e Francesca San Martino. Iniziò a studiare pittura a Cava dei Tirreni sotto Riccardo Alfieri, un artista modesto ma rigoroso nel disegno accademico, grazie al padre scenografo e decoratore teatrale.
    Clicca per espandere

    Successivamente, frequentò l'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Stanislao Lista per il disegno e di Domenico Morelli per la pittura. Interruppe gli studi a causa di difficoltà finanziarie familiari, ma riuscì a riprenderli grazie ai sacrifici del padre. Deluso dall'insegnamento accademico, preferì frequentare lo studio del pittore Gaetano Esposito, il cui stile vigoroso e chiaroscurale influenzò il suo naturalismo temperato.

    L'esordio artistico non fu fortunato: i quadri presentati nel 1897 alla terza Esposizione triennale di Milano e alla mostra "Salvator Rosa" di Napoli passarono inosservati. Deluso, si trasferì a Parigi per conoscere l'arte contemporanea. Qui si affermò rapidamente: il successo con "La vedova" al Salon del 1901 fu seguito da altre opere come "Piazza dell'Osservatorio" (1903), "Nello studio" (1905), "La straniera" e "Quartiere latino" (1907), e "Nel caffè" (1909). Partecipò a numerose mostre internazionali, tra cui Londra (1904), Cairo (1905), Buenos Aires (1910), e Venezia (1907, 1909, 1910).

    Nel 1909, all'Esposizione internazionale di Roma e a Monaco, si distinse anche come incisore con "La lampada giapponese" e "Al quartiere latino". Continuò a produrre opere caratterizzate da un uso delicato del colore e abili giochi di luci e ombre, rappresentando teatri, caffè concerto, dame eleganti e ritratti come "Violoncellista" (1910) e "La sinfonia" (1914). Tuttavia, il suo stile, seppur di successo, divenne manieristico e ripetitivo.

    Nonostante ciò, le sue migliori opere del secondo periodo furono piccole vedute impressionistiche di Parigi e del Lungosenna. Concluse la sua vita a Parigi nel 1948.

    STIMA min € 2000 - max € 2500

    Lotto 47  

    Dame in giardino

    Ulisse Caputo Ulisse Caputo
    Salerno 1872 - Parigi 1948
    Olio su tavola cm 23,5x33 firmato in basso a sx U.Caputo

    Nacque a Salerno il 4 novembre 1872 da Ermenegildo e Francesca San Martino. Iniziò a studiare pittura a Cava dei Tirreni sotto Riccardo Alfieri, un artista modesto ma rigoroso nel disegno accademico, grazie al padre scenografo e decoratore teatrale.
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    Successivamente, frequentò l'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Stanislao Lista per il disegno e di Domenico Morelli per la pittura. Interruppe gli studi a causa di difficoltà finanziarie familiari, ma riuscì a riprenderli grazie ai sacrifici del padre. Deluso dall'insegnamento accademico, preferì frequentare lo studio del pittore Gaetano Esposito, il cui stile vigoroso e chiaroscurale influenzò il suo naturalismo temperato.

    L'esordio artistico non fu fortunato: i quadri presentati nel 1897 alla terza Esposizione triennale di Milano e alla mostra "Salvator Rosa" di Napoli passarono inosservati. Deluso, si trasferì a Parigi per conoscere l'arte contemporanea. Qui si affermò rapidamente: il successo con "La vedova" al Salon del 1901 fu seguito da altre opere come "Piazza dell'Osservatorio" (1903), "Nello studio" (1905), "La straniera" e "Quartiere latino" (1907), e "Nel caffè" (1909). Partecipò a numerose mostre internazionali, tra cui Londra (1904), Cairo (1905), Buenos Aires (1910), e Venezia (1907, 1909, 1910).

    Nel 1909, all'Esposizione internazionale di Roma e a Monaco, si distinse anche come incisore con "La lampada giapponese" e "Al quartiere latino". Continuò a produrre opere caratterizzate da un uso delicato del colore e abili giochi di luci e ombre, rappresentando teatri, caffè concerto, dame eleganti e ritratti come "Violoncellista" (1910) e "La sinfonia" (1914). Tuttavia, il suo stile, seppur di successo, divenne manieristico e ripetitivo.

    Nonostante ciò, le sue migliori opere del secondo periodo furono piccole vedute impressionistiche di Parigi e del Lungosenna. Concluse la sua vita a Parigi nel 1948.



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  • Lotto 48  

    Il raccolto del grano

    Eugenio Scorzelli
    Buenos Aires 1890 - Napoli 1957
    Olio su tavola cm 20x30 firmato in basso a sx E.Scorzelli



    Eugenio Scorzelli nacque a Buenos Aires il 15 aprile 1890 da padre napoletano e madre lombarda. Nel 1906, a soli sedici anni, si trasferì in Italia con il padre, stabilendosi a Roccadaspide, nel Cilento.
    Clicca per espandere

    Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni economiche, frequentò vari collegi, ma spesso veniva allontanato per ritardi nei pagamenti, un'esperienza che segnò profondamente la sua vita. Fu poi affidato alle cure di uno zio, Eugenio, da cui prese il nome e che divenne una figura di riferimento nella sua crescita.

    Scorzelli intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di maestri come Michele Cammarano, Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Durante questo periodo, la sua pittura si arricchì di nuove influenze, tra cui quella di Giuseppe De Nittis, che lo ispirò a rappresentare la vita quotidiana con una luce vibrante e una pennellata dinamica. A Napoli, conobbe e sposò Teresa Benassi, che divenne sua musa e gli diede un figlio, Lello Scorzelli, anch'egli artista.

    Nel 1921, Scorzelli partecipò alla prima Biennale d'Arte della città di Napoli con il dipinto Uscita dalla messa. Successivamente, si trasferì in Argentina, dove i suoi quadri riscossero successo e gli permisero di ottenere una certa sicurezza economica. Durante i suoi viaggi in Europa, soggiornò a Londra, Parigi e in Olanda, città che influenzarono ulteriormente il suo stile pittorico. Nel 1926, partecipò alla Biennale di Venezia con l'opera Donne che lavorano.

    Nel 1937, fu nominato assistente alla cattedra di pittura all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì per quindici anni, per poi proseguire all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1940, fu chiamato ad affrescare il padiglione delle Repubbliche Marinare alla Mostra d'Oltremare di Napoli, un'opera che andò distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

    Scorzelli continuò a esporre le sue opere in diverse città italiane e all'estero, tra cui Napoli, Venezia e Milano, fino agli anni Quaranta. Morì a Napoli nel 1957, mentre stava dipingendo il volto della moglie nel suo studio.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 48  

    Il raccolto del grano

    Eugenio Scorzelli Eugenio Scorzelli
    Buenos Aires 1890 - Napoli 1957
    Olio su tavola cm 20x30 firmato in basso a sx E.Scorzelli



    Eugenio Scorzelli nacque a Buenos Aires il 15 aprile 1890 da padre napoletano e madre lombarda. Nel 1906, a soli sedici anni, si trasferì in Italia con il padre, stabilendosi a Roccadaspide, nel Cilento.
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    Cresciuto in una famiglia di modeste condizioni economiche, frequentò vari collegi, ma spesso veniva allontanato per ritardi nei pagamenti, un'esperienza che segnò profondamente la sua vita. Fu poi affidato alle cure di uno zio, Eugenio, da cui prese il nome e che divenne una figura di riferimento nella sua crescita.

    Scorzelli intraprese gli studi all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di maestri come Michele Cammarano, Domenico Morelli e Filippo Palizzi. Durante questo periodo, la sua pittura si arricchì di nuove influenze, tra cui quella di Giuseppe De Nittis, che lo ispirò a rappresentare la vita quotidiana con una luce vibrante e una pennellata dinamica. A Napoli, conobbe e sposò Teresa Benassi, che divenne sua musa e gli diede un figlio, Lello Scorzelli, anch'egli artista.

    Nel 1921, Scorzelli partecipò alla prima Biennale d'Arte della città di Napoli con il dipinto Uscita dalla messa. Successivamente, si trasferì in Argentina, dove i suoi quadri riscossero successo e gli permisero di ottenere una certa sicurezza economica. Durante i suoi viaggi in Europa, soggiornò a Londra, Parigi e in Olanda, città che influenzarono ulteriormente il suo stile pittorico. Nel 1926, partecipò alla Biennale di Venezia con l'opera Donne che lavorano.

    Nel 1937, fu nominato assistente alla cattedra di pittura all'Accademia di Brera, incarico che ricoprì per quindici anni, per poi proseguire all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1940, fu chiamato ad affrescare il padiglione delle Repubbliche Marinare alla Mostra d'Oltremare di Napoli, un'opera che andò distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

    Scorzelli continuò a esporre le sue opere in diverse città italiane e all'estero, tra cui Napoli, Venezia e Milano, fino agli anni Quaranta. Morì a Napoli nel 1957, mentre stava dipingendo il volto della moglie nel suo studio.



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  • Lotto 49  

    Via di paese

    Giuseppe Pesa
    Polistena (RC) 1928 - 2000
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx Giuseppe Pesa



    Giuseppe Pesa nacque a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, il 1º novembre 1928. Fin da giovane si dedicò con passione allo studio del disegno e della pittura, frequentando corsi artistici a Napoli e Roma.
    Clicca per espandere

    La sua carriera pittorica ebbe inizio nel 1946 con una mostra a Reggio Calabria, e successivamente partecipò attivamente alla vita artistica nazionale e internazionale. Negli anni Cinquanta ottenne i suoi primi successi internazionali con esposizioni in Germania e Scandinavia, dove divenne particolarmente apprezzato dai collezionisti tedeschi. Nel 1980, la Galleria Atelier di Vienna utilizzò le sue opere per inaugurare la sua attività espositiva. Trascorse la sua vita tra Milano, Camogli e la sua Polistena, lasciando opere che ritraggono indimenticabili vedute di questi luoghi.

    STIMA min € 800 - max € 1000

    Lotto 49  

    Via di paese

    Giuseppe Pesa Giuseppe Pesa
    Polistena (RC) 1928 - 2000
    Olio su tavola cm 28x18 firmato in basso a dx Giuseppe Pesa



    Giuseppe Pesa nacque a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, il 1º novembre 1928. Fin da giovane si dedicò con passione allo studio del disegno e della pittura, frequentando corsi artistici a Napoli e Roma.
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    La sua carriera pittorica ebbe inizio nel 1946 con una mostra a Reggio Calabria, e successivamente partecipò attivamente alla vita artistica nazionale e internazionale. Negli anni Cinquanta ottenne i suoi primi successi internazionali con esposizioni in Germania e Scandinavia, dove divenne particolarmente apprezzato dai collezionisti tedeschi. Nel 1980, la Galleria Atelier di Vienna utilizzò le sue opere per inaugurare la sua attività espositiva. Trascorse la sua vita tra Milano, Camogli e la sua Polistena, lasciando opere che ritraggono indimenticabili vedute di questi luoghi.



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  • Lotto 50  

    Capri

    Antonino Leto
    Monreale PA 1844 - Capri NA 1913
    Olio su tavola cm 16x10,5 firmato in basso a dx Leto



    Antonino Leto nacque a Monreale, in provincia di Palermo, il 14 giugno 1844. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l’arte, dedicandosi al disegno e alla pittura in modo autodidatta.
    Clicca per espandere

    Nel 1861, grazie al sostegno dello zio e a un contributo dell’amministrazione comunale, si trasferì a Palermo per perfezionarsi sotto la guida del pittore Luigi Barba e successivamente nello studio del paesaggista Luigi Lojacono. In questo periodo, Leto assimilò il naturalismo napoletano di matrice palizziana, dipingendo vedute e paesaggi dal vero.

    Nel 1864 si trasferì a Napoli, dove entrò in contatto con la Scuola di Resìna, influenzata dalla lezione dei macchiaioli e promossa da artisti come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Tuttavia, a causa di problemi di salute, fu costretto a rientrare in Sicilia, dove continuò la sua attività pittorica. Nel 1870 partecipò alla Promotrice di Palermo con l'opera Il ritorno dal pascolo, acquistata dal prefetto Medici, e l'anno successivo ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione regionale di Siracusa con La bufera.

    Nel 1874 vinse il Concorso per il Pensionato Artistico a Roma, trasferendosi nella capitale, dove conobbe Francesco Paolo Michetti e approfondì la sua formazione artistica. Successivamente, si stabilì a Firenze, dove perfezionò ulteriormente la sua tecnica pittorica. Nel 1878 si trasferì a Parigi, dove frequentò l'ambiente artistico dell'epoca, entrando in contatto con artisti come Giuseppe De Nittis e Federico Rossano.

    Nel 1880 tornò a Portici, in provincia di Napoli, e successivamente si trasferì in Sicilia. Due anni più tardi si stabilì a Capri, dove si dedicò a ritrarre con colori vibranti gli angoli più caratteristici dell'isola e dei suoi abitanti. Le sue opere, caratterizzate da una luce intensa e da una vivace rappresentazione della vita quotidiana, riscossero un grande successo di pubblico e critica. Nel 1889 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi.

    Nel 1899 si stabilì definitivamente a Capri, dove continuò la sua attività pittorica fino alla morte, avvenuta il 31 maggio 1913.

    STIMA min € 2500 - max € 3000

    Lotto 50  

    Capri

    Antonino Leto Antonino Leto
    Monreale PA 1844 - Capri NA 1913
    Olio su tavola cm 16x10,5 firmato in basso a dx Leto



    Antonino Leto nacque a Monreale, in provincia di Palermo, il 14 giugno 1844. Fin da giovane, manifestò una spiccata inclinazione per l’arte, dedicandosi al disegno e alla pittura in modo autodidatta.
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    Nel 1861, grazie al sostegno dello zio e a un contributo dell’amministrazione comunale, si trasferì a Palermo per perfezionarsi sotto la guida del pittore Luigi Barba e successivamente nello studio del paesaggista Luigi Lojacono. In questo periodo, Leto assimilò il naturalismo napoletano di matrice palizziana, dipingendo vedute e paesaggi dal vero.

    Nel 1864 si trasferì a Napoli, dove entrò in contatto con la Scuola di Resìna, influenzata dalla lezione dei macchiaioli e promossa da artisti come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Tuttavia, a causa di problemi di salute, fu costretto a rientrare in Sicilia, dove continuò la sua attività pittorica. Nel 1870 partecipò alla Promotrice di Palermo con l'opera Il ritorno dal pascolo, acquistata dal prefetto Medici, e l'anno successivo ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione regionale di Siracusa con La bufera.

    Nel 1874 vinse il Concorso per il Pensionato Artistico a Roma, trasferendosi nella capitale, dove conobbe Francesco Paolo Michetti e approfondì la sua formazione artistica. Successivamente, si stabilì a Firenze, dove perfezionò ulteriormente la sua tecnica pittorica. Nel 1878 si trasferì a Parigi, dove frequentò l'ambiente artistico dell'epoca, entrando in contatto con artisti come Giuseppe De Nittis e Federico Rossano.

    Nel 1880 tornò a Portici, in provincia di Napoli, e successivamente si trasferì in Sicilia. Due anni più tardi si stabilì a Capri, dove si dedicò a ritrarre con colori vibranti gli angoli più caratteristici dell'isola e dei suoi abitanti. Le sue opere, caratterizzate da una luce intensa e da una vivace rappresentazione della vita quotidiana, riscossero un grande successo di pubblico e critica. Nel 1889 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi.

    Nel 1899 si stabilì definitivamente a Capri, dove continuò la sua attività pittorica fino alla morte, avvenuta il 31 maggio 1913.



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  • Lotto 51  

    Sottobosco

    Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 9x17,5 firmato in basso a dx F.Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
    Clicca per espandere

    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 51  

    Sottobosco

    Federico Rossano Federico Rossano
    Napoli 1835 - 1912
    Olio su tavola cm 9x17,5 firmato in basso a dx F.Rossano

    Federico Rossano nacque a Napoli il 31 agosto 1835, figlio di Vincenzo Rossano ed Elisabetta Guisini. Sin da giovane, la sua inclinazione verso l’arte lo portò a intraprendere gli studi presso la Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, inizialmente orientandosi verso l'architettura per seguire le aspettative paterne.
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    Tuttavia, la sua passione per la pittura lo portò a cambiare indirizzo e a studiare sotto la guida dei maestri Giacinto Gigante e Gennaro Ruo. La sua formazione si arricchì ulteriormente grazie alla scelta di studiare direttamente la natura, una scelta che lo portò a lasciare l’Accademia per dedicarsi autonomamente alla pittura.

    Nel 1858, Rossano si trasferì a Portici, dove grazie all'invito del pittore Marco De Gregorio, allestì il suo studio nel Palazzo Reale. Qui entrò in contatto con altri artisti che avrebbero avuto un'importante influenza sulla sua carriera, come Giuseppe De Nittis e Adriano Cecioni. Insieme, fondarono la “Scuola di Resina”, un gruppo che si ispirava ai principi veristi e ai macchiaioli, con l'intento di rappresentare la realtà e la luce naturale in modo autentico.

    La sua carriera artistica decollò nel 1862, quando espose alla Promotrice di Napoli, e proseguì con partecipazioni a mostre prestigiose come la Promotrice “Salvator Rosa” di Napoli e l'Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861. La sua arte, caratterizzata da delicate trasparenze e una tavolozza armoniosa, gli valse riconoscimenti sia in Italia che all'estero. Nel 1873, espose a Vienna, ottenendo un premio, e partecipò al Salon di Parigi nel 1876 con opere come “I covoni”.

    Nel 1876, Rossano si trasferì a Parigi, dove rimase per circa venti anni. Lì, fu profondamente influenzato dalla pittura impressionista e dalla Scuola di Barbizon, sviluppando uno stile che combinava pennellate fluide e luminose con atmosfere malinconiche. Nel 1880, sposò Zelye Brocheton, figlia di un notaio di Soissons. Questo periodo parigino segnò un importante capitolo della sua carriera, durante il quale consolidò la sua reputazione in Europa.

    Nel 1893, Rossano tornò a Portici, dove le difficoltà economiche lo spinsero ad accettare un incarico come insegnante di paesaggio presso la Reale Accademia del Disegno di Napoli, posizione che mantenne fino al 1902. Continuò a partecipare alle Biennali di Venezia, dove espose nel 1899, 1905 e 1910, consolidando ulteriormente la sua fama. La sua arte continuò a essere apprezzata, e sue opere vennero acquisite da importanti collezioni pubbliche, come quella della Galleria di Capodimonte e della Galleria d'Arte Moderna di Roma.

    Federico Rossano morì a Napoli il 15 maggio 1912, lasciando un’importante eredità artistica. Le sue opere sono oggi conservate in diverse collezioni, a testimonianza del suo contributo fondamentale alla pittura italiana.



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  • Lotto 52  

    Rue d'alger

    Joaquim Miro Argenter
    Spagna 1849 - 1914
    Olio su tavola cm 30x15 firmato in basso a dx J.Argenter



    Joaquim Miró Argenter nacque a Sitges, nella provincia di Barcellona, il 3 febbraio 1849. Figlio di José Miró Argenter, eroe della guerra di indipendenza cubana, e di Dolors Ferrà i Oromí, Joaquim crebbe in un ambiente culturalmente stimolante.
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    Nonostante la formazione generalmente autodidatta, fu discepolo del pittore Arcadio Mas i Fondevila. Nel 1877, contribuì alla decorazione del Casino Prado di Sitges, collaborando con Joan Soler i Casanovas.

    Miró Argenter fu un membro attivo della Scuola Luminista di Sitges, un gruppo di artisti che si riunivano nella sua città natale alla fine del XIX secolo per creare un genere pittorico volto a catturare la vibrante luce mediterranea. Le sue opere, caratterizzate da paesaggi luminosi e scene di vita quotidiana, riflettono l'evoluzione di Sitges tra gli anni 1880 e 1910. Dipinse marinas, orti e masías, spesso ispirandosi alle opere di Fortuny.

    Partecipò alle competizioni artistiche di Barcellona nel 1888, 1894 e 1896, ottenendo riconoscimenti per la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Le sue opere sono conservate in diverse collezioni, tra cui il Museo Cau Ferrat, che ospita dipinti come La Malvasía del 1895.

    Miró Argenter morì il 18 febbraio 1914 a Parigi.

    STIMA min € 1800 - max € 2000

    Lotto 52  

    Rue d'alger

    Joaquim Miro Argenter Joaquim Miro Argenter
    Spagna 1849 - 1914
    Olio su tavola cm 30x15 firmato in basso a dx J.Argenter



    Joaquim Miró Argenter nacque a Sitges, nella provincia di Barcellona, il 3 febbraio 1849. Figlio di José Miró Argenter, eroe della guerra di indipendenza cubana, e di Dolors Ferrà i Oromí, Joaquim crebbe in un ambiente culturalmente stimolante.
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    Nonostante la formazione generalmente autodidatta, fu discepolo del pittore Arcadio Mas i Fondevila. Nel 1877, contribuì alla decorazione del Casino Prado di Sitges, collaborando con Joan Soler i Casanovas.

    Miró Argenter fu un membro attivo della Scuola Luminista di Sitges, un gruppo di artisti che si riunivano nella sua città natale alla fine del XIX secolo per creare un genere pittorico volto a catturare la vibrante luce mediterranea. Le sue opere, caratterizzate da paesaggi luminosi e scene di vita quotidiana, riflettono l'evoluzione di Sitges tra gli anni 1880 e 1910. Dipinse marinas, orti e masías, spesso ispirandosi alle opere di Fortuny.

    Partecipò alle competizioni artistiche di Barcellona nel 1888, 1894 e 1896, ottenendo riconoscimenti per la sua maestria nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Le sue opere sono conservate in diverse collezioni, tra cui il Museo Cau Ferrat, che ospita dipinti come La Malvasía del 1895.

    Miró Argenter morì il 18 febbraio 1914 a Parigi.



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  • Lotto 53  

    Le oche

    Rafael Senet
    Seville 1856 - Seville 1926
    Olio su tela cm 19,5x34 firmato in basso a sx R.Senet



    Rafael Senet Pérez nacque a Siviglia il 7 ottobre 1856 e morì nella stessa città nel 1926. Pittore e acquerellista spagnolo, è noto per le sue vedute di Venezia e per le sue scene costumbriste e orientali.
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    Iniziò la sua formazione artistica alla Real Academia de Bellas Artes de Santa Isabel de Hungría di Siviglia, dove fu allievo di Teodoro Aramburu, Joaquín Domínguez Bécquer ed Eduardo Cano. Nel 1880 si trasferì a Madrid, dove ebbe l'opportunità di studiare i grandi maestri del Prado. Nel 1881, grazie al sostegno del banchiere Ramón de Ibarra, si recò a Roma, dove studiò con José Villegas Cordero. Durante il suo soggiorno in Italia, viaggiò attraverso il sud della penisola e il Veneto, dedicandosi alla pittura di vedute e scene di vita quotidiana.

    Nel 1884, la sua opera El regreso de la pesca en Nápoles gli valse una medaglia d'argento alla Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid. Nello stesso anno, ottenne un riconoscimento simile all'Esposizione Internazionale di Monaco. Partecipò anche all'Esposizione del Centro di Acquarellisti di Barcellona e alla Quinta Mostra Internazionale di Belle Arti nel 1907. Fu associato al gruppo di paesaggisti di Alcalá de Guadaira, guidato da Emilio Sánchez Perrier.

    Molte delle sue opere sono conservate in collezioni private, in particolare in Inghilterra, dove furono esposte e vendute dalla galleria londinese Arthur Tooth & Sons.

    STIMA min € 1200 - max € 1400

    Lotto 53  

    Le oche

    Rafael Senet Rafael Senet
    Seville 1856 - Seville 1926
    Olio su tela cm 19,5x34 firmato in basso a sx R.Senet



    Rafael Senet Pérez nacque a Siviglia il 7 ottobre 1856 e morì nella stessa città nel 1926. Pittore e acquerellista spagnolo, è noto per le sue vedute di Venezia e per le sue scene costumbriste e orientali.
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    Iniziò la sua formazione artistica alla Real Academia de Bellas Artes de Santa Isabel de Hungría di Siviglia, dove fu allievo di Teodoro Aramburu, Joaquín Domínguez Bécquer ed Eduardo Cano. Nel 1880 si trasferì a Madrid, dove ebbe l'opportunità di studiare i grandi maestri del Prado. Nel 1881, grazie al sostegno del banchiere Ramón de Ibarra, si recò a Roma, dove studiò con José Villegas Cordero. Durante il suo soggiorno in Italia, viaggiò attraverso il sud della penisola e il Veneto, dedicandosi alla pittura di vedute e scene di vita quotidiana.

    Nel 1884, la sua opera El regreso de la pesca en Nápoles gli valse una medaglia d'argento alla Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid. Nello stesso anno, ottenne un riconoscimento simile all'Esposizione Internazionale di Monaco. Partecipò anche all'Esposizione del Centro di Acquarellisti di Barcellona e alla Quinta Mostra Internazionale di Belle Arti nel 1907. Fu associato al gruppo di paesaggisti di Alcalá de Guadaira, guidato da Emilio Sánchez Perrier.

    Molte delle sue opere sono conservate in collezioni private, in particolare in Inghilterra, dove furono esposte e vendute dalla galleria londinese Arthur Tooth & Sons.



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  • Lotto 54  

    Sole d'inverno

    Piotr Konchalovsky
    Slovjansk 1876 - Mosca 1956
    Olio su tela cm 29x50,5 firmato in alto a dx P.Konchalovsky



    Pëtr Petrovič Končalovskij nacque il 21 febbraio 1876 a Slov'jans'k, nell'odierna Ucraina, in una famiglia di tradizioni artistiche. Suo padre era un editore d'arte e traduttore, mentre sua madre proveniva da una famiglia di proprietari terrieri.
    Clicca per espandere

    Nel 1889, la famiglia si trasferì a Mosca, dove la loro casa divenne un punto di riferimento per l'ambiente artistico dell'epoca, frequentata da artisti come Valentin Serov, Michail Vrubel' e Vasilij Surikov.

    Durante gli anni scolastici, Končalovskij frequentò la Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca. Nel 1896, su consiglio di Konstantin Korovin e Valentin Serov, si trasferì a Parigi per studiare all'Académie Julian, dove approfondì la sua formazione artistica. Al ritorno in Russia nel 1899, entrò all'Accademia imperiale di belle arti di San Pietroburgo, diplomandosi nel 1907.

    Nel 1909, Končalovskij fu tra i fondatori del gruppo avanguardista "Fante di Quadri" (Bubnovyj Valet), di cui divenne presidente. Questo gruppo cercava di sintetizzare le innovazioni artistiche europee con le tradizioni russe, ispirandosi a Cézanne, Gauguin e all'arte popolare russa. La sua arte si caratterizzò per l'uso di colori vivaci e una forte componente emotiva.

    Negli anni successivi, Končalovskij intraprese viaggi in Europa, visitando Francia, Italia e Spagna, dove approfondì la sua conoscenza dell'arte occidentale. Le sue opere di questo periodo riflettono l'influenza dell'impressionismo e del post-impressionismo, con una particolare attenzione alla luce e al colore.

    Con l'avvento della rivoluzione russa e l'instaurazione del regime sovietico, Končalovskij adattò la sua arte al realismo socialista, pur mantenendo una certa autonomia espressiva. Evitò di dipingere ritratti di Stalin e si concentrò su soggetti più personali, come ritratti di famiglia e nature morte. Nel 1943, fu insignito del Premio Stalin per i suoi meriti artistici.

    Končalovskij fu anche un insegnante apprezzato, formando numerosi allievi. Morì a Mosca il 2 febbraio 1956.

    STIMA min € 8000 - max € 10000

    Lotto 54  

    Sole d'inverno

    Piotr Konchalovsky Piotr Konchalovsky
    Slovjansk 1876 - Mosca 1956
    Olio su tela cm 29x50,5 firmato in alto a dx P.Konchalovsky



    Pëtr Petrovič Končalovskij nacque il 21 febbraio 1876 a Slov'jans'k, nell'odierna Ucraina, in una famiglia di tradizioni artistiche. Suo padre era un editore d'arte e traduttore, mentre sua madre proveniva da una famiglia di proprietari terrieri.
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    Nel 1889, la famiglia si trasferì a Mosca, dove la loro casa divenne un punto di riferimento per l'ambiente artistico dell'epoca, frequentata da artisti come Valentin Serov, Michail Vrubel' e Vasilij Surikov.

    Durante gli anni scolastici, Končalovskij frequentò la Scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca. Nel 1896, su consiglio di Konstantin Korovin e Valentin Serov, si trasferì a Parigi per studiare all'Académie Julian, dove approfondì la sua formazione artistica. Al ritorno in Russia nel 1899, entrò all'Accademia imperiale di belle arti di San Pietroburgo, diplomandosi nel 1907.

    Nel 1909, Končalovskij fu tra i fondatori del gruppo avanguardista "Fante di Quadri" (Bubnovyj Valet), di cui divenne presidente. Questo gruppo cercava di sintetizzare le innovazioni artistiche europee con le tradizioni russe, ispirandosi a Cézanne, Gauguin e all'arte popolare russa. La sua arte si caratterizzò per l'uso di colori vivaci e una forte componente emotiva.

    Negli anni successivi, Končalovskij intraprese viaggi in Europa, visitando Francia, Italia e Spagna, dove approfondì la sua conoscenza dell'arte occidentale. Le sue opere di questo periodo riflettono l'influenza dell'impressionismo e del post-impressionismo, con una particolare attenzione alla luce e al colore.

    Con l'avvento della rivoluzione russa e l'instaurazione del regime sovietico, Končalovskij adattò la sua arte al realismo socialista, pur mantenendo una certa autonomia espressiva. Evitò di dipingere ritratti di Stalin e si concentrò su soggetti più personali, come ritratti di famiglia e nature morte. Nel 1943, fu insignito del Premio Stalin per i suoi meriti artistici.

    Končalovskij fu anche un insegnante apprezzato, formando numerosi allievi. Morì a Mosca il 2 febbraio 1956.



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  • Lotto 55  

    Natura morta

    Igor Grabar
    Budapest 1871 - Mosca 1960
    Olio su tela cm 27,5x37,5 firmato in basso a destra



    Igor' Ėmmanuilovič Grabar' nacque a Mosca il 25 marzo 1871 in una famiglia di origine ucraina. La sua formazione artistica ebbe inizio all'Accademia Imperiale delle Belle Arti di San Pietroburgo, dove fu allievo di Il'ja Repin.
    Clicca per espandere

    Nel 1895 intraprese un viaggio di studi all'estero, fermandosi più a lungo a Parigi, dove subì l'influenza di Claude Monet. Ritornato in patria nel 1900, introdusse in Russia la tecnica impressionista, applicandola alla rappresentazione del paesaggio russo.

    Dal 1900 al 1910, Grabar' partecipò alle esposizioni del Sojuz e del Mir Iskusstva a Mosca e a Pietroburgo, nonché a varie esposizioni all'estero, tra cui quelle di Düsseldorf nel 1904, al Salon d'Automne di Parigi nel 1908, a Roma nel 1911 e a Milano nel 1914. Molti suoi quadri si trovano nella Galleria Tret'jakov a Mosca, altri al Museo Russo di San Pietroburgo e alla Galleria d'Arte Moderna a Roma.

    Grabar' è più noto come storico dell'arte che come pittore. Le sue pubblicazioni più importanti sono "Sovremennoe iskusstvo" ("Arte contemporanea") e, soprattutto, "Istorija russkago iskusstva" ("Storia dell'arte russa"), opere collettive pubblicate sotto la sua direzione. Dal 1918, fu sovrintendente e riorganizzatore dei musei dell'URSS. Nel 1921, divenne professore di restauro artistico all'Università Statale di Mosca.

    Le sue opere più celebri includono "Raggio di sole" (1901), "Il cocchiere" (1904), "Azzurro di febbraio" (1904), "Vento di primavera" (1905) e "Pere su una tovaglia blu" (1915). La sua tecnica pittorica si caratterizzò per l'uso di una particolare tecnica divisionista, vicina al puntinismo, e per la rappresentazione della neve.

    Grabar' morì a Mosca il 16 maggio 1960.

    STIMA min € 4000 - max € 5000

    Lotto 55  

    Natura morta

    Igor Grabar Igor Grabar
    Budapest 1871 - Mosca 1960
    Olio su tela cm 27,5x37,5 firmato in basso a destra



    Igor' Ėmmanuilovič Grabar' nacque a Mosca il 25 marzo 1871 in una famiglia di origine ucraina. La sua formazione artistica ebbe inizio all'Accademia Imperiale delle Belle Arti di San Pietroburgo, dove fu allievo di Il'ja Repin.
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    Nel 1895 intraprese un viaggio di studi all'estero, fermandosi più a lungo a Parigi, dove subì l'influenza di Claude Monet. Ritornato in patria nel 1900, introdusse in Russia la tecnica impressionista, applicandola alla rappresentazione del paesaggio russo.

    Dal 1900 al 1910, Grabar' partecipò alle esposizioni del Sojuz e del Mir Iskusstva a Mosca e a Pietroburgo, nonché a varie esposizioni all'estero, tra cui quelle di Düsseldorf nel 1904, al Salon d'Automne di Parigi nel 1908, a Roma nel 1911 e a Milano nel 1914. Molti suoi quadri si trovano nella Galleria Tret'jakov a Mosca, altri al Museo Russo di San Pietroburgo e alla Galleria d'Arte Moderna a Roma.

    Grabar' è più noto come storico dell'arte che come pittore. Le sue pubblicazioni più importanti sono "Sovremennoe iskusstvo" ("Arte contemporanea") e, soprattutto, "Istorija russkago iskusstva" ("Storia dell'arte russa"), opere collettive pubblicate sotto la sua direzione. Dal 1918, fu sovrintendente e riorganizzatore dei musei dell'URSS. Nel 1921, divenne professore di restauro artistico all'Università Statale di Mosca.

    Le sue opere più celebri includono "Raggio di sole" (1901), "Il cocchiere" (1904), "Azzurro di febbraio" (1904), "Vento di primavera" (1905) e "Pere su una tovaglia blu" (1915). La sua tecnica pittorica si caratterizzò per l'uso di una particolare tecnica divisionista, vicina al puntinismo, e per la rappresentazione della neve.

    Grabar' morì a Mosca il 16 maggio 1960.



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